Prestazione sportiva e stress
Non-invasive approach for the assessment of oxidative stress after intense Judo activities, Paola Sist e Ranieri Urbani
L’allenamento produce inevitabilmente una serie di cambiamenti nel nostro corpo: alcuni positivi e benefici, altri più complessi e ai quali prestare attenzione. Come dicevano gli antichi, la giusta dose di movimento e una corretta alimentazione sono alla base del benessere fisico. Le sollecitazioni a cui siamo sottoposti possono creare nel nostro corpo e nella nostra mente uno stress positivo (eustress), che è alla base del miglioramento personale. Ma possiamo anche raggiungere il limite delle nostre capacità di controllo metabolico e mentale, perdendo la possibilità di tamponare eventi negativi: si parla in questo caso di distress (stress negativo e pericoloso a lungo termine). Vi è poi una zona di transizione in cui alcuni segnali biochimici iniziano ad indicare il superamento della zona di “sicurezza metabolica e mentale” ed è proprio in questa fase intermedia che possiamo ancora agire prima di incorrere in situazioni di affaticamento che possono compromettere la prestazione sportiva e la salute dell’atleta.
Abbiamo pubblicato sulla rivista internazionale “Scientific Journal of Sport and Performance” l’articolo contenente i risultati di una ricerca sperimentale dal titolo” Non-invasive approach for the assessment of oxidative stress after intense Judo activities” ( pdf link (1.02 MB) all’articolo per approfondimento; document link (5.01 MB) al riassunto in italiano).
In questo studio sono stati utilizzati diversi metodi per la valutazione dello stress ossidativo in atleti di Judo e i campioni biologici (saliva e urina) sono stati ottenuti in modo non invasivo tramite una procedura di monitoraggio semplice e applicabile in un'ampia gamma di condizioni di allenamento e di gara.
I risultati preliminari mostrano un diverso andamento su due atleti con una storia sportiva pressoché identica, nella stessa fascia d’età, struttura fisica analoga e stessa esperienza di gara. Questo primo risultato ribadisce l’importanza di un monitoraggio dello stress ossidativo e psicofisiologico individuale. Ogni atleta può essere seguito singolarmente valutando le variazioni dei biomarcatori (es. cortisolo, bilirubina, potenziale antiossidante, marcatori di stress ossidativo) rispetto al valore di base dell’individuo stesso, evidenziando risposte individuali che potrebbero essere perse utilizzando i valori mediati su una popolazione di atleti.
Questo lavoro incoraggia ulteriori ricerche sugli effetti del programma di allenamento a livello dello stress ossidativo, sia per prevenire la fatica e le lesioni, che per migliorarne la salute degli atleti. Dai risultati ottenuti si è potuto, infatti, osservare come la pratica regolare del judo, anche intensa, contribuisca ad aumentare la protezione antiossidante “endogena” nei judoka.
Siamo macchine metaboliche complesse guidate da una mente dalle potenzialità ancora inesplorate. Il giusto connubio tra fatica per raggiungere un obiettivo sportivo e rispetto del nostro corpo è quindi alla base di una lunga ed equilibrata vita sportiva.
“Some who practice Judo become overconfident of their health [...]. We must not be careless about we live, our clothing, or our hygiene. We should pay great attention to what we eat and drink. […] If you do not take care in regard to matter of health, there is no benefit in practicing Judo” (Jigoro Kano Shihan, dal libro “Mind over Muscle).
Ringraziamo Paola Sist e Ranieri Urbani per la condivisione.