On line le FAQ al DPCM del 24 ottobre 2020
Roma 26 ottobre 2020 - In riferimento al nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 24 ottobre 2020, valido fino al 24 novembre p.v., preso atto che le discipline federali sono ricomprese tra quelle definite di "contatto" come da Decreto del Ministro per lo Sport dello scorso 13 ottobre, al fine di fornire elementi utili e chiarire la portata dei provvedimenti adottati in merito all'attività sportiva, di seguito riportiamo delle note esplicative valide per le Associazioni e Società Sportive affiliate alla FIJLKAM, fatte salve eventuali successive disposizioni assunte a livello Nazionale o Regionale.
In base all'interpretazione delle norme contenute nel DPCM ed alle FAQ pubblicate in data odierna sul sito del Dipartimento dello Sport alle ASD è consentito far svolgere regolarmente le sessioni di allenamento a porte chiuse, nel rispetto dei protocolli e linee guida adottati dalla Federazione per il contenimento dei contagi, agli Atleti Agonisti in preparazione alle competizioni ed agli eventi riconosciuti di interesse internazionale e nazionale come previsti dai Programmi e dalle Circolari dell’Attività Agonistica Federale di prossimo aggiornamento.
Per gli Atleti Preagonisti e Non agonisti è invece da intendersi sospesa per un mese l'attività di base al chiuso, ivi compresa l’attività svolta in orario extracurricolare presso le palestre scolastiche, con l’auspicio che la situazione epidemiologica permetta di riprendere al più presto tali attività. Rimane consentita l'attività individuale all'aperto nel rispetto delle norme di distanziamento e senza assembramenti, secondo quanto previsto all'Art.1, comma 9 lettera d) e lettera g) del DPCM.
Nel ringraziare per l'attenzione, desideriamo ribadire la vicinanza ed il supporto della Federazione a fianco delle ASD in questo difficile momento, con l'impegno ad aggiornarvi tempestivamente nel caso vengano fornite ulteriori indicazioni e chiarimenti dalle Autorità di Governo.
FAQ al DPCM del 24 ottobre 2020
Vi invitiamo a leggere quanto di seguito riportato e se non troverete risposta alle vostre domande potrete inviarle al seguente indirizzo e-mail: emergenzacovid.sport@governo.it
1. I Centri di danza possono restare aperti? Nell’elenco degli sport di contatto si dice che possono continuare in modalità individuale. È possibile continuare le classi di danza classica?
I centri di danza, qualora non ricomprendibili come palestre, sono da considerarsi come centri culturali o ricreativi, pertanto rientranti nelle previsioni di chiusura di cui all’art.1 comma 9 lett. f) del Dpcm 24 ottobre. Anche le classi di danza classica sono pertanto sospese.
2. Sport di squadra e di contatto: gli allenamenti nei centri sportivi (che restano aperti) possono essere svolti in forma individuale? Se no, i singoli atleti possono allenarsi nei centri da soli? E in contemporanea con gli altri?
Le attività motorie e di sport di base possono essere svolte presso centri sportivi e circoli all’aperto, fermo restando il rispetto del distanziamento sociale e senza alcun assembramento. Pertanto, sarà possibile solo svolgere allenamenti e attività sportiva di base a livello individuale, previsti dal decreto del ministro dello sport del 14 ottobre 2020 che individua gli sport da contatto. Gli allenamenti per sport di squadra, parimenti, potranno svolgersi in forma individuale, previo rispetto del distanziamento.
3. È possibile continuare le attività delle scuole calcio o altri sport di squadra?
L’attività delle scuole calcio deve essere sospesa, tuttavia, come specificato nella FAQ n. 2, fermo restando il distanziamento ed il divieto di assembramento, è possibile svolgere allenamenti a livello individuale in centri sportivi, circoli e altri luoghi all’aperto. Non è quindi possibile fare partite di allenamento o altre attività che prevedono o possono dar luogo a contatto interpersonale ravvicinato, ma è possibile l’allenamento individuale come attività motoria.
4. La Lega nazionale dilettanti di calcio è considerata di interesse nazionale? Può continuare?
Le leghe nazionali dilettanti di sport di contatto possono continuare la loro attività, come previsto dalla lett. E del Dpcm 24 ottobre 2020.
5. Gli atleti e altri operatori coinvolti in attività a livello federale possono continuare ad allenarsi?
Coloro che svolgono attività sportiva di interesse nazionale potranno continuare anche gli allenamenti, sempre a porte chiuse, come previsto dall’art. 1, comma 9, lettera e) del DPCM.
