Roma, 19 giugno 2020 – Continua senza sosta la lunga avventura di Ciro Russo in nome della lotta contro il cancro, in biciletta da Torino a Roma lungo la via Francigena.
Lo abbiamo lasciato domenica sera a Pontremoli, un paese del nord della Toscana da cui il lunedì mattina, come sempre molto presto, si è rimesso in sella puntando dritto il mare. Un percorso inizialmente in pianura, con una leggera inclinazione in discesa, nell’entroterra del carrarese dove ha toccato paesi come Ponticello, Villafranca in Lunigiana e Aulla arrivando anche a 50 km orari di velocità e immaginando il mare non così lontano. Prima di vedere il mare, però, un’ostica salita per arrivare a Ponzanello, approdando dunque solo per un momento in Liguria. I pochi chilometri rendevano davvero dura la salita che ha accompagnato Ciro fino a 633 metri di altezza: “da 0 a 600 in 6-7 km. L’ho dovuta affrontare con molta calma, ma una volta arrivato, oltre il panorama mozzafiato sul mare, c’era la vista della lunga discesa per la Liguria”. Sarzana, prima, e Luni Mare, poi, dove all’ora di pranzo, una bella pausa in riva al mare non gliela avrebbe tolta nessuno. “Un panino sugli scogli e la felicità dell’odore di salsedine che per un ragazzo piemontese è sempre straordinario”.
Con altri 20 km, a Massa, la quarta tappa di Ciro è giunta al termine: 71 km davvero intensi, con 1301m di dislivello, premiati però da una bella cena di pesce finale.
Al quinto giorno, con 440 km circa sulle gambe, Ciro sempre positivo ha dovuto affrontarne altri 100, superando così il traguardo di metà percorso. “Quella mattina le gambe, se possibile, stavano peggio della sera prima. Per fortuna il percorso non prevedeva salite esagerate. Giusto un paio di promontori. Addirittura dopo la colazione non riuscivo neanche a fare le scale e infatti nei primi 15 km sono andato pianissimo. Dopo un po’, però, si sono sbloccate e ho ricominciato a pedalare come si deve.”. Nel frattempo le donazioni continuavano ad arrivare dando a Ciro una fortissima motivazione, perché come ci ha detto il mental coach durante una delle dirette dal viaggio, la motivazione viene dal sentimento e con la voglia di riuscire cambia tutto.
Passando per Forte dei Marmi, Camaiore e Lucca, tra indicazioni stradali nascoste e gps, l’obiettivo finale era San Miniato. “Sono passato anche per il borgo di Pietra Santa, un posto bellissimo e caratteristico che non conoscevo e che ti immerge davvero nel Medioevo”.
La prima parte del viaggio, fino a Lucca dove ha fatto pausa pranzo, è stata illuminata da un bel sole; sulla seconda, non si può dire altrettanto: “Mentre mangiavo il mio bel panino ho visto le nuvole avvicinarsi ed ha iniziato a piovigginare”. Meglio ripartire subito, allora, così da mantenere la possibilità di fermarsi in caso di acqua a catinelle. “Ho iniziato a pedalare e, tempo mezzoretta, il diluvio non si è fatto aspettare. Le previsioni davano pioggia battente fino a sera e non mi rimanevano che due possibilità: fermarmi o portare a termine il compito della giornata. Mi sono armato di pazienza e di k-way, che poi a poco è servito, e sono finalmente arrivato a destinazione, letteralmente zuppo dalla testa ai piedi.”.
Arrivato a San Miniato, Ciro è stato ospite di un convento francescano: “Una bella esperienza, dove ho incontrato altri pellegrini con cui chiacchierare e mangiare insieme.”.
