Jita kyoei è azione, non solo parole. A dimostrarlo, in questo ultimo sabato di novembre, è l’entusiasmo dimostrato dai moltissimi volontari che si sono dati appuntamento sul Carso italo-sloveno per un progetto ambizioso: quello di dare il via al rimboschimento delle zone più colpite dai terribili incendi che quest’estate hanno devastato tanto il versante italiano, quanto quello sloveno. Un barlume di speranza in un panorama desolato; un esempio di etica e civiltà portato avanti da judoka – e loro famigliari - di tutte le età, che hanno lavorato in sinergia e amicizia, per rimettere in sesto una parte del territorio, con l’indispensabile collaborazione delle Guardie forestali italiane e slovene. A lanciare l’iniziativa il Maestro sloveno Mojmir Kovac, a raccoglierla, per FIJLKAM FVG, il Comitato regionale rappresentato dal Presidente Sandro Scano e dal delegato provinciale per Gorizia Alessandro Furchì.
La partenza in questo freddo sabato di novembre è alle 8:00. L’appuntamento è alle 9:00 alla torre di Cerje, la struttura in ricordo dei caduti della I Guerra mondiale che dai suoi 344 metri sul livello del mare sovrasta la località slovena di Miren, la già italiana Merna, a pochi metri dal confine italo-sloveno. Raccolte pale, picconi, stivali e qualche merendina ci dirigiamo verso il punto d’incontro.
Skupaj za Kras/ insieme per il Carso, è la magica iniziativa che ha coinvolto le comunità vittime dei diciassette interminabili giorni di incendi che hanno devastato il Carso.
Mille sono i pensieri che, lungo la strada, si accavallano sul significato profondo del piantare un albero: ripartenza, fiamme, pandemia.
Penso a quante persone hanno combattuto per combattere e vincere le fiamme. E il mio pensiero stamattina è corso a Elena Lo Duca, la poliziotta che, da volontaria della Protezione Civile, tra le fiamme quest’estate ha perso la vita. Una sconosciuta, come tutti i volontari, che non hanno esitato a mettere a repentaglio la propria vita per il bene comune. La sensazione preponderante che emerge è la necessità di dire grazie, grazie a tutti voi.
Non c’è tempo, siamo già arrivati. Lasciate che il fuoco unisca, non separi è uno dei motti che risuonano nel corso della mattinata. E in mezzo delle migliaia di persone che hanno raggiunto questa cima per iniziare il rimboschimento, con migliaia di piantine di leccio, ci siamo anche noi judoka italiani e sloveni, che grazie al coordinamento dell’amico Mojmir Kovac ci siamo riuniti per fare la nostra parte.
Dopo le presentazioni delle numerose Autorità presenti, i Sindaci di Mirer-Kostanjevica e gli agenti dei corpi forestali regionali sloveni e del Friuli Venezia Giulia, ci accompagnano nei pressi di un boschetto arso dalle fiamme nei pressi del confine. L’Ambasciatore del Giappone in Slovenia Hiromichi Matsushima con la sua famiglia e il Presidente della federazione judoistica slovena, Lovrencij Galuf, persone fantastiche, hanno da subito condiviso con noi il piacere di utilizzare la pala per posizionare le piante, in questa terra pietrosa tra gli alberi carbonizzati dalle fiamme. Persone che anche con le mani e i visi sporchi dalla fuliggine, continuano a parlare di amicizia, collaborazioni e network.
I nostri ragazzi, affaccendati nello scavare e posizionare gli arbusti, sono consapevoli di quanto sia stato pericoloso tentare di spegnere gli incendi, a causa dei numerosi residuati bellici inesplosi ancora nascosti in questi boschi. E risulta noto a tutti quanti di questi siano stati fatti pericolosamente esplodere dalle fiamme.
Dobbiamo creare una nuova Trg Europe - ci dice Mojmir, riferendosi alla famosa piazza goriziana a cavallo del confine. - Mi raccomando. Sette alberi in Italia e sette in Slovenia, perché è il numero fortunato giapponese! – continua, carico di quell’entusiasmo che lo contraddistingue.
In realtà, anche in questa occasione il judo ha riunito molte persone, ragion per cui, di arbusti, ne abbiamo piantati molti di più di quanto fosse inizialmente previsto.
Al termine dei lavori per tutti i volontari rimasti è pronto un caldo piatto di jota, la tipica minestra di queste zone, riversata nelle scodelle da una nonna che, con il suo sguardo benevolo, regala a tutti una felicità che sgorga dalla gioia semplice dello stare insieme. Ad accompagnare il pasto un buon bicchiere di vino.
Nova Gorica/Gorizia 2025, Città della cultura. Pensiamoci - dice Mojmir, mentre continua a parlare di progetti futuri e di speranze che si possa avvicinare, anche attraverso il judo, le persone, le culture, gli obiettivi.
A tavola, tra società è ancora judo, senza confini: condivisione, collaborazioni, amicizia. Qui e oggi, almeno, il confine non esiste.