Roma, 15 giugno 2020 – Il viaggio di Ciro è finalmente iniziato. Venerdì mattina, di buonissima ora, carico di bagagli, volontà e soprattutto tanta motivazione, l’avventura ha cominciato a prender forma. Ciro Russo è un lottatore della nazionale italiana, lo sapete, e in questo momento sta intraprendendo un viaggio in bicicletta da Torino a Roma, passando per la famosa via Francigena, la via dei pellegrini. Ma è un allenamento? Beh, in questo periodo in cui allenarsi in palestra è stato piuttosto difficile, Ciro ci ha raccontato di aver escogitato dei metodi alternativi: “Avevo fatto solo due settimane di allenamento con la bici, quindi non sono ancora molto abituato”. Ma più che altro, questo viaggio è una campagna di raccolta fondi per qualcosa a cui Ciro è molto legato: la lotta contro il cancro sostenuta dalla Fondazione AIRC. “Le motivazioni sono fortissime”, assicura il lottatore torinese. Sono circa 1000 km in un massimo di 10 giorni, la sfida non è da tutti.
La preparazione alla partenza, come in ogni sfida che si rispetti, non è stata particolarmente tranquilla, soprattutto la sera precedente. “Ero pieno di piccoli affari da sbrigare e tutta una serie di aspetti logistici, tra bagagli e kit di riparazione. Ma soprattutto c’era tutto l’aspetto mentale per cui non mi sentivo veramente pronto, visti i pochi allenamenti precedenti. Non sapevo cosa mi aspettasse, come un lungo viaggio verso l’ignoto. Un conto è leggere una guida, un conto è partire. Allo stesso tempo, c’era tanta positività: con un po’ di tenacia e di grinta ce l’avrei fatta. Tra il positivo e l’agitato, con lo stomaco un po’ sottosopra come prima di un’importante gara di lotta, mi sono messo a letto alle 23:30, ma prima delle 2:00 non ho chiuso occhio”.
Poche ore più tardi, il suono della sveglia impostata alle 5:45 richiamava Ciro all’ordine ed il viaggio cominciava davvero. Colazione, cambio, e via a piazza Vittorio (Torino) con tutta la positività possibile, anche perché il cielo smentiva le previsioni del giorno prima: “Era il primo buon segno. Durante la notte, la pioggia era scesa incessante ma poi, al momento della partenza, aveva smesso”.
Ancora un po’ in subbuglio per via dell’emozione, non restava che mettersi sotto e iniziare a pedalare. “E lì è partito il viaggio”.
La prima fermata è stata a Chivasso, dove poter ritirare le credenziali del pellegrino registrando le tappe che vengono fatte. “Serve come testimonianza e per ritirare poi un documento a Roma, in piazza San Pietro, che attesti la fine del pellegrinaggio. Inoltre dà accesso a sconti lungo il tragitto. Il signore incontrato a Chivasso mi ha dato subito la prima dritta fondamentale: ‘Guarda che ha piovuto tutta la notte, mi raccomando di non prendere la Francigena fino a Vercelli o rimani impantanato di certo, prendi l’asfaltata’. Non me lo sono fatto ripetere e ho seguito i suoi consigli.”
Pedala e pedala, nel primo giorno il nostro Ciro ha attraversato gran parte del Piemonte. Da Torino fino a Casale Moferrato solcando le statali, a Mortara ha finalmente preso la via Francigena che, scavalcando il primo confine della Lombardia, lo ha portato a destinazione: Garlasco. “Il tempo è stato bellissimo, senza neanche una goccia di pioggia, e un panorama molto particolare. Nel Vercellese soprattutto, mi sono imbattuto in moltissime risaie che mi regalavano questo forte odore salmastro, come di alga di mare, e sono stato accompagnato da tanti aironi che insieme a me solcavano le strade e i campi piemontesi.”
Ancor prima di arrivare a Garlasco, il primo traguardo è stato raggiunto: cifra 100. “Era un po’ il momento clou. Durante i miei allenamenti sono arrivato al massimo a una settantina di km, e arrivare a 100 km il primo giorno è stata di certo una grande emozione.”
A Garlasco, Ciro si è rifugiato in un B&B per il meritatissimo riposo dopo il primo grande scoglio. “Signori gentilissimi che hanno accettato di farmi fare colazione molto presto. Ho lavato i vestiti e ho mangiato in un ristorantino lì vicino. Un pochino gourmet, a dire il vero, non è un difetto in sé, ma io avevo bisogno di mangiare molto di più. Stavolta, rilassato, stanco e davvero soddisfatto, non ho avuto alcun problema ad addormentarmi e le mie otto ore di sonno non me le avrebbe potute togliere nessuno”.
