Olimpia romana
La Macedonia divenne provincia romana dopo le vittorie di Tito Quinzio Flaminino su Filippo V a Cinocefale (197 a.C.), di Lucio Emilio Paolo su Perseo a Pidna (168 a.C.) e, ancora a Pidna, di Quinto Cecilio Metello su Andrisco (148 a.C.). Nel 146 a.C. il console Lucio Mummio sconfisse la Lega Achea a Leucopetra: Corinto fu distrutta (nello stesso anno venne rasa al suolo anche Cartagine) e la Grecia annessa alla provincia di Macedonia, ma i Giochi Olimpici continuarono, aprendosi anzi a tutti i cittadini dell’impero. Olimpia, dunque, conservò il suo prestigio per molto tempo dopo che la libertà della Grecia era solo un ricordo.
Lo stesso Mummio dopo la sua vittoria offrì a Olimpia 21 scudi dorati, che furono fissati sulle metope dei frontoni del tempio di Zeus. Gli imperatori Augusto, Nerone e Adriano eseguirono numerosi restauri, ampliarono il recinto sacro e aggiunsero dei nuovi edifici. Costruzioni romane sono le terme a ovest presso il fiume Cladeo (pavimenti a mosaico e pareti di marmo policromo) e il limitrofo ostello; le terme a sud, accanto al Leonidaion; l’arco di trionfo a sud e la cosiddetta villa di Nerone a est; il tunnel a volta che conduceva allo stadio, lungo 32 metri e largo 3,70.
Per onorare la moglie Regilla, inoltre, a metà del II secolo d.C. Erode Attico costruì un acquedotto che culminava in un ninfeo presso il tempio di Era. Così finalmente poté eliminare i pozzi, fornendo acqua in abbondanza al santuario.
1.
I principali giochi romani ispirati al modello greco, tutti quadriennali, furono gli Actia a Nicopoli (28 a.C.) e i Sebasta isolimpici, ossia una manifestazione che ricalcava in tutto le Olimpiadi, a Napoli (2 d.C.), ambedue istituiti sotto Augusto; i Capitolia di Domiziano a Roma, in onore di Giove Capitolino (86 d.C.); gli Eusebeia di Antonino Pio a Pozzuoli, in onore del padre adottivo Adriano (138 d.C.). Queste quattro competizioni costituirono la nea periodos (nuovo circuito), mentre i giochi Olimpici, Pitici, Istmici e Nemei rappresentavano l’archaia periodos (vecchio circuito). Le corone per i vincitori dei Sebasta erano di spighe, quelle per i vincitori dei Capitolia erano di quercia.
Vanno inoltre menzionati i Neronia di Roma, disputati una sola volta nel 60 d.C. Nel 132 il colto imperatore Adriano istituì le Panellenie di Atene, forse per sostituirle alle Olimpiadi. In ogni caso il progetto fallì perché gli atleti non vollero abbandonare i giochi sacri a Zeus.
2.
I lottatori più prestigiosi dell’epoca romana furono Tiberio Claudio Patrobio di Antiochia, olimpionico nel 49, 53 e 57 d.C., periodonikes (chi conquistava la corona nei 4 giochi del circuito greco); M. Aurelio Ermagora di Magnesia al Sipilo, olimpionico nel 177, vincitore in totale di 156 agoni; M. Aurelio Asclepiade di Alessandria, olimpionico nel 193 e nel 197, due volte periodonikes.
Tra i pancraziasti ricordo T. Flavio Artemidoro di Adana, olimpionico nell’85 e 89 d.C., periodonikes, citato negli Epigrammi di Marziale; T. Flavio Archibio di Alessandria, olimpionico nel 101 e 105, ma anche quattro volte vincitore sia ai Giochi Delfici, sia ai Nemei, sia ai Capitolia; M. Aurelio Demostrato Damante di Sardi, olimpionico nel 173 e 177, due volte periodonikes, che s’impose complessivamente in 108 agoni e fu presidente e gran sacerdote dell’associazione degli atleti professionisti; M. Aurelio Asclepiade di Alessandria (detto Ermodoro), olimpionico nel 181, periodonikes, che fu presidente a vita dell’associazione degli atleti e sovrintendente agli stabilimenti termali dell’imperatore Commodo; C. Perelius Aurelius Alexander di Tiatira, in Lidia, olimpionico nel 209, periodonikes, che rivestì importanti cariche nell’associazione degli atleti.
3.
Didascalie:
In copertina: I resti delle terme romane presso il fiume Cladeo
1. Bronzetto di epoca romana che raffigura un pancraziaste nell’atto di calciare – Louvre, Parigi
2. Lastra in marmo, 97 x 147 cm – Museo Archeologico Nazionale, Napoli / All’interno del riquadro in alto e delle 17 corone a rilievo sono incise le 156 vittorie del lottatore Marco Aurelio Ermagora
3. Ricostruzione del ninfeo di Erode Attico (II secolo d.C.), che fornì acqua in abbondanza a Olimpia (disegno di Hans Schleif)