Roma, 18 aprile 2019 - Ad Europei conclusi, quello che resta sono le tre medaglie conquistate dall’Italia in tre stili diversi, un’impresa unica sotto tutti i punti di vista. Tolta la conferma di Frank Chamizo, al terzo titolo in tre categorie differenti, ci si sofferma sulle sorprese continentali: quelle di Aurora Campagna, argento nei -62 kg, e di Daigoro Timoncini, bronzo nei -97 kg. Due atleti molto diversi fra loro, ma con un grande punto in comune: la maturità di mettersi in gioco, senza fretta, passo dopo passo.
Aurora Campagna a soli 20 anni è riuscita ad arrivare in finale ai Campionati Europei senior lasciando tutti a bocca aperta, lei stessa compresa: “Non è una cosa così semplice, soprattutto alla mia età. Nessuno se lo aspettava da una ragazzina sbucata dalla classe junior e invece…”. E invece il suo percorso è stato ottimo superando in successione atlete più quotate e con più anni di esperienza di lei, fino alla finalissima con la bulgara Taybe Mustafa Yusein: “Lei era la Campionessa del Mondo e d’Europa in carica, sulla carta poteva non esserci storia, ma io ci credevo e non l’ho lasciata vincere facimente. Avrei forse potuto giocarmi qualcosina in più, ma sentivo l’emozione, poi ho capito che sono ancora giovane e che per arrivare in alto si deve mettere un piede dietro l’altro”. Dopo il bronzo ai Mondiali junior nel 2018 per la savonese era arrivata una chiamata speciale: “Sono entrata a far parte del Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro ufficialmente poco prima della rassegna continentale. La mia vita ora cambierà, è sempre stato il mio sogno quello di poter vivere della mia più grande passione e di trasformare la lotta in un lavoro. Fortunatamente sono riuscita già a ripagarli della fiducia diventando la prima donna delle Fiamme Oro a conquistare una medaglia europea nella lotta”. Dopo la conquista della finale a Bucarest, invece, è stata lei a premere il tasto verde del telefono: “Presa dall’emozione ho chiamato subito mia madre, poi mio padre e a ruota gli amici, i compagni di palestra, chiunque. Lo volevo urlare al Mondo”. E ora? “Una piccola pausa e poi si riprende a maggio con gli allenamenti, sono più carica di prima”.
Daigoro Timoncini è un guerriero a 360°. A 33 anni è riuscito finalmente a salire sul podio continentale per la prima volta, e fa specie per uno che ha già partecipato a ben tre Olimpiadi (Pechino 2008, Londra 2012, Rio 2016). “C’è sempre una prima volta per tutto. Le premesse iniziali erano catastrofiche – scherza - poi si è risolto tutto nei migliore dei modi. Diciamo che alla mia età gli acciacchi di una vita agonistica si iniziano a sentire, c’è stato un peridoo in cui passavo 4 ore in palestra e 3 ore a fare fisioterapia, mi dovevo e mi devo preservare. Nel complesso la gara è andata molto bene, ho incontrato avversari che avevo già battuto in passato, alcuni avevano timore, altri mi hanno sottovalutato...sbagliando!”. Una medaglia di bronzo che arriva dopo un rientro voluto e su cui il faentino ha riflettuto molto: “Il tempo passato fuori dalla materassina mi è servito, ho pensato a tante cose, a come migliorare, ed è arrivata la maturità giusta per tornare a giocarmi qualcosa di importante. Lo scorso anno sono successe molte cose. La vita a volte ti copisce duro, sei tu che devi imparare a reagire: ciò che non ti uccide ti fortifica e io ne sono uscito più forte di prima”. Tante sono state le dimostrazioni di affetto e i complimenti nei confronti di Daigoro che è ormai diventato un punto di riferimento per il mondo della lotta e non solo: “Sarà perché sono il più vecchio! – esclama ridendo – Per me conta molto, ho sempre cercato di lasciare qualcosa di buono a chi incontro sul mio cammino, di dare il buon esempio, e mi fa piacere che in molti lo abbiano colto. Ho sentito il calore della gente, mi rende felice perchè anche questo fa parte del mio bagaglio sportivo”. Ma occhio a parlargli di Tokyo 2020, quella che sarebbe la sua quarta Olimpiade: “Voglio restare coi piedi per terra. Ora sto andando avanti passo dopo passo fissandomi degli obiettivi senza volare troppo in alto, la maturità sta anche in questo. Punto a fare bene ai Mondiali di settembre in Kazakistan, quelli saranno fondamentali”. Possimo step? “Ci saranno gli European Games di Minsk a giugno, ma ancora prima la tappa italiana di Ranking Series a Sassari alla quale deciderò se partecipare insieme al Team Manager Lucio Caneva e a tutto lo staff. A 33 anni bisogna saper scegliere se e quando vale la pena di gareggiare. Di sicuro adesso mi riposerò un po’ e a maggio tornerò ad allenarmi pronto a ripartire”.