Da atleta a manager dello sport!
Roma, 8 settembre 2020 – L’Istituto per il Credito Sportivo assegna due borse di studio del valore di 6.000€ a copertura parziale del Master Universitario di I livello in Strategie per il Business dello Sport organizzato da Verde Sport e Università Ca’ Foscari di Venezia. Il master, finalizzato a formare giovani manager da inserire nelle aree strategiche di società sportive, leghe e federazioni, si svolgerà presso il Centro Sportivo La Ghirada di Treviso (www.ghirada.it) e il periodo di lezioni va da settembre a febbraio, per una frequenza full time, tutti i giorni della settimana (weekend esclusi).
Le due borse di studio sono rivolte a ex atleti che abbiano avuto almeno una convocazione in Nazionale, anche giovanile, e che siano in possesso di un diploma di laurea triennale, di una buona conoscenza dell’inglese e che abbiano un’età massima di 35 anni.
Sarà possibile accedere alla modulistica fino al 18 settembre sul sito dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, nella scheda dedicata al Master SBS.
Le borse di studio saranno intitolate a un’importante figura del mondo sportivo, Cino Marchese, scomparso lo scorso anno, uomo dal grande spessore valoriale e dalle grandi capacità di innovazione, precursore del corporate business e del marketing associato ai grandi eventi sportivi e culturali.
Per ogni informazione si può visitare la scheda del Master SBS sul sito di Università Ca’ Foscari di Venezia, oppure contattare la Segreteria Organizzativa del Master SBS:
Web: https://mastersbs.it/cino-marchese/
Tel: 0422 324313
Whatsapp: 335 7485505
Mail: info@mastersbs.it
Le antiche Olimpiadi (XV)
Roma 4 settembre 2020 Dopo la breve interruzione estiva, pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
La lotta (seconda parte)
Era consentito fare sgambetti (ankyrizein o yposkelizein). L’uso attivo delle gambe rende la lotta antica più simile al moderno stile libero che alla cosiddetta greco-romana (termine coniato nell’Ottocento dal lottatore romano Basilio Bartoletti). Luciano di Samosata (Dialoghi degli dei, 7) ha scritto che il giovane Ermes, «avendo sfidato il fanciullo Amore / alla lotta tosto lo vinse / facendogli mancare i piedi». In un famoso papiro di Ossirinco (il P. Oxy. III 466), in cui un allenatore incita due suoi allievi a scambiarsi dei colpi, si legge: «Tu attacca con un piede». Citando Poliakoff, lo storico e filologo Karl-Wilhelm Weeber scrive che «fra i metodi ammessi era lo sgambetto violento».
1.
Diretto da un arbitro munito di una lunga verga, che nell’iconografia spesso appare biforcuta, l’incontro aveva inizio con gli atleti in posizione di guardia (probole): sguardo vigile, gambe divaricate e leggermente flesse, busto proteso in avanti e braccia pronte a sfruttare ogni occasione, come mostrano efficacemente i bronzi ellenistici di due giovani lottatori, provenienti da Ercolano e conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (IV secolo a.C.), che si studiano in attesa del momento propizio per effettuare le prese più vantaggiose alle braccia, al collo o al corpo dell’avversario. Così Eliodoro ha descritto la preparazione di Teagene al combattimento con il gigantesco Etiope: «Raccolse della polvere, se la sparse sulle spalle e sulle braccia [...]; poi distese le braccia in avanti e, appoggiati i piedi ben saldi a terra, i polpacci piegati, le spalle e la schiena curve, il collo leggermente inclinato, con tutti i muscoli serrati rimase fermo ad attendere spasmodicamente le prese della lotta».
2.
