Le antiche Olimpiadi: i campioni (IV)

images/large/2._Coppa_con_pancraziasti_Londra.jpg

Roma 8 giugno 2021 Riprende la nostra amata rubrica alla scoperta delle antiche Olimpiadi assieme all'Arch. Livio Toschi nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!

Arrichione di Figalia

Figalia era una città dell’Arcadia, famosa soprattutto per il tempio di Apollo Epicurio, costruito nel 425-20 a.C. dall’architetto Ictino sul monte Kotỳlion, nell’odierna località di Basse. Importante è il fregio, che correva internamente sui lati della cella e rappresentava una Centauromachia e una Amazzonomachia (ora al British Museum di Londra).
Arrichione (o Arrachione) era un pancraziaste. Il pancrazio, sconosciuto a Omero, nacque dalla combinazione di lotta e boxe, non consentendo però l’uso degli imantes, una sorta di guantoni dei pugili moderni. Affermava Filostrato: «Fra tutte le attività atletiche la più apprezzata è il pancrazio», ma gli arbitri faticavano a mantenere gli incontri entro limiti accettabili, evitando danni seri ai concorrenti. Cosa difficile, visto che era lecito colpire con pugni e con calci (laktizein), anche nello stomaco (gastrizein), persino saltando addosso all’avversario, e si poteva strangolare (anchein) e fare torsioni alle braccia e alle gambe (strebloein). In un’anfora a figure nere del IV secolo a.C. si vede un atleta che con il braccio sinistro stringe il collo dell’avversario con una mezza “cravatta” e, mentre quello cerca di liberarsi, sta per colpirlo con il pugno destro dall’alto. Luciano di Samosta nel dialogo Anacarsi ha descritto una fase dell’allenamento: «Uno solleva l’avversario per le gambe e lo sbatte a terra, poi gli piomba sopra e non gli consente di alzare la testa, premendolo giù nel fango. Infine gli si avvinghia al ventre con le gambe e gli punta il gomito alla gola».
Le uniche azioni proibite erano mordere (daknein) e “strappare”, infilando le dita negli occhi, nel naso o nella bocca (oryttein); ma, secondo Filostrato e Pausania, a Sparta si consentivano anche quelle.

1. 1. Pancraziaste che si arrende Atene
Si combatteva in piedi e – al contrario della lotta – anche a terra (questa azione prendeva il nome di alindesis o kylisis = rotolamento), senza limiti di tempo. Ci si poteva lasciar cadere volontariamente sul dorso (yptiazein) per difendersi meglio – come «una volpe che arresta riversa l’assalto vorticoso dell’aquila», ha scritto Pindaro – o per rovesciare l’avversario, tirandolo per le braccia e piazzandogli un piede sull’addome: una mossa simile al tomoe-nage nel judo. Bloccare l’avversario a terra di fronte o da dietro, avvinghiandolo con le gambe per colpirlo con pugni o applicare leve e strangolamenti, si diceva klimakizein (klimax = scala). Questa tecnica è mostrata nel famosissimo gruppo marmoreo conservato alla Galleria degli Uffizi.
Gli incontri cessavano solo con la resa di un pancraziaste (apagoreusis): bisognava alzare il braccio destro e distendere l’indice, come nel pugilato, oppure battere sulla spalla dell’avversario. A ragione Senofane definiva il pancrazio «prova durissima».
In allenamento si utilizzava il korykos, un sacco di cuoio appeso al soffitto e riempito di cereali, di farina o di sabbia, insomma una sorta di punching-ball, e si saltava sul posto (anapedaein) tirando calci all’aria.
2. 3. Bronzetto con pancraziasti Ginevra
Il povero Arrichione fu il primo atleta a servirsi di un allenatore, un certo Erissia, ma non gli portò bene. Costui, infatti, nel 564 a.C. lo spronò a non arrendersi nel pancrazio, a costo della vita. Dopo aver vinto ai Giochi del 572 e 568 a.C., Arrichione si presentò a Olimpia e vi morì per conquistare il suo terzo successo: mentre l’avversario lo stava strangolando dopo averlo bloccato a terra da dietro con una presa a forbice delle gambe, Arrichione riuscì ad afferrargli un piede e gli fratturò l’alluce, costringendolo alla resa proprio quando lo strangolamento otteneva il suo funesto effetto. I giudici, pertanto, incoronarono un cadavere: così scrivono Pausania e Sesto Giulio Africano. I concittadini gli dedicarono una statua in pietra nell’agorà di Figalia.

3. 4. Trojano Arrichione

Didascalie:

In copertina: Coppa a figure rosse con al centro due pancraziasti scorretti che l’arbitro sta per bloccare (500-480 a.C.) – British Museum, Londra

1. Medaglione di una coppa a figure rosse: un pancraziaste si arrende alzando l’indice della mano destra (520-510 a.C.) – Museo dell’Agorà, Atene

2. Bronzetto con due pancraziasti – Collezione privata, Ginevra

3. Disegno di Lucio Trojano, che raffigura Arrichione (dal libro C’era una volta Olimpia, di Livio Toschi)

Altre News