Due storie diverse accomunante da un'unica vera passione: il judo. Lui lombardo d’origine, lei d’adozione, a portare i colori dell’Italia sui tatami internazionali, negli ultimi giorni ci sono stati anche loro, due arbitri: Claudio Raimondi e Lorena Fedeli.
Due settimane orsono, a Las Palmas, Claudio è salito sul tatami per officiare l’ultimo campionato d’Europa di una brillante carriera; sette giorni più tardi, Lorena è salita sul tatami di Poznan per conseguire la licenza come arbitro continentale IJF-B.
Quarant’anni in mezzo al tatami
Judo, finanza e famiglia, una passione per i sigari e per le tazze di Starbuks: il suo amore per l’arbitraggio è iniziato quasi per caso nel 1979 quando da tecnico fresco di Accademia, Claudio iniziò a frequentare il corso per arbitri regionali con il maestro Fulvio Aragozzini: “Iniziavo ad allenare una squadra di agonisti e ritenevo che fosse importante conoscere bene ogni regola…soprattutto, però, volevo capire come pensavano gli arbitri che avrebbero decretato la vittoria o la sconfitta dei miei atleti: da lì sono rimasto «incastrato» ed ho iniziato ad arbitrare.”
Da allora la carriera di Claudio non si è più fermata: prima la qualifica continentale, poi quella mondiale gli hanno permesso di arbitrare competizioni di ogni livello e di stare a contatto coi più grandi atleti: “Ho arbitrato tutto, tranne le olimpiadi, sono stato Presidente della Commissione Nazionale Ufficiali di Gara: se guardo indietro qualcosa mi è mancato ma, ad essere onesto, posso dirmi davvero soddisfatto di questi quaranta anni in mezzo al tatami.”
In occasione dell’Europeo Master di Las Palmas l’unione continentale ha consegnato a Claudio un riconoscimento al merito per celebrare la sua brillante carriera che quest’anno volge al termine per raggiunti limiti d’età. “Quello di Las Palmas” ha chiosato Claudio “è stato di certo il mio ultimo Campionato Europeo ma non è detto che di qui alla fine dell’anno non rimetta piede sul tatami…”
Un traguardo preparato con dedizione
Arbitro dal 2004, Lorena nella quotidianità è capace di conciliare la vita di mamma, il lavoro come professoressa di Educazione Fisica alle scuole medie e i fine settimana sul tatami; alla qualifica continentale ci è arrivata dopo una lunga preparazione: “E’ un lavoro di anni che negli ultimi mesi si è fatto sempre più intenso. Lo studio dei regolamenti, le gare nazionali e la video analisi sono state fondamentali, così come il contatto con gli atleti durante gli intercentri regionali quando l’organizzazione della vita familiare mi ha consentito di frequentarli.”
Sei presenze nei circuiti continentali cadetti e junior tra le European Cup di Follonica e Lignano ed il mese scorso la “prova generale” all’European Cup Junior di Praga hanno garantito un ottimo esame valso ai due candidati italiani – con Lorena ha conseguito la licenza continentale anche Gianluca Ricciotti – l’elogio della Referee Commission EJU presieduta dall’oro olimpico Alexander Yaskevich.
Il lavoro di squadra
Lorena ha iniziato la sua carriera instradata dal maestro Guerrino De Patre: “E’ a lui che devo tutto in questo percorso che dura ormai da 15 anni. Ho esordito come arbitro regionale in Sicilia, dove sono nata, esaminata proprio dal maestro De Patre; da lì a fare la differenza sono stati i suoi consigli, il paziente lavoro e soprattutto la sua capacità di motivarmi: il mio primo grazie per questo traguardo va proprio a lui.”
A Poznan De Patre non mancava: con lui una vera e propria squadra di supporter per sostenere i due esaminandi: “In questi anni, tra colleghi siamo riusciti a costruire una vera e propria squadra” ha aggiunto Lorena “Alessandra Scognamiglio, Antonio Di Virgilio e Gianluca Fiori sono venuti a sostenerci insieme a Claudio Raimondi come una vera tifoseria.”