Essendo le prese iniziali spesso decisive ai fini del risultato, gli atleti cercavano di sfruttarle al meglio per passare all’offensiva o quanto meno per bloccare l’iniziativa dell’avversario. I lottatori venivano sovente raffigurati mentre si afferravano le braccia, con le fronti a contatto, come nell’anfora a figure rosse all’Ermitage di San Pietroburgo (500 a.C.) e nel magnifico rilievo marmoreo al Museo Archeologico di Atene, in cui tutti gli atleti indossano una cuffia o kekryphalos (ma il suo uso rimase limitato agli allenamenti in palestra). I Francesi chiamano garde ovine questo accostamento delle teste, che fa pensare al fronteggiarsi dei montoni (synarattein), come ha scritto Luciano nel dialogo Anacarsi. Nelle Questioni conviviali Plutarco definì systasis («contrasto») la fase di studio.
3.
Platone, che aveva gareggiato a Istmia, scrisse che nella lotta bisognava mantenere l’equilibrio (katastasis) e difendersi da tre tipi di prese: alle braccia, al collo e ai fianchi. Una delle prese più comuni consisteva nell’afferrare con due mani un braccio dell’avversario, allo scopo di tirarlo a sé, girarsi fino ad avere il dorso contro il suo torace, piegarsi e farlo passare sopra le proprie spalle (eis ypsos anabastazein) per proiettarlo a terra. Questa situazione di doppia presa allo stesso braccio è mostrata ripetutamente: nel citato rilievo marmoreo al Museo Archeologico di Atene, nel Vaso di Anfiarao a Berlino (VI secolo a.C.), nel collo dell’anfora a figure nere di Nicostene al British Museum (550-525 a.C.), in alcuni stateri di Aspendo, ecc. Le tante raffigurazioni mostrano che la doppia presa si faceva afferrando con una mano il polso dell’avversario e con l’altra il braccio all’altezza del polso, del gomito o dell’ascella. Il lottatore attaccato si difendeva prendendo con il braccio libero un braccio del rivale o premendogli la mano sul torace, circa all’altezza della spalla, pronto a cingere il collo (così fa Atalanta con Peleo) e passare al contrattacco. Spesso i contendenti finivano per afferrarsi un braccio ciascuno, come nella citata anfora a figure rosse al Museo dell’Ermitage.
Didascalie
In copertina: Rilievo su una base attica di marmo pentelico, dal Muro di Temistocle (510 a.C.) – Museo Archeologico Nazionale, Atene
1. Anfora a figure nere di Essechia, che mostra un agganciamento di gamba (VI secolo a.C.) – Badisches Landesmuseum, Karlsruhe
2. Coppa a figure rosse di Andronico, che illustra la tecnica detta “cavalla volante” (V secolo a.C.) – British Museum, Londra
3. Anfora a figure nere che raffigura la lotta tra Atalanta e Peleo (VI secolo a.C.) – Antikensammlungen, Monaco
Chisura estiva 2020
Roma 13 agosto 2020 Informiamo i tesserati, i praticanti e gli appassionati delle nostre discipline che gli Uffici Federali, su disposizione del CONI, resteranno chiusi dal 14 al 21 agosto 2020.
Auguriamo a tutti buone vacanze!
La #warriorchallenge: risultati sorprendenti sui social Fijlkam
Roma, 10 agosto 2020 – Circa due settimane fa, la Federazione ha ospitato la giovane influencer Cecilia Cantarano al Centro Olimpico per un progetto di diffusione della conoscenza dei nostri sport fra i giovanissimi ragazzi della cosiddetta generazione Z, i post Millenial, abituati all’uso di internet e dei social media sin dalla nascita.
Cecilia, seguitissima sui canali social di TikTok e Instagram, ha passato una giornata con i nostri atleti, imparando tecniche e filosofia dei nostri sport, e ha lanciato la #warriorchallenge, una sfida sui social che ha riscosso un grandissimo successo. Hanno infatti risposto subito, riproponendo alcune tecniche di judo e karate, anche Diego Lazzari, Emanuele Giaccari e Virgitsch, tre influencer altrettanto giovani e seguiti sui loro canali.
Grazie alle storie Instagram dei quattro influencer sono state raggiunte ben 500mila persone, mentre con i soli quattro TikTok le visualizzazioni hanno superato il milione e mezzo.
