Roma, 23 novembre 2021 – La nazionale è appena rientrata dall’incredibile impresa dei Campionati Mondiali WKF 2021 di Dubai, dove ha ottenuto un incredibile bottino di 10 medaglie. 9 della squadra seniores e 1 del para-karate. Fra questi c’è l’oro storico della squadra maschile di kumite guidata da Savio Loria, oltre a 4 argenti e 5 bronzi. Abbiamo intervistato il Vicepresidente FIJLKAM Davide Benetello e il nuovo Direttore Tecnico Luca Valdesi, con i quali abbiamo affrontato i temi sportivi e dirigenziali che vengono fuori durante questi eventi internazionali unici al mondo. Quel che è uscito fuori da questi giorni di Campionato del Mondo è che siamo davvero fortissimi…
Abbiamo iniziato dal fantastico risultato della squadra maschile di kumite, una finale che mancava dal 1982 ed un oro che non era mai ancora arrivato: “Risultato storico – ha detto Davide Benetello – un risultato che lascerà una traccia per tutti i karateka italiani e del mondo per molto tempo. Un risultato che abbiamo cercato anche in passato, arrivando ai Mondiali con squadre che, dal punto di vista individuale, erano fortissime. Ci è sempre sfuggito questo oro, anche se per poco, forse per inesperienza o forse perché non ci credevamo abbastanza. Nel 2018 abbiamo fatto il primo passo con un bronzo che valeva oro. Dimostrando che le squadre, anche con atleti civili all’interno, rappresentano la forza dei nostri club sul territorio.
Tanti anni fa, nel 2004 abbiamo fatto medaglia in una squadra di cui ero il capitano. Conosco bene le dinamiche della squadra e la magia che si deve creare per ottenere un risultato storico. Ecco, questi ragazzi, ieri, hanno ottenuto qualcosa che alla partenza sembrava impensabile perché è una squadra giovanissima. Ma in ritiro si sono legati tantissimo e hanno condiviso ogni passo. Sicuramente guidata da un grande tecnico, un grande capitano del tempo, Savio Loria. Ha saputo gestire tutte le individualità in maniera egregia. Mi sono emozionato, ci mancava questo titolo anche se siamo una nazione che vince tanto nel mondo. C’era questo progetto, ne avevamo parlato con i ragazzi, ma aveva una prospettiva di quattro, sei o forse addirittura otto anni. Invece è arrivato subito ed ora abbiamo lo spazio per incrementare il progetto, ma anche per pensare di aver fatto qualcosa di straordinario. Inoltre, da Presidente di settore, la soddisfazione di consegnare la coppa del mondo alla propria squadra sul podio è veramente un’emozione indescrivibile. Dopo la premiazione di Luigi Busà a Tokyo 2020 per l’oro, ho premiato anche la squadra di kumite a Dubai. Sono sensazioni fantastiche”.
Su questo oro ha commentato anche il nuovo Direttore Tecnico Luca Valdesi, presente ai Mondiali anche se il suo ruolo partirà ufficialmente dal primo dicembre: “Questo Mondiale, per me, è stata la prima gara da Direttore Tecnico, anche se ufficiosamente perché l’incarico partirà dal primo dicembre. Chiaramente io già lavoro a questo nuovo incarico da quando ho saputo che sarei stato io a ricoprire il ruolo. Ma non essendo purtroppo presente il professor Aschieri ho iniziato già attivamente a Dubai. Ed è stato un Mondiale pazzesco.
La gara della squadra di kumite, parlando con gli altri tecnici, è paragonabile all’exploit italiano nell’atletica alle Olimpiadi. È la gara che chiude il Mondiale e la gara che rappresenta fino in fondo una nazione. Nel passato eravamo riusciti a vincere col kata, ma nel combattimento non ci eravamo riusciti. Addirittura una sola finale negli ultimi 50 anni, dove abbiamo preso l’argento contro l’Inghilterra nell’82. Già arrivare in finale è stato un traguardo importante, vincere è proprio da segnare sul calendario e da ricordare per lungo tempo”.
Poi, riprendendo il discorso sulla progettualità della squadra maschile di combattimento, ha aggiunto: “Quando siamo partiti con questa avventura, quando si parlava dei vari progetti della direzione tecnica, uno di questi era proprio quello della squadra di combattimento. In passato è stata messa un po’ in secondo piano. Avendo atleti individualmente molto forti, che spesso si ritrovavano in finale, si faceva un po’ di fatica a gestire anche la gara a squadre che veniva fatta prima delle finali. Si correva il rischio infortunio e comunque di non arrivare freschissimi. Si è ipotizzato addirittura di non portare più la gara a squadre. Il lavoro di Davide Benetello e il mio, però, è stato forte proprio sulla squadra. Ci credevamo. Sì, come ha detto il Vicepresidente era un progetto sui 4 o 6 anni almeno, per costruirla al meglio. Poi, però, abbiamo vinto subito!”
