A Crotone il Lazio ha vinto il Memorial Ceracchini
Si è svolto a Crotone il Memorial Ceracchini, manifestazione di judo che, nell’ambito del Trofeo Milone, è stata dedicata al presidente federale che negli 70 fondò l’Accademia, istituzione nella quale si sono formati numerosissimi insegnanti di Judo.
“Il Palakrò agghindato a festa, ‘invaso’ da centinaia tra atleti, tecnici e accompagnatori arrivati da ogni angolo d’Italia per il memorial ‘Augusto Ceracchini’, dedicato alle rappresentative Cadetti, organizzato dalla Judo Calabro Crotone nella persona del prof Aldo Brugellis e inserito nell’ambito del trofeo Milone, figura che l’intramontabile maestro del Judo onora e ricorda ogniqualvolta se ne presenti l’occasione. E la circostanza era davvero ghiotta, avendo ottenuto l’organizzazione da parte della Fijlkam di un torneo di grande prestigio, che ha richiamato in città una folta pattuglia di partecipanti, con inevitabili ricadute per il territorio, protagonista almeno per un giorno di una vetrina nazionale di grande appeal. Per comprendere la portata e il livello, era presente anche il presidente nazionale della Fijlkam Domenico Falcone, spintosi fino a Crotone anche per rendere omaggio all’amico Brugellis, al quale ha consegnato l’organizzazione dell’evento consapevole di averla assegnata in mani sicure. Sul piano squisitamente tecnico, la gara si è sviluppata lungo tutto l’arco della giornata, con le qualificazioni che dalla mattina hanno condotto fino alle finali che si sono svolte nel pomeriggio. Molto combattuti e spettacolari gli incontri svolti sul tatami del Palakrò, che hanno visto in scena i rappresentanti delle 15 regioni d’Italia arrivate a Crotone per conquistare il titolo di categoria. Alla fine, l’ha spuntata la regione Lazio, che ha ottenuto il primo posto”.
La fonte è il quotidiano online Il Crotonese, mentre la notizia del successo della rappresentativa del Lazio è stata puntualmente riportata dal web Fijlkam Lazio.
Giulia Quintavalle e il primo anno da IJF expert
Tra i tecnici esperti che insegnano all’IJF Academy da più di un anno si è ben inserita anche la livornese Giulia Quintavalle. Aria riservata, che si scioglie in uno spontaneo sorriso appena prende un minimo di confidenza, Giulia trasmette energia positiva e tanta voglia di mettersi in gioco con umiltà, ma anche consapevolezza del suo percorso agonistico.
Oro olimpico a Pechino 2008, prima donna italiana a conquistare questa medaglia nella storia dei giochi, campionessa europea a squadre nel 2010, quinta a Londra 2012, la “signora del judo” non ha bisogno di presentazioni. Due figli col marito, il messinese Orazio D’Allura, ex atleta nazionale e pluricampione italiano assoluto, che insieme a Giulia è l’anima del KDK Cecina e che ha sempre sostenuto e incoraggiato Giulia.
Nel complesso una vita piena e più che soddisfacente.
E poi la scelta di rimettersi in gioco, iniziando il percorso IJF come allieva prima, come tecnico in seguito.
Giulia, quando hai iniziato l’esperienza IJF e come sta andando?
Ho iniziato a maggio 2022: sono stata una volta a Istanbul, a settembre ero a Madrid e a dicembre scorso sono stata a Budapest. Mi piace tantissimo, è un modo per completarsi: quando fai judo e sei un agonista sottovaluti un po’ certe cose, il tuo scopo principale è raggiungere gli obiettivi che tutti i grandi atleti si pongono, andare ai Mondiali, vincere le Olimpiadi… Quindi il mio focus da atleta era quello, mentre dietro il judo c’è un mondo che sto iniziando a scoprire ora. Mi piace tanto perché ti dà la possibilità di formarti e quello che hai fatto in un’altra maniera ora lo sviluppi sul campo da insegnante. È una parte di formazione importante non solo come allenatore, ma anche come persona.
Perché consiglieresti a qualcuno di intraprendere un percorso IJF da studente?
