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Judo

Le tecniche (non) proibite: Riccardo Caldarelli e la didattica del fare.

Tarcento (Ud) – L’aggiornamento: dodici ore che vanno obbligatoriamente portate a termine da ciascun tecnico federale nel corso di un anno. Diversi gli appuntamenti che hanno visto avvicendarsi quest’anno differenti docenti sui tatami del Friuli Venezia Giulia. Ieri è toccato al Kuroki Tarcento il piacere di ospitare gli Insegnanti Tecnici regionali, affollatisi sul tatami per vedere all’opera il Maestro Riccardo Caldarelli. Argomento trattato: le tecniche proibite dal regolamento agonistico.

Proibite, certo, ma non da dimenticare: si tratta sempre di judo, ha tenuto a precisare il Maestro Caldarelli. La cultura judoistica deve spaziare e approfondire tutti gli aspetti, altrimenti la pratica rischia di diventare limitata e l’insegnamento che ne consegue privo di prospettive che vadano oltre l’agonismo. Un insegnante ha l’obbligo morale di aggiornarsi e mantenere così elastica la mente, oltre che il fisico. A volte il rischio è anche quello di andare a cercare l’esatta nomenclatura delle tecniche a scapito di un concetto molto semplice: basta che funzioni!

Molteplici e interessanti gli spunti proposti dal Maestro nelle dodici tecniche proposte, lasciando spazio anche alla fantasia e all’elasticità mentale della platea che aveva di fronte nel cercare soluzioni di renraku e gaeshi in diverse situazioni, per poter fare propria la tecnica e tornare a casa con qualcosa da lasciare, a propria volta, ai propri allievi, magari per poter accendere anche soltanto un lumicino di riflesso, che però sia in grado di stimolare la curiosità e far ardere la passione negli anni a venire.

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Maestro, ci sono tanti appassionati oggi sul tatami e altrettanti ce n’erano la scorsa settimana all’aggiornamento della Lombardia: si può dunque considerare vincente la scelta di presentare tecniche che sembravano quasi dimenticate e si dimostrano invece ancora attuali e apprezzabili?

L’argomento di quest’anno è molto particolare, proprio perché è considerato quasi dimenticato. Però io credo che, indipendentemente dall’argomento, l’aggiornamento sia una cosa fondamentale, perché l’aggiornarsi impedisce di sedersi e un tecnico valido, secondo me, non deve mai sedersi. Ho visto dei corsi di aggiornamento che ho fatto nel 2013, 2014 eccetera e mi chiedo a volte: ma sono io che ho spiegato quelle cose? Non perché siano stupidate, ma perché i tempi cambiano. Per cui l’aggiornamento è l’unica occasione, secondo me, su un argomento scelto da persone competenti della Federazione, per tenersi un pochettino al passo, per non sedersi, per andare avanti, per mettersi sempre a servizio dei ragazzi. Faccio un esempio semplicissimo. Spiegavo un gioco, una sciocchezza, in cui dicevo ai ragazzi: datevi la mano, come quando ci si saluta. Adesso i ragazzi si salutano battendo il cinque. Per cui è già un modo diverso di approcciarsi. È una sciocchezza, però è indicativa di come determinate cose si evolvono. E l’umiltà e la voglia di evolversi è quello che ci rende sempre alla portata della nostra utenza nel modo giusto. Questo indipendentemente dall’argomento. Poi l’argomento di quest’anno, ripeto, è particolare e incentrato su cose che sono state considerate dimenticate, ma che dimenticate non devono essere. Kata guruma fa ancora parte del kata. Che cosa impedisce a un amatore di conoscere tecniche che il signor Jigoro Kano ha inventato? In funzione del regolamento… il regolamento di gara lo devono rispettare quel 15, 20 %, non lo so neanche quanti sono, di persone che fanno le gare. Ma, all’interno del club, all’interno della palestra, è cultura, è bagaglio judoistico che devo incrementare e non è assolutamente da tralasciare.

Quanto è fattibile insegnare questo tipo di tecniche anche al ragazzino agonista che magari rischia di far confusione su ciò che può o non può fare in gara, ma che, magari, a 18/20 anni non molla perché stufo delle gare, ma continua perché sa che c’è qualcosa oltre da imparare?

