È la prima giornata senza medaglie per l’Italia nei campionati mondiali juniores di judo a Olbia. Ci si deve accontentare (si fa per dire) del quinto posto negli 81 kg di Bright Maddaloni Nosa e del settimo che Martina Esposito ha ottenuto nei 70 kg.
Brillante il percorso di Bright, che ha liquidato con due wazari di seoi nage lo statunitense Nicolas Yonezuka, quindi il belga Jitse Van Den Herrewegen ed il messicano Diego Diaz.
Un sussulto c’è stato a dire il vero, quando l’arbitro ha annunciato un ippon fantasma a favore del messicano, che è stato poi puntualmente annullato dalla commissione. È ippon vero invece quello che Bright ha incassato dall’azero Eljan Hajiyev, nato proprio da un attacco dell’azzurro che in un corpo a corpo ha cercato la soluzione in o uchi gari che l’azero ha contrastato di forza. Un bel wazari di o soto gari sul tagiko Muhammadjon Abdujalilov, che ha maturato anche tre sanzioni, ha aperto la strada per la finale-bronzo nella Bright Maddaloni ha ceduto il passo all’ucraino Artem Bubyr.
Martina Esposito si è avvicinata al podio dei 70 kg, ma è stata costretta a fermarsi al settimo posto perché dopo le vittorie ottenute sulla canadese Alexandria Lefort e l’argentina Victoria Delvecchio, è stata sconfitta prima dalla tedesca Friederike Stolze e nel recupero dalla polacca Katarzyna Sobierajska.
“Dobbiamo unire tutti i migliori per continuare a crescere e per crescere in fretta -ha detto Gianni Maddaloni, tecnico dello staff azzurro ed in particolare di Bright e Martina- questa squadra sta dimostrando quante e quali sono le potenzialità, ma dobbiamo e possiamo fare sempre meglio unendo le forze e condividendo gli obiettivi”.
È di ieri una lunga intervista che Nicolas Messner ha fatto a Gianni Maddaloni pubblicata in serata sul web IJF tradotta di seguito alla presente.
Così sono andati gli altri atleti italiani in gara, Cecilia Betemps (70), è stata eliminata da Mariem Khlifi (Tun), Leonardo Piccolo (81), ha vinto con Osama Almalki (Rsa) ed è stato eliminato da Alex Barto (Svk), Riccardo Bertolini (81) è stato eliminato da Alex Cret (Rou), Matteo Virgilio (81) è stato eliminato da Mustafa Hebib (Bih) e Davide Cossu (90) è stati eliminato da Borislav Vladov (Bul).
Domani, sabato 9 ottobre, le ultime 4 categorie individuali (-78, +78 kg F / -100, +100 kg M) con sei azzurri impegnati: Jean Carletti (100), Lorenzo Rossi e Lorenzo Turini (+100), Carolina Mengucci (78), Erica Simonetti, Asya Tavano (+78).
I risultati della 3ª giornata
81: 1. Giorgi Sherazadishvili (Geo), 2. Adam Tsechoev (Rus), 3. Eljan Hajiyev (Aze) e Artem Bubyr (Ukr), 5. Bright Maddaloni Nosa (Ita)
90: 1. Peter Safrany (Hun), 2. Tigo Renes (Ned), 3. Maxime-Gael Ngayap Hambou (Fra) e Adam Sangariev (Rus)
70: 1. Ai Tsunoda Roustant (Esp), 2. Lara Cvjetko (Cro), 3. Katarzyna Sobierajska (Pol) e Luana Carvalho (Por), 7. Martina Esposito (Ita)
Gianni Maddaloni è un personaggio come pochi nella vita. A prima vista, piuttosto discreto dietro la sua mascherina, passa quasi inosservato, ma sin dai primi istanti si capisce che dietro il fisico di un atleta si nasconde un uomo di passione per il quale il judo rappresenta molto più di uno sport.
Lo abbiamo incontrato qualche anno fa quando l'IJF andò a produrre un episodio della serie 'Judo for the World' dedicato all'eccezionale lavoro che svolge da più di 40 anni nel quartiere di Scampia. Nel cuore di uno degli ambienti socialmente più disagiati, ha creato le condizioni che permettessero alla “sua gente”, come la chiama lui, di trovare le risorse per districarsi dalla violenza e dalla droga, due flagelli endemici di Scampia.
Ad Olbia, Gianni fa parte dello staff tecnico della squadra italiana e accompagna, tra gli altri, quattro atleti che provengono direttamente dal suo lavoro nel club: Antonietta Palumbo, Assunta Scutto, Martina Esposito e Bright Maddaloni. Sarà quindi anche padre, dal momento che anche suo figlio adottivo, Bright, è in gara.
