La XVII Olimpiade: Roma 1960 (V)

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Roma 22 ottobre 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!

Il Villaggio Olimpico

Oltre a costruire adeguati impianti sportivi, nel 1960 si doveva dare ospitalità a circa 8.000 persone, tra atleti, accompagnatori e giornalisti. «Occorreva creare un ambiente sereno, accogliente, dalla gradevole architettura distensiva, con ampi spazi verdi, luoghi di convegno e di riposo, nel quale gli atleti potessero ritemprare le loro energie; costruire insomma una piccola città autosufficiente che fosse in grado di lasciare pienamente soddisfatti gli ospiti di una così importante manifestazione. Erano problemi colossali che a prima vista apparvero insolubili».
Compiuti i necessari studi preliminari e tenuto conto del parere del ministro dei Lavori Pubblici, Giuseppe Togni, si optò per un’area in posizione non periferica, contrariamente a quanto era avvenuto a Melbourne. Il 30 ottobre 1957 l’apposita commissione scelse il Campo Parioli, vicino agli impianti del Foro Italico e dell’Acqua Acetosa. Con questa decisione si potevano soddisfare tre urgenti necessità della capitale: offrire ospitalità agli atleti della XVII Olimpiade, realizzare un imponente complesso residenziale per il ceto medio, bonificare una zona dove centinaia di famiglie si agglomeravano in squallidi tuguri.
Il nuovo quartiere, infatti, sorse grazie a un’apposita convenzione con il CONI, secondo la quale l’INCIS, valendosi delle disposizioni della legge 2 luglio 1949, n. 408 (legge Tupini), avrebbe proceduto alla costruzione degli alloggi per ospitare i partecipanti alle manifestazioni olimpiche, destinandoli poi agli impiegati dello Stato. «La realizzazione romana, non si fonda sul carattere contingente dei Giochi, ma deve restare come solido patrimonio urbanistico della Città. Tutta l’opera costerà 8 miliardi e la futura “Città dei 10 mila” (così sarà ribattezzato il “Villaggio Olimpico”) continuerà a vivere come zona residenziale».
Il progetto del piano urbanistico e delle residenze venne affidato (con trattativa privata) agli architetti Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco e Luigi Moretti.

1. 1. Planimetria Villaggio Olimpico

Dopo la cessione dell’area, di proprietà comunale, si procedette allo sbaraccamento delle fatiscenti costruzioni sorte abusivamente e alla demolizione di ciò che restava del vecchio ippodromo.
La cerimonia per la posa della prima pietra del Villaggio Olimpico si svolse il 10 maggio 1958, alla presenza del ministro Togni, del sindaco Cioccetti, del presidente dell’INCIS e del vicepresidente del CONI. Per l’occasione al centro del Villaggio venne collocato un cippo romano antico su cui era incisa la scritta “Villaggio Olimpico 1960” sotto i cinque cerchi: al suo interno s’introdusse la pergamena con le firme delle autorità e dei progettisti. I lavori ebbero inizio in ottobre, completato lo sgombero del Campo Parioli. Furono divisi in cinque lotti, ognuno dei quali raggruppava fabbricati contigui e con caratteristiche simili, ed eseguiti da 35 imprese, che impiegarono in media 900 operai al giorno (con punte di 2.000), per un totale di 500.000 giornate lavorative. Tutto si svolse sotto il controllo dei tecnici dell’INCIS, guidati dal segretario generale dell’ente, ing. Allegra. Il 4 marzo 1959, alla copertura del primo edificio, il cantiere ricevette la visita del Capo dello Stato, Giovanni Gronchi.
I progettisti «previdero, su una superficie complessiva di circa 35 ettari, palazzine da 2 a 5 piani, di tipo modernissimo, circondate da zone verdi di pini, lecci ed allori, e che risultassero sollevate da terra su pilastri di cemento armato [2.760 in totale]. Ciò per lasciare completamente libero e tutto percorribile il piano terreno destinato ad ampi spazi ombrosi per il riposo, a comunicazioni pedonali, e allo scopo di permettere l’inserimento continuo di prati e di verde tra le palazzine». Oltre a moltissimi arbusti e cespugli (circa 8.000), nel Villaggio furono piantati 800 alberi d’alto fusto.
Si è rispettato al massimo l’ambiente naturale, anzi si è fatto del verde l’elemento più importante del progetto. Con un sapiente gioco di volumi gli edifici sono disposti in maniera tale da lasciare libera la visuale sia verso la collina di villa Glori che verso le sponde del Tevere, armonizzandosi con il paesaggio. «Il visitatore viene subito colpito dalla spaziosità delle prospettive, dalla compostezza degli edifici e dalla perfetta visibilità della linea dei colli. L’inusitata prospettiva creata dai “pilotis”, con la totale apertura dei pianterreni, fra i quali giocano le distese di prati e di aiuole, presenta interessanti inquadrature». Dei 35 ettari del Villaggio ben 16 sono stati destinati al verde, 12 a strade (di larghezza variabile da 12 a 3,50 metri), piazze e marciapiedi, e 7 alle residenze, ossia appena il 20%.

