Top News dalle regioni n. 9, libere opinioni sulla riapertura in FVG

images/large/TopNews_9.jpg

L’appuntamento numero 9 con la rubrica Top News dalle Regioni tocca questa settimana il Friuli Venezia Giulia, che ha pubblicato in 8 puntate le opinioni di 16 tecnici o dirigenti delle società di judo regionali, quelli che hanno risposto al sondaggio proposto dopo la pubblicazione delle linee guida federali. Un modo, anche questo, per essere vicini alle società ed un modo utile per valorizzare la comunicazione istituzionale nelle regioni. Buona lettura.

Gianni Maman (Judo Tamai): La mia posizione personale e societaria è di prudenza sulla riapertura per due motivi. Primo, non esiste un calendario, ne consegue che non è possibile una programmazione/periodizzazione degli allenamenti, per cui non vedo il motivo... Di solito molti club in Friuli chiudono in luglio e agosto, non è il mio caso, ma già il problema potrebbe essere minore in questo senso. Secondo, riaprire senza limitazioni adesso a mio parere è di fatto affrettare i tempi con lo spettro della nuova chiusura a settembre mi/ci preoccupa, anche in relazione al fatto che vivo di questo non ho un piano B, molti si lamentano perché questo rappresenta una passione. Terzo, sono d’accordo che le linee guida siano restrittive per praticare come sappiamo. Credo che anche zoom non fosse un’ottima soluzione, ma la capacità di adattarsi e risolvere il problema è insita in tutti i judoka, quindi perché non trovare il lato positivo? E farlo gradualmente? Quarto, gli unici che secondo me dovrebbero riprendere a pieno regime sono i ragazzi della nazionale con un protocollo ferreo di tamponi e controlli che potrebbero essere sostenuti solo dalla nazionale e dai club professionistici. Una sorta di clausura o ritiro... impensabile per il 99% delle realtà judoistiche italiane! Io la penso così!!

Stefano Stefanel (Judo Kuroki Tarcento): "La nostra posizione è quella di un’assoluta adesione a quanto previsto dalle norme del Governo e della Federazione. Riteniamo pericolosi i salti in avanti di chi posta allenamenti non concessi sui social o di chi inventa stage per fare soldi che possono rivolgersi contro il movimento judoistico. Siamo però stupiti dall’inerzia federale che non disegna una road map, anche differenziata, dove si indichi quando e come e con che norme mutate potranno ritornare gare e allenamenti che non possono essere quelli di prima. Mi pare ci sia più attenzione e apprensione per 15 atleti di vertice che per 60.000 praticanti che sono il judo italiano. Quindi massimo rispetto per le norme e massima delusione per una dirigenza che non si occupa del judo”.

Maria Grazia Perrucci (Judo Club Fenati Spilimbergo): "Credo che una ripartenza graduale sia una buona soluzione, usciamo da un periodo di blocco o attività altra, come una sorta di digiuno da cui si esce pian piano per non stare male. È comunque un passo avanti e anche in linea con le indicazioni IJF. Anche il nostro club ha iniziato da prima con attività all'aperto e la prossima settimana con uchikomi a coppia fissa... Si fa, e si fa volentieri, in consapevolezza. Poi si sa, i ragazzi ormai vivono la loro vita in libertà..."

Lorenzo Bagnoli (Yama Arashi): Sono molto contento che piano piano ci si avvii verso una riapertura completa del nostro sport e che la federazione abbia prontamente preso posizione e proposto una soluzione per questo secondo periodo post "lockdown". Resto però dell'idea che ora come ora la prudenza debba comunque rimanere in primo piano perché credo che per ripartire al 100% si debba prima scongiurare ogni rischio di pandemia o focolaio.

Giancarlo Pizzinato (Skorpion): In primo luogo c’è la percezione del pericolo che può essere soggettiva in base alla propria sensibilità e all’opinione sui fatti, tra l'altro molto contrastanti. Poi c'è il pericolo oggettivo, e penso a quelli che vivono vicino ad una zona rossa, in terzo luogo l’assunzione della grande responsabilità di garantire la salute ai tuoi judoka. Non oso immaginare il dramma di sentire il nome del proprio club su tutti i telegiornali, come focolaio di infezione. Premesso questo penso che le opinioni lascino il tempo che trovano e sono soggette alle variazioni del numero dei contagiati. In ogni modo capisco le difficoltà di chi lavora in palestra e degli atleti professionisti che incominciano a sentirsi discriminati rispetto ad altri sport. In conclusione penso che nella nostra regione, in questo momento, sia opportuno riprendere l’attività applicando una serie di controlli in entrata per poi lasciare tutti alla pratica libera.