6. Gli allenamenti e le gare di atleti agonisti in piscina, pallanuoto compresa, possono continuare?
La lettera e) dell’art. 1, comma 9 del DPCM specifica che le sessioni di allenamento e le competizioni degli atleti, professionisti e non professionisti, degli sport individuali e di squadra partecipanti alle competizioni di interesse nazionale, nei settori professionistici e dilettantistici, dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva, ovvero organizzati da organismi sportivi internazionali, sono consentite a porte chiuse, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva. Essa pone quindi una deroga implicita e una specialità rispetto a quanto previsto dalla lettera f). Pertanto, per gli sport di contatto di interesse nazionali, svolti in piscina (es. pallanuoto) si potranno continuare con gli allenamenti. Le piscine in cui si svolgono le suddette attività, potranno, dunque, essere utilizzate, solo ed esclusivamente per questa finalità.
7. Attività sportiva e attività motoria è consentita nei centri purché rispetti il distanziamento?
L’attività motoria e quella sportiva di base restano consentite in centri e circoli sportivi esclusivamente all’aperto, previo rispetto del distanziamento e delle altre precauzioni previste dai protocolli, come previsto dall’art. 1, comma 9, lettera d) del DPCM.
8. I centri tennis e padel amatoriali proseguono?
Il tennis e padel, non rientrando nelle categorie degli sport di contatto, potranno continuare solo in centri e circoli sportivi all’aperto, previo rispetto dei protocolli di sicurezza.
9. Gli impianti sciistici restano aperti con protocollo specifico?
L’art. 1, comma 9, lettera mm) prevede che gli impianti sciistici vengano chiusi, ad eccezione di quelli per manifestazioni sportive di interesse nazionale (come previsto dalla lettera e) del medesimo comma 9). La loro riapertura agli sciatori amatoriali è subordinata all’approvazione di apposite linee guida da parte della Conferenza delle Regioni e delle province autonome, validate dal CTS.
10. Le palestre scolastiche possono continuare la loro attività?
Le attività curriculare svolta in orario scolastico nelle palestre scolastiche viene regolamentata dal Ministero dell’Istruzione.
Le attività organizzate da ASD/SSD in orario extrascolastico nelle palestre scolastiche sono assimilate invece a quelle realizzate in qualunque altra palestra e rientrano, pertanto, nella disposizione di sospensione di cui alla lettera f del comma 9 art.1 dpcm 24 ottobre 2020.
11. I corsi in piscina sono sospesi o laddove siano messe in atto tutte le misure di sicurezza possono continuare?
I corsi in piscina sono sospesi secondo quanto previsto dall’art. 1, comma 9, lettera f9 del DPCM.
12. Studi di personal training one to one possono proseguire?
Gli studi di personal training one to one potranno continuare solo quelle attività che possano fungere da presidio sanitario obbligatorio (fisioterapia o riabilitazione) o erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza, come disciplinato dall’art. 1, comma 9, lettera f) del DPCM, oppure i personal training svolti all’aperto, mantenendo le distanze di sicurezza.
13. È possibile continuare a svolgere corsi di pattinaggio su pista e su ghiaccio su di una pista di dimensioni limitate posta all’aperto. Valgono gli stessi limiti degli impianti indoor? Oppure, mantenendo la distanza di sicurezza e applicando il protocollo della federazione sportiva, è possibile praticare l’attività?
Le attività motorie e di sport di base possono essere svolte presso centri sportivi e circoli all’aperto, fermo restando il rispetto del distanziamento e dei protocolli di sicurezza. Pertanto, sarà possibile proseguire con le attività della scuola di pattinaggio su pista e su ghiaccio all’aperto, ma solo in forma individuale.
14. Sono consentite le attività di yoga, pilates, ecc?
Le attività di yoga e pilates, come ogni altra attività motoria, possono essere svolte esclusivamente in centri o circoli sportivi all’aperto.
15. È possibile svolgere l'attività quali il beach tennis o altre in un circolo sportivo all’interno di un tendone tensostatico con aperture laterali o campi con coperture pressostatiche? Può essere considerata "attività sportiva all'aperto".