“Sostenere i colleghi in questi appuntamenti è importante” ha aggiunto Claudio Raimondi “Ad un esame continentale d’altronde non ci si arriva per caso: è frutto dell’impegno di un singolo, del lavoro di una Commissione, del supporto di una squadra. Con Lorena e Gianluca siamo riusciti fare davvero bene: in questa sessione d’esame quasi un terzo dei candidati sono stati bocciati, Lorena e Gianluca al contrario si sono distinti al meglio.”
Arbitri come gli atleti
Claudio e Lorena prendono molto sul serio il loro ruolo sul tatami a servizio degli atleti e del judo: “La vita dell’arbitro è come quella degli atleti” ha dichiarato Claudio “Occorrono concertazione, competenza, professionalità…nel nostro caso è fondamentale anche un grande senso di responsabilità perché arbitrando bene o arbitrando male, si premia o si rovina il lavoro di un atleta che è il protagonista indiscusso della competizione.”
“Durante l’esame sono salita sul tatami più serenamente che potevo, concentrandomi solo per la gara e senza pensare al fatto di essere valutata” ha aggiunto Lorena. “Da fuori forse non sembra, ma anche noi portiamo sul tatami molte emozioni: l’adrenalina del momento, un po’ di ansia…sappiamo però che dobbiamo imparare a gestirle per mantenere la massima lucidità fino alla fine.”
La differenza la fa la lealtà
Quello dell’arbitro non è certo un ruolo semplice e semplice non è nemmeno comprendere le motivazioni che spingono alcuni judoka ad intraprendere questa carriera: “L’arbitro è sempre l’arbitro: quando va bene non prendi gli insulti” ironizza Claudio “E’ un mestiere così, ma quando tra te, i tecnici e gli atleti c’è collaborazione, vedi ripagati i tuoi sacrifici….alla fine, a fare la differenza sono la lealtà e la consapevolezza di essere lì tutti con lo stesso obiettivo: noi come arbitri dobbiamo aspirare ad ottenere il rispetto degli atleti per competenza, feeling, comportamento e questo nella mia carriera è stato possibile anche con gli atleti di massimo livello. Se devo essere sincero, tra i ricordi più piacevoli di questi anni ci sono quelle occasioni in cui un atleta è venuto a stringermi la mano, indipendentemente da come fosse finito il suo incontro.”
Il futuro in tre parole: esperienza, giovani, squadra
Tra una carriera che volge al termine ed una che inizia, lo sguardo va necessariamente al futuro: Lorena, che ha l’obiettivo di acquisire sempre più sicurezza e di arrivare ad arbitrare ad un livello ancora più alto, sente anche la responsabilità di condividere l’esperienza che sta maturando: “Il traguardo che ho raggiunto mi impone di non guardare solo a me stessa: qualcuno ha dato a me e mi ha fatta crescere ed io non posso essere da meno…sarà che sono un insegnate di professione ma sento la necessità di dare agli altri quello che ho ricevuto perché anche loro possano crescere.”
Con un bagaglio di vita vissuta sul tatami di quaranta anni, Claudio ha le idee molto chiare in merito: “Fino alla fine di questo quadriennio continuerò a presiedere la Commissione Nazionale Oraganizzazione Gare, poi si vedrà come le mie competenze porteranno essere messe a disposizione. Ad oggi il mio pensiero va necessariamente ai più giovani che intraprendono la strada dell’arbitraggio: il futuro sono loro ed è nostra responsabilità trasferirgli esperienza, motivarli e farli crescere: sia in Lombardia che in Italia. Per fare questo è necessario essere squadra, condividere idee, avere voglia di crescere come movimento, senza mettersi per forza in vista e senza perdere tempo e risorse in inutili contrapposizioni.”