Mercoledì mattina, dopo parecchio tempo perso a rifare le valigie, Ciro ha avuto una bella sorpresa: la seconda foratura del viaggio. “Durante l’acquazzone del giorno prima mi si è bucata la ruota posteriore e ho dovuto prendere l’altro copertone di ricambio che avevo e sostituire la gomma. Sono partito, in ritardo, alle 8:30”. Gli obiettivi della giornata erano San Gimignano prima e Siena poi. Arrivato, di nuovo zuppo, alla prima tappa, è uscito fortunatamente il sole e Ciro ha potuto visitare il centro cittadino: “Ancora una volta davvero suggestivo, sembrava di essere nuovamente immersi nel Medioevo”. Ripartito in direzione Siena, ad accompagnarlo le fantastiche colline toscane erano lì, piene di viti e con paesaggi mozzafiato. Ondeggiando tra le colline, finalmente arrivato a Siena, in piazza del Campo una piacevole sorpresa, stavolta davvero, aspettava il nostro avventuriero: “Sono stato accolto da una parte della squadra Fiamme Oro. Sono venuti il mio allenatore Marco Papacci, il mio direttore tecnico Marco Arfè, il mio compagno di squadra Matteo Roccaro e la dirigente Roma del centro polifunzionale di Spinaceto, oltre alla dottoressa Petrone. Abbiamo mangiato e dormito tutti insieme proprio a piazza del Campo, in questa splendida città che è Siena, e abbiamo passato una bellissima serata. Ero davvero emozionato per il loro supporto.”.
Superate le grandi piogge, le forature delle ruote e le fatiche inevitabili di un viaggio del genere, il giovedì mattina, ormai Ciro è abituato, non può che cominciare in salita. “In salita, sì, in tutti i sensi. Letteralmente, per una sterrata molto tosta proprio subito dopo Siena, ma soprattutto metaforicamente. La sera precedente infatti, durante la cena con gli amici delle Fiamme Oro, il cellulare ha completamente smesso di dare segnali di vita, probabilmente per l’acqua del giorno prima”. Chiaramente Ciro non può farne a meno per continuare il suo viaggio fino a Roma, sia per il navigatore che per mantenersi in contatto con tutti coloro che lo stanno supportando in questa sua campagna benefica. “Ho perso tutta la mattina per cercare un altro telefono e sono riuscito a partire solo alle 11:30”.
La ripartenza, insomma, è stata piena di imprevisti ed anche il proseguire del viaggio ha dato filo da torcere al nostro lottatore. “La Toscana è incantevole, offre paesaggi bellissimi e indescrivibili però, ciclisticamente parlando, non si fa altro che incontrare salite e discese ripidissime. Da Siena a Radicofani sono un centinaio di km di sali e scendi”. Una vera faticata, dunque, per arrivare agli 800 metri di altezza della meta finale di giornata. “I primi 60 km dopo Siena erano tutti di sterrato e le salite in sterrato, vi assicuro, sono dure e fastidiose perché la ruota posteriore slitta spesso e volentieri.”.
Nonostante le ansie del ritardo, con la buona pazienza che lo contraddistingue, Ciro ha affrontato ogni salita piano piano, una alla volta, arrivando a San Quirico d’Orcia, la cui valle è a metà strada tra Montepulciano d’Abruzzo e Montalcino. “Ho avuto il piacere e l’onore di attraversare queste vigne che ci invidiano in tutto il mondo”, ci racconta Ciro, prima di ripartire in discesa e riposare un pochino in pianura. Infine, un’ultima salita di circa 600 metri di dislivello e il meritato arrivo a Radicofani. “Anche questo è un borgo storico molto bello, come tanti che ho incontrato in Toscana”.
Insomma, quattro giorni durissimi, bisogna dirlo. Ma come Ciro ci ha già detto, quando è la motivazione a farla da padrona sono davvero pochi gli ostacoli insormontabili. Se la strada è in salita, e spesso lo è sia letteralmente che metaforicamente, non resta che rimboccarsi le maniche e pazientemente affrontare una fatica alla volta, senza perdersi d’animo.
È questo lo spirito che Ciro Russo ci sta mostrando. Lo stesso spirito di chi è impegnato nella ricerca e nella lotta contro il cancro. Mancano soli tre giorni alla fine del viaggio con arrivo previsto per domenica a piazza San Pietro a Roma. È sempre possibile seguire il diario di viaggio tutti i giorni sulle pagine social di Ciro (FB e Instagram) attraverso dirette, foto e video, e qui sul sito Fijlkam, con l’ultimo racconto di lunedì mattina. Ma se davvero vogliamo accompagnare Ciro nel suo viaggio, non ci resta che sostenere la sua causa e donare quel che si può per la lotta contro il cancro, cliccando qui.