AI fini delle disposizioni del DPCM, il pallone tensostatico o campi con coperture pressostatiche sono da equipararsi ad un locale al chiuso.
dpcm 24 ottobre 2020Fonte http://www.sport.governo.it/it/emergenza-covid-19/faq-al-dpcm-del-24-ottobre-2020/
Annullati i raduni di lotta e karate
Roma, 26 ottobre 2020 – Vista la pandemia in corso e la necessità di salvaguardare innanzitutto la salute degli atleti e degli addetti ai lavori, la Federazione ha deciso di annullare i raduni collegiali sia di karate che di lotta.
Le squadre Junior e Senior del karate azzurro si sarebbero dovute ritrovare al Centro Olimpico da oggi, 26 ottobre, fino al 3 novembre.
Per quanto riguarda la lotta, le squadre Junior e Senior di Stile Libero, Femminile e Greco-romana, avevano appuntamento ad Ostia dal 4 al 7 novembre. Il collegiale è rimandato a data da destinarsi, in attesa della decisione della UWW in merito ai Campionati Mondiali di Belgrado di dicembre. Decisione che verrà presa venerdì 6 novembre.
La Federazione resta in attesa delle nuove indicazioni del Dipartimento dello Sport e del CONI. Tutti i tesserati e le società affiliate saranno prontamente informati sui comportamenti e sulle misure da adottare nell’immediato futuro.
Nuovo DPCM 24 Ottobre 2020
Roma 25 ottobre 2020 - In merito alle molte richieste di chiarimenti che stanno arrivando, la Federazione sta attendendo indicazioni dal Dipartimento dello Sport e dal CONI per poi poter prontamente informare tutti i tesserati e le società sulle prossime misure ed gli eventuali comportamenti da adottare per lo sport.
La XVII Olimpiade: Roma 1960 (V)
Roma 22 ottobre 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
Il Villaggio Olimpico
Oltre a costruire adeguati impianti sportivi, nel 1960 si doveva dare ospitalità a circa 8.000 persone, tra atleti, accompagnatori e giornalisti. «Occorreva creare un ambiente sereno, accogliente, dalla gradevole architettura distensiva, con ampi spazi verdi, luoghi di convegno e di riposo, nel quale gli atleti potessero ritemprare le loro energie; costruire insomma una piccola città autosufficiente che fosse in grado di lasciare pienamente soddisfatti gli ospiti di una così importante manifestazione. Erano problemi colossali che a prima vista apparvero insolubili».
Compiuti i necessari studi preliminari e tenuto conto del parere del ministro dei Lavori Pubblici, Giuseppe Togni, si optò per un’area in posizione non periferica, contrariamente a quanto era avvenuto a Melbourne. Il 30 ottobre 1957 l’apposita commissione scelse il Campo Parioli, vicino agli impianti del Foro Italico e dell’Acqua Acetosa. Con questa decisione si potevano soddisfare tre urgenti necessità della capitale: offrire ospitalità agli atleti della XVII Olimpiade, realizzare un imponente complesso residenziale per il ceto medio, bonificare una zona dove centinaia di famiglie si agglomeravano in squallidi tuguri.
Il nuovo quartiere, infatti, sorse grazie a un’apposita convenzione con il CONI, secondo la quale l’INCIS, valendosi delle disposizioni della legge 2 luglio 1949, n. 408 (legge Tupini), avrebbe proceduto alla costruzione degli alloggi per ospitare i partecipanti alle manifestazioni olimpiche, destinandoli poi agli impiegati dello Stato. «La realizzazione romana, non si fonda sul carattere contingente dei Giochi, ma deve restare come solido patrimonio urbanistico della Città. Tutta l’opera costerà 8 miliardi e la futura “Città dei 10 mila” (così sarà ribattezzato il “Villaggio Olimpico”) continuerà a vivere come zona residenziale».
Il progetto del piano urbanistico e delle residenze venne affidato (con trattativa privata) agli architetti Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco e Luigi Moretti.
1.
Dopo la cessione dell’area, di proprietà comunale, si procedette allo sbaraccamento delle fatiscenti costruzioni sorte abusivamente e alla demolizione di ciò che restava del vecchio ippodromo.
