Verde e Galstyan, legami, sensazioni e rispetto di due grandi campioni

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Conclusa a Piancavallo la 35esima edizione dello Skorpion Stage, un appuntamento fra i tanti organizzati durante le vacanze pasquali sul territorio nazionale, ma oltre allo staff tecnico di grande spessore, con Hikari Sasaki, Donata Burgatta, Arsen Galstyan, Rok Draksic, Antonio Ciano, Elio Verde, Giovanni Casale, Riccardo Caldarelli, Marco Caudana, Fabrizio Chimento, oltre una partecipazione ha raggiunto le 500 presenze, la manifestazione organizzata dallo Skorpion Pordenone è stata anche l’opportunità per due grandi campioni di ritrovarsi, ricordare e parlare, ovviamente, di judo. Si tratta di Elio Verde ed Arsen Galstyan e l’intervista è stata raccolta da Cinzia Valle del Media Team FVG.

Elio (classe 1987) e Arsen (classe 1989) si sono “conosciuti” nel 2006, al Campionato del Mondo Junior di Santo Domingo. “Vinsi io al secondo incontro per uno shido. A quel tempo lui era appena entrato negli junior e non era ancora esploso” dice Elio “però mi ricordo che in quella gara era stanco, secondo me quella volta non aveva fatto bene il peso”, a questo punto la risposta di Arsen è lapidaria: “ma non solo il peso, quella volta avevamo fatto una preparazione in altura, 20 giorni in montagna, e poi là ci siamo trovati a combattere con 40 gradi, senza aria condizionata, un incubo!”. Uno a zero per Elio, ma da qui in poi sono state altre 5 le occasioni in cui si sono incontrati, quasi sempre in competizioni importanti, dai Campionati d’Europa ai Campionati del Mondo. “Mi ricordo al Campionato d’Europa a Tbilisi nel 2009” continua Elio, “incontro di semifinale, combattiamo cinque minuti tirati e poi mi fa ippon sul gong!” (Arsen annuisce e ridacchia) “aveva fatto tutto l’incontro provando spesso una specie di yoko-tomoe-nage da una parte, non ricordo se destra o sinistra – continua - quindi io me l’aspettavo ed ero pronto a pararlo, e all’ultimo secondo, me l’ha fatto dall’altra, sono caduto di fianco e ho perso!”, nemmeno Arsen sa spiegarsi come gli sia venuto quel tiro “automatismi, istinto”, forse una spiegazione non c’è, se non il talento che contraddistingue i grandi campioni come loro. Poi Arsen, quell’europeo lo vinse da primo anno senior “ma non era ancora al top” precisa Elio. Nel 2010 si giocano una medaglia pesante, il bronzo ai Mondiali a Tokyo. Elio aveva perso da Sobirov, mentre Arsen – ricordano in uno scambio di battute - aveva preso “una bomba” in o-soto-gari da Zantaraia “ho preso un ippon… e che ippon!” commenta (ora) ridendo e agitando le mani davanti alla faccia. Alla fine il bronzo lo vinse Arsen lasciando Elio ai piedi del podio. Ad ottobre dello stesso anno, al Grand Prix ad Abu Dhabi, è ancora il russo ad avere la meglio grazie ad una difesa in acrobazia su un o-goshi di Elio “pensavo di averlo proiettato, invece si è girato in volo, mi è caduto sopra e mi ha immobilizzato”. Arsen arrivò poi secondo, mentre Elio si fermò al quinto posto. Si ritrovarono poi nel 2011, quarti di finali all’Europeo ad Istanbul, Elio attacca in morote-seoi-nage e Arsen mette a segno un contrattacco all’indietro “mi sono sempre sentito bene nei contrattacchi quando mi attaccavano a destra”, poi Arsen perde in semifinale contro il georgiano Betkil Shukvani (dal 2015 Bekir Ozlu, portacolori della Turchia, ndr). Alla fine entrambi salgono sul terzo gradino del podio nella gara che fu poi vinta da Zantaraia. Appena Elio ci fa vedere la foto di quel podio ad Istanbul pensiamo tutti la stessa cosa... che magri! Arsen commenta subito “ah quel calo peso… per me era la cosa in assoluto più difficile! Non so per Elio, ma per me è stata veramente dura” e subito la risposta “no, anche per me, era impossibile, mi è capitato anche due volte di non riuscirci”. Nel 2011 Elio s’infortuna al ginocchio e resta fuori