Roma, 7 luglio 2023 – “Come ha detto il Presidente, stiamo parlando di tre colossi della nostra federazione”. Possiamo iniziare da queste parole di Cinzia Colaiacomo e del Presidente Falcone per raccontare la splendida giornata di oggi. Alle 15:00, in un’aula magna gremita ed emozionata, ha avuto inizio la piccola ma importante cerimonia per Silvio Di Francia, Lucio Caneva e Claudio Guazzaroni, ai quali la federazione tutta ha voluto intitolare rispettivamente l’aula magna, la palestra di lotta e la palestra di karate.
Al tavolo centrale c’erano il Presidente Falcone, il segretario Massimilano Benucci, Roberto Taviani, Gianni Morsiani, Riccardo Viola e Alessio D’Amato. In platea, poi, tantissime persone che hanno potuto prendere parola per ricordare questi tre grandi uomini del mondo FIJLKAM.
A Silvio Di Francia, dunque, è stata intitolata l’aula magna. Lui che è stato un grande uomo di sport, judo nello specifico, ma anche un grande uomo della politica e della cultura. “Con Silvio siamo stati consiglieri regionali e abbiamo fatto il percorso insieme – ha detto Colaiacomo – Da lui ho imparato davvero molto, era eccezionale. Amava molto la condivisione e, per lui, avere tre discipline era la nostra forza. Veniva sempre alle gare di karate, specialmente quelle dei bambini. L’ho visto premiare 350 bambini uno dietro l’altro”.
Inoltre, Riccardo Viola ha consegnato al padre di Silvio la stella al merito sportivo.
A Lucio Caneva, indimenticabile Team Manager della nazionale, è stata invece intitolata la palestra di lotta del Centro Federale. “Le gesta di Lucio Caneva le conosciamo tutti – ha detto ancora Cinzia Colaiacomo – Le sue opere sono visibili a tutti ed ho un grande rispetto per lui e per tutto quello che ha fatto per questa federazione”.
A Claudio Guazzaroni, grandissimo atleta e allenatore olimpico di kumite, è stata infine intitolata la palestra di karate del Palazzetto. “Claudio era prima di tutto un amico, ma anche di più, lo considero un fratello – ha detto ancora la consigliera del karate - Siamo partiti insieme con la Nazionale e ciò che lui trasmetteva, soprattutto agli atleti, era la sua genuinità. Tutto ciò che sapeva ed aveva appreso da atleta e da tecnico ha saputo trasformarlo e donarlo ai suoi atleti”.
Su di lui, è intervenuto anche Luigi Busà con parole molto emozionanti: “Claudio è stato trent’anni sulla sedia al mio fianco, pronto ad abbracciarmi dopo una vittoria e a darmi una pacca sulla spalla dopo le sconfitte. Il percorso di Tokyo, poi, è stato qualcosa che va oltre lo sport. Per esserci ha dovuto lottare contro la sua malattia. Ha fatto la prima terapia e mi ha raggiunto. Gli sarò sempre grato perché senza di lui, e non solo alle Olimpiadi, non avrei potuto vincere tanto. Era così silenzioso e genuino che la sua mancanza è davvero grande”.