La cerimonia per la posa della prima pietra del Villaggio Olimpico si svolse il 10 maggio 1958, alla presenza del ministro Togni, del sindaco Cioccetti, del presidente dell’INCIS e del vicepresidente del CONI. Per l’occasione al centro del Villaggio venne collocato un cippo romano antico su cui era incisa la scritta “Villaggio Olimpico 1960” sotto i cinque cerchi: al suo interno s’introdusse la pergamena con le firme delle autorità e dei progettisti. I lavori ebbero inizio in ottobre, completato lo sgombero del Campo Parioli. Furono divisi in cinque lotti, ognuno dei quali raggruppava fabbricati contigui e con caratteristiche simili, ed eseguiti da 35 imprese, che impiegarono in media 900 operai al giorno (con punte di 2.000), per un totale di 500.000 giornate lavorative. Tutto si svolse sotto il controllo dei tecnici dell’INCIS, guidati dal segretario generale dell’ente, ing. Allegra. Il 4 marzo 1959, alla copertura del primo edificio, il cantiere ricevette la visita del Capo dello Stato, Giovanni Gronchi.
I progettisti «previdero, su una superficie complessiva di circa 35 ettari, palazzine da 2 a 5 piani, di tipo modernissimo, circondate da zone verdi di pini, lecci ed allori, e che risultassero sollevate da terra su pilastri di cemento armato [2.760 in totale]. Ciò per lasciare completamente libero e tutto percorribile il piano terreno destinato ad ampi spazi ombrosi per il riposo, a comunicazioni pedonali, e allo scopo di permettere l’inserimento continuo di prati e di verde tra le palazzine». Oltre a moltissimi arbusti e cespugli (circa 8.000), nel Villaggio furono piantati 800 alberi d’alto fusto.
Si è rispettato al massimo l’ambiente naturale, anzi si è fatto del verde l’elemento più importante del progetto. Con un sapiente gioco di volumi gli edifici sono disposti in maniera tale da lasciare libera la visuale sia verso la collina di villa Glori che verso le sponde del Tevere, armonizzandosi con il paesaggio. «Il visitatore viene subito colpito dalla spaziosità delle prospettive, dalla compostezza degli edifici e dalla perfetta visibilità della linea dei colli. L’inusitata prospettiva creata dai “pilotis”, con la totale apertura dei pianterreni, fra i quali giocano le distese di prati e di aiuole, presenta interessanti inquadrature». Dei 35 ettari del Villaggio ben 16 sono stati destinati al verde, 12 a strade (di larghezza variabile da 12 a 3,50 metri), piazze e marciapiedi, e 7 alle residenze, ossia appena il 20%.
2.
Il Villaggio romano è composto da 1.348 appartamenti (714 a est del viadotto, 634 a ovest), con 4.723 vani utili e 2.960 vani di servizio, per un volume totale di 582.568 mc. «Le diverse soluzioni architettoniche sono fortemente unificate dalla scelta di alcuni elementi comuni: oltre ai pilotis, i marcapiani in cemento, le finestre a nastro verniciate di bianco, i “torrini” sulle terrazze di copertura e la cortina di rivestimento di un color giallo dorato».
Tutti gli appartamenti «dispongono di un funzionale ingresso, di un ampio soggiorno-sala da pranzo e di un’altrettanto ampia cucina. Il tipo di appartamento medio è quello a tre stanze; in esso la cucina comunica con un comodo terrazzino, al quale è altresì possibile accedere da una delle camere da letto. I doppi servizi sono una caratteristica di alcuni degli appartamenti a 5 vani utili.
Le rifiniture interne risultano piacevolmente razionali, eleganti. Esse sono costituite da pavimenti in marmette di graniglia di marmo, infissi tamburati in abete (mentre gli infissi esterni sono metallici), rivestimenti in maioliche per i servizi e carte da parati alle pareti, con zoccoletti battiscopa in marmo».
All’epoca dei Giochi i soli edifici pubblici non provvisori del quartiere erano la scuola (preesistente) e il mercato coperto a pianta esagonale. Venne destinata a parcheggio la vasta area risultante dalla demolizione dell’ippodromo di Villa Glori e del cinodromo della Rondinella, sulla destra del viale de Coubertin.
«Si può lecitamente affermare – scrisse il giornalista Ettore Della Riccia – che, in Roma, è questo il primo caso di edilizia sovvenzionata in cui non solo si è raggiunta una unità architettonica concettuale e formale, ma si è anche realizzata una coesione completa tra architettura e disposizione urbanistica».
3.
Il Villaggio venne consegnato al CONI il 4 giugno 1960, nel corso di una cerimonia alla quale parteciparono il presidente del Consiglio, Fernando Tambroni, il ministro dei Lavori Pubblici, Giuseppe Togni, il presidente dell’INCIS, avv. Umberto Ortolani, il presidente del CONI, avv. Giulio Onesti, l’on. Giulio Andreotti, ministro della Difesa e presidente del Comitato Organizzatore dei Giochi, e molte altre personalità. L’apertura ufficiale avvenne il 25 luglio: le bandiere del CIO e delle 84 nazioni partecipanti salirono sui pennoni al suono dell’Inno del Sole di Mascagni.
