Può darsi molti lo conoscano perché è il Maestro di Luigi Guido, protagonista in tre Olimpiadi e da oltre 15 anni apprezzato tecnico federale. Mario Giardi però, che ha compiuto gli ottant’anni da pochi giorni, è molto di più. È stato uno dei pionieri del judo piemontese, ha fondato il Ginnic Valenza ed è stato anche il primo ad acquisire la cintura nera nella provincia di Alessandria. Ma più delle parole, per questo compleanno valgono i sentimenti, soprattutto quando ad esprimerli è l’allievo prediletto di Mario Giardi, Luigi Guido.
“Tanti auguri Maestro! Sì, perché Mario Giardi è una persona speciale, che mi ha fatto crescere agonisticamente e mi ha dato il giusto imprinting mentale per capire quali potevano essere i miei obiettivi. Una persona carismatica, dal carattere forte, duro, anche difficile, ma che sapeva ascoltare molto e tutte le volte che ho avuto bisogno di un consiglio, è da lui che sono andato. E poi è di una simpatia disarmante, tutti i bambini che hanno frequentato i corsi di judo a Valenza lo hanno amato e lo amano, nella comunità valenzana si tratta di generazioni di nonni, padri, figli e nipoti. Un personaggio che è stato pioniere ed avventuriero, negli anni 80 caricava il pullmino e partiva per destinazioni in cui non si scherzava se ti fermavano. E sono tante le volte che hanno fermato quel pullmino, ma lui ha sempre saputo trovare la soluzione del problema. Ovviamente per essere una persona così devi avere al tuo fianco una gran donna, infatti sua moglie Luciana è veramente l’anima organizzativa della società, che adesso si sta prendendo cura di Mario e che ha sempre saputo farsi sentire. E poi i figli, Claudio è mio coetaneo e Silvia, due anni più giovane, sono molto affezionato a loro. Ultimissima cosa, una passione smodata per il judo, più o meno come tutti i pionieri è stato un autodidatta, andava a Torino dal Maestro Sugiyama ed ovunque si potesse imparare. Ancora buon ottantesimo compleanno Maestro Mario”.
“Mi ha fatto spiccare il volo ed è stato un secondo padre”
- Luigi Guido, ricorda la sua “prima volta” con Mario Giardi?
Certamente, era il 1986: studiavo all’Itis Volta di Novi e sulla Gazzetta dello Sport lessi dei Mondiali juniores che si disputavano a Roma. Ero campione italiano, ma non figuravo tra i convocati. Chiesi chiarimenti al Judo Novi, dove mi allenavo, e mi spiegarono che loro facevano attività Uisp e non federale. Mi indicarono Valenza e chiamai: rispose lui e ci vedemmo dopo pochi giorni in palestra. Scoprii un altro mondo: senza nulla togliere al Judo Novi, grazie a Mario capii che quello era il mio sport. In precedenza stavo per smettere e pensavo di dedicarmi al volley, grazie a Giardi cambiai idea. Lui era la società assieme alla moglie Luciana Grillo”.
- Che persona è il maestro?
Vivace, intelligente e raffinato, capace di andare oltre il suo interesse. Quando capì che non poteva darmi di più sotto il profilo tecnico, fu il primo a incoraggiarmi a salire di livello. Per lui significava perdere contributi federali, ma le persone venivano prima della società. Devo a lui tanti insegnamenti pratici nei rapporti con le persone o con il mondo della stampa. Poi è stato un ottimo judoka e lo si notava quando insegnava.
- È vero che non vi siete mai persi di vista?
Lui era con me a Barcellona 92 e a Sidney 2000 quando chiusi quinto. Ma in ogni evento importante, se mi giravo in tribuna, lo trovavo a sostenermi. C’era anche nella vita privata: un secondo papà per me che il padre l’ho perso da tanti anni. Quel Ginnic è una famiglia con cui ritrovarsi sempre.
- Ci sarà spazio in provincia per un Luigi Guido anche nel secondo millennio?
Certo. Ci sono tanti ragazzi forti e motivati. A volte serve anche la fortuna di incontrare sulla propria strada persone come Giardi. M.I.
(Pubblicata su La Stampa di giovedì 9 aprile 2020)