Elisabetta Fratini fa parte da tempo della commissione sport dell’IJF, la federazione del judo mondiale, tecnicamente ricopre il ruolo di ‘IT Team-competition running’, che si traduce con l’appartenenza alla squadra che gestisce la gara. Di fatto, dopo Londra e Rio, questa signora di Spilimbergo farà il suo mestiere anche a Tokyo, gestendo le gare di judo in quella che sarà la sua terza Olimpiade. Chissà cosa direbbe oggi papà Elio, che nel 1957 fondò assieme a Giancarlo Zannier il Judo Club Fenati Spilimbergo dove Elisabetta iniziò giovanissima a calcare il tatami.
“Eccomi qui a Tokyo -ha detto Elisabetta Fratini- può sembrare routine per chi viaggia praticamente dodici mesi l’anno, ma non tutti i viaggi sono uguali ed ogni gara è una storia, l’Olimpiade una vera avventura”.
Un’avventura che Elisabetta ha costruito viaggiando per qualcosa come 906mila chilometri negli ultimi dieci anni, più o meno 22,7 volte il giro della terra, ma non avendone abbastanza, quando non è in viaggio si divide fra casa sua a Spilimbergo e casa del compagno-collega, il franco-vietnamita Huu Hanh a Parigi. Che cosa significa vivere una vita in viaggio?
“Volti, nomi, storie, emozioni, tante emozioni! Sono grata agli atleti che mi fanno sempre sentire viva, abbraccerei tutti quelli che non potranno essere a Tokyo, la strada è stata lunga e complicata. Sono sicura che ci incontreremo presto da qualche parte del mondo! Ma voglio ringraziare anche chi condivide con me questa avventura, i miei colleghi IJF, variegato pazzo gruppo di amici, il mio club Fenati, dove tutto ha avuto inizio, il mio judo regionale che sa farmi sentire vicina anche quando sono lontana, gli amici più veri, la mia famiglia parigina e la mia famiglia di Spilimbergo. Le mie fantastiche sorelle Raffaela ed Elena e la mia super mamma Daniela! Un grazie speciale a “mon chèri” Huu Hanh perché c’è sempre! Papà guarderà tutto questo con gran soddisfazione”.