“In questo periodo, tante manifestazioni sono sospese, ma vengono fuori i frutti migliori dello sport: la resistenza, lo spirito di squadra, la fratellanza, il dare il meglio di sé. Dunque, rilanciamo lo sport per la pace e lo sviluppo”. Sono queste le parole che Papa Francesco ha pronunciato ieri, 6 aprile, in occasione della Giornata Mondiale dello Sport per la Pace e lo Sviluppo. Resistenza, spirito di squadra, fratellanza, dare il meglio di sé, sono questi i valori dello sport, ed è questa la responsabilità che ogni praticante sceglie di assumersi e ha il dovere di difendere. E nel pronunciare quelle parole, è probabile che il Papa sia andato con la memoria all’incontro avuto poco meno di due mesi fa nella Santa Sede, quando ha ricevuto una squadra di judoka speciali che, senza dubbio, difendono in modo esemplare i valori dello sport.
“È stata un’emozione indescrivibile – ha detto Lorenzo Brasi, che ha accompagnato i ragazzi del corso di Judo Adattato del Body Park Bergamo - culminata prima con il saluto a tu per tu con il Santo Padre e la presentazione di ogni singolo Atleta, poi con la consegna dei regali che avevamo portato per ringraziarlo, fra questi anche il libro “La mente prima dei muscoli'” di Jigoro Kano e, infine, con il passaggio nel corridoio centrale dell’Aula Paolo VI, tra l’applauso della folla ed i “batti 5” dei partecipanti”. Quattordici atleti, tutti con sindrome di Down, si sono presentati con indosso il kimono e, ai fianchi, le loro cinture. Anche chi, come Giulio, con la cintura nera. Sono arrivati da Ponte San Pietro e Gorle, nel Bergamasco, e sono protagonisti di una straordinaria storia di inclusione attraverso lo sport. Straordinaria perché vissuta nella semplicità più disarmante. Il coach li ha presentati uno a uno, con sano orgoglio, insieme agli altri due allenatori Carolina e Francesco. Un progetto, questo del “Body Park Judo Cus Bergamo”, avviato alcuni anni fa grazie a don Ezio Rovelli e Massimiliano Gervasoni. E sicuramente quegli sguardi emozionati, gioiosi e fieri di judoka con sindrome di Down hanno raccontato molto più di qualsiasi manuale sull’inclusione e rappresentato i valori che lo sport, tutto lo sport, rappresenta e testimonia.