Perché penso sia il modo migliore per ampliare la propria formazione. Dopo un’esperienza del genere in cui, in una settimana, riesci a capire, dopo tutti gli anni che hai praticato questo sport, da dove viene, cosa c’è dietro a tutte le tecniche e alle soluzioni che hai trovato, senza magari dargli un nome e senza saperne la storia, penso che acquisisci un valore in più. Se poi diventi anche un tecnico IJF, diventa importante conoscere bene tutte le tecniche e sapere trasmettere le basi di questo meraviglioso sport.
Come ti è venuta l’idea di diventare un insegnante IJF?
Avevo già fatto il corso di primo livello, da allieva, a Malta nel 2018 insieme ad altri campioni, tipo Pino Maddaloni, Rosalba Forciniti, Lucia Morico… poi mi è stato proposto di diventare un “expert” e ho accettato subito, perché non mi piace dire di no, ho una mentalità abbastanza aperta e penso che sia il modo migliore per crescere. Mi sono detta “perché no?” e mi sono buttata subito in mezzo! Poi, insomma, al fianco di Lascau, al fianco di Huizinga, Bradic e ora anche Tina Trstenjak… sono grandi personaggi, non solo sul tatami, sono grandi persone al di fuori. Per non parlare di Galea e di Tibor [ndr Kozsla]! Mi sento veramente in una grande famiglia, sono molto accoglienti e ospitali, ti fanno sentire a tuo agio e quindi quando vado lì sono serena. E questa cosa qui mi dà la possibilità di formarmi in prima persona, ma anche di osservare tanti tecnici, che poi sono sulle materassine di tutto il mondo per le competizioni ogni settimana. È una bella soddisfazione quella di condividere con loro questo momento di formazione, che non penso sia un punto di arrivo, quanto un punto di partenza per tutti, un modo per evolvere, per crescere a livello mondiale. Infatti l’idea è nata per questo, per far sì che il judo sia globale, che, a livello mondiale tutti parlino la stessa lingua, tutti abbiano le stesse basi e quindi penso sia il modo per eccellere.
Ti senti mai intimidita dalle domande che gli allievi ti pongono?
Sinceramente, faccio le corna [ride], a me non è mai capitato che mi facessero delle domande scomode… però, a volte mi domando come mai le persone fanno delle domande che non hanno tanto senso… comunque sono serena, perché spero di avere sempre la risposta pronta e, soprattutto corretta!
Hai incontrato delle difficoltà all’inizio nell’insegnare in lingua inglese?
Da buona italiana all’inizio devo dire di sì, proprio nell’esprimermi: spiegare le sensazioni, il movimento del corpo, le direzioni… tutto sta nel fare pratica. La difficoltà è soprattutto quella, riuscire a trasmettere quella che è la tecnica, con tutte le sue sfaccettature, in inglese. Poi, però, sai, il judo fa parte della mia vita, per cui quando si fa tecnica non trovo questa difficoltà e lì mi piace! E poi è bello capire tutte quelle cose cui magari da atleta non ci hai fatto caso, come i suffissi in giapponese, che poi alla fine in un colpo d’occhio ti svelano il significato della tecnica… a saperlo prima! [ride]
Si può dire che quest’esperienza sta cambiando il tuo modo di insegnare?
Mi aiuta ad ampliare un po’ quello che è il mio bagaglio di esperienza e tecnico, mi dà soluzioni in più e visioni diverse.
Il programma che presentate in giro per il Mondo è già prestabilito?
Sì, abbiamo cento tecniche da spiegare e mostrare davanti agli allievi.
E in contesti diversi, come nei camp privati, che cosa metti nel programma, avendo più libertà d’azione?
Dipende. A volte parto dalle basi, magari con ragazzi più giovani, procedo con una progressione sempre più tecnica e, in alcuni casi, spiego il mio speciale. Dipende molto da chi hai davanti, da come è composto il parterre di allievi, dalla loro età e dall’esperienza, quindi mi adatto di volta in volta.
In campo internazionale ti poni come insegnante degli insegnanti. Se dovessi farlo in un contesto nazionale, da dove partiresti?
Sicuramente dalle basi e poi salendo di livello, perché ognuno ha la propria esperienza, la propria formazione, però tante cose magari uno ci passa sopra o è un po’ superficiale. È difficile trovare una platea omogenea e che sia già specializzata in tutto, per cui proporrei qualcosa di basico e poi sceglierei la direzione più adatta per dare uniformità e una visione un po’ più globale.
Che cosa senti che manca agli atleti ai camp cui partecipi e che cosa ritieni riescano a portarsi a casa una volta che hai finito la lezione?