Il Villaggio fu recintato con 4.300 metri di rete metallica stampata, in cui si aprivano 27 cancelli. Nella stessa area, come a Melbourne, erano compresi il Villaggio maschile e quello femminile, dislocato intorno a via Gran Bretagna, con un cancello verso il viale de Coubertin e un altro verso l’interno.
4.
Il Villaggio Olimpico «è senza dubbio uno dei migliori quartieri d’iniziativa pubblica realizzati a Roma, certamente il primo in cui siano stati applicati con coerenza i principi dell’urbanistica del Movimento Moderno. Gli anni sembrano confermare la bontà di quella scelta» (P.O. Rossi). Il Villaggio vinse il Premio regionale IN/ARCH 1961 per il Lazio.
5.
Didascalie
In copertina: Foto aerea che mostra il Villaggio Olimpico, il Viadotto di Corso Francia, il Palazzetto dello Sport e lo Stadio Flaminio.
1. Planimetria del Villaggio Olimpico.
2.-3. Prospettive degli edifici.
4.-5. Bozzetti per l’arredamento degli alloggi.
Chiarimenti sul DPCM del 18 Ottobre e il proseguimento dell'attività sportiva
Roma 20 ottobre 2020 - La Federazione mette a disposizione il testo relativo al DPCM del 18 ottobre 2020, in attesa di ricevere da parte del Dipartimento dello Sport ulteriori delucidazioni in merito ad alcuni passaggi del testo che hanno suscitato dubbi interpretativi.
Tuttavia, anche sulla base di valutazioni condivise con altre Federazioni di Sport di contatto, di seguito riportiamo alcuni chiarimenti ritenuti utili a fornire indicazioni operative in merito allo svolgimento delle nostre attività sportive, fatte salve eventuali ulteriori prescrizioni più restrittive emanate dalle Regioni o dalle Province autonome:
1) Resta consentito lo svolgimento delle manifestazioni a carattere Internazionale, Nazionale e Regionale organizzate dalla Federazione nel rispetto dei Protocolli e Linee Guida adottate dalle Federazioni Internazionali di riferimento e dalla FIJLKAM.
2) Le sessioni di allenamento degli Atleti tesserati come agonisti, svolte presso le ASD affiliate, possono continuare regolarmente purchè a porte chiuse e nel rispetto degli specifici Protocolli emanati dalla FIJLKAM.
3) L’attività sportiva di base, svolta presso le ASD affiliate da Atleti tesserati come preagonisti e non agonisti, viene consentita solo in forma individuale, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento mentre, in questo ambito, non sono consentite gare e competizioni.
4) L’attività di contatto ludico-amatoriale, non consentita dal DPCM, riguarda attività svolte al di fuori dell’ambito federale.
Nel ringraziare per l’attenzione e la collaborazione, è gradita l’occasione per inviare i più cordiali saluti.
La XVII Olimpiade: Roma 1960 (IV)
Roma 19 ottobre 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
Il diploma, il manifesto e il film
Anche i diplomi, come le medaglie e i francobolli, furono introdotti all’Olimpiade di Atene nel 1896. Il diploma per i primi classificati della XVII Olimpiade, disegnato da Elio Tomei (62 x 47 cm), raffigurava una lapide marmorea su cui era inciso il nome, la disciplina e il piazzamento dell’atleta accanto allo stemma dei Giochi, ossia la Lupa e i cinque cerchi. Firmarono i diplomi il presidente del CIO, Avery Brundage, e il presidente del Comitato Organizzatore, Giulio Andreotti.
Concluso senza un vincitore l’apposito concorso nazionale per il manifesto (212 concorrenti), bandito il 31 gennaio 1957, la giuria invitò a una nuova gara i migliori 12 pittori cartellonisti italiani. Tra i 7 che accettarono l’invito fu scelto il quarantenne torinese Armando Testa, ma il Comitato per l’Arte e la Giunta del CONI gli chiesero diverse modifiche prima di approvarne il bozzetto. Il manifesto (70 x 99,5 cm) offriva una moderna interpretazione del cosiddetto “Capitello del Belvedere”, cui sovrapponeva la Lupa Capitolina. In realtà il capitello di marmo proconnesio (III secolo), rinvenuto nelle Terme di Alessandro Severo, è utilizzato dal XVIII secolo quale base della grande Pigna bronzea nel Nicchione del Vaticano; mostra un atleta vittorioso s’incorona con la mano destra, stringendo un ramo di palma con la sinistra. Del manifesto vennero stampate 290.000 copie in 11 lingue: 83.000 in italiano, 55.000 in inglese, 30.000 in francese, 22.000 in tedesco, ecc.
