20241214 Istanbul 10Istanbul ha ospitato il Seminario tecnico IJF cui hanno preso parte 326 persone provenienti da 79 nazioni. Venerdì sono state ufficialmente annunciate le nuove regole arbitrali, mentre sabato e domenica si sono svolti i lavori del seminario cui hanno preso parte, fra gli altri, Alessandro Comi e Roberta Chyurlia.

“Non ci resta che provare” è stato il commento iniziale di Alessandro Comi “la conclusione è semplice, ma per arrivare a capire come siamo arrivati ad oggi è necessario fare qualche passo indietro”. 

“Parigi ha messo in evidenza enormi criticità -ha proseguito Comi- Parigi, per chi l’ha vissuta da dentro, è stata molto più che qualche polemica sui giornali. Impossibile per chiunque tornare e restare indifferente. In verità già prima delle Olimpiadi la Federazione Internazionale si era mossa nella consapevolezza di dover cambiare: un mese prima dei Giochi ad ogni Nazione era stato chiesto di contribuire con le proprie proposte per il ciclo olimpico 2025-2028”.

“Circa una quindicina di nazioni hanno raccolto la sfida mettendo in luce la necessità di valorizzare il judo positivo e di spostare l’attenzione dalle penalità che hanno occupato indegnamente la scena nel quadriennio che va a chiudersi. In verità si trattava di qualcosa di palese a tutti, addetti ai lavori e non, esperti e meno esperti”.

“Con una certa sorpresa il lavoro di revisione dei vertici e degli esperti IJF ha preso in seria considerazione le proposte pervenute e quello che abbiamo visto ad Istanbul è il prodotto di questo percorso, un prodotto che tuttavia non può ancora dirsi “finale”. A più riprese è stato infatti sottolineato che da qui ai Campionati Mondiali a Budapest 2025 le cose andranno valutate e aggiustate, con l’obiettivo di avere un regolamento omogeneo e definitivo con l’inizio della qualificazione olimpica per Los Angeles 2028”.

“Le novità più sostanziali riguardano il ritorno dello yuko per valorizzare ulteriormente le azioni di proiezione non inquadrabili come waza-ari, l’eliminazione di alcune sanzioni tra cui i famigerati hansoku-make per head-first (impatto di tori con la testa sul tatami) o head-defense con una interessante differenziazione per le categorie giovanili, infine una parziale apertura verso le prese al di sotto della cintura. Nei mesi scorsi si è detto molto a proposito di questo punto: non nego che il ritorno di alcune tecniche con presa diretta ai pantaloni mi aveva intrigato, ma ritengo che la soluzione adottata, calata nell’attualità, sia la migliore”.

“In questo percorso l’Italia è stata tutt’altro che spettatrice: con un lavoro di analisi avevamo cominciato a evidenziare le criticità più evidenti già a inizio anno in occasione del Seminario Continentale, per arrivare nei mesi scorsi ad elaborare una proposta concreta che fosse anche realistica. Il seminario non era purtroppo voluto per aprire un confronto ma non possiamo non dirci soddisfatti di quanto abbiamo visto e udito in questi giorni. Restano alcune “zone grige” che meritano attenzione e ulteriori progressi, ma pare che i passi in avanti ci siano stati… ora occorre soltanto fare esperienza sul tatami, presto e a tutti i livelli”.

“Un seminario che tutti attendevano -ha spiegato Roberta Chyurlia- ovviamente i cambiamenti fanno sempre un po’ paura, ma il judo è adattamento. Per gli arbitri sarà ancora più importante studiare, aggiornarsi e praticare assiduamente il nostro sport. Le nuove regole tendono ad agevolare il dinamismo ed a fornire agli atleti più possibilità di proiettare. Ciò che ha attratto maggiormente la mia attenzione è la parte relativa alle prese non convenzionali ed alla previsione di non sanzionare gli atleti per le uscite o le spinte.

Sono piacevolmente sorpresa della possibilità di poter effettuare prese all’interno del judogi anche in ne-waza. L’introduzione dello yuko poi sono sicura che sarà una grossa possibilità di ridurre i casi di golden score. Il tanto discusso ritorno della presa alle gambe è stato un argomento chiarito e ridimensionato.

Infine, è apprezzabile l’innovazione di proseguire le azioni dal ne waza in tachiwaza indipendentemente dalla posizione degli atleti nel momento in cui riacquisiscono la posizione di tachiwaza. Sarà impegnativo resettare la nostra modalità di arbitrare ma è anche un forte stimolo. Proseguire con la formazione e l’aggiornamento sarà la chiave di lettura giusta”.