Ostia, 16 dicembre 2017. Si è concluso nel Centro Olimpico Federale a Ostia il corso per istruttore di 1° livello organizzato dalla IJF Academy, la struttura della federazione internazionale dedicata alla formazione in continua espansione che, al momento, ha raccolto la partecipazione di 87 nazioni. Docenti internazionali, che in quest’occasione sono stati Daniel Lascau, Mark Huizinga, Pierluigi Comino, promuovono e diffondono per conto dell’IJF un sistema comune con seminari didattici, tecnici e metodologici. Per l’Italia non è stata la prima volta, un primo gruppo di insegnanti ha già ottenuto la qualifica internazionale di primo livello due anni fa, accendendo l’interesse da parte di atleti maturi e giovani allenatori di livello che, dopo aver svolto la formazione teorica online, hanno sostenuto a Ostia la parte pratica, Efisio Andreuccetti, Denis Armellini, Mauro Bisi, Donata Burgatta, Antonio Ciano, Alessandro Comi, Pierluigi De Luisi, Giovanni Alessandro Esposito, Fabio Fabbroni, Francesco Faraldo, Salvatore Ferro, Rosalba Forciniti, Riccardo Gozzer, Alberto Grandi, Paolo Levi, Giuseppe Macrì, Gianni Maman, Valentina Moscatt, Paolo Natale, Paolo Oleari, Alessandro Pangrazzi, Raffaele Parlati, Massimo Parlati, Luca Poeta, Lamberto Raffi, Olindo Rea, Maurizio Scacco, Ylenia Scapin, Andrea Sozzi, Mario Strazzeri, Silvio Tavoletta, Vito Zocco. Fra i forfait dell’ultima ora, quello di Giulia Quintavalle, mentre Rosalba Forciniti, già impegnata in un altro corso di formazione dell’Arma dei Carabinieri, ha partecipato soltanto all’esame finale.
Valentina Moscatt: “Io ho partecipato solo alla parte teorica del corso il prossimo anno farò la parte pratica, ma posso dire che è stato molto interessante, nonostante alcune materie come fisiologia, nutrizione e psicologia siano un po' difficili se non le hai mai studiate prima! I docenti? molto professionali e disponibili. Ora, appena mi rimetto informa dovrò iniziare a preparare la parte pratica... considerando anche che non ho mai fatto un kata!!! Ma ci riuscirò.”
Alessandro Comi: “È stato un corso molto buono è stato un po’ come tornare alle elementari per reimparare a scrivere: siamo ripartiti dai dettati e dall’analisi grammaticale. Forse i maestri più esperti potrebbero averlo vissuto come un “attentato” alla loro competenza e specializzazione, ma è sempre utile ribadire, riscoprire, precisare e a volte per imparare qualcosa che forse non era così scontato; detto ciò il corso è stato utile per condividere un linguaggio comune, una base uguale per tutti in Italia e fuori. Potrebbe essere scontato ma non è così, soprattutto dove non c’è una “scuola” vera e propria. Il corso in sé è stato molto faticoso, tornare “atleti” e stare sul tatami per sei ore al giorno ci ha messi alla prova dal punto di vista fisico e psicologico, la cura del dettaglio costringeva stare sempre all’erta: Lascau, Huizinga e Comino sono un mix micidiale di competenza e cultura trasmesse con passione e rigore che lasciano poco spazio all’improvvisazione. Va anche detto che il loro atteggiamento è stato sempre costruttivo: per quanto gli esami siano stati molto seri non c’era interesse a bocciare qualcuno, piuttosto avrebbero prolungato la loro permanenza pur di far uscire tutti con le competenze attese... ma non ce n’è stato bisogno! Il clima nel gruppo è sempre stato positivo e sul tatami s’è creata una bella rete di supporto tra tutti: dai campioni di kata che davano ripetizioni ai meno esperti, ai giovanissimi che si prestavano come uke per supplire alle difficoltà fisiche di qualche collega più anziano, campionissimi la cui presenza è stata di per sé un valore aggiunto e una motivazione anche per gli altri... a proposito di questi ragazzi, un corso del genere è l’occasione giusta -finalmente- per accompagnarli nel percorso che da atleti li trasformi in insegnanti competenti: è stato piacevole ed in un certo senso anche emozionante vederli con interesse ed umiltà alla prese con uno sconosciuto nage-no-kata o con lo studio più elementare di qualcosa di cui sono stati degli eccellenti interpreti in gara. Per concludere: esperienza positiva, è una tappa a cui va dato un seguito nel percorso strutturato dall’IJF Academy ma anche uno spunto per rivisitare il nostro sistema di formazione degli insegnanti tecnici che ormai è un po’ obsoleto”.