Una curiosità: è del 1912 il primo poster olimpico, perché i cosiddetti manifesti del 1896 e del 1908 sono soltanto le copertine del Rapporto ufficiale di Atene e del programma delle gare londinesi.
1.
Il primo film sportivo delle Olimpiadi, opera dell’Istituto Luce, risaliva al 1928. Il ricordo dei Giochi di Roma fu immortalato nel film a colori di Romolo Marcellini La Grande Olimpiade, realizzato ancora dall’Istituto Luce per conto del CONI (musiche di Angelo Francesco Lavagnino e Armando Trovajoli). Degli 80.000 metri di pellicola girati, ne furono scelti 12.000, poi ridotti a 4.000, per una proiezione di 135 minuti. Il film si concludeva con il sottofondo musicale dell’Inno del Sole (non Inno al Sole, come scrivono molti), dall’Iris di Pietro Mascagni.
La scelta dell’opera di Mascagni per l’inno e lo squillo ufficiale della XVII Olimpiade si deve all’attivissimo Marcello Garroni, segretario generale dei Giochi.
Nessun pittogramma e nessuna mascotte nel 1960. Il primo, ancor grezzo, tentativo di produrre dei pittogrammi risaliva ai Giochi di Londra del 1948, ma solo a Tokyo nel 1964 si concretizzò una moderna serie di simboli, sia per rappresentare i diversi sport, sia per offrire informazioni generali al pubblico attraverso un linguaggio universalmente compreso. Da allora i pittogrammi accompagnano immancabilmente ogni Olimpiade, come fanno le mascotte dal 1972, quando a Monaco di Baviera entrò in scena il bassotto Waldi, testa e coda blu e corpo variamente colorato a strisce verticali diseguali.
2. I biglietti (24,5 x 9,5 cm) sul recto a due colori mostravano monumenti e impianti disegnati da Corrado Mancioli, già citato quale autore dei 5 francobolli del 1959 (serie Preolimpica). I soggetti dei biglietti erano: la statua equestre di Marco Aurelio e il Campidoglio per la cerimonia di apertura, la fontana di Trevi per la cerimonia di chiusura, il mosaico delle “ragazze in bikini” di Piazza Armerina per la mostra Lo Sport nella Storia e nell’Arte, le colonne del Tempio di Saturno al Foro Romano (attraverso le quali si scorgeva il Campidoglio) accostate di volta in volta – cambiando il colore di fondo – a uno dei 18 impianti che ospitarono i diversi sport.
La città fu addobbata con 13.641 bandiere.
3.
Didascalie:
In copertina: Il manifesto della XVII Olimpiade, di Armando Testa.
1. Manifesto del film La Grande Olimpiade, di Romolo Marcellini.
2. Biglietto per la gara di maratona.
3. Giulio Onesti, presidente del Comitato Esecutivo, e Giulio Andreotti, presidente del Comitato Organizzatore.
Nuovo DPCM: evitata la chiusura per i nostri sport, ma l’allerta è massima
Roma, 13 ottobre 2020 – E’ stato firmato il nuovo DPCM che sarà in vigore per 30 giorni e che detta le nuove regole per prevenire un peggioramento della situazione di contagio da Covid-19, la famigerata “seconda ondata”.
Da tempo si paventava una nuova stretta, anche sullo sport in generale e sugli sport da contatto in particolare, ma dopo attenta analisi del CTS in concerto con le Regioni, il Ministero della Salute e la PCM, il nuovo testo non proibisce gli sport di contatto se non quelli a carattere amatoriale. Gli sport di contatto sono consentiti, come si legge nel DPCM, "da parte delle società professionistiche e - a livello sia agonistico che di base - dalle associazioni e società dilettantistiche riconosciute dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paralimpico (CIP), nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali, Discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva, idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi".
A questo importante risultato si è giunti anche grazie all’incessante e silenzioso lavoro che la Federazione sta svolgendo da mesi con il Dipartimento Sport della PCM, con Sport e Salute e con il Coni, tutti molto sensibili alle nostre istanze che sono state valutate e accolte in gran parte, proprio per non fermare il nostro mondo di sport da combattimento.