“Sarò sulla sedia del Coach per supportare Bright. Non c'è altro posto per me. Gli ho detto cosa fare, quali tattiche usare. Se seguirà il mio consiglio alla lettera, vinceremo. Altrimenti perderemo, insieme”, dice Gianni. In poche parole, ecco un riassunto dello spirito dell’uomo. È in totale simbiosi con il suo judoka. Se vincono, vince lui, se perdono, perde anche lui. Molto semplice.
Nel 2000, insieme al figlio maggiore Pino, sono diventati campioni olimpici a Sydney, “A Sydney Pino ha seguito esattamente la tattica di cui parlavamo ed è tornato dall'Australia con la medaglia d'oro. Non è colpa solo dell'atleta se le cose vanno male. È un lavoro di squadra. Vinciamo insieme e perdiamo insieme. A Sydney abbiamo vinto e spero che vinceremo anche ad Olbia”.
Il primo giorno di gara ad Olbia, Gianni ha già vinto con una delle sue pupille, Assunta Scutto e senza alcuna ostentazione, ne è molto orgoglioso. “Tre dei miei atleti ora hanno un contratto con l'Esercito, che permette loro di vivere decentemente e di avere autonomia finanziaria. La cosa più importante sono i valori che hanno imparato da me. Assunta lo ha tradotto perfettamente sul tatami. È bellissimo. Sono semplicemente un uomo felice”.
Per capire l'animo di Gianni bisogna capire anche da dove viene: «Ho dedicato la mia vita al judo perché sono convinto che lo sport possa e debba avere un ruolo nella società, soprattutto quando si stanno perdendo questi valori. Grazie allo sport, possiamo offrire opportunità a tante persone. Spesso durante la mia carriera mi è stato chiesto di assumere incarichi a livello nazionale o addirittura internazionale, ma ho sempre rifiutato perché la mia gente a Scampia ha bisogno di me e io ho bisogno di loro. La mia gente è più importante. Quando è morto mio padre, ho preso il suo posto. Quando mio fratello è morto in prigione, sapevo che dovevo fare qualcosa per aiutare tutte queste famiglie sofferenti”.
Da 41 anni Gianni mette tutte le sue energie nel trasmettere i valori appresi praticando il judo al servizio di chi è in difficoltà. Nella sua palestra, situata nel cuore di Scampia e costruita intorno al dojo, ha già accolto diverse centinaia di ex detenuti e un numero incalcolabile di persone con disabilità. Per loro l'accesso a tutte le attività è gratuito. Recentemente ha anche lanciato un programma per i pensionati in modo che possano rimanere attivi attraverso lo sport. Anche in questo caso tutto è gratuito.
“Marius Vizer mi ha aiutato enormemente. Condividiamo la stessa visione del mondo. Quello che ho imparato da lui mi ha incoraggiato a fare a livello locale ciò che lui fa a livello globale con i programmi Judo for Peace o Judo for Children”.
Gli ultimi mesi sono stati molto duri per Gianni e la sua gente: "Abbiamo sofferto terribilmente il Covid. Per mesi mi è dispiaciuto molto vedere che la mia palestra era vuota. Non c'erano più le risate dei bambini a scaldare l'atmosfera. Abbiamo trovato alternative facilitando le sessioni online ma non era la stessa cosa. Avevamo bisogno di ritrovarci. Con il ritorno a una qualche forma di normalità, ho visto tornare i bambini ed ero infinitamente felice, ma ho anche notato che erano diventati iperattivi ed in alcuni casi con comportamenti vicini all'autismo. Dobbiamo mettere in atto nuove regole, un quadro formativo ed educativo. Il judo può aiutarci perché credo davvero che il judo sia un miracolo”.
Gianni Maddaloni emana una forza incredibile, che trasmette comunque tranquillità. “Penso ancora di poter essere sul tappeto e attivo come lo sono stato per otto anni. Sto gradualmente iniziando a gestire la nuova generazione. Sto trasmettendo le mie conoscenze e idee. Tra otto anni me ne andrò”. Ma tranquillizziamoci, non andrà lontano. “Poi avrei ancora più tempo da dedicare ad aiutare la mia gente. Continuerò a dedicarmi ai bambini e ai poveri. Voglio fornire loro cibo, lavoro, speranza e soprattutto amore”.
La parola è questa: amore! Questo è ciò che Gianni ha dentro di sè. È un amore che ha intenzione di continuare a dare attraverso lo sport ed il judo in particolare. Un amore senza il quale nulla è possibile o più esattamente grazie al quale tutto è possibile.