I Campionati Europei Giovanili di Karate 2025, in scena a Bielsko Bialo dal 7 al 9 febbraio, si sono conclusi con un risultato straordinario per l’Italia, che ha dominato il medagliere con sei titoli continentali, tre argenti e cinque bronzi. 14 medaglie complessive che hanno regalato il primo gradino del podio continentale a tutta la squadra azzurra. Un risultato arrivato proprio al giro di boa, alla fine dell’ultimo e all’inizio del nuovo quadriennio.
Un successo che conferma la continua crescita del settore giovanile e il valore del lavoro svolto da atleti, tecnici e dirigenti. Un successo che si pone in piena continuità con i risultati degli ultimi anni e che, addirittura, li migliora.
Ma cosa c’è dietro a questo trionfo? Quali strategie hanno portato gli azzurrini al vertice d’Europa? Ne parliamo con il presidente della commissione nazionale giovanile FIJLKAM, Gennaro Talarico, che ci racconta il suo punto di vista e con il Presidente Davide Benetello.
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Gennaro, che cosa significa essere i primi in Europa?
“È stato il coronamento di un lavoro! Un lavoro importante che si è programmato per un lungo periodo. Vincere l’attività giovanile significa speranza per la federazione perché questi ragazzi sono le basi per il futuro. Vincere a livello senior è importante e ha bisogno di una base forte. Tanto è vero che alcuni ragazzi dell’ultimo quadriennio sono già dei leader seniores: parlo ad esempio di Avanzini, Desiderio, Fiore, De Vivo e altri. Ragazzi cresciuti con la giovanile nell’ultimo quadriennio e poi approdati tra i più grandi in maniera già decisiva. Il risultato di questi Europei ha dunque un’importanza fondamentale per il futuro.”
Come si prepara un successo del genere?
“Con la programmazione. Sia da coach che da atleta ho sempre programmato. Da presidente CNAG è tutto partito con i primi tentativi di creare sul territorio nazionale una sinergia tra le società e i tecnici federali attraverso i seminari. L’importante era dare informazioni di base su un aspetto internazionale che doveva arrivare ad essere alla portata di tutti. Abbiamo adottato dei protocolli che hanno portato al successo. Questo era ciò che volevamo. Son tre Europei che arriviamo primi per numero di medaglie, così come all’ultimo Mondiale (insieme a Giappone e Francia), ma che non riuscivamo a salire sul primo gradino del podio, per il colore delle medaglie.
Per quest’ultimo europeo avevo un po’ di timore che l’ondata positiva dei Mondiali scemasse un pochino, o comunque che ci fosse l’idea che il Mondiale giocato in casa avesse una spinta in più a livello motivazionale. Invece con quest’ultimo europeo abbiamo dimostrato che quello è proprio il nostro livello.”
Quali sono state le sensazioni più forti durante quelle giornate di gara?
“Al Mondiale abbiamo iniziato la gara dagli U21 che, essendo i più esperti e avendo alle spalle risultati già importati, hanno dato la carica all’ambiente. Nel momento in cui i ragazzi vedono i loro colleghi più grandi andare così bene, si caricano, acquisiscono una maggiore consapevolezza del gruppo e del loro livello. Anche io, da atleta, provavo queste sensazioni.
All’Europeo, invece, si parte con la classe più imprevedibile, i cadetti. Sono i più giovani e alcuni sono alla prima apparizione. È difficile prevedere se sono al giusto livello, soprattutto mentale, di una competizione del genere. Su un ragazzo così giovane, le emozioni sono per certi aspetti incontrollabili. Poi, però, sui tatami questi ragazzi si sono comportati bene e questo mi ha dato un ottimo segnale e fiducia. Gli juniores, un po’ più consolidati, hanno mantenuto un buono standard. E poi con gli U21 abbiamo concluso in bellezza.
Teniamo anche presenti che alcuni atleti che consideriamo di alto livello non hanno, tra virgolette, mantenuto le attese. Una campionessa del Mondo non era presente, un altro campione del mondo, un vicecampione ed anche un bronzo hanno perso. Quindi non ci siamo basati soltanto s quelli che avevano già una possibilità di arrivare a medaglia ma su tutta la squadra. Ed è stato questo forse il segreto del successo: puntare su tutti.
Le sensazioni erano dunque molto buone. Poi, la vittoria sul filo del rasoio, con quelle due ultime medaglie in palio, è stata la cosa più bella ed emozionante.”
Ecco, infine, le parole del presidente del karate italiano, Davide Benetello:
“Il nuovo quadriennio è iniziato in perfetta continuità con il precedente. Ed infatti raccogliamo i frutti di un lavoro fatto con cura e perseveranza. I mondiali di Jesolo ci avevano dato ottimi indicatori e gli europei in Polonia hanno confermato che siamo una nazionale di primissimo livello. Vincere il medagliere del campionato d'Europa ci sprona ancora di più per il futuro.
Siamo sempre stati ai vertici. A volte si vince per una medaglia o per un risultato da argento a oro, come contro la Francia questa volta. Talvolta siamo arrivati secondi, terzi, una volta quarti. Noi puntiamo ad avere il maggior numero di medaglie, e spesso le otteniamo, e ad avere una nazionale competitiva in tutte le categorie, sia maschili che femminili, sia kumite che kata. E lo siamo!
Dunque, sì, festeggiamo un meritatissimo primo posto nel medagliere. Però conosciamo bene chi siamo: siamo l'Italia. Questo successo è anche grazie alle molte società che partecipano alla nostra intensa attività federale, dal circuito Open League alla Youth League in Italia, preparando gli atleti a competizioni internazionali e a gestire bene le emozioni.
Come presidente di settore, sono soddisfattissimo e ora puntiamo agli stessi risultati anche per la nazionale senior.”