Credo che, con i modi giusti, si possa e si debba spiegare tutto. Io personalmente, spiego anche, come forma di conoscenza, leve e strangolamenti ai ragazzini. So che è vietato, ma, nello stesso tempo, io so che se io dico a un ragazzino piccolo “guarda che hai in mano il collo del tuo compagno”, sono in una cassaforte! C’è più pericolo a spiegarlo all’amatore, perché l’amatore ci mette malizia: se vede che l’altro non tossisce o non dice ahi, magari dice “cacchio, non funziona!” e tira di cattiveria! Ma se noi pensiamo, per esempio, in un asilo, quando arriva un bambino di tre anni, le maestre lo affidano a quello di cinque, perché ha delle responsabilità. Per cui si tratta di come si trasmettono le cose.
Tecniche di sacrificio: io spiego che bisogna sempre controllare… quando c’è una tecnica di sacrificio io non posso controllare. Allora, io posso spiegarle, ma quando? Quando hanno fatto gli educativi, quando sono bravi con le cadute, quando se la cavano da soli. L’idea del kata è un’idea del judo noioso. Ma se noi cominciamo a dire al bambino “si muovevano in un certo modo perché una volta avevano i samurai, facevano la difesa e gridavano perché…” ci sono delle strategie per catturargli l’attenzione. E io credo che se noi utilizziamo per bene queste strategie, non ci sia nulla di proibito e nulla di vietato. Un agonista è una persona matura. Per cui, che l’agonista veda un filmato di dieci anni fa e dica “ma cos’è quella roba lì, io non l’ho mai vista!” è diverso da dire “una volta si utilizzava questo, io so che non lo posso utilizzare…”.
È chiaro che l’agonista non farà un allenamento di un mese specializzandosi in te guruma se sa che è vietato. Però conoscerlo arricchisce il suo bagaglio judoistico: gli servirà domani quando sarà insegnante o comunque solo a livello culturale come un qualcosa in più, per cui non c’è nessun motivo, secondo me, per negarglielo.

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Più di qualcuno auspica un ritorno alle tecniche con prese sotto la cintura anche in gara e adesso ci sarà anche l’introduzione del bjj nella Federazione: questi due fattori potrebbero influenzare un ritorno effettivo di alcune delle tecniche viste oggi nelle gare?

Io onestamente lo spero, anche perché noi nostalgici anziani, quando vediamo i filmati vecchi, vediamo i bellissimi te guruma o i kata guruma di Daminelli, diciamo “però, cavoli, quanta roba ci hanno tolto!”, per cui faccio sempre l’esempio scherzoso, è come se adesso, nella partita di calcio, non si potesse segnare di testa: i centravanti sarebbero disperati! Per cui, in realtà è un peccato. Teniamo presente, però, che il lavoro non è solo finalizzato alla gara, ma dobbiamo tenere anche conto dell’eventualità che possano tornare, per cui una conoscenza, nel caso, velocizza il lavoro. C’è stato vietato di strappare le prese, il regolamento adesso dice che, in certe situazioni, si possono strappare le prese. Chi ha messo per due anni questa cosa da parte, adesso deve ripartire da zero. Chi invece ha continuato, dicendo “per il momento, da regolamento non si può”, è un pochino avanti.

Non ci sono quindi regole scritte in modo indelebile: tutto è mutevole e adattabile, come nel judo.

Assolutamente! Come il regolamento: prima gli incontri duravano cinque minuti, adesso ne durano quattro; prima le immobilizzazioni duravano trenta secondi, poi venticinque, poi venti. Per cui, se noi abbiamo un bagaglio culturale ampio, lo adattiamo alla situazione, se ce lo abbiamo ristretto, ogni volta dobbiamo ripartire da zero.

C’è un argomento che non ha mai trattato e che le piacerebbe trattare in un futuro corso di aggiornamento?

Non voglio essere presuntuoso, però, quello che più mi tocca e mi piace, da insegnante, è la didattica. Non per niente, negli ultimi sei anni di corsi federali, nei vari argomenti, c’era la parola didattica, che è quello che più mi piace, anche perché i corsi di aggiornamento servono per insegnare agli insegnanti a trasmettere un qualche cosa. Poi ci sono tanti altri argomenti… Essendo un ex agonista mi piace molto l’agonismo, lavorando tanto con i bambini, mi piace il judo per i bambini, insegnando all’università mi piace tutto quello che è educativo, per cui non ci sono argomenti in particolare che vorrei trattare: mi piace proprio l’idea di andar via da un corso d’aggiornamento e aver lasciato qualche cosa non di personale, non mi interessa che si dica: Caldarelli è stato molto bravo, ma mi ha dato uno spunto cu cui io posso lavorare e trasferire ai miei ragazzi. Perché, se ogni piccolo club, ogni piccolo insegnante riesce a portarsi a casa qualcosina, due più due fa quattro, quattro più due fa sei e andiamo avanti così!