Come sappiamo, questo mondiale non si è fermato all’oro della squadra di kumite, ma ci sono altre nove medaglie a testimoniare che siamo una squadra davvero fortissima. Sentiamo le parole del Vicepresidente: “Sì, siamo una squadra fortissima e siamo una squadra di gruppo. Abbiamo vinto sia nell’individuale che nelle squadre, sia nel kata che nel kumite, siamo una squadra completa. Lo siamo da sempre. Il karate italiano è rappresentato ai massimi livelli in queste competizioni. A noi piace combattere, ci piacciono gli stili e le forme. Stiamo infatti incrementando le scuole di stili in Italia. Ci piacciono le gare a squadre con i bunkai, siamo stati più volte campioni del mondo. Ci siamo presi questi quattro bronzi nel kata, tra individuale e a squadre. Abbiamo preso tre argenti nel kumite, uno dei quali, quello di Silvia, ci brucia un pochino. Insomma, ci sappiamo stare in quegli ambienti.
Naturalmente l’assenza di Busà pesa dal punto di vista sia morale che tecnico, ma siamo una squadra solida, supportata da un’organizzazione federale molto forte in cui ogni individuo è importante per la squadra ma lo è anche la squadra per l’individuo.
Voglio complimentarmi con questi ragazzi per la serenità con la quale abbiamo affrontato questo Campionato del Mondo, la consapevolezza di poter ottenere quello che ci spetta, ci stiamo portando a casa dei bei risultati”.
Fra queste nove medaglie, ci sono anche i quattro bronzi del kata, tra individuale e a squadre. Allora abbiamo chiesto a Valdesi, grande campione italiano di kata e già allenatore, di spiegarci un po’ le difficoltà legate a questa disciplina nello specifico: “Il kata, non essendo una disciplina situazionale dove può avvenire il colpo della domenica o quello del campione che ribalta il pronostico del match, viene valutato secondo aspetti molto più tecnici. Quando questi vengono consolidati è difficile che vengano poi superati da altri atleti. Quindi sì, quando ci sono il primo e il secondo, è molto difficile superarli. È anche vero che agli ultimi Europei siamo stati smentiti dal turco Ali Sofuoglu che, con una grande prestazione, ha superato Damiàn Quintero in finale. O anche da Viviana nel 2018, quando ha battuto in una Premier League sia Sandra Sanchez che Kiyou Simizu.
Per quanto riguarda noi, non dobbiamo assolutamente accontentarci del terzo posto ma bisogna considerare che fino a poco tempo fa non era una posizione così ben consolidata. Abbiamo dato un po’ di vantaggio ai nostri avversari. Ad esempio nel 2014 Mattia Busato ha vinto l’oro, battendo lo spagnolo Quintero. Dopodiché una serie di eventi particolari hanno portato lo spagnolo a crescere tanto e consolidare la posizione, attraverso i risultati e la sicurezza che ne deriva. Un conto è salire sulla materassina dopo aver vinto 3 o 4 titoli europei di fila e sapendo di essere il più forte… in questo caso l’energia che trasmetti è potente, non è frenata da dubbi o timori e questo fa la differenza. A questo proposito voglio fare i complimenti a Mattia perché quest’anno ho visto l’esecuzione di vari kata fatti con una sicurezza di altissimo livello. Poi chiaramente c’è la questione della valutazione. Cambiare l’idea di una persona, di un arbitro, non è facile e ci vuole qualche anno. Noi siamo adesso al punto in cui riusciamo a insinuare il dubbio nell’arbitro. Oltre alla parte tecnica e atletica, dunque, dobbiamo lavorare molto sull’aspetto di comunicazione. Dobbiamo dimostrare la nostra forza.
Per le squadre invece l’elemento situazionale è un po’ più marcato, infatti la gerarchia è meno forte, meno bloccata. È vero che quando c’è il Giappone è molto difficile da battere, ma ad esempio in Europa, tra Italia, Turchia e Spagna non c’è una gerarchia netta. In questo Mondiale, ad esempio, a detta di tanti compresi gli arbitri, avremmo forse potuto arrivare in finale con la squadra maschile. Purtroppo un piccolo squilibrio, un errore piccolissimo, è stato pagato caro, visto che di fronte hai una squadra di eguale livello”.
