A Doha siamo arrivati alla terza giornata dei campionati del mondo di judo e sul tatami della Ali Bin Hamad Al Attiyah Arena si è conclusa da poco la finale dei 73 kg fra Manuel Lombardo e Nils Stump. E non poteva mancare il punto di vista che accompagna queste giornate mondiali… da dietro le quinte
L’incontro stava andando come doveva. Stump stava calando e Manuel stava crescendo ed è qui che sono usciti i due tiri, uranage quasi a punto e il seoinage della tragedia: nettamente wazari se non fosse per la regola nata nel contesto del cosiddetto “safe-judo”.
Di cosa si tratta? L’idea della Federazione Internazionale è quella di evitare infortuni seri bandendo quei movimenti che possono mettere a rischio se stessi o i propri avversari.
È stato questo il caso: la regola vieta di impattare direttamente sul tatami con la testa durante l’esecuzione di una tecnica di proiezione: se succede, anche accidentalmente, scatta ineluttabile la squalifica.
La regola oggi è stata applicata alla lettera, fine dei giochi.
Qui però comincia la mia polemica, perché di polemica si tratta.
Personalmente comprendo e condivido il concetto e le norme nate per il “safe-judo” ma entro certi limiti.
Le trovo inevitabili e senza troppe eccezioni nelle classi giovanili, al contrario ritengo che siano controproducenti, anacronistiche, un’ammazza-show per il mondo dei Top Players.
L’alto livello d’altronde non è per tutti, non è per i bambini, non è per gli amatori: l’alto livello è per i super atleti.
Penso che in virtù di questo le maglie del “safe-judo” nell’alto livello siano strette al punto da essere castranti, del tutto inadatte ad atleti con doti e preparazione fuori dal comune, che possono fare scelte tecnicamente e motoriamente ardue che sono tra l’altro quelle che valgono il prezzo del biglietto…
perché tutto questo è e deve essere anche un grande spettacolo.
Non così, non come oggi e mi spiace tanto: per Manuel e per il mio sport.
La sintesi perfetta l’ha fatta mia madre in un breve messaggio -ha concluso la sua analisi Alessandro Comi- lei non ha mai messo piede sul tatami, segue lo sport da appassionata e non si perde un evento del World Judo Tour: “È vero che non ci capisco però arrivo a capire che le regole di gara prevalgono sulla preparazione fisica e mentale.” Colpito e affondato.