Il progetto Fijlkam, che è soltanto il primo step della più ampia campagna di comunicazione #difendiamoilfuturo, ha funzionato davvero. L’outcome di quest’operazione pubblicitaria sui social è stato molto positivo, vista l’ampia partecipazione della fanbase sul profilo Fijlkam.
Coinvolgimento, dunque, di nuovi appassionati dei nostri sport e di possibili nuovi frequentatori delle nostre palestre. I ragazzi coinvolti avranno infatti la possibilità di trovare, tramite la pagina del sito Fijlkam ‘Difendiamo il futuro’, la società più vicina fra quelle affiliate con la Federazione ed iniziare la pratica delle arti marziali o della lotta.
Più di 7.600 click fatti sul tag @fijlkam_official e oltre 10.000 nuovi like sul nostro profilo TikTok testimoniano il successo di questo progetto di comunicazione che ha portato il judo, la lotta e il karate a chi, forse, ancora non li conosceva abbastanza da potersi finalmente appassionare.
The Brave Belt - Stronger Together. Le Arti Marziali come aiuto terapeutico in emato-oncologia pediatrica.
Roma 8 agosto 2020 Alla fine di luglio è nato il progetto “ The Brave Belt – Stronger Together” una iniziativa della "Pfizer Viverla Tutta" in appoggio a Kids Kicking Cancer - Italia a supporto dei bambini colpiti da gravi patologie che diventano essi stessi testimoni di forza e coraggio. Forza e coraggio che viene infuso anche ai genitori dei piccoli pazienti, che risultano spesso i soggetti più colpiti psicologicamente in queste circostanze difficili.
Kids Kicking Cancer è l’associazione non profit nata negli USA negli anni ‘90 che ha come obbiettivo l'alleviare il dolore e infondere coraggio ed energia positiva ai bambini affetti da cancro e da gravi malattie croniche attraverso l'insegnamento di semplici tecniche delle arti marziali abbinate alla respirazione, alla concentrazione e alla visualizzazione.
L’intento è quello di fornire loro, e ai loro genitori, gli strumenti per aiutarli ad affrontare al meglio la propria patologia, cercando di insegnare loro come accogliere la propria forza grazie alla respirazione, allontanando il dolore, trovando la pace interiore, cercando uno scopo per andare avanti, esercitando così anche un’influenza positiva su coloro che gli sono accanto.
Insomma, sono proprio i piccoli pazienti a diventare così i testimonial e gli ambasciatori degli insegnamenti di KKC per tutti i malati e per chi li assiste.
La campagna The Brave Belt - Strongher Together racconta come proprio i bambini siano assolutamente in grado di dare l’esempio ai loro genitori per affrontare il momento della malattia e del percorso di cura.
“I piccoli guerrieri di KKC” nel video della campagna mostrano quattro tecniche di arti marziali: respira, concentrati, difendi e reagisci.
Quattro semplici tecniche simbolicamente identificate dalla cintura nera “Brave Belt”, che diventano messaggi di incoraggiamento che i piccoli regalano ai propri genitori e a tutti coloro che si occupano delle persone più fragili.
Le quattro tecniche: "Respira per allontanare il dolore", "Concentrati per allontanare la tristezza", "Difenditi dalla rabbia" e "Reagisci per allontanare la paura" sono finalizzate a migliorare la capacità di affrontare cure e terapie, ma soprattutto di curare l’approccio psicologico ed emotivo nei confronti della malattia.
In Italia, sono 18 gli ospedali con reparti di onco-ematologia pediatrica e 5 le strutture extra ospedaliere in cui i volontari di KKC-Italia impartiscono a titolo totalmente gratuito le lezioni.
Dopo la pausa estiva in occasione della campagna The Brave Belt il presidente di KKC-Italia, il maestro Giancarlo Bagnulo, farà dono al Centro Federale Matteo Pellicone TIJLKAM della bacheca con la Cintura Nera simbolo del progetto in segno di ringraziamento e Amicizia per l'appoggio avuto in questi anni alle iniziative di Kids Kicking Cancer.
