Il nome di Laura Di Toma ha ottenuto l’approvazione di tutti ed alla fine di una lunga attesa è a lei che è stata affidata la Direzione Tecnica Nazionale del Judo italiano.
Profilo straordinario da atleta con una finale mondiale nella storica prima edizione femminile newyorkese del 1980 e dieci medaglie nei campionati d’Europa con quattro titoli (1974, 1976, 1980, 1983), Laura Di Toma ha costruito tutta la sua vita nel mondo del judo facendosi apprezzare per competenza, disponibilità, duttilità, ma in particolare per quell’onestà intellettuale e quell’umanità forgiate dall’esperienza del terremoto in Friuli quando, all’apice della carriera agonistica, fu capace di soccorrere la sua Osoppo rasa al suolo dalle scosse, riscostruire anche casa nella quale viveva con i genitori, pur continuando ad allenarsi con modalità determinate dal tempo e dalla situazione emergenziale, sviluppando una perseveranza che è diventata la cifra del suo carattere.
Laura Di Toma dopo la lunghissima e prestigiosa carriera da atleta è stata tecnico di club, tecnico delle nazionali giovanili e della prima squadra anche con l’incarico di Team Manager nel corso della Direzione Tecnica affidata a Kyoshi Murakami nel 2015 e terminata con le Olimpiadi a Tokyo.
Proprio dopo Tokyo, in occasione dell’assemblea federale, Laura Di Toma ha aperto un altro capitolo della sua grande storia di Judoka quando è stata eletta nel consiglio del settore judo in quota rappresentante dei tecnici.
Un compito di rappresentanza che, a questo punto, abbraccia anche la direzione tecnica.
L’impresa è certamente complessa ed articolata e, da una Donna come Laura Di Toma, primo Direttore Tecnico donna del Judo italiano, richiederà il massimo impegno.
Ma per Laura Di Toma, che per il judo il massimo impegno lo ha messo sempre, non sarà certo un problema metterlo anche quest’altra entusiasmante impresa.
Qualche curiosità...
Diversamente da quanto si possa immaginare sono diverse le donne incaricate alla direzione tecnica nazionale del judo o alla direzione della squadra maschile.
Per esempio la francese Brigitte Deydier, che guarda il caso è stata titolatissima avversaria proprio di Laura Di Toma, assunse la direzione tecnica del judo francese nel quadriennio 2005-2009, mentre Martine Dupond che il presidente della federazione francese di judo, Stephane Nomis, ha scelto per la gestione post Tokyo 2020, preferendola ad altri due candidati uomini (Max Bresolin e Vincent Rognon), è stata garbatamente respinta da un’altra donna, Roxana Maracineanu, ministro dello sport, cui spetta per procedura la convalida o meno della proposta del presidente.
Motivazione? Le modalità di gestione ritenute “molto dure”.
Ma c’è anche Maria Pekli, australiana cinque volte olimpionica e di bronzo a Sydney 2000, quando proprio in quella finale olimpica ebbe la meglio sulla nostra Cinzia Cavazzuti, che ha ricevuto l’incarico della direzione tecnica della Judo Federation of Australia (JFA) nel 2017.
Oppure Marie-Helene Chisholm, norvegese quinta ad Atene ed ai Mondiali 2005, che dal 2013 ricopre l’incarico di High Performance Manager per la federazione judo canadese.
E concludendo è doverosa la citazione per Yuko Fuji, dal 2018 incaricata alla guida della squadra maschile di judo del Brasile, paese tradizionalmente ‘macho’, dov’è andata a sostituire Luiz Shinohara, il quale commentò così: “Non importa se sei donna o uomo, ma l’unica cosa che conta è la competenza”.