Tornando al Vicepresidente Benetello, ricordiamo che già prima delle Olimpiadi aveva invitato tutti gli atleti a mantenere alta la concentrazione perché c’era anche questo obiettivo importantissimo, nonostante la grande novità dei Giochi di Tokyo: “Avevo chiesto a tutti di essere concentrati perché i Campionati del Mondo sono la competizione più importante dopo le Olimpiadi. I Giochi al momento non ci sono, anche se saremo olimpici con la giovanile nel 2026. Siamo nel CIO, siamo riconosciuti, facciamo i Giochi continentali, insomma siamo presenti e siamo uno sport molto forte. Ma il mondiale è il mondiale e poi, questo di Dubai aveva qualcosa di magico. È un’esperienza che ci portiamo a casa e che non potevamo lasciare per strada perché è qui che si vede la squadra intera, più che alle Olimpiadi. Questi splendidi risultati sono importanti per far capire al movimento italiano quanto sia forte e per trasmetterlo anche alla nazione stessa. Sì, abbiamo puntato le Olimpiadi, ma la nostra squadra è vincente in tutte le categorie che offre un Mondiale. Mi complimento ancora con la squadra e con i tecnici”.
E poi c’è stato quell’ingrediente in più rispetto al solito. C’è stata la totale integrazione della squadra Seniores con quella di para-karate, già dal ritiro e poi anche durante il Mondiale. Si è fatto il tifo tutti insieme, ci si è comportati da squadra unita e unica: “L’idea del Consiglio Federale, da sempre, è quella di implementare fortemente l’attività del para-karate. Il fatto di riuscire a integrare, questa volta, la nazionale seniores con il para-karate è stato un gesto fantastico. Quello che voglio sottolineare è che il para-karate ha dato alla squadra seniores una serenità, una gioia di stare insieme e una voglia di inclusione che ha superato ogni più rosea aspettativa. Hanno trovato una serenità in ritiro e, da subito, è diventata una squadra unica. Con il tifo, con le foto, con i podi… è stato veramente emozionante. Il para-karate ha dato alla squadra seniores l’energia in più che gli serviva. Ringrazio questi ragazzi, i due tecnici e il responsabile Nicosanti, ringrazio Mattia per la medaglia e non solo per avercela portata, ma anche per averci fatto conoscere un mondo che per alcuni era ancora sconosciuto, ma che da ora sarà parte integrante della nostra attività”.
È stato un 2021 ricco di emozioni e di splendidi risultati, ma la nazionale è già concentrata anche sugli obiettivi futuri: “Sì, un anno ad altissimo livello per tutto il karate italiano. Arriviamo dagli ottimi risultati degli Europei di Parenzo, in Croazia, dove avevamo finalmente ripreso l’attività ad un livello decente. Poi i Giochi Olimpici e per finire, a livello Seniores, un Campionato del Mondo che ricorderemo per i prossimi anni. Sì, un anno fantastico supportato da tutti i karateka italiani con quello spirito di superare le avversità e con la voglia di migliorare sempre.
Sul futuro le intenzioni della Federazione sono molto chiare. Adesso ci avviciniamo, a livello internazionale, alla Youth League di Jesolo fra due settimane dove vogliamo fare una bella figura come per tutti gli eventi organizzati in Italia. Poi ci tufferemo a capofitto in un calendario italiano che già dalla prossima settimana ci vede impegnati con i Campionati Juniores, i corsi maestri e molte altre attività. Poi ci saranno le feste natalizie, ci faremo gli auguri per un 2022 che dovrà mantenere le aspettative che ci siamo prefissi. I progetti, più che futuri, sono presenti e si prospettano al futuro. Siamo sempre al lavoro, non c’è mai tempo per fermarsi. Adesso anche io, personalmente, voglio concentrarmi ancor di più, se possibile, all’attività nazionale dove i nostri 1200 club tesserati nel karate devono essere ascoltati e seguiti e meritano la massima attenzione”.
