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Lotta

Me la canto e me la suono

Non avrete nulla da temere dopo aver letto il titolo e guardato la foto, quando vi accingerete ad approfondire il resto dell'articolo. Non vi aspetta niente di polemico, ne tantomeno di accusatorio. Voglio soltanto condividere con voi lettori delle belle emozioni vissute in quel di Novi Sad, mentre mi accingevo ad informarvi in tempo reale di quel che succedeva sui tappeti di lotta durante i quindici giorni dei Campionati Europei, dedicati la prima settimana agli Under 17 e poi agli Under 20. Quindi: me la canto perché mi piace ritornare con il pensiero ai giorni appena trascorsi, e me la suono, per la semplice ragione che non sto più nella pelle dalla voglia di raccontarvi qualche dettaglio di quanto è successo.

La nostra federazione ha portato nel capoluogo della Vojvodina un numeroso contingente di atleti, selezionati nelle due fasce d'età e nei tre stili previsti dal programma della competizione. Tutte le ragazze ed i ragazzi sono stati partecipi e perspicaci nel capire quale importanza avesse il compito a cui sono stati demandati. La spedizione in terra serba ci ha visto tornare in patria con un bottino di tre medaglie, e tutte dello stesso bronzeo colore. Non è una prestazione che ci pone ai vertici continentali, ma queste decorazioni ci mantengono comunque in quella cerchia di nazioni dove la disciplina della lotta olimpica fa parte della cultura e della tradizione sportiva del paese stesso in cui si pratica. Alcune nazioni che annoverano fra le loro file grandi campioni del passato nella lotta olimpica, come ad esempio la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Macedonia del Nord, l'Albania, l'Austria, l'Olanda, l'Estonia, la Lettonia ed Israele, sono tornate a casa a bocca asciutta. Altre ancora, si ritrovano più o meno al nostro stesso livello nel medagliere. Dopo la Germania e la Svezia, siamo insieme alla Francia, la terza forza dell'Europa occidentale nella lotta olimpica. Insomma abbiamo tenuto botta contro lo strapotere dei paesi dell'est Europa e quelli caucasici, contando che lo squadrone Ain era presente con due elementi in tutte le categorie di peso, età e stile. 

Una menzione a parte meritano i vari tecnici federali che si sono avvicendati al fianco delle atlete e atleti impegnati nelle gare. Nessuno di loro ha mai fatto mancare il supporto tecnico, oltreché psicologico ed umano. E lasciatemelo dire: Non è cosa da poco.

Infine i dettagli sopra enunciati, ricordandosi che molte volte sono proprio questi a fare la differenza. 

1) Lo sguardo di Fabiana Rinella e Raul Caso dopo aver fallito la conquista della medaglia. Mi hanno tranquillizzato attraverso l'espressione dei loro occhi. Sono sicuro che la prossima volta scriverò parole ben diverse su di loro.

2) Le parole di Alessandro Dante Nini appena dopo aver conquistato la Medaglia di Bronzo nei 65 chilogrammi dello stile libero Under 20. Un ragazzo con due nomi propri che richiamano alla memoria il maggior condottiero ed il più grande poeta della storia, non poteva che dire: "E adesso andiamo ai Mondiali!".

3) Il momento in cui papà Niccolini, finalmente rilassato, ha abbracciato il suo "bimbo" Gabriele dopo la conquista del Bronzo negli 86 chilogrammi dello stile libero Under 20. Anche io sono stato protagonista dello stesso identico gesto la settimana prima, quando Angelina, prima ancora che le mettessero al collo la Medaglia di Bronzo dei 49 chilogrammi Under 17, salì le scale delle tribune per gettarmi al collo le sue braccia. Nel 2013 io e Riccardo dividemmo la stessa camera, per quindici giorni, al Centro Olimpico di Ostia in occasione del corso per diventare Maestri di lotta olimpica. A quel tempo, negli scampi di tempo libero parlavamo dei nostri rispettivi piccolissimi figli e del loro futuro nella disciplina della lotta. Beh Riccardo, direi che ad undici anni di distanza, le cose non stanno andando così male.

Grazie a tutti voi che seguite i miei commenti, vergati o parlati. All'alba delle mie prossime 60 primavere, tramite le vostre gratificazioni di stima, infondete in me l'energia per stare ancora con voi, tramite lo sport meraviglioso della lotta che è anche il paradigma della vita.    

Maurizio Casarola