Sabato mattina, di nuovo di buonissima ora, colazione fatta e bagagli in sella, la seconda tappa ha preso il via. Attraversando una parte di Lombardia e costeggiando il fiume Po, pronto a scavalcare il confine dell’Emilia Romagna, il meteo, di nuovo al contrario delle previsioni, offriva al nostro avventuriero quel bel sole che riscalda l’anima. “È stata una tappa bellissima, mi ha permesso di vedere Pavia e Piacenza per la prima volta, passando proprio al centro. È stato fantastico il tratto in cui la ciclabile sopraelevata ti fa costeggiare il fiume Ticino, nei pressi di Pavia”. Sì, una tappa bellissima, ma come ogni bellezza con un imprevisto dietro l'angolo: "Poco dopo Pavia, in uno sterrato, ho bucato la gomma posteriore. Ho dovuto sostituire la camera d'aria e, vi assicuro, sotto al sole non è esattamente piacevole. Fortunatamente avevo la scorta ed ora dovrò far riparare questa, in modo da non rimanere scoperto.".
Anche stavolta, sono stati circa 130 km in pianura, senza rilievi. “Sì, li ho affrontati abbastanza bene, anche se negli ultimi 15 km ho accusato un po’ di stanchezza. Non tanto sulle gambe, quanto più in generale. Mi sentivo fiacco”. Ma chiaramente Ciro ce l’ha fatta e a sera, come nelle previsioni, è approdato a Fiorenzuola d’Arda dove un’altra notte di meritato riposo lo aspettava. “Di questa tappa, la parte più complicata è stata quella dello sterrato. Mi ero allenato soltanto sull’asfalto prima d’ora e non immaginavo fosse una tale rogna. La giornata di sole è stata fantastica e la pianura, beh, è sempre un piacere”.
Di domenica mattina, non si riposa affatto, ma di buonissima ora ancora una volta, è arrivato il momento di ripartire. Un percorso, in questa terza tappa, che fa paura. Cominciano le salite, quelle toste davvero, e cominciano gli imprevisti. Dovevano essere 90 km, da Fiorenzuola d’Arda a Berceto, ma sono diventati 113, con un dislivello totale di 2197 metri. “Ho chiamato tutti gli ostelli di Berceto, ma non c’era nulla, neanche gli hotel mi rispondevano. Di dormire lì non se ne parlava neanche. Ho dovuto allungare fino a Pontremoli, in Toscana. È stata sicuramente una delle tappe più difficili”.
Dopo un dolce inizio di 25 km si è fermato a Fidenza per prendere un bel caffè con una cara amica. Ma, come si dice, non è che il preludio alle immense fatiche che di lì a poco lo avrebbero messo a dura prova. “A Fidenza è iniziata una lenta ma costante salita, la prima del viaggio, che mi ha portato fino al Passo della Cisa, un punto simbolico perché è il più alto di tutto il percorso, a 1041 metri. Nel complesso, è inutile nasconderlo, è stata molto dura. Ora che sono a Pontremoli, però, sono davvero soddisfatto”. Le difficoltà non si sono fermate alle salite, “Le prime della mia vita con 260 km già sulle gambe”, ma anche il sole ci ha messo del suo: “Un sole a dir poco cocente che, infatti, mi bruciato le braccia. Inoltre, mi ha fatto sudare tantissimo e la disponibilità di acqua è poca perché la trovo solo nei centri abitati e il rifornimento che posso fare non va oltre il litro mezzo, per questioni di peso e di spazio. Il dosaggio dell’acqua significa patire un pochino, ma poi, quando si arriva in cima, si dimentica tutto. Posso dirlo: da lottatore, ho combattuto col Passo della Cisa e ho vinto!”.
Dopodiché, una lunga discesa ha accompagnato Ciro verso Pontremoli. La fatica è tanta, la sfida è ardua, ma Ciro resta sempre sorridente e positivo. È la sua attitudine, sicuramente, ma è anche la missione a metterlo di buon umore. Non lo fa per sé, non lo fa per vezzo, lo fa per gli altri e per chi ha bisogno. La campagna di raccolta fondi sta andando bene e per questo il nostro lottatore dimostra tutta la sua gratitudine a chi sta sostenendo la sua causa. Ma non fermiamoci, continuiamo a donare, mentre Ciro Russo ci porta a spasso per l’Italia in questa avventura che, sullo sfondo di panorami mozzafiato, unisce lo sforzo fisico, la volontà e la determinazione alla solidarietà e l’attenzione per gli altri. Come ci insegnano, in realtà da sempre, i nostri amati sport.
Lunedì mattina si riparte con un’altra lunga tappa da Pontremoli a Massa, “dove finalmente vedrò il mare!”
L’appuntamento con il diario di viaggio di Ciro Russo è tutti i giorni sulle sue pagine social (FB e Instagram) attraverso dirette, foto e video, e qui sul sito Fijlkam, con i racconti e le testimonianze scritte. Ma se davvero vogliamo accompagnare Ciro nel suo viaggio, non ci resta che sostenere la sua causa e donare quel che si può per la lotta contro il cancro, cliccando qui.