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Judo

Jita Kyoei 2 – insieme per una società migliore.

Che cosa si intende con “valori”? Quali sono e quale peso hanno nella vita quotidiana, dentro e fuori dal dojo? È questo il punto focale del progetto Erasmus Plus Jita Kyoei 2, presentato ieri sera al Palamicheletto di Sacile dal M° Mojmir Kovac (Federazione slovena) di fronte ai tecnici FVG.

I valori sono dei principi ideali in base ai quali gli individui regolano i propri comportamenti nella Società.

Dall’antico codice morale utilizzato dai samurai in Giappone, il Bushidō, basato su 30 valori fondamentali per la società giapponese dell’epoca, nel 1985 il judoka francese Bernard Midan ne estrapolò otto (educazione, coraggio, sincerità, onore, modestia, rispetto, autocontrollo, amicizia), mettendo a fuoco l’idea di come un individuo debba inserirsi nella società nel più ampio concetto di Jita Kyoei ideato da Jigoro Kano quando sviluppò il Metodo Judo. Il motivo è da ricercarsi nella difficoltà per noi occidentali di cogliere fino in fondo concetti profondamente famigliari e radicati nella cultura giapponese, lavorando un passo alla volta per farli permeare anche nella nostra cultura occidentale, partendo dalla Francia, particolarmente sensibile su questi argomenti.

Per molti anni il Codice Morale del Judo è stato poco più di un foglio appeso al muro: ma i concetti che propone sono fondamentali per la nostra società, tanto più in un’epoca in cui si lamenta una generalizzata perdita di valori, specialmente tra i giovani.

Negli ultimi anni c’è stata una riscoperta del Codice Morale da parte della Federazione Internazionale: ci si è resi conto che per far sì che i valori vengano compresi e messi in atto dalle persone è necessario che vengano compresi fin dalla tenera età. E il modo migliore per trasmettere concetti anche molto profondi a dei bambini è farlo attraverso il gioco: per questo motivo, per ogni valore proposto dal Codice Morale è stato proposto un gioco che aiutasse a comprendere il rispettivo valore e a farlo proprio, in modo da riproporre il comportamento corretto anche nella vita fuori dal tatami.

Agli otto valori fondamentali ne sono stati aggiunti quattro supplementari, giudicati rilevanti al giorno d’oggi, proprio perché sono andati un po’ perdendosi negli ultimi anni: fiducia (in se stessi e negli altri), responsabilità (intesa come senso del dovere e coscienza delle proprie azioni), autorealizzazione (determinante nella misura in cui la mia realizzazione personale torna utile e può essere messa a servizio degli altri) e proattività (avere una visione di insieme, vedere i problemi prima che si concretizzino, trovare delle soluzioni preventive e metterle in atto).

A fornire indicazione di quali sono i valori da seguire sono innanzitutto i genitori e la famiglia, in seconda battuta gli insegnanti, in particolare quelli che sono in grado di fornire delle regole, facendole rispettare, ma anche fornendo dei modelli validi col proprio esempio, perché, molto spesso, i ragazzi, in mancanza di altri riferimenti, prendono come esempio gli amici, soprattutto quando si avvicinano o vivono l’età adolescenziale.

In quest’ottica si sviluppa la seconda parte del progetto Jita Kyoei 2, che punta a costruire una struttura educativa alla cui base ci sia un cosiddetto mediatore, una sorta di aspirante coach che deve avere almeno 14 anni compiuti per poter assistere l’allenatore, facendo da esempio ai più giovani, correggendo, ove necessario, comportamenti inadeguati e incoraggiando ad assumere atteggiamenti positivi tanto nel club, quanto nella vita reale, facendo riflettere i ragazzi sulle loro azioni e ragionando insieme a loro in modo costruttivo.

A dare la direzione al mediatore è l’allenatore (trainer), il quale fa da riferimento per una condotta morale adeguata, in primo luogo dando l’esempio, riportando dal tatami alla vita quotidiana gli atteggiamenti corretti e creando dei rinforzi positivi incoraggiando e premiando i comportamenti corretti.

A coordinare gli allenatori sono i trainer di mediatori, che si interfacciano con la Federazione nazionale e organizzano corsi per formarne di nuovi.

L’obiettivo finale è di creare una rete efficiente tanto a livello nazionale che internazionale, massimizzando l’efficacia e diffondendo un’educazione morale che contribuisca fattivamente al miglioramento della Società, così com’era nelle intenzioni di Jigoro Kano Sensei.

È a 12 anni che si può essere in grado di cambiare il mondo – ha detto il M° Kovac – perché a quell’età si è in grado di fare delle scelte, ma bisogna che qualcuno mostri a questi ragazzi la via, li incoraggi a esprimere la loro creatività e a essere proattivi, senza la paura di sbagliare, ma con l’umiltà di imparare dai propri errori. Soltanto così lasceremo al judo del futuro persone in grado di pensare fuori dagli schemi e ispirare gli altri.