Silvio Tavoletta: “Format interessante grande professionalità ed ottima organizzazione. Tutti uguali sul tatami, dalle medaglie olimpiche ai ragazzi, con grande lavoro, tante proiezioni, 6/7 ore di tatami al giorno. Alla fine giusta flessibilità, ma grande rigore. L’obiettivo è di fare chiarezza sulla forma delle tecniche e sulle nozioni fondamentali (tai sabaki, ukemi, kuzushi,...) ed il risultato è l’aver cancellato ogni dubbio sul come effettuare la tecnica, sulla sicurezza necessaria nell'insegnamento ai bambini. Abbiamo studiato i Kata sia dal punto di vista pratico che storico, tecniche e principi, ma attenzione è stata data anche alle progressioni didattiche. Gli esami sono stati molto impegnativi e rigorosi, sono favvero contento di aver fatto questa esperienza. Credo di essere stato promosso con un buon voto, nonostante i miei acciacchi che sono tanti”.
Salvatore Ferro: “E’ stato molto interessante sia nella parte dei moduli da studiare a casa, ma anche nel kata dove sono un profano. Il corso l’ho trovato forse troppo duro per le proiezioni, esame molto impegnativo e reale, ma nel complesso è stato un vero corso e ne sono entusiasta”.
Gianni Maman: “Corso molto duro, ma alla fine soddisfacente al 100%, il corso oltre la parte teorica, molto importante (primo giorno test di selezione minimo 60% su tutti gli argomenti) ha sviluppato il tema del judo di base (come dovrebbe essere insegnato ai giovani), fatte e dimostrate tutte le tecniche a destra e sinistra in tutte le direzioni, a terra ed in piedi. A questo va aggiunto il ‘nage no kata’ con esame. La settimana è stata molto intensa e molti i campioni che hanno faticato tanto quanto noi per i carichi di lavoro. Il corso ha messo tutti sullo stesso piano”.
Antonio Ciano: “Quando si tratta di judo, per me è tutto interessante, soprattutto adesso che intendo intraprendere il ruolo di allenatore. C’è una grande differenza tra atleta e allenatore, il primo pensa solo a se stesso con una visione stretta e interna, sia della parte teorica che quella pratica, come cucirsi addosso un vestito su misura. L’allenatore invece, ha una visione ampia ed esterna, e quel vestito lo deve adattare sugli altri. È stato divertente, ma allo stesso tempo impegnativo, come imparare i termini delle tecniche e dei movimenti, eseguire tecniche e gesti come indicato dalla tradizione giapponese, perché è risultato essere diverso da come che ho sempre fatto in gara. Sono rimasto soddisfatto al 100%, so che sono stato promosso con il 95%, ma è stato detto anche che questo è stato il corso migliore fino adesso”.
Rosalba Forciniti: “Credo e spero in questo progetto che, per alcuni di noi, è finanziato dalla Federazione ad indicare che finalmente si vuole investire su noi giovani in prospettiva futura. Quella di avere una formazione completa credo sia la giusta strada per iniziare a fare il coach! Io non credo e non crederò mai che un atleta, appena si allontana dal mondo agonistico, possa essere idoneo per fare il coach, poiché si tratta di mondi opposti, entrambi complessi. È stato proprio con questo corso che ho scoperto cose nuove, che mi aiuteranno quando sarò seduta sulla sedia ad urlare, piuttosto che a combattere”.
Maurizio Scacco: “Sono stati sei giorni di intensa attività, con tre ore di judo la mattina e tre il pomeriggio gestiti dai docenti IJF Daniel Lascau, Mark Huizinga, Piero Comino per la parte tecnica e Tibor Kozsla e Envic Galea nei test. Un avviso via mail aveva lasciato intendere a cosa stavamo andando incontro “arrivate preparati, perché dovrete subite 800 nage komi (proiezioni)”. Non era un’esagerazione, anzi sono state più abbondanti che scarse. E’ stato un corso intenso, non facile, ma assolutamente coinvolgente. Nell’insieme non ho trovato particolari difficoltà, eccellente il rapporto con i compagni di corso e con i docenti, gli argomenti mi erano tutti già noti, ma ritengo sia sempre necessario mettersi in discussione e studiare nuove metodologie d’insegnamento. Al corso hanno partecipato dei ragazzi del Trentino, cui ho fatto l’esame per il passaggio al 2° dan, ma in quest’occasione eravamo tutti studenti, così come la plurimedagliata Ylenia Scapin. Sempre interessante il Maestro Pierluigi Comino, le sue lezioni di kata sono un ritorno al passato, che sa mettere a disposizione con una conoscenza esagerata della cultura judoistica. Molto professionale l’olandese Mark Huizinga, nel ne waza si muove come un’anguilla, molto più latino invece nei modi e nelle spiegazioni Daniel Lascau, ha i tempi giusti nell’uso di carota e bastone. Molto interessante anche il sistema per la gestione degli esami, una cosa davvero da segnare e tenere a mente. Se l’obiettivo dell’IJF è uniformare in alto il livello mondiale del judo, questa è la strada giusta per raggiungerlo. Negli esami di tachi waza e ne waza tutti hanno dimostrato in modo univoco senza interpretazioni di alcun tipo, ognuno con le proprie capacità fisiche, ma senza uscire dal tema. L’esito globale è senz’altro positivo ed è stato un vero piacere esserci”.