Lignano – Entro nel palazzetto del Bella Italia Village sabato mattina assieme ai compagni di avventura del Media Team, manca poco alle 8 e tutto è già predisposto in maniera impeccabile come ci si aspetta da una European Cup.
Il tatami piano, piano si riempie e dopo qualche minuto brulica di ragazzi dai 17 ai 20 anni, i loro coach, nazionali lontane e vicine, judogi bianchi e blu, i compagni di squadra, amici e qualche genitore sugli spalti. Sul palco un mega monitor scandisce i minuti che mancano all’inizio della gara.
Da qui in poi comincio a guardarmi intorno, quello che vedo mi coinvolge, mi motiva e mi entusiasma.
600 anime strabordanti, occhi di fuoco, progetti di vita ancora confusi con i sogni… e va bene così.
A quell’età in pochi sanno cosa vogliono fare da grandi, qualcuno neanche ci pensa, qualcun altro si fa trascinare dagli eventi, altri sono impegnati a compiacere mamma e papà.
Questi ragazzi invece sono già saltati a piedi pari dentro la loro storia. Si tratta di una scelta di vita, anzi è la vita che hanno scelto, ciò che li rende se stessi. Non tutte le loro storie termineranno con il lieto fine, non tutti diventeranno campioni olimpici o campioni del mondo, ma ogni grande progetto è fatto di piccoli gradini ad ognuno dei quali corrisponde una crescita personale, sia nel fallimento che nella conquista del passaggio successivo.
Anche se in futuro prenderanno altre strade, questi ragazzi hanno imparato ad accendere la miccia. Sanno che ci vuole coraggio per seguire il proprio cuore, il talento non basta, bisogna metterci impegno, dedizione, lavoro, solo così si raggiunge l’obiettivo.
In quello sguardo, appena prima di salire sul tatami, c’è tutto il loro mondo, il loro ieri, il domani, ma soprattutto l’oggi, il qui-ed-ora. Davanti a sé, ciò che alimenta la loro anima.
A fine giornata i loro occhi ardono ancora, brillano quelli dei vincitori, sono carichi di delusione, rabbia e voglia di rivincita quelli di chi oggi non ce l’ha fatta. Così diversi, così vivi, tutti bellissimi!
Non è facile capire determinate scelte, sacrifici, incertezze, ma c’è una cosa che si può sempre riconoscere, quel fuoco negli occhi... e allora preserviamolo perché forse è il vero patrimonio dell’umanità.
E’ domenica sera, nel palazzetto ormai vuoto siamo rimasti solo noi, a scrivere articoli, trascrivere interviste, montare video, sistemare foto. L’entusiasmo prevale sulla stanchezza, terminiamo, raccogliamo le nostre cose e ci salutiamo, anche noi con lo stesso fuoco.