Roma, 17 aprile 2020 - Siamo a Tampere, in Finlandia, ed è il 2006. Luca Valdesi è appena stato incoronato campione del mondo per la seconda volta. Replica esatta di ciò che accadeva soltanto due anni prima a Monterrey, in Messico.
In questo abbraccio vediamo Andrea Valdesi, il padre di Luca che lo ha cresciuto come uomo e come sportivo, anche lui maestro di karate.
Andrea, orgoglioso e presente, lo seguiva ovunque e a sue spese. Non importava che le gare fossero in Messico, piuttosto che in Europa, in Brasile o in Giappone: il papà di Luca Valdesi c’era sempre.
È un abbraccio liberatorio. Per tutti i sacrifici e gli allenamenti, per la cura dei particolari e dei minimi dettagli che tanto caratterizzano il kata. Un abbraccio liberatorio, dunque, e uno sfogo. Uno sfogo pieno di gioia che, oltre alla tensione e alle pressioni dello sport, racconta l’amore fra un padre ed un figlio.
Andrea, stretto tra le braccia del figlio, entrambi avvolti da una rassicurante bandiera italiana, si lascia andare alla contemplazione dell’energia di Luca, con gli occhi chiusi, in un abbraccio che libera e giustifica i sacrifici dei grandi atleti e dei grandi campioni.
La foto è di Emanuele Di Feliciantonio, fotografo ufficiale FIJLKAM.