Quale relazione c’è tra il judo e lo sviluppo morale e psicosociale di un bambino? A svelarcelo sono i risultati di un lavoro di ricerca portato a termine lo scorso luglio dal M° croato Slavisa Bradic, che ha conseguito il proprio dottorato in Filosofia sul “Judo come metodo di sviluppo morale e psicologico” presso l’Università di Hertfordshire nel Regno Unito.
Un lavoro che si basa su anni di esperienza diretta di insegnamento e che affonda le sue radici in un progetto di didattica fortemente cercato e voluto per portare un grosso cambiamento nelle scuole croate, con l’introduzione del judo al loro interno. Era infatti il 2008 quando è partito il progetto “Judo nelle scuole”, a cura del Judo Club Rijeka, di cui il Maestro Bradic è Direttore Tecnico.
Il progetto è successivamente proseguito superando diversi passaggi: nel 2013 il judo era ormai una disciplina affermata nel sistema scolastico della Croazia; nel 2015 il CIO ha premiato la Federazione croata di judo per questo progetto, conferendogli il riconoscimento di progetto maggiormente innovativo.
Tutti riconoscimenti prestigiosi, ma che mancavano ancora di un elemento essenziale ai fini scientifici: la prova che esista una correlazione tra moralità e judo e, più nello specifico, che il judo sia in grado di attivare nei giovani praticanti un benessere emotivo che funga da regolatore di emozioni, permettendo ai praticanti di riconoscerle e gestirle, oltre che di aumentare in loro il livello di competenza emotiva, paragonato ai coetanei che non lo praticano.
Sono queste evidenze scientifiche che hanno portato l’ICM dell'UNESCO a riconoscere l’estrema importanza del lavoro del M° Bradic.
Istituito nel dicembre 2016, l'ICM (Centro internazionale di arti marziali per lo sviluppo e il coinvolgimento dei giovani) è il risultato di un accordo tra il governo della Repubblica di Corea e l'UNESCO, sotto la cui egida il Centro lavora.
Dimostrare che il judo è uno strumento eccellente per influenzare positivamente il comportamento è stato qualcosa di molto importante per me – ha dichiarato il Maestro Bradic. - Spero che la mia ricerca contribuisca all’implementazione del judo nei programmi scolastici di tutto il mondo, promuovendo le migliori pratiche per integrare il judo nelle normali lezioni di educazione fisica o per sviluppare programmi speciali di judo.
La ricerca approfondisce in maniera particolare i seguenti aspetti:
1. L'influenza delle autorità occidentali nei campi della psicologia, della filosofia e della sociologia su Jigoro Kano;
2. La moralità attraverso la storia delle arti marziali fino al judo;
3. Lo sviluppo dell'autocontrollo nel judo;
4. I meccanismi e le condizioni psicologiche responsabili di varie forme di esercizio e applicazione del judo.
5. L’intelligenza emotiva e i regolatori emotivi.
A fungere da gruppo di controllo sono stati degli studenti non praticanti judo, i cui risultati sono poi stati confrontati con un altro gruppo di coetanei judoka. Entrambi i gruppi sono stati analizzati attraverso un test di sviluppo emotivo, che ne analizzasse i tre stadi di coscienza emozionale.
Naturalmente il modello di ispirazione principale è stato Jigoro Kano, che basava il proprio concetto di judo sullo sviluppo morale dell’individuo nella società, ma poi non sono mancate altre guide che hanno accompagnato Bradic nel suo percorso di ricerca e approfondimento, a cominciare da Naoki Murata, direttore del Museo Kodokan, che ha fornito all’allora dottorando alcuni degli insegnamenti originali del fondatore del judo e il dottor Michael Callan, correlatore e mentore presso l’Università di Hertfordshire. Indispensabile poi l’appoggio della Federazione Croata di judo, che ha sempre supportato il M° Bradic nei suoi anni di studio e lavoro sul campo.
Un progetto che mi piacerebbe portare avanti in futuro – spiega ancora Bradic – è di continuare ad approfondire le tematiche affrontate nella mia ricerca confrontando le differenti situazioni tra i Continenti e i Paesi del mondo.
Se si desiderasse approfondire l’argomento, lo studio completo del dottor Bradic è scaricabile gratuitamente qui.
Se si desiderasse leggere l’articolo originale di Špela Lampe, è possibile farlo qui.