Le antiche Olimpiadi (XIV)
Roma 6 agosto 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
La lotta (prima parte)
Ho già parlato, seppur brevemente, delle corse a piedi, delle corse con i carri e dell’oplitodromia. Questa volta accennerò alla lotta (in greco pale), la disciplina che ai Giochi fu introdotta nel programma subito dopo le gare di corsa, precisamente nel 708 a.C. (XVIII Olimpiade).
Nei giochi più antichi i lottatori (palaistai) indossavano il perizoma, come scrive Omero e conferma lo storico ateniese Tucidide. Poi combatterono completamente nudi (gymnoi), dopo essersi frizionati il corpo con dell’olio di oliva – per renderlo più elastico – e averlo ricoperto con un sottile strato di polvere (konis), che rendeva meno difficoltose le prese, frenava l’emissione del sudore e proteggeva dalle intemperie. Filostrato elenca ben cinque tipi di polvere: di fango, di argilla, di bitume, di terra nera, di terra rossiccia. Dante Alighieri in una similitudine della Divina Commedia ha menzionato dei lottatori che si afferrano per le braccia «nudi e unti, / avvisando lor presa e lor vantaggio» (Inferno, XVI).
1.
Al termine degli incontri l’olio e la polvere venivano raschiati dal corpo con la stlengis di ferro o di bronzo, una paletta curva e incavata (lo strigile dei Romani), che i lottatori portavano sempre con loro assieme all’aryballos, o ampolla dell’olio. Moltissime sono le raffigurazioni di atleti con la stlengis e perciò tra le sculture mi limito a segnalare l’Apoxyomenos (Atleta che si deterge) del Kunsthistorisches Museum di Vienna, copia romana in bronzo dell’originale del 340-330 a.C., e l’Apoxyomenos in marmo ai Musei Vaticani, copia romana dell’originale in bronzo di Lisippo.
Dopo aver ripulito il corpo, i lottatori lo ungevano e lo massaggiavano, cospargendolo poi di essenze. Spesso queste mansioni erano affidate a esperti massaggiatori (aleiptai). Un massaggio con l’olio (tripsis) è mostrato sul noto calice a figure rosse di Antifone al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma (480 a.C.).
2.
I combattimenti si svolgevano in un’area delimitata, che supponiamo quadrata, ma ne ignoriamo le dimensioni (konistra o skamma, simile a quella del salto in lungo), dissodata con un piccone e riempita di sabbia per ammorbidire la violenza delle proiezioni al suolo. Gli incontri seguivano le regole della lotta in piedi, o perpendicolare (orthe pale). In epoca moderna per vincere è necessario che l’avversario tocchi la materassina con ambedue le spalle per qualche istante; allora occorreva fargli toccare per tre volte il terreno (triazein, per cui il vincitore era detto triakter) con una parte qualsiasi del corpo al di sopra dei piedi. Se cadevano ambedue i concorrenti, si assegnava il punto a quello che restava sopra all’altro, mentre l’azione era ritenuta nulla qualora entrambi fossero caduti su un fianco (ep’ischion). Dopo ogni caduta il combattimento ricominciava in posizione eretta.
3.
L’incontro poteva finire anche in parità (come quelli tra Aiace e Ulisse nell’Iliade e tra Aiace e Diomede ne Il seguito dell’Iliade) o essere interrotto per manifesta inferiorità, a giudizio dell’arbitro.
Ha scritto Luigi Moretti: «Quando una gara non aveva un vincitore assoluto (due corridori arrivati contemporaneamente al traguardo; due pugili tra i quali i giudici non potevano decidere chi fosse superiore, ecc.), essa era dichiarata iera, cioè veniva aggiudicata al dio». Ma negli agoni minori spesso s’incoronavano entrambi i contendenti (systephein) e le loro statue venivano di solito poste su una base comune. Con il termine synexelthein erano indicati due atleti che rinunciavano di comune accordo a proseguire una gara in cui era evidente l’impossibilità di prevalere sull’avversario.