Andrea Di Marco (Kyu Shin Ryu Strassoldo): è sicuramente retorico dire che il nostro amato sport sia penalizzato. Noi siamo riusciti, con gli orari richiesti per il centro estivo in corso, a riunire alcuni ragazzi, ma il comune di Cervignano non è al corrente. Ci è stata negata la possibilità di usufruire la palestra a Ruda, per questo siamo a Strassoldo subito dopo l'orario di chiusura del centro estivo. Gli atleti presenti sono molto entusiasti e motivati. Ritengo che con dovute cautele e vari controlli quanto prima si possa riprendere normalmente, le attuali ordinanze sono precauzionali, bisogna aspettare questi 2 mesi e cerchiamo di essere ottimisti.

Andrea Piccinini (Dojo Sacile): La mia opinione è che tutti, soprattutto il mondo dello sport deve essere responsabilizzato. Vorrei regole d'ingaggio molto chiare. Lo spartiacque a mio modo di vedere dev’essere sui nuovi casi di contagio, ovvero a zero si fa in questo modo, a uno in quest’altro ed a 5 in quest’altro ancora. A tot invece, si ritorna a chiudere tutto.

Nicola Di Fant (Shimai Dojo Fagagna): Ogni sport ha la sua specificità e se questa viene a meno viene a mancare la sua "bellezza", la sua unicità, per la quale le persone si innamorano. Personalmente sono per il rispetto delle regole, ma il senso del rispetto delle regole vale solo se si rispettano in tutti i contesti. Invece, in mille occasioni si può constatare che non è così. Dobbiamo allora ripensare al senso delle azioni, perché è inutile imporre dei limiti senza che questi di fatto si rispettino in tutte le situazioni. Esempio la distanza personale (non uso sociale perché sociale non vuol dire solo distanza fisica). La prevenzione allora dovrebbe avvenire solo per le applicazioni igieniche, es. lavarsi le mani, sanificare il dojo piuttosto che cambiarsi più spesso il judogi. Il nostro movimento purtroppo, credo, che ne risentirà perché, oltre alla diffidenza sugli sport di combattimento, la gente avrà paura del contagio.

Raffaele Toniolo (Società Ginnastica Triestina): "Dopo il difficile periodo che tutti noi abbiamo attraversato bisogna avere fiducia nel futuro. Rispettando DPCM, Ordinanze Regionali e Linee Guida Federali dobbiamo riaprire le nostre attività e, dove non è possibile, batterci per farlo. Non capisco i miei colleghi che non riaprono le società perché "si può solo lavorare a distanza o si può solo lavorare con un partner". Che significa questo? Significa solo esimersi dalle proprie responsabilità e caricarle su altri. Rispettando le regole dobbiamo fare judo. Noi lo abbiamo dimostrato perché, con tutte le difficoltà gestionali e di responsabilità che ciò comporta, siamo stati a Lignano con tutti i ragazzi che, grazie alle loro famiglie, credono ancora nel nostro sport e rispettiamo le regole. Facile criticare e non fare, ma il judo è meritocratico ed i risultati vengono sempre a galla con il lavoro. Sono contento che, proprio prima dell'inizio di questa edizione di Judo e Mare, Fabio (Basile ndr) mi abbia girato una foto dell'edizione 2007 che ci ritraeva insieme con lui cintura blu. Mi piace pensare che tra qualche anno qualcuno di questi partecipanti mi possa girare una foto analoga che ci ricordi di un po' di giorni spensierati. Per quanto riguarda le Linee Guida Federali credo che si possa andare anche un po' oltre seguendo esempi virtuosi di Slovenia e Francia che non sono vincolati ad un solo partner ad allenamento. Spero che a brevissimo succeda anche per noi."

Roberto Moseni (Makoto Trieste): "Io sono dell’idea che la prudenza sia la migliore via da seguire, le linee guide della Federazione se pur restrittive siano giuste perchè è meglio fare dei sacrifici ora per poterne godere i frutti la prossima stagione. Noi come club abbiamo adottato tutte le misure di sanificazione e di sicurezza previste dalle varie normative, in questo periodo estivo non c’è una grossa affluenza e riusciamo a gestire bene anche gli spazi. Speriamo a settembre di poter riprendere in piena normalità tutte le nostre attività assieme agli altri club in modo da ritornare a praticare tutti assieme e poter quindi riprendere anche a seguire un calendario classico . Ancora un po’ di sacrificio ci permetterà poi di arrivare ad un’apertura completa quindi meglio procedere a piccoli passi per non vanificare i sacrifici fatti fino a qua."

Alessandro Furchì (Unione Ginnastica Goriziana): "La mia posizione è assolutamente in linea con il mio club è di prudenza. Gli allenamenti che facciamo è ovvio non bastano ma l'idea di sentirsi responsabili di eventuali contagi per il momento prevale. Quindi direi aspetti morali, di immagine e di responsabilità."