Niente stop, quindi, per le gare nazionali di Judo e Karate programmate entro la fine dell’anno, a meno di nuove restrizioni per ordinanze regionali o per nuovi dispositivi governativi a scadenza dei 30 giorni.
Pertanto al momento niente chiusura per le nostre palestre, pur nel massimo rispetto dei protocolli sanitari federali. Anzi, la situazione di gravità epidemica impone un ancor maggiore rispetto di tutte le norme igienico/sanitarie elaborate dalla Federazione - sia nel Centro Olimpico di Ostia, sia nelle singole palestre - proprio per scongiurare alla radice possibili rischi per la salute dei nostri tesserati.
Tokyo: definita la staffetta della fiaccola olimpica
Roma, 12 ottobre 2020 – Il 25 marzo 2021, dal J-Village National Training Center della prefettura di Fukushima, avrà inizio la staffetta della fiaccola olimpica che attraverserà tutte le 47 prefetture giapponesi nell’arco di 121 giorni. La fiamma raggiungerà Tokyo il 9 luglio in mano all’ultimo tedoforo e vi resterà in attesa della cerimonia di apertura del 23 luglio allo Stadio Olimpico.
Un segnale importante viene lanciato dal CIO, che sul proprio sito parla di una fiamma che quest’anno sarà doppiamente simbolica: “…il 2021 segnerà il decimo anniversario del grande terremoto del Giappone orientale del 2011, la staffetta della torcia olimpica di Tokyo 2020 mostrerà il recupero delle aree più colpite dal disastro... …Sulla scia della pandemia COVID-19, simboleggerà inoltre la luce alla fine dell'attuale tunnel buio; un faro di speranza per il mondo in vista dei Giochi di Tokyo 2020, essi stessi simbolo di resilienza, unità e solidarietà...”.
Per ripartire in maniera positiva, però, bisogna essere cauti. La grande partenza della fiaccola ed altre cerimonie, infatti, sono state ridimensionate, mentre le contromisure specifiche saranno annunciate dopo una consultazione completa con esperti e autorità sanitarie pubbliche.
Protocollo di Intesa FIJLKAM – FederLab Italia
Roma 9 ottobre 2020 - Con il DPCM del 26 aprile 2020 sono stati definiti i protocolli di sicurezza relativi alla ripresa delle attività dello sport professionistico e dilettantistico.
La FIJLKAM ha raggiunto un accordo al fine di utilizzare le strutture associate a FederLab Italia, tra le principali associazioni di categoria del comparto dei laboratori di analisi cliniche e dei centri poliambulatoriali privati accreditati con il SSN, per l’esecuzione di tamponi e test per la ricerca degli anticorpi contro il virus della Sars Cov2, ai tesserati della Federazione. L’associazione metterà a disposizione dei team la propria rete di laboratori (oltre 2mila strutture associate presenti su tutto il territorio nazionale), così da supportare le società ddi Judo, Lotta, Karate e Arti Marziali nella sorveglianza epidemiologica e nel monitoraggio dei casi sospetti di Covid. Un call center dedicato sarà a disposizione dei club. Quindi, a seconda dei laboratori più vicini, ci si organizzerà in base alle necessità, inviando personale specializzato direttamente nei centri sportivi o nelle sedi individuate dalle società, così da poter eseguire lo screening direttamente “a domicilio” ed in tutta sicurezza, nel pieno rispetto delle normative regionali.
Per maggiori informazioni http://www.federlabitalia.org/
La XVII Olimpiade: Roma 1960 (III)
Roma 8 ottobre 2020 Pubblichiamo oggi un nuovo avvincente racconto storico narrato dall’arch. Livio Toschi, nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
Le medaglie, la fiaccola e i francobolli
La LIV sessione del CIO, tenuta a Tokyo nel maggio 1958, deliberò che la medaglia per i primi tre classificati rimanesse – nel dritto e nel rovescio – quella adottata per la prima volta ai Giochi del 1928, opera del fiorentino Giuseppe Cassioli. Ma l’Italia qualcosa volle cambiare: la medaglia, con castone di foglie di ulivo silvestre, fu appesa a un collare in bronzo composto dalle stesse foglie, più grandi. Su una fascia inserita alla base del castone s’incise lo sport praticato dagli atleti premiati. Vennero invece consegnate senza collare le medaglie per i vincitori delle gare a squadre.
