Roma 26 Marzo 2020 Siamo certi che gli utenti di questo sito sappiano tutti chi fosse Enrico Porro, il primo olimpionico della lotta italiana. Ne abbiamo parlato spesso ma per completezza d'informazione e per evitare autocitazioni riportiamo quanto scrisse su di lui Stefano Jacomuzzi nella sua fondamentale "Storia delle Olimpiadi".
"Enrico Porro - racconta il Professore - era un discolo di Porta Ticcinese, a Milano, che la madre aveva fatto imbarcare come mozzo. Ma lui era scappato da Buenos Aires tornando a Milano, a menar le mani dalle parti di casa sua sino a che riuscirono a farlo sfogare sul paviment de glas...”
Porro era un peso leggero che metteva sotto i massimi e quelli si arrabbiavano per la brutta figura. Era marinaio a La Spezia (faceva nella leva di mare la sua ferma militare) quando lo scesero per le Olimpiadi di Londra. Vinse contro tutti anche contro la giuria e finì per conquistare la simpatia del pubblico nonostante la sua ”cattiveria” che altro non era che carattere mordente, come confiderà molto più tardi ad un giornalista. A La Spezia, quando fu di ritorno con il berretto da marinaio spavaldamente in testa, andarono ad accoglierlo con la banda e lui credeva fosse arrivato il Re a passare in rassegna la flotta. Invece era per lui, il primo italiano a vincere il titolo olimpico. Poi venne davvero anche il Re, volle vederlo e gli regalò una bella medaglia d'oro. Dicono che Vittorio Emanuele III fosse particolarmente felice nel premiare un piccoletto che metteva spalle a terra i giganti e che, soprattutto, era poco più alto di lui. Una soddisfazione doppia.
Aggiungiamo che la sua finale contro il tusso Nikolay Orlov (pesava 7 chili più di lui) durò esattamente 50 minuti, perché i giudici ritennero insufficienti i primi due round di un quarto d'ora. Ricordiamo anche che il combattimento si disputò su un ring allestito nel White City Stadium, lo stesso in cui il giorno prima, esattamente il 24 luglio, Dorando Pietri aveva "vinto e perso" la sua drammatica maratona.
Entrando nel mondo dell'atletica ci imbattiamo in una vicenda non molto nota che riusciamo a raccontare grazie alle preziose testimonianze di Livio Berruti.
Nel novembre del 1960, pochi mesi dopo il trionfo olimpico dello studente torinese, la Gillette (quella delle lamette) decise di celebrare il campione olimpico di vela, il principe Costantino di Grecia, a cui volle affiancare due altri olimpionici italiani. Insieme a Berruti, che aveva illuminato Roma e sbigottito il mondo con una medaglia d'oro fregiata da due primati mondiali, venne invitato il nostro primo vincitore di medaglia d'oro. In realtà il primissimo fu Alberto Braglia (15 luglio) purtroppo scomparso , mentre Porro si era aggiudicato il titolo il 25 luglio 1908.
" In quel giro del Peloponneso che si protrasse per una settimana - racconta Berruti - Enrico Porro fu un ottimo compagno di viaggio, persona tranquilla e misurata. Arrivati ad Olimpia mi aiutò a liberare dalla sabbia che l'avevano coperti, quelli che erano allora i blocchi di partenza, che si chiamavano balbis. Volli provarli e praticamente Enrico fu starter ed unico spettatore".
Poteva Livio Berruti evitare di cimentarsi nella corsa dello stadion? Certamente no, considerato che si trattava di una distanza molto simile (metri 192,27) a quella del suo oro olimpico.
Il tutto è documentato dal materiale fotografico che Livio e la sua signora Silvia ci hanno gentilmente e prontamente trasmesso. Ma quella foto in cui vediamo il nostro campione alla partenza notiamo che si è collocato non su i balbis ma dietro di essi... se lo avesse fatto all'Olimpico probabilmente si sarebbe giocata la vittoria! Ma non siamo a Roma ma ad Olimpia per cui giustamente fu fregiato della corona (di alloro...)
…continua