Didascalie:
In copertina: Kyathos attico a figure nere, da Cerveteri, detto “Gruppo del perizoma” (fine del VI secolo a.C.) – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma
1. Apoxyomenos di Efeso, copia romana in bronzo da originale greco del 340-330 a.C. –
Kunsthistorisches Museum, Vienna
2. Coppa del Pittore di Antifone (490 a.C.) – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma
3. Aryballos in bronzo (I-II secolo d.C.) – British Museum, Londra
Il Presidente Falcone in diretta Youtube, giovedì 6
Roma, 4 agosto 2020 - Giovedì prossimo alle ore 18 appuntamento su Youtube Official Channel per la diretta del Presidente federale Domenico Falcone.
Al termine dell'ultimo Consiglio federale prima della chiusura estiva, il Presidente parlerà in diretta agli affiliati ed ai tesserati per aggiornare sulle ultime novità sportive in casa FIJLKAM, anche in relazione alle decisioni prese dal Consiglio stesso.
Sarà possibile porre domande attraverso la chat Youtube cui il Presidente risponderà a voce.
Per accedere questo è il link https://youtu.be/s43v6ttSWis
Le antiche Olimpiadi (XIII)
Roma 30 luglio 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
La corsa degli opliti
Se dal 680 a.C. la corsa di quadrighe costituì la gara di apertura dei Giochi, la gara di chiusura, introdotta nel 520 a.C., fu la corsa in armi (oplites dromos), che si disputava sulla distanza di due stadi a Olimpia, di 4 stadi a Nemea e addirittura di 15 a Platea.
Gli atleti erano nudi, ma indossavano scudo, elmo e schinieri (più tardi vennero eliminati gli schinieri). All’inizio le armi erano quelle personali, poi – secondo Pausania – nel tempio di Zeus si custodirono 25 scudi di bronzo da distribuire agli oplitodromi prima della gara.
Ricordo che gli opliti (fanteria pesante) prendevano il nome dall’oplon, uno scudo rotondo e cavo realizzato in legno di noce, rivestito esternamente da una lamina di bronzo e internamente di cuoio. Utilizzato a partire dall’VIII-VII secolo a.C., misurava 90-100 centimetri di diametro e pesava fino a 10 chili. La superficie esterna dell’oplon veniva spesso decorata da un simbolo (episema): sugli scudi ateniesi, per esempio, era raffigurata una civetta, sacra alla dea protettrice della città attica.
1.
L’origine della gara risalirebbe alla guerra implacabile tra gli Elei e gli abitanti di Dyme, che non si arrestò neppure per la tregua sacra (ekecheiria). La vittoria arrise infine agli Elei proprio durante i Giochi (ma non sappiamo in quale anno) e un oplita corse dal campo di battaglia fino allo stadio di Olimpia per annunciare la vittoria. In seguito la corsa in armi fu inclusa nel programma dei Giochi, anche per attestare l’importanza crescente della fanteria oplitica rispetto alla cavalleria, costituita da aristocratici.
2.
Trattandosi dell’ultima gara delle Olimpiadi (dal 520 a.C.), secondo alcuni autori – tra cui Filostrato – voleva ricordare la prossima fine della ekekeiria e la conseguente probabile ripresa dei conflitti tra le bellicose poleis greche. Conflitti che gli atleti rappresentavano e allo stesso tempo esorcizzavano nella gara con l’uso di scudo, elmo e schinieri.
Il primo vincitore dell’oplitodromia fu Damareto di Erea, che si affermò nuovamente nel 516 a.C., meritando la statua a lui eretta in Olimpia. Gli atleti più coronati furono Leonida di Rodi con 4 successi (164, 160, 156 e 152 a.C.) ed Ermogene di Xanto, soprannominato “Cavallo”, con 3 successi (81, 85 e 89 d.C.). Ricordo che il vincitore dello stadion, del diaulos e dell’oplitodromia riceveva l’onorifico epiteto di triastes. Il primo fu Fana di Pellene nel 512 a.C.
