Trofeo Alpe Adria, una due giorni di gara che muove persone ed energie e che, di certo, farebbe molta più fatica se non potesse contare sui molti volontari che collaborano attivamente alla buona riuscita della manifestazione. Persone che, nella maggior parte dei casi, appartengono al club, ma anche amici e supporters esterni, che arrivano da varie zone della Regione – e non soltanto - per dare il proprio contributo, ognuno secondo le proprie possibilità e competenze.
A Lignano si mescolano storie vecchie e nuove, di chi c’era agli esordi, come Carlo Budai, che ricorda con un pizzico di nostalgia le prime edizioni, sicuramente meno strutturate, ma condite con grinta, entusiasmo e tantissima passione; di chi c’è stato per tanti anni, come Davide e Michela Paro che, a figli un po’ cresciuti, sono potuti tornare a dare una mano a un club con cui la collaborazione e amicizia storica continua a rifiorire in un solco mantenuto sempre fertile; di chi partecipa da pochi anni, come Mario De Rosa, ma si è fatto conoscere per la pronta disponibilità. Di chi mette la propria professionalità a disposizione con sapienza e umiltà, come Elisabetta Fratini e Huu Han, che arrivano carichi di valigie e dispongono un armamentario fantascientifico da veri registi delle competizioni. Di chi lavora in silenzio, quasi senza farsene accorgere, come Giorgina Zanette, Salvatore Salvadori, Roberto Bros, Letizia Pinosio, Jessica Tosoratti e Lorenzo Bronzin. Di chi è qui in veste federale, come la Consigliera Nazionale Maria Grazia Perrucci, ma ci sarei venuta lo stesso per dare una mano e stare con gli amici!
Certo, partecipare a un evento come questo è diverso – fa notare Gianni Maman -: è una manifestazione importante, organizzata bene, non si può mancare! Vieni proprio per farne parte e torni a casa soddisfatto a prescindere.
In un contesto del genere, viene da riflettere sulla figura del volontario, così caratteristica del mondo dilettantistico sportivo, eppure ormai sempre più rara.
I motivi vanno riscontrati in parte nella difficoltà organizzativa di gare che, sempre più, richiedono disponibilità di tempo e conoscenze. In parte a contare è anche la costruzione di una rete volontaria che funziona e che si mette a disposizione con passione, forte di relazioni ben sedimentate.
Impossibile ricostruire ciò che qui all’Alpe Adria funziona così bene? Forse non è poi un’utopia riuscirci: judo porta con sé passione e abnegazione. I molti trofei che in regione stanno scomparendo gradualmente, forse potrebbero trovare nuova linfa vitale in una rete volontaria che supporta e aiuta a gestire gare a beneficio di tutti, in un circuito virtuoso utile al movimento.
D’altr’onde, citando quasi alla lettera Giorgio Gaber, la libertà non è uno spazio libero, volontà è partecipazione.