Quello di Dubai è stato un appuntamento importante non soltanto dal punto di vista del tatami, ma anche dal punto di vista dirigenziale, visto che ci è stata assegnata dalla WKF l’organizzazione del Mondiale giovanile 2024: “La mattina, durante il Comitato Esecutivo, ho presentato per la prima volta il progetto Mondiale Italia – ha detto Benetello – Aveva già avuto la visita della WKF a Jesolo, quindi avevamo già gran parte della green light. La nostra presentazione ha avuto un effetto dirompente. Federazioni che hanno una struttura come la nostra al mondo credo non ce ne siano, così organizzata e dedicata puramente all’attività delle arti marziali, del judo, del karate e della lotta, e all’agonismo. Prima del video emozionale, abbiamo presentato dieci slide in cui abbiamo raccontato la federazione: numeri totali, numeri del karate, la nostra presenza nelle attività della WKF, la nostra storicità, le medaglie mondiali e olimpiche. Il pubblico era entusiasta e al momento di votare è stato tutto molto semplice. Nel 2024 abbiamo un Campionato del Mondo da organizzare e sarà una delle prime tappe per la qualificazione olimpica di Dakar 2026. Dimostreremo ancora una volta quanto l’Italia sia forte nel fare le cose bene e quanto la Federazione sia organizzata per farle al meglio”.
Tra gare, risultati e attività dirigenziale, il nostro Vicepresidente a Dubai è stato costantemente impegnato: “Io personalmente ho fatto più di 40 ore di meeting. Molti progetti sono stati implementati, la Commissione dei regolamenti di gara sta lavorando per migliorare ancora alcuni punti del regolamento sia di kumite che di kata. La commissione Ranking sta implementando tutti i piccoli aspetti molto importanti quando i ragazzi vanno a gareggiare per ottenere i punti necessari. Un lavoro a volte estenuante. Sono anche il Presidente della Commissione atleti e abbiamo organizzato le votazioni di due nuovi membri di Commissione, la greca Vasiliki Panetsidou e l’ucraino Stanislav Horuna. La Commissione è la voce degli atleti e dà indicazioni a tutta la WKF su come implementare tutti i progetti dal punto di vista degli atleti.
Come membro del Comitato Esecutivo della WKF sono estremamente soddisfatto della gestione della gara da parte della Federazione degli Emirati Arabi. Un ringraziamento a loro, per l’ambiente sereno rilassato che hanno creato, dove gli atleti hanno potuto concentrarsi al massimo nella loro attività e ottenere il massimo dal punto di vista sportivo”.
Infine, Davide Benetello ci ha raccontato l’ultima riunione a Dubai, la sera prima di ritornare in Italia: “Abbiamo fatto una lunga riunione con tutta la squadra, con tutta la commissione arbitrale, tutti gli atleti e i coach, i dottori e i dirigenti, tra cui Cinzia Colaiacomo, per ringraziare tutti. Ho voluto spiegare loro dove stiamo andando, come ci arriveremo e perché vogliamo arrivarci in quel modo. È stata una riunione importante e che apre un nuovo ciclo. Ho ringraziato il professor Aschieri, che purtroppo non era presente, per il suo percorso e per aver guidato la direzione tecnica in tutti questi anni. E ho dato il benvenuto a Luca Valdesi come nuovo Direttore Tecnico della nazionale italiana”.
Un benvenuto che il nuovo Direttore Tecnico della nazionale italiana Luca Valdesi ha accolto a braccia aperte: “Sicuramente un’avventura impegnativa che ha bisogno di tante energie. Ci sono molti aspetti da considerare in qualità di direttore tecnico. In ambito di gara il mio apporto non cambia molto: ho sempre partecipato attivamente agli eventi internazionali perché faccio parte delle Commissioni (di Regolamento e Tecnica) della WKF e della EKF. Il rapporto con gli allenatori era già ottimo, conosco già tutti e con alcuni atleti abbiamo addirittura condiviso il tatami negli ultimi anni della mia carriera da agonista. Come Michela Pezzetti, Luigi Busà, Angelo Crescenzo o Gianluca De Vivo. Invece Mattia, ad esempio, l’ho allenato da coach della nazionale. Nel 2014, per gli Europei, abbiamo scelto lui e abbiamo lavorato insieme, lui da atleta e io da coach.
L’ambiente quindi lo conosco già molto chiaramente. I tecnici, ad esempio, anche grazie al lavoro del professor Aschieri, avevano già tutto chiaro in testa durante questo Mondiale e sapevano perfettamente cosa fare, come muoversi e come gestire i vari aspetti della gara.
Personalmente è una bella sfida e il mio impegno sarà importante. So di avere collaboratori estremamente validi, cresciuti anche con l’esperienza della qualificazione olimpica e, adesso, con questo mondiale. Sono sicuro che faremo bene!”