Mondiale tabù per l’Italia, intervista a Kyoshi Murakami

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Tokio ha confermato, il campionato del mondo rimane una manifestazione sostanzialmente ostile per l’Italia. Basta fare due conti e, senza andare troppo indietro nel tempo, considerare che negli ultimi 15 anni sono stati disputati 11 campionati nei quali abbiamo raccolto 5 medaglie, due d’argento e tre di bronzo. Tutte bellissime e indimenticabili fin che si vuole, ma certamente poche. E se poi volessimo prendere in considerazione i quinti posti, aggiungendo Manuel Lombardo, sono dodici. Nello stesso periodo si sono svolte tre Olimpiadi, che ci hanno portato 4 medaglie, due d’oro, una d’argento, una di bronzo. Non c’è paragone. E, piaccia o meno, è un dato di fatto sul quale ragionare. Kyoshi Murakami, è il direttore tecnico nazionale ormai da cinque anni, spiega qual è il suo punto di vista ed i suoi obiettivi.

- Vincerla, non è una banalità. Ma perchè torniamo a casa senza medaglia?

“Certo, ci è mancata la medaglia, ma il livello c’è in ogni singolo componente della squadra, c’è soprattutto lo spirito ed è questa la cosa che più si è vista in questi giorni, perché tutti hanno lottato, tutti hanno dato il massimo e non hanno mollato mai. Siamo venuti al Mondiale consapevoli di poter fare molto bene, ed anche se ce ne andiamo via dispiaciuti per com’è finita, il valore di questa squadra non è sminuito e la mia fiducia in questa squadra è ancora più forte”.

- Cos’è mancato?

“Ci manca poco per essere al top, manca davvero un tanto così (mentre lo dice avvicina il pollice all’indice con gesto eloquente) dal vertice, e per mettercelo quel ‘tanto così’ lavoreremo di più. Con il lavoro si colmano i deficit, con il lavoro si rende lo spirito invincibile e lo spirito c’è, la squadra è coesa, tutta. Per tutta intendo anche lo staff al completo, tecnici, preparatori, fisioterapisti, ecc. personalmente credo molto nel fare squadra ed è per questo, per valorizzare questa sensibilità che, in quest’occasione, ho voluto che Felice Romano venisse con noi. Il livello c’è, l’abbiamo maturato, adesso dobbiamo aggiungere quel ‘tanto così’.

KMurakami DFalcone- Quali sono le cose più positive che ha visto?

“Da quando mi è stata affidata la direzione tecnica nazionale, nel 2015, lo spirito della squadra è molto cambiato. Questi ragazzi, oggi, hanno ‘coraggio’. E non sto dicendo che prima non ce l’avevano o non l’avrebbero costruito ugualmente, ma che è attorno a questo punto preciso che abbiamo lavorato ed è con questo lavoro che la squadra è cresciuta. Ritornare da Tokio senza medaglie è un dispiacere, perché tutti sono in grado di arrivare in fondo, ne avremmo potute prendere cinque, ma non esserci riusciti non ci avvilisce, rimaniamo solidi, fiduciosi e continuiamo a lavorare di più, sempre con umiltà per l’obiettivo più importante”.

- Qual è la sua opinione sulla gara di Lombardo?

“Lombardo per me è oro! Non voglio discutere della valutazione, non mi interessa farlo, perché voglio parlare solo di quello che Manuel ha fatto, anzitutto per come ha combattuto, nonostante quello che è successo tre settimane prima, quando in allenamento si è rotto la mandibola. È stato operato, ha voluto gareggiare nonostante si sia allenato soltanto parzialmente negli ultimi dieci giorni ma, e questo dev’essere sottolineato in rosso, voglio parlare di come si è comportato dopo, sul tatami al termine della finale e quando è sceso. No, non ho proprio dubbi, per me lui è oro!”.

- Qual è il punto di forza di questa squadra?

“La concorrenza interna che c’è in alcune categorie non è assolutamente un problema, viceversa è un privilegio che tutti comprendono essere opportunità. Perché lo spirito di squadra è forte, perché il rapporto fra i ragazzi è solido e sincero, perché la loro percezione è confortata dai risultati. Si allenano insieme, si danno una mano dentro e fuori dal tatami, si sostengono e crescono tutti. La strada è tracciata ed il mio obiettivo è che questo si realizzi in tutte le categorie”.

- Quali le prossime tappe?

“Adesso siamo orami arrivati sulla dirittura d’arrivo, anche se il traguardo è ancora abbastanza distante, si inizia a vederlo da lontano. L’obiettivo più prossimo è quello di entrare nei 36 per partecipare al Qingdao Masters in programma il 12 dicembre, ed al momento sono dieci gli azzurri che sarebbero ammessi, Lombardo, Medves, Basile, Esposito, Parlati, Mungai, Giuffrida, Gwend, Centracchio, Bellandi. In programma abbiamo i tre Grand Slam, a Brasilia il 6 ottobre, ad Abu Dhabi il 24 ottobre ed a Osaka il 22 novembre, se riusciremo a confermare questi dieci bene, e se riusciremo ad aggiungerne qualcun altro, meglio”.

- C’è altro che vuole aggiungere?

“C’è un’ultima cosa che voglio dire ed è che io mi sento al 100% italiano. Le mie motivazioni sono al 100%, nel mio lavoro mi impegno al 100%, il mio obiettivo è che l’Italia raggiunga il massimo risultato possibile l’anno prossimo alle Olimpiadi. Lo so che ci sono anche tante voci che criticano, ma è normale che ci siano idee, visioni e sensibilità diverse, le rispetto tutte, le ascolto e se mi aprono prospettive condivisibili cui non avevo pensato, le seguo anche. Ma in questo momento, in cui le cose complessivamente vanno bene ed il traguardo, come dicevo prima, inizia ad essere visibile in lontananza, dobbiamo impiegare tutte le energie e le risorse a renderci sempre più forti”.

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