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Judo

Giù dal divano, c'è judo a Lignano!

Secondo giorno di Winter Camp a Lignano, dove gli allenamenti procedono a pieno ritmo e il tatami straborda di atleti.

Il livello è molto buono –asserisce Gianni Mamandal punto di vista del randori tutto si svolge secondo degli standard molto alti, quindi sono molto contento. Dal punto di vista tecnico, i quattro tecnici Valeriani, Tavoletta, Caso e Nareks si sono espressi sul tatami per la parte giovanile e sono veramente all’altezza della situazione: ho riscosso un ottimo feedback su di loro da parte degli altri tecnici presenti. La sorpresa sicuramente è stata la modalità di allenamento di Bischof –continua Maman- Oltre a essere un ottimo tecnico, ha intrattenuto, da vero showman, la platea di atleti ed è stato molto apprezzato dai ragazzi.
Come sempre lo staff Yama Arashi conferma una professionalità di altissimo livello. 
Gli atleti FVG presenti hanno modo di fare qui un ottimo avvio di stagione. Nelle categorie giovanili cadetti/junior, il gruppo è molto più folto e sicuramente gli atleti regionali hanno lavorato tutti bene e hanno dimostrato di essere a livello nei randori.

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Non mancano, in effetti, alcuni grandi nomi del judo regionale, a partire dalla probabile olimpionica Asya Tavano, che si lascia andare a quattro chiacchiere al termine di una sessione di allenamento in sala pesi.

Asya, ormai giri tutto il Mondo, ma al Winter Camp non manchi mai!

Non perdo mai l’occasione per venire, uno perché sono a casa, due perché c’è tantissima gente con cui fare randori. Quest’anno è venuta tutta la prima squadra dell’Uzbekistan, compresa una delle mie avversarie dirette, la Ilmatova e poi ci sono anche altre atlete della mia categoria, per cui riesco ad allenarmi bene e a iniziare bene l’anno.

Cosa trovi di diverso rispetto agli anni passati?

Il livello, che era già molto buono, ma si è alzato ulteriormente: qui trovi gente di tutti i livelli, ma, oltre agli uzbeki che sono belli forti, ci sono anche nazionali ungheresi, slovene… non portano il primo che passa per strada ecco!

Tu non ami molto parlare di te, ma puoi raccontare se e come sei cambiata negli anni?

Non amo parlare di me, è vero, preferisco stare in mezzo alla massa e essere come gli altri, per cui tendo a non aprirmi più di tanto. Un po’ mi piacerebbe essere diversa sotto questo punto di vista: ammiro quelle persone che sanno esprimere con chiarezza ciò che sono e provano. Il percorso sportivo mi ha cambiato abbastanza, mi ha fatto maturare. È cambiato anche il mio atteggiamento nei confronti degli spostamenti, ci ho fatto l’abitudine: all’inizio era faticoso e stressante farmi magari cinque ore di treno per andare a Torino, ma poi ti ci abitui, perché vai a fare quello che ti piace. Adesso è come andare da casa mia a Udine che sono venti minuti! Come sugli aerei, dove ormai ho il posto fisso! Mi siedo, ascolto musica, penso a cosa devo fare e agli impegni futuri. A Roma mi concentro semplicemente su allenamenti, tra pesi e tatami, non ho altre distrazioni.

Sei diventata un’agonista che eri già al secondo anno esordiente B, ora sei in corsa olimpica. Che cosa ha contato per arrivare fino a qui e che cosa ancora conta per trovare la motivazione?

Be’, all’inizio avevo paura di fare le gare: il mio maestro Gigi mi racconta che ero troppo grande, non sapeva con chi farmi fare. Poi mio padre mi ha convinta a provare e da lì non mi sono più fermata. Se non ci fosse stato mio papà penso che non avrei fatto un bel niente: io sono un po’ pigra e lui mi ha tanto motivato e, a distanza di anni, posso dire che far gare e fare judo in generale ti crea il carattere, fai fatica a fartelo uscire se stai a casa sul divano a far niente.

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Ti vedi come un modello per i giovani?

Quando vado in palestra vedo che mi guardano, ma cerco di non darci troppo peso, alla fine io sono io e loro sono loro.

Il tuo prossimo appuntamento in calendario?

Il Grand Slam di Parigi. Non so e non voglio sapere cosa verrà dopo, affronto una gara alla volta: io so tutto all’ultimo, al dopo non ci devo pensare, altrimenti mi parte l’ansia. L’idea della qualificazione olimpica è sempre in sottofondo, ma alla programmazione completa delle gare non ci voglio pensare, ho già abbastanza per la testa!

Casa per te vuol dire…?

Pace e paradiso: mi metto in mezzo alle mucche e ai trattori e sto da dio! Poi ovviamente mi alleno anche con mio padre, se ho occasione torno in palestra a Udine, faccio un po’ di pesi a casa. Magari mi pesa, a casa, fare judo, mentre se sei via pensi solo a quello e vai!

Qual è l’avversaria che temi di più?

Ce ne sono un bel po’… la francese [ndr Romane Dicko] vabbè che l’ho già battuta… però ogni incontro c’è qualcosa che cambia… poi ce ne sono anche altre, c’è ad esempio Léa Fontaine, che con lei bisogna capire come fare, ma è fattibile, come mi ripetono sempre sia mio padre che Francesco [ndr Bruyere] e io non ci credo tanto, nel senso che dico, sì, è fattibile, però prova a metterti tu nei miei panni. Poi però mi dico che devo pensare che le posso battere tutte e alla fine è vero. A casa me lo ripeto spesso, mentre in gara vado tranquilla, a mente vuota e concentrata.

Hai una passione oltre al judo e alla vita nei campi?

Mi piace andare a camminare in montagna, ma non ci vado mai perché non ne ho il tempo. E anche l’equitazione, che facevo alle medie e mi è sempre piaciuta. Non ne ho tante, mi bastano queste, che per me hanno tanto valore e mi riempiono la giornata.

Cosa ti senti di dire a quei ragazzi che in prima adolescenza mollano il judo e lo sport?

Che fare le gare, allenarsi, fare sport non è una cosa da poco: al di là del risultato sportivo, ti aiuta a cambiare te stesso e a dare una direzione positiva alla tua vita. Basta divano e basta telefonino!