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Judo

I Winter coach dicono…

Penultimo giorno di Winter Camp a Lignano: la mattina si apre con un discorso motivazionale di Ilias Iliadis:
Non ho il bellissimo judo dei giapponesi, ma ciò che mi caratterizza sono cuore e mente: ho sempre avuto fiducia in me, nel mio coach, in quello che dovevo fare. E ancora: Il judo è uno sport fantastico, probabilmente tra i migliori al mondo, ma è molto difficile.

Fuori tatami le chiacchiere si fanno più informali.

Ilias, qual è il tuo Winter Camp in una parola? Una parola non è sufficiente, me ne servono almeno dieci! Come ho detto stamattina ai ragazzini, questo camp è molto importante, perché proprio da qui sono passati molti futuri campioni olimpici: ero qui dieci anni fa e, nello stesso anno, sono diventato Campione del Mondo. Ma anche prima delle Olimpiadi di Londra di qui sono passati campioni come Arsen Galstyan o Mansur Isaev, Tagir Khaybulaev e molti altri campioni olimpici. Uno dei prossimi campioni olimpici, ne sono certo, si trova già qui oggi. Per questo voglio ringraziare tantissimo per questo training camp, perché aiuta il judo: siamo una grande famiglia e qui si fa un grande lavoro. Sono venuto qui con il team che alleno, la nazionale uzbeka, perché la prossima tappa sarà Mittersill, dove il livello sarà ancora un po’ più alto, essendoci soltanto professionisti, e i miei atleti arriveranno pronti per l’evento.

La giornata prosegue, si affaccia in palazzetto l’altra super guest star dell’evento, il teutonico Bischof.

Ole, quale parola racchiude il tuo Winter Camp? Folle! Bellissimo! Entusiasmante: è il miglior modo per cominciare l’anno judoistico: è ottimo per il fisico, ottimo perché sei totalmente coinvolto da un punto di vista sociale e, ovviamente, è divertente!

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Petra Nareks, ritmo ed energia, un palmares che racconta soltanto in parte la sua eccezionalità. Il suo Winter Camp in una parola? Fantastico! Come sempre. Sono stata qui moltissime volte quand’ero un’atleta di alto livello, poi come coach, ma quest’anno è la mia prima volta come docente. E ne sono entusiasta, perché amo l’Italia, la gente è la migliore, tutti sono amichevoli, il cibo è ottimo e i judoka sono fantastici, così come i loro coach. Per cui, se volete essere i migliori, è qui che dovete venire, perché è il modo migliore per iniziare l’anno nuovo.

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Gianluca Valeriani, passione e concretezza di chi ha dedicato una vita al judo e lo vive e lo respira ogni giorno. Una predilezione per il ne waza, che ha scelto di proporre allo stage ritenendo non venga praticato a sufficienza in Italia: Non c’è la cultura della lotta a terra, a volte nemmeno tra gli Ufficiali di Gara, che non danno sempre modo di continuare gli incontri e bloccano anzi tempo alcune azioni. Anche in palestra non si dà il tempo ai bambini di affrontare e superare le frustrazioni derivanti da un’immobilizzazione prolungata.
Il suo Winter Camp in una parola? Motivante. È stata una bella esperienza. La mia prima da docente al Winter Camp. Onestamente mi sento davvero felice di avere reso qualcosa dei tanti anni che ho raccolto.

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Giovanni Caso, entusiasmo e agilità, cuore napoletano trapiantato a Roma, dove ha acquisito esperienza in particolare con le fasce giovanili.

Il suo Winter Camp in una parola è felicità. Mi è piaciuto molto il fatto di poter lavorare in un contesto così di qualità, ma con molta semplicità, di potersi spostare e trovare tutto subito, tutto organizzato molto bene, in modo da potersi dedicare completamente al tatami e ai propri atleti; è qualcosa che non ho trovato da nessuna altra parte. Di solito, agli altri camp, bisogna pensare spesso agli aspetti che vanno al di là del judo e sono energie che vanno un po’ “swichate”: dall’organizzazione alla gestione delle camere… invece qui trovo un contesto che ha pensato al dettaglio per quelli che vengono con i propri atleti. Un’altra cosa molto importante è che posso portare qualunque atleta, da quello di punta del piccolo club al ragazzo che sta facendo esperienza, perché anche per loro è stato organizzato un percorso, cosa che magari non è facile trovare.

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Silvio Tavoletta, meticolosità e umiltà inaspettate da chi, come coach, ha portato a casa un oro ai Campionati mondiali e uno agli europei.

La sua parola? Unico. Sembra una parola banale, ma è veramente difficile descrivere che cosa si prova, perché si è sul tatami. Io non avevo lezione questa mattina, però alle otto meno un quarto ero qui, perché è proprio bello starci, esserci, stare con i miei colleghi tecnici da tutta Italia, con i ragazzi… indescrivibile, ecco, questa è la parola giusta!

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Quando gli viene fatto notare che è il tecnico con più esperienze al Winter Camp, Tavoletta si schermisce: sì, credo di sì ed è assurdo, perché io non mi ritengo all’altezza della fama del Winter Camp! Però, dal momento che sali sul tatami o entri in questo mondo, il Winter Camp ti rende all’altezza: ti dona la certezza di poter essere utile a un progetto che va ben oltre il judo e oltre il camp; i miei ragazzi, mio figlio Alessandro, le ragazze del mio team agonistico sono cresciute qui!

Che effetto fa essere coach sul tatami a fianco a Iliadis e BIschof? Sono atleti impressionanti! La fortuna qui al Winter Camp è che si incrociano personalità uniche, che sprigionano e trasferiscono energia ed esperienze potenti in pochi giorni, che i ragazzi ricorderanno per sempre e che noi tecnici utilizziamo per crescere ogni volta un po’ di più. Avere due campioni olimpici, i loro atleti, le loro esperienze, i loro sorrisi, le strette di mano, i complimenti da parte di chi ha calcato i tatami di tutto il mondo, è una cosa davvero indescrivibile!