Anche nelle moderne Olimpiadi, a partire dai Giochi del 1896, è una corsa a chiudere le gare: la maratona, ideata dal filologo francese Michel Bréal.
3.
Didascalie
In copertina: Oplitodromi nell’anfora di Nicomaco (323-322 a.C.) – Louvre, Parigi
1. Olpe Chigi, che mostra uno scontro di opliti al suono del doppio flauto (640 a.C.) – Museo nazionale etrusco di Villa Giulia, Roma
2. Oplitodromi nella coppa del Pittore di Nicostene (495 a.C.) – Walters Art Museum, Mount Vernon-Belvedere, Baltimora
3. Oplitodromo nella coppa del Pittore di Antifone (490 a.C.) – Altes Museum, Berlino
Foro Italico Camp: judo, lotta e karate per una splendida giornata di sport
Roma, 29 luglio 2020 – Giornata speciale ieri al Foro Italico Camp, il centro estivo organizzato da Sport e Salute dove i bambini e i ragazzi possono trovare un luogo di accoglienza nel periodo in cui le scuole sono chiuse. L’obbiettivo è quello di promuovere lo sport come strumento fondamentale di crescita personale e collettiva.
Proprio ieri, molti rappresentanti degli sport della nostra Federazione, fra tecnici, campioni e giovani atleti, sono andati al Foro Italico Camp per far conoscere i nostri sport ai bambini e ai ragazzi, che hanno risposto con grandissimo entusiasmo, dando loro delle impressionanti dimostrazioni pratiche.
Una bella delegazione della Fijlkam che ha portato la propria appassionante esperienza: per il judo, Matteo Marconcini, quinto alle Olimpiadi di Rio, insieme ai tecnici Giulio Sacchi e Giovanni Carollo; per il karate, Michela Pezzetti, argento europeo, e Luigi Busà, il pluricampione iridato già qualificato per Tokyo, insieme alla giovanissima Carolina Amato e ai tecnici Roberta Sodero, Vincenzo Figuccio e Daniela Berettoni; per la lotta, invece, l’oro olimpico di Pechino 2008 Andrea Minguzzi, insieme al nazionale Mirco Minguzzi e al tecnico Marco Patria.
Piacevolmente colpito è rimasto anche Riccardo Meloni, responsabile del personale di Sport e Salute nonché cintura marrone di judo e primo Dan di karate, al quale la delegazione Fijlkam ha regalato una tuta di lotta, l’unico sport della federazione che non ha praticato ma che ha promesso di praticare in futuro.
Insomma, una splendida giornata di sport ed un evento di grande successo, alla conquista dei cuori di questi bambini.
Per informazioni più specifiche sul For Italico Camp clicca qui
La influencer Cecilia Cantarano al Centro Olimpico per lanciare la #warriorchallenge
Roma 25 luglio 2020 È stata ospite al Centro Olimpico Cecilia Cantarano, l’influencer romana di soli 20 anni che vanta oltre 800.000 follower su Instagram e più di 2 milioni su TikTok. Nota per la sua autoironia e per i divertenti lip-sync, Cecilia Cantarano è popolarissima nella cosiddetta generazione Z, i ragazzi post Millenial, abituati all’uso di internet e dei social media sin dalla nascita.
Cecilia, al Centro Olimpico ha passato la giornata insieme agli atleti delle nostre nazionali impegnati nel ritiro. Una bella occasione per avvicinare ancor di più i ragazzi alle discipline nobili e formative della Fijkam.
Alla fine della giornata di attività con gli atleti, Cecilia ha lanciato su Tik Tok la #warriorchallenge, una sfida in cui chiunque potrà mettere in mostra le proprie abilità sportive.
È stata inoltre predisposta una pagina sul sito della Fijlkam, “Difendiamo il futuro”, dove i ragazzi che verranno a contatto per la prima volta con i nostri sport potranno cercare la società più vicina fra quelle affiliate con la Federazione ed iniziare la pratica delle arti marziali o della lotta.