Il mondo dello sport è in lutto per la morte, all’età di 85 anni, del maestro di judo Giorgio Ciampi. Classe 1938, è stato tra i pionieri del judo lombardo, campione italiano di judo e direttore delle Fiamme Oro Milano dal 1985 al 1992. «Settimo dan –ricordano dal Comitato Regionale Lombardia del Judo- esperto di difesa personale, fu tra gli ideatori e promotori del metodo Mga. Noto e benvoluto da tutti per la sua ironia e il suo pensiero fuori dagli schemi, il maestro Ciampi lascia un grande vuoto nel mondo del judo».
A Cinisello Balsamo ha insegnato judo a generazioni e generazioni di allievi, nella sua palestra Ken Otani in via Montello per oltre 20 anni. Un successo non solo a livello umano e sociale, ma anche numerico: sono stati infatti 14 i titoli di campione italiano vinti sotto la sua guida. Nel 1991, inoltre, sventò una rapina nella sua gioielleria a Milano, immobilizzando due criminali entrati armati nel negozio. Un episodio questo, che trovò ampio spazio nelle cronache, e non solo quelle locali.
Così scrive Giovanna Maria Fagnani sul Corriere della Sera Milano di ieri, 26 novembre: «Avevo davanti quei due con le pistole spianate. Mi sentivo offeso, umiliato. Non è possibile. Pensavo, che uno come me, maestro benemerito di judo e cintura nera, rimanesse lì fermo. Dovevo reagire, per il mio glorioso passato di judoka, ma anche di ex poliziotto». Nel palmares di Giorgio Ciampi, pluricampione di judo scomparso a 85 anni dopo un breve ricovero, c’è anche un atto eroico. Ex poliziotto, poi orefice, il 30 gennaio del 1991 sventò una rapina a mani nude alla sua gioielleria di piazza Missori.
I due rapinatori, entrambi con precedenti, il giorno prima si fingono interessati ad acquistare un orologio e il giorno dopo tornano.
Ciampi li fa entrare e non si insospettisce. Poi l’aggressione. Lo scaraventano contro il muro, gli dicono di sedersi con le mani alzate. Ma non sanno con chi hanno a che fare. «La filosofia del judo insegna la flessibilità, ovvero saper aspettare l'attimo propizio per sfruttare l’errore dell’avversario» racconterà poi Ciampi ai giornalisti. Quando uno dei due rapinatori mette la mano in tasca per prendere del nastro adesivo per chiudergli la bocca, lui gli afferra la mano. «Gli ho stretto con violenza la sciarpa attorno al collo, l'altro mi puntava contro la pistola ma non poteva sparare perché io facevo in modo che davanti alla canna ci fosse sempre la schiena del suo amico. A un certo punto ho sentito un clic. Per mia fortuna la rivoltella si è inceppata». Quasi soffocato, il bandito che sta lottando con l’orefice sviene e a quel punto Giorgio Ciampi ingaggia un violentissimo corpo a corpo con il complice, riuscendo a immobilizzare a terra anche lui. I due rapinatori finiranno poi in galera.
Esperto di Ne Waza, Ciampi ideò anche un suo metodo personale e chi ha lavorato insieme a lui parla di «un judo di straordinaria efficacia e bellezza». Il Comitato Regionale Judo Lombardia lo ricorda così: «Noto e benvoluto da tutti per la sua ironia e il suo pensiero fuori dagli schemi, il maestro Ciampi lascia un grande vuoto nel mondo del judo».
Soltanto due mesi fa era scomparso a 82 anni il giornalista della Gazzetta dello Sport, Carlo Gobbi, che di Giorgio Ciampi è stato orgogliosamente allievo. Gobbi non perdeva occasione per parlarne con grande stima e, nonostante avesse intrapreso la pratica del judo in età matura, raccontava con la gratitudine che “è grazie a Giorgio che ho superato anche l’esame per il quarto dan”.