È stata la Società Ginnastica Triestina ad aggiudicarsi il 60° Trofeo Città del Mosaico (e la relativa bellissima composizione) con 84 punti; a seguire la società ungherese Leanyvar Leanyvar con 72 punti e terzo il DLF Yama Arashi Udine con 58 punti.

Di seguito i risultati completi e le classifiche della gara:

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Una trentina le società in gara, provenienti non soltanto dalla nostra regione, ma anche da diverse zone d’Italia e da Slovenia, Ungheria, Romania. Diversi i momenti celebrativi del 60° anno di attività del Trofeo organizzato dal Fenati Spilimbergo, primo tra tutti il momento dedicato all’apertura della gara alla presenza del candidato alla Presidenza FIJLKAM Ezio Gamba, di Davide Benetello, presidente del karate FIJLKAM, del M° Bruno Carmeni e della signora Daniela Fratini.

Ma anche un momento per celebrare, festa nella festa, l’imminente compleanno della consigliera nazionale Maria Grazia Perrucci, che, insieme a Elisabetta Fratini e ai fedelissimi del Fenati ha gestito la competizione.

A impreziosire la gara la presenza di diverse squadre provenienti da varie parti d’Europa. Tra queste, il team rumeno Viitorul Cluiji- Napoca è intervenuto all’evento capitanato da Simona Richter, ex atleta olimpionica, bronzo a Sidney 2000. Una storia di determinazione e perseveranza quella che ha accompagnato la vita sportiva di Simona. Classe 1972, ha partecipato a ben tre Olimpiadi (Barcellona 92, Atlanta 96 nei 72 kg e Sydney 2000 nei 78 kg, dove finalmente ha conquistato l’agognata medaglia).

Hai partecipato alla tua prima Olimpiade nel 1992 e nello stesso anno sei venuta a Spilimbergo per la prima volta.

Sì, ero qui quell’anno, dopo aver partecipato alle Olimpiadi e qui ho conquistato un argento. Ho dei bellissimi ricordi di quella prima edizione, perché il mio team allora vinse il Trofeo ed era presente Giovanni Cancian, un atleta del Fenati: fece amicizia con noi e venne a trovarci in Romania. Si era innamorato della mia migliore amica, Laura Georgescu e poi si sono sposati! Laura e io eravamo insieme in nazionale all’epoca ed eravamo davvero molto amiche e lo siamo ancora.

Come mai eravate venuti a Spilimbergo nel 1992?

Abbiamo semplicemente ricevuto un invito e il nostro coach l’aveva accettato, perché l’Italia è un Paese bellissimo!

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Quando hai detto addio alla carriera da agonista?

Nel 2002. Ho combattuto a un’European Veterans nella categoria “oltre” e ho conquistato la medaglia d’oro, ma per me era già abbastanza. Nel 2003 sono diventata coach per il mio club e in seguito anche coach della Nazionale Rumena. Sono stata coach di Alina Dumitru (ndr: medaglia d’oro nei 48 kg a Pechino 2008) e ho avuto diverse esperienze importanti, ma mi piace ancora tornare a Spilimbergo, perché è un bel posto e mi sento sempre la benvenuta qui. Per qualche anno non ho potuto partecipare al Torneo con il mio team perché dovevo seguire atleti per gli Europei U23, ma ora seguo solamente gli Juniores e quindi ho potuto organizzarmi per partecipare. Ogni anno, dopo la gara, andiamo a visitare Venezia, città che amo!

Preferisci essere un coach o ti piaceva di più essere un’atleta?

Entrambi i ruoli sono soddisfacenti: da atleta sei il protagonista, la medaglia è tua e sul tatami l’arbitro ti indica come il vincitore. Da coach hai molto più lavoro da fare e alle volte ti senti messo un po’ in ombra, ma questo non rende il ruolo meno interessante dal mio punto di vista.

C’è qualcosa che dici ai tuoi atleti prima che salgano sul tatami che viene dalla tua esperienza diretta di gara?

Sì, dico loro che se daranno tutto non avrà importanza se avranno perso, a patto di sapere dentro di sé che hanno dato tutto ciò che potevano. Se vinceranno saranno felici, altrimenti dormiranno comunque sogni sereni.

Sempre più ci sono ragazzi giovani che abbandonano il mondo delle gare: che consiglio di senti di dare ai coach per evitare che ciò accada?

Se avete a che fare con ragazzi molto giovani, non pensate di spingerli a un agonismo esasperato fin da giovanissimi. Lasciate che si appassionino al judo e alle gare e cercate di ricompensarli per i loro sforzi. Ma non cercate di spingerli a tutti i costi, perché finirete per ottenere l’effetto opposto a quello desiderato.

Come è nato in te il sogno di diventare un’atleta olimpica?

In Romania, quand’ero giovane, non avevamo molti strumenti per crescere nello sport. Però quand’ero ancora molto piccola, quattro anni, vidi in tv Nadia Comaneci quando prese i suoi famosi sette 10 nella ginnastica e dissi: voglio fare qualcosa come quello, essere la migliore del mondo! Ci ho provato nel nuoto per alcuni anni, ma poi ho iniziato a fare judo. Non avevamo buoni tatami, nemmeno grandi coach, ma io ero determinata. Credo che nel judo sia fondamentale una dote: la pazienza, unita alla tenacia. Se sogni in grande, puoi essere grande!