dalle competizioni per circa un anno. Si rivedono così alle Olimpiadi a Londra nel 2012, ma non si incrociano. “Se non perdevo la semifinale con Hiraoka ci saremmo incontrati in finale – dice Elio - ma io ho sempre avuto difficoltà con il judo dei giapponesi, poi eravamo entrambi destri” il cambio di prospettiva è repentino quando arriva il commento di Arsen “Elio mi ha fatto un regalo quel giorno – sostiene - io mi sentivo bene con il giapponese, anche se le prime tre volte che ci ho fatto ho perso, poi ho vinto due volte e alla fine ho vinto anche a Londra… tre a tre” e poi aggiunge “ma ci conoscevamo tutti talmente bene, in quel quadriennio eravamo quei 5-6 ai primi posti nella ranking e a tutte le gare arrivavamo noi in fondo. In quattro anni abbiamo avuto tempo e modo di conoscerci e studiarci, capitava raramente che qualcun altro si inserisse”. Poi chiedo ad entrambi se all’interno di quel gruppo di 5-6 c’era qualcuno che proprio non volevano incontrare. “Arsen e Sobirov, erano proprio forti” dice Elio. “Ad esser sincero io sapevo che alla fine arrivavamo sempre noi e da lì non potevi scappare – sostiene Arsen - Anche per me combattere con Elio era difficile, lui aveva un’ottima forma fisica, poteva andare avanti per cinque minuti senza mai fermarsi e se tu ti fermavi lui non perdonava – prosegue - Diciamo che a quel livello si giocava tutto sull’errore, facevi un errore e avevi perso”. “Esatto. In finale alle Olimpiadi per esempio, Hiroaka gli ha fatto te-guruma” ricorda Elio, poi continua Arsen “sì, un regalo per me! Non glielo avevo mai visto fare prima” (ride). Si ritrovarono per l’ultima volta in gara dopo le Olimpiadi a Londra, quando entrambi erano già passati a 66 kg. E’ il 2015 ed in quest’occasione è Elio ad avere la meglio, conquistando poi il terzo posto all’Asian Open di Taipei. Andava meglio con il peso a 66 kg? La domanda, lo so, è retorica. “A 66 kg? Da Dio! Non solo il peso, anche l’umore era migliorato!” ha risposto subito Arsen. Poi, traducendo una curiosità di Elio, chiedo perché ha smesso? Dato che, è il parere di Elio, anche a 66 kg era ancora il più forte dei russi. “Avevo dato tutto, non avevo più la volontà né di allenarmi né di gareggiare. Un giorno, al Grand Prix ad Abu Dhabi (2016, ndr), prima dell’incontro con il mio compagno di squadra Shamilov, ho detto a Taov, il nostro allenatore, che non ce la facevo più, non volevo più combattere. Lui mi ha convinto a finire la gara e sono arrivato terzo. Poi in hotel ho chiamato Ezio, gli ho spiegato tutto e lui mi ha detto che se non c’era più la volontà non bisognava andare avanti”. Arsen parla molto apertamente ed Elio si ritorva completamente in quelle sensazioni. Sarà forse un caso o magari il destino, ma anche Elio ha deciso di dire basta dopo un incontro con Shamilov, al Grand Prix a The Hague nel 2017. “Quindi sia nel mio caso che nel tuo è stata colpa di Shamilov” scherza Arsen. La conversazione continua così finchè Elio mi chiede di ringraziare Arsen, “dopo tanti anni passati in giro per il mondo, senza mai fermarsi, è bello sedersi e fare due chiacchiere, vorrei ringraziarlo perché tra noi c’è stato molto rispetto, sempre”, io traduco, Arsen conferma e ribadisce “Sì, è vero! E anch’io ringrazio Elio, il rispetto è sempre la prima cosa, sia dentro che fuori dal tatami, questo è il judo”. Traduco, lascio parlare e osservo, testimone di uno scambio tranquillo e amichevole, forse una prima volta anche per loro. Due personalità diverse, ma sotto la corazza, le stesse emozioni. Elio è vulcanico, allenatore delle Fiamme Oro da poco, Arsen tanto riservato quanto generoso, già da qualche anno allena i cadetti della nazionale russa. Due avversari leali e ora due coach giovani e motivati. Il futuro di questo sport sembra essere in ottime mani.

(fonte:https://www.fijlkam.it/fvg/ )

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