Solo a partire da Monaco 1972 il CIO lasciò agli organizzatori la facoltà di sostituire con un diverso motivo l’immagine dell’atleta trionfante sul rovescio. Da Atene 2004 si utilizza una nuova medaglia, ideata dall’artista greca Elena Votsi.
Il grande scultore catanese Emilio Greco (autore anche della grande statua simboleggiante La Fiaccola Olimpica) realizzò in bronzo la medaglia commemorativa dei Giochi di Roma, diametro 55 mm, peso 77 grammi, raffigurante sul recto una tedofora in corsa, con i cinque cerchi sullo sfondo, e sul verso un volo di aquile sopra lo Stadio Olimpico. Ne furono distribuite complessivamente 16.276.
Ad atleti, tecnici e giudici, nonché ai membri del CIO, delle Federazioni internazionali, dei Comitati Olimpici nazionali, del Comitato Organizzatore, ecc. vennero consegnati 66 tipi di distintivi, per un totale di 12.341 pezzi.
Dobbiamo a Renato Signorini, che fu scultore, pittore e medaglista, gli speciali gettoni d’oro coniati dalla Zecca in 6 formati diversi (da 22 a 60 mm).
1.
Il prof. Amedeo Maiuri, soprintendente alle Antichità della Campania, e i suoi collaboratori del Museo Archeologico Nazionale di Napoli disegnarono il modello della fiaccola olimpica: in alluminio bronzato, alta 40 cm e pesante 580 grammi, aveva il fusto scanalato e leggermente conico. La fiaccola fu realizzata dalla storica ditta bolognese Curtisa, che produsse – tra gli altri – gli infissi per i Palazzi dello Sport di Bologna e di Roma.
L’accensione della fiamma tra le rovine del tempio di Zeus a Olimpia (12 agosto 1960), il suo trasporto ad Atene e da lì in Italia a bordo della nave-scuola Amerigo Vespucci, la lunga staffetta da Siracusa al Campidoglio (18-24 agosto) e infine allo Stadio Olimpico (25 agosto), dove l’ultimo tedoforo – Giancarlo Peris – entrò alle ore 17.30, furono documentati da una pubblicazione del Touring Club Italiano: Il Fuoco Olimpico dalla Grecia a Roma. Peris che impugna la fiaccola accanto al tripode sugli spalti dell’Olimpico è raffigurato nel francobollo da 60 centesimi emesso dall’Italia per il 50° anniversario dei Giochi.
2.a
2. b
I francobolli, come le medaglie, apparvero sulla scena delle Olimpiadi già nel 1896 (12 valori), e insieme contribuirono a finanziare la manifestazione ateniese.
Il 23 giugno 1959, 65° anniversario della rinascita dei Giochi, l’Italia emise una serie di 5 francobolli, detta Preolimpica, ispirata a monumenti di Roma e disegnata dal pittore Corrado Mancioli: la fontana dei Dioscuri al Quirinale, la torre del Campidoglio, le Terme di Caracalla, l’Arco di Costantino, la Basilica di Massenzio. Per l’occasione fu approntato un annullo con il logo dei Giochi.
Il 25 giugno 1960 le Poste stamparono 9 francobolli raffiguranti la Lupa, 4 famose statue (il Mossiere, il Pugile in riposo, l’Apoxyomenos di Lisippo e il Discobolo di Mirone) e 4 impianti sportivi (Stadio e Velodromo Olimpico, Palazzo e Palazzetto dello Sport), questi ultimi su disegno dello xilografo friulano Tranquillo Marangoni. La serie completa fu incollata su cartoline di grande formato con la riproduzione del manifesto di Armando Testa. Per il primo giorno di emissione venne utilizzato l’annullo con il logo ufficiale e la scritta: Giochi della XVII Olimpiade - 25.8.1960 - Poste Roma - Cerimonia di Apertura.
Aggiungo che fu predisposta una serie di 33 cartoline ispirate a luoghi ed eventi dei Giochi, per la cui stampa si utilizzarono i clichés dei biglietti d’ingresso.
3.
Didascalie:
In copertina: La fiaccola olimpica, disegnata da Amedeo Maiuri, altezza 40 cm
1. La medaglia per i vincitori, di Giuseppe Cassioli, Ø 54,5 mm, D/R
2. a/2. b La medaglia commemorativa dell’Olimpiade, di Emilio Greco, Ø 55 mm, D/R
3. I francobolli del 1960: i quattro che raffigurano gli impianti sportivi sono opera di Tranquillo Marangoni