GIOVANNI MORSIANI (Vicepresidente Fijlkam Lotta)
- Come ti sei avvicinato alla lotta, qual è la tua storia?
Avevo 12 o 13 anni, nel vecchio palazzetto dello sport e sede del Club Atletico Faenza si praticava la lotta che, nella nostra città, tutti hanno frequentato in un modo o nell'altro. Ho fatto i Giochi della Gioventù di cui ho anche vinto il titolo italiano, anche se poi la mia carriera sportiva non è durata a lungo. Mi sono iscritto all'università e ho mollato, ma sono rimasto sempre nell'ambiente: prima come amatore e poi, piano piano, sono diventato consigliere, dirigente, vicepresidente e presidente. Scherzando dico spesso che mi sono ritrovato qui dentro come un oggetto di arredamento. È capitato tutto in maniera molto ludica. Il Club Atletico Faenza era un centro sportivo per i giovanissimi, dove si praticavano anche altri sport: una sorta di sala giochi al chiuso in cui si univano l'utile e dilettevole. C'era bisogno di forze fresche per dare una mano al Consiglio Direttivo e ci siamo resi disponibili. Il nostro allenatore, Antonio Randi, padre di Olimpia, da ragazzini ci obbligava ad assistere ai consigli direttivi del club e naturalmente per noi era una tortura, a quell’età. Eppure, due di quei tre ragazzini sono entrati nel Consiglio. Infine, sono stato coinvolto anche in Federazione, a partire dal Comitato Regionale e poi in FIJLKAM.
- Una lunga esperienza che ora è anche al servizio del progetto Casa Italia, partito all'inizio dell'anno. Che bilancio possiamo fare di questi primi mesi?
Quando abbiamo fatto l'analisi per entrare nel progetto, quello che volevamo era dare un servizio al nostro mondo sportivo, in particolare a quelle società non accessoriate che, spesso, hanno avuto ragazzi promettenti ma non riuscivano ad avere dei partner per alzare il livello. Ecco, il risultato è ampiamente positivo: c'è stato un riscontro e un interesse che sta aumentando sempre di più. Questo servizio per far crescere il nostro mondo è sempre più apprezzato e lo è ancor di più con il progetto Casa Italia Estero, dove la qualità e il livello di coach e partner è altissimo. Il livello si alza e i nostri atleti crescono, non a caso i risultati sono veramente confortanti: al momento siamo a 17 medaglie vinte tra Europei, Mondiali e attività di categoria. Abbiamo puntato su uno staff tecnico italiano e la scelta ci sta ripagando, tutto lascia intendere che stiamo facendo le cose giuste.
- Questa idea di Casa Italia è un’idea 100% made in Italy o nasce dall'osservazione delle altre nazioni di riferimento?
Per come è uscita direi 100% made in Italy. È chiaro che le altre nazioni hanno dei centri di raccolta con convocazioni, attività, location e tecnici messi a disposizione. È una sorta di Casa Italia, ma con caratteristiche abbastanza diverse. Il nostro punto di forza è consentire alle società sportive, destinatarie dell'iniziativa, di poter crescere e far crescere i propri atleti con un piccolo investimento. Le nazioni più accessoriate hanno parecchie sedi e dunque la situazione con la periferia è più gestibile, parliamo di meccanismi interregionali e quant'altro. Noi abbiamo fatto questa scelta, che ha pagato, e vorremo il copyright di questa attività che viene vista con curiosità e interesse non soltanto dagli altri settori, ma anche da tutto il mondo sportivo.
- C'è stato modo di parlare di questo progetto con l'estero? E quali feedback ci sono stati?
Tutti hanno capito che questo gruppo dirigente è molto attento alla crescita e cerca di sviluppare nuove strategie. Casa Italia viene vista con grande interesse e, con modulazioni diverse, anche altri paesi cercano di ragionare in questa direzione. Siamo partiti dal 2017 e il panorama internazionale ci vedeva come una nazione con alcune eccellenze ma non sempre all'altezza della situazione. Parlo a livello di Europei, Mondiali, ecc, ecc. Adesso invece ci vedono con grande interesse e ci chiedono di organizzare il più possibile. Questo è possibile con una federazione, e un know-how sia dirigenziale che tecnico, che possa mettere a disposizione preparazione e capacità gestionale del nostro mondo sportivo. Gli atleti stanno crescendo e questo è possibile solamente con una base solida. Allargando sempre di più la base della famosa piramide, si ottengono risultati di rilievo. È questo il nostro obiettivo: noi siamo qui per vincere.