Ranieri Urbani e Paola Sist (Dojo Trieste): "La situazione che stiamo vivendo ha una portata epocale, non solo per la consapevolezza di essere fragili di fronte ad un piccolo organismo, ma anche per le implicazioni interpersonali, sociali, economiche ed ambientali che la pandemia ha creato ed amplificato. E in mezzo a questa crisi mondiale c’è la situazione attuale del nostro sport. Uno sport che insegna la resistenza di fronte alle difficoltà, la tenacia nel raggiungere un obiettivo, l’umiltà di valutare le proprie forze rispetto alla forza dell’avversario, uno sport che insegna il rispetto. Crediamo, quindi, che di fronte ad un nemico che non conosciamo sia saggio riscoprire il valore della prudenza e, scomodando uno scritto antichissimo , ricordare che la battaglia si vince conoscendo se stessi e conoscendo il nemico: se una di queste componenti manca, l’esito dello scontro non è prevedibile. In questo momento mancano ancora le conoscenze sufficienti per comprendere a pieno le strategie del nostro avversario, perché questo richiede dati, statistiche, valutazione dei cicli biologici del virus. Richiede tempo e pazienza, lo stesso tempo e la stessa pazienza che ci fanno sudare mesi ed anni sul tatami per migliorare o per essere pronti ad una gara importante. Quando il rischio non è completamente valutabile a nostro parere è importante applicare il principio di massima precauzione e forse attendere ancora alcune settimane prima di riprendere gli allenamenti in coppia. La comparsa di un focolaio nelle nostre palestre sarebbe un danno enorme per tutto il movimento del Judo. Tutti noi desideriamo ripartire, ma la disciplina che ci contraddistingue, il rispetto per i compagni di palestra, l’amore che tiene il judo nella parte più preziosa del nostro cuore saranno sicuramente capaci di guidare i nostri passi con prudenza, una prudenza che sarà apprezzata da tutti quelli che sicuramente torneranno con noi sul tatami."

Maurizio De Candussio (A&R Trieste): "Io sono per riaprire, su questo non c’è dubbio. Sul riaprire però la mia preoccupazione più grande non riguarda tanto gli atleti più grandi, che comunque si stanno continuando ad allenare a distanza, bensì riguarda i più piccoli, il mio timore infatti è che con tutte le regole di cui si sta parlando per la ripresa della scuola, i genitori siano intimoriti e tendano a non portare i propri figli a judo. Se è la paura generalizzata infatti che comanda apro sì, ma con poca soluzione."

Giacomo Fratti (Accademia Muggia): "La mia posizione personale è quella di mantenere ancora un po' di prudenza per il periodo estivo, visto che l'attività agonistica ancora non è ancora in programma e nel nostro caso non parliamo di professionismo. Siamo arrivati oramai a luglio inoltrato e tra poco ci sarà Agosto, due mesi nei quali i normali allenamenti (dei non agonisti) si sono sempre interrotti. Tuttavia è abbastanza naturale fare un confronto da una parte tra la pratica estremamente limitata del judo (e degli sport da combattimento in generale) e dall'altra la liberalizzazione completa di altre attività sportive. Con tutta probabilità a settembre avremo una ripercussione negativa sulle iscrizioni ai nuovi corsi perché tanti tra i più piccoli judoka si iscriveranno ad altre attività sportive prive di vincoli (penso per Trieste agli sport in mare quali vela o canottaggio) Non spetta a me decidere se sia il momento giusto per riaprire senza limitazioni o no ma è chiaro che la situazione per il judo è stata e sarà più difficile rispetto ad altri sport, d'altronde nel judo siamo più abituati degli altri a cadere e rialzarci :). Tutt'altro discorso andrebbe fatto per il judo professionistico che dovrebbe invece seguire logiche analoghe a quelle del lavoro."

Alberto Crevatin (Team Judo Trieste): "Comunque la si guardi, la situazione non è semplice… il judo è uno sport di contatto e le limitazioni che doverosamente sono state adottate danno una boccata d’aria prevalentemente agli agonisti ma rimangono di difficile attuazione per altre fasce d’età e in particolar modo per i bambini. La nostra posizione è sicuramente prudente. Per quanto ci riguarda ogni anno smettiamo il lavoro in palestra verso la fine di giugno e riprendiamo dopo ferragosto, continuando a ritrovarci per una o due sedute d’allenamento settimanali all’aperto e qualche allenamento itinerante presso qualche società che continua l’attività anche d’estate oppure a qualche stage. Quindi per ora non ci sono grosse differenze rispetto alle altre estati, considerata la situazione attuale ci limitiamo alle sedute di preparazione atletica sul Carso mantenendo le dovute distanze. Non riteniamo opportuno tornare sul tatami ora e valuteremo l’opportunità di riprendere con le dovute cautele secondo le linee guida dettate dalla federazione non prima della metà di agosto."

Salvatore Orlando (Dlf Judo Trieste): "Mia personale opinione è che l'apertura debba essere graduale, dal momento che la situazione dal punto di vista epidemiologico non sembra essere ancora completamente chiara e la possibilità di una seconda ondata epidemica al momento non sembra scongiurata del tutto. Quindi sì alla ripresa delle attività ma limitatamente alla preparazione atletica, cercando di evitare l'attività che preveda contatto fisico stretto."