2. 3. Villaggio Olimpico

Il Villaggio romano è composto da 1.348 appartamenti (714 a est del viadotto, 634 a ovest), con 4.723 vani utili e 2.960 vani di servizio, per un volume totale di 582.568 mc. «Le diverse soluzioni architettoniche sono fortemente unificate dalla scelta di alcuni elementi comuni: oltre ai pilotis, i marcapiani in cemento, le finestre a nastro verniciate di bianco, i “torrini” sulle terrazze di copertura e la cortina di rivestimento di un color giallo dorato».
Tutti gli appartamenti «dispongono di un funzionale ingresso, di un ampio soggiorno-sala da pranzo e di un’altrettanto ampia cucina. Il tipo di appartamento medio è quello a tre stanze; in esso la cucina comunica con un comodo terrazzino, al quale è altresì possibile accedere da una delle camere da letto. I doppi servizi sono una caratteristica di alcuni degli appartamenti a 5 vani utili.
Le rifiniture interne risultano piacevolmente razionali, eleganti. Esse sono costituite da pavimenti in marmette di graniglia di marmo, infissi tamburati in abete (mentre gli infissi esterni sono metallici), rivestimenti in maioliche per i servizi e carte da parati alle pareti, con zoccoletti battiscopa in marmo».
All’epoca dei Giochi i soli edifici pubblici non provvisori del quartiere erano la scuola (preesistente) e il mercato coperto a pianta esagonale. Venne destinata a parcheggio la vasta area risultante dalla demolizione dell’ippodromo di Villa Glori e del cinodromo della Rondinella, sulla destra del viale de Coubertin.
«Si può lecitamente affermare – scrisse il giornalista Ettore Della Riccia – che, in Roma, è questo il primo caso di edilizia sovvenzionata in cui non solo si è raggiunta una unità architettonica concettuale e formale, ma si è anche realizzata una coesione completa tra architettura e disposizione urbanistica».

3. 4. Villaggio Olimpico

Il Villaggio venne consegnato al CONI il 4 giugno 1960, nel corso di una cerimonia alla quale parteciparono il presidente del Consiglio, Fernando Tambroni, il ministro dei Lavori Pubblici, Giuseppe Togni, il presidente dell’INCIS, avv. Umberto Ortolani, il presidente del CONI, avv. Giulio Onesti, l’on. Giulio Andreotti, ministro della Difesa e presidente del Comitato Organizzatore dei Giochi, e molte altre personalità. L’apertura ufficiale avvenne il 25 luglio: le bandiere del CIO e delle 84 nazioni partecipanti salirono sui pennoni al suono dell’Inno del Sole di Mascagni.
Il Villaggio fu recintato con 4.300 metri di rete metallica stampata, in cui si aprivano 27 cancelli. Nella stessa area, come a Melbourne, erano compresi il Villaggio maschile e quello femminile, dislocato intorno a via Gran Bretagna, con un cancello verso il viale de Coubertin e un altro verso l’interno.

4. 5. Villaggio Olimpico arredi

Il Villaggio Olimpico «è senza dubbio uno dei migliori quartieri d’iniziativa pubblica realizzati a Roma, certamente il primo in cui siano stati applicati con coerenza i principi dell’urbanistica del Movimento Moderno. Gli anni sembrano confermare la bontà di quella scelta» (P.O. Rossi). Il Villaggio vinse il Premio regionale IN/ARCH 1961 per il Lazio.

5. 6. Villaggio Olimpico arredi

Didascalie

In copertina: Foto aerea che mostra il Villaggio Olimpico, il Viadotto di Corso Francia, il Palazzetto dello Sport e lo Stadio Flaminio.

1. Planimetria del Villaggio Olimpico.

2.-3. Prospettive degli edifici.

4.-5. Bozzetti per l’arredamento degli alloggi.

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