Questa è una storia che sa tanto di “Attenti a quei due”, ma questa volta siamo in Sardegna e possiamo dire “Attenti a quei sette”, quei 7 judoka, diversi nei loro caratteri ma esplosivi nel loro essere spinti da un obbiettivo comune che hanno intrapreso un percorso di sport aprendo la loro associazione “Centro Full HD”. Il centro multidisciplinare è nato un anno fa, dall’unione di Raimondo Degortes (presidente dell’associazione), Francesco Degortes, Gian Mario Deiana, Federico Deiana ( i consiglieri), Azzurra Agnello (segretaria), Daniele Ena e Frabrizio Biancu (educatore per l'avviamento allo sport), dalle idee e dai principi che questi atleti hanno coltivato sin da piccoli praticando il Judo: la fratellanza, il rispetto per il prossimo, per la natura.
Così in loro è nata l’esigenza di mettere a disposizione le loro competenze e la loro voglia di vivere, anche per i ragazzi diversamente abili, che tramite lo sport hanno scoperto nuove attività e fatto tantissime nuove esperienze.
Tutte le grandi idee nascono dai fatti concreti che si toccano con mano, e Fabrizio lo ha constatato di persona quando inizialmente si muoveva a Olbia con una macchina a sette posti comprata appositamente per spostarsi con i ragazzi diversamente abili, per fargli scoprire il territorio attorno a loro.
Poi nell’uomo scatta la magica dote dell’evoluzione e del miglioramento.
Fabrizio si racconta e ci apre le porte della sua grande famiglia che è nata così, un po' per caso, nella semplice quotidianità delle piccole cose, che risultano essere le migliori.
Fabrizio, come è nata questa fantastica avventura?
“Con una semplice domanda: perché non mi date una mano con i ragazzi? Apriamo un'associazione sportiva?
Sono dei ragazzi fantastici, al di fuori dal tatami, sempre rispettosi verso il prossimo e sempre pronti ad aiutare chi ne ha bisogno. Non potevo trovare collaboratori migliori.
Andavo a fare colazione al bar di Raimondo e Francesco, e vedevo la loro energia, come si destreggiavano bene con i ragazzi. E così un giorno trovai il coraggio di porre loro la domanda che da tempo avevo in mente.
La risposta è stata: Assolutamente si, cosa aspettavi a chiedercelo.”
Nasce così un percorso, con tanti obbiettivi che si perseguono giorno dopo giorno: benessere fisico, integrazione sociale ma anche superamento dei propri limiti, perché in fondo i limiti sono solo mentali, con la forza di volontà si possono abbattere tutte le barriere.
Già dal titolo dell’Associazione “Full Hd”, che si rispecchia in “alta definizione”, possiamo facilmente interpretare la visione del mondo che questi ragazzi hanno, dove si ha la forza per vivere a pieno ritmo tutte le realtà comuni, e viverle in modo “uguale”. In questo centro multidisciplinare si svolgono infatti vari tipi di sport: dal calcio, al basket, al judo, all’escursionismo ecc.; e sono tutte attività aperte a chiunque, atleti normodotati e atleti con disabilità. Un arricchimento importante per il territorio di Olbia, sede del percorso che vuole essere “ itinerante nelle palestre del nostro territorio “ -spiega Fabrizio Biancu, -“ con un approccio multisportivo che servirà per arricchirci sia dal lato tecnico che caratteriale “.
Più andiamo avanti nel racconto e più diventa interessante scoprire ogni singolo dettaglio di questa preziosa iniziativa isolana.
Fabrizio, il nome dell’Associazione è curioso.
“È il modo in cui io vorrei vedere lo sport” ci spiega Fabrizio, uno dei super 7 “ è il modo in cui vorrei trasmettere lo sport ai ragazzi, completamente ad alta definizione, con questo intendo far vivere ai ragazzi tutte le sfaccettature dello sport dal punto di vista: sociale , fisico, psicologico, creativo, educativo e formativo, quindi far vivere il singolo sport, come il calcio, il judo, il basket, il tennis, nella sua totalità. Vedere le dinamiche per esempio del tennis, che sono diverse dal basket, dal judo, dal nuoto, ecc.”
Un ambizione sicuramente non semplice quindi quella che ci prospetta Fabrizio, ma sicuramente importante e preziosa per far vivere ogni sfaccettatura dello sport.
I progressi in questo anno di attività sono tanti e quando chiedo a Fabrizio se questo percorso ha presentato delle difficoltà lui, con un grande sorriso mi risponde: “ È davvero tutto molto molto molto divertente e soddisfacente, ogni ragazzo ha i suoi tempi di apprendimento ma si divertono e capiscono il valore di ciò che imparano. La soddisfazione più grande è vedere che quello che imparano lo applicano poi anche nella loro vita quotidiana”.
I risultati dal punto di vista sportivo-agonistico non ci sono, perché l’associazione ha preso una decisione forte e importante, cioè quella di non fare agonismo, almeno per il momento, per non mettere ansie di prestazione ai ragazzi; il loro percorso e i loro obbiettivi sono orientati verso altri aspetti.
Dopo più di un anno di attività i ragazzi con disabilità hanno migliorato notevolmente molti aspetti cognitivi, motori e caratteriali. La possibilità di variare sport aiuta il miglioramento delle funzioni esecutive, il fare sport assieme ha permesso loro di aumentare l’ autostima e di avere dei notevoli miglioramenti caratteriali, inoltre hanno imparato a prendersi cura l’uno dell’altro, a supportarsi nelle varie difficoltà che ognuno ha, con le proprie caratteristiche.
Fabrizio infatti mi sottolinea :
“Consideriamo lo sport come strumento universale per raggiungere tutti i risultati cognitivi e motori che, sicuramente, a lungo termine daranno molte soddisfazioni.”
Dopo tutte queste emozioni e l’energia che Fabrizio mi tramette con il suo racconto, mi viene in mente : ma ci sono altri obbiettivi che si possono raggiungere? Stanno già facendo un grandissimo lavoro , cosa voler di più?
Ma Fabrizio mi stupisce facendomi sentire l’emozione dello stupore continuo:
“ L’obbiettivo principale è quello di accrescere sempre di più il gruppo, di coinvolgere le realtà sportive Olbiesi e non”- mi spiega Fabrizio, e aggiunge -“e poi… e poi c’è un pensiero che in molti pensano sia irraggiungibile, ma per me non lo è: vorrei che non fossimo più considerati come "ragazzi speciali" o soggetti per cui si può provare tenerezza o compassione, ma capire che anche noi possiamo aiutare la comunità, con una raccolta fondi, per esempio, e donarla ai più poveri, una raccolta fondi per aiutare qualcuno a farsi una vacanza, andare a Lourdes, oppure a comprarsi dei vestiti. Questo sarebbe davvero un traguardo importante, secondo me sarebbe uno i dei risultati più improntati da raggiungere, perché anche se ci differenziamo nelle caratteristiche personali, siamo tutti nello stesso piano. Se loro aiutano noi, anche noi possiamo aiutare loro.”
Quindi da “attenti a quei 7” potremmo dire anche “attenti a quella banda”, un gruppo di ragazzi che si muovono nel territorio olbiese, che insieme formano un concerto unico di cori e allegria, e che sicuramente non smetteranno di stupirci nelle loro molteplici iniziative.
Letizia Mulas