Cerco di dargli dei suggerimenti, ma a volte le cose da dire sarebbero tante e il tempo è poco, quindi faccio fatica. Poi ci sono i ragazzini che apprendono subito, quelli che ci mettono di più, qualcuno che ha lavorato di più sulla tecnica, qualcuno che ci ha lavorato meno ed è più preparato sulle prese… insomma, venendo da club diversi ognuno è specializzato su cose diverse, per cui renderlo globale è difficile, quindi cerco di dare degli input semplici, delle pillole che poi si possono riportare a casa. Ad esempio molto spesso manca il cambio di direzione o lo squilibrio, per cui fanno gli attacchi senza aver squilibrato: prima si dovrebbe partire da quello e poi arrivare alla tecnica. Una volta che capisci com’è il movimento, la direzione e lo squilibrio, è facile spiegare la tecnica, ma se non hai quelle basi, recuperarle da adulto è molto complesso.
Pensi si punti a saltare dei passaggi per ottenere un risultato più rapido e spingere sull’agonismo?
Spesso e volentieri si fa questo errore, invece dobbiamo curare di più la tecnica e andare passo dopo passo: oggi si brucia le tappe molto velocemente.
Fino a che età bisognerebbe lasciare libero l’atleta di sperimentare e di apprendere bene le basi?
Oggi è difficile… già esordienti A e B li devi preparare, perché poi diventano cadetti… il mondo è completamente diverso. Ma anche già il passo di quando diventi esordiente A è completamente diverso rispetto a quando uno è bambino, quindi si cerca tutti un po’ di correre, come nella quotidianità. Ci dovremmo un po’ soffermare, nelle fasce di esordienti e lavorare di più sulla tecnica, però è difficile perché il tempo è poco, i ragazzi sono sempre più impegnati (c’è la musica, il catechismo…): è difficile incastrare tutto oggi! Ci sono tanti stimoli e tante distrazioni.
Trovi che possa avere un peso anche il poco tempo che oggi i genitori, spesso, hanno da dedicare ai ragazzi e la loro conseguente minor disponibilità ad accompagnarli o a essere presenti?
Sicuramente prima tutti avevano più tempo, oggi meno. Però ci sono quelli che sono appassionati e che si dedicano e che pensano che la scuola e lo sport siano l’unico modo per educare i figli.
Anni fa hai scritto un libro a quattro mani con tua cognata, “La signora del judo”. Ora che hai intrapreso una nuova strada stai valutando di scriverne un altro?
Al momento no, ma può essere che tra qualche anno lo faccia, perché è stata una bella esperienza, divertente e poi, insomma, anche quello rimarrà e quindi quando hai la carta scritta hai un qualcosa che si può tramandare.
Il segno che hai lasciato nel judo lo conosciamo tutti, ma cosa vorresti, al di là dei tuoi risultati agonistici, che venisse ricordato di te?
Sono contenta già di quello che ho lasciato e spero che verrà ricordato sempre, ma essendo stata la prima donna [ndr a vincere una medaglia d’oro nel judo alle Olimpiadi] credo di sì. Da donna sento di aver raggiunto un traguardo importante, anche con difficoltà, perché siamo sempre state messe in disparte e dietro le quinte, mentre anche noi possiamo dare tanto e raggiungere i nostri obiettivi. Io sono stata un esempio e spero di esserlo ancora per altre donne. Vedo che ora tante ragazze mi stanno seguendo, nel senso che abbiamo grandi atlete donne oggi, quindi penso che siamo sulla scia giusta e faranno la loro storia, com’è giusto che sia. Sono contenta di esser stata la prima a dare il là!
È un piacere, ma anche una responsabilità in qualche modo?
Sì un po’ sì, però io la vivo con serenità, nel senso che sono contenta di essere a tutt’oggi un esempio e che le ragazzine mi vedano come tale, perché penso di essere sempre stata una ragazza coi piedi per terra, che si è sempre sacrificata per ottenere i suoi risultati, ma allo stesso tempo non ho trascurato i rapporti con le persone: sono sempre stata chiara, serena, rispettosa e mantenere questa serenità malgrado io abbia raggiunto un grande risultato credo sia già di per sé un esempio importante.
Hai ancora qualche sogno nel cassetto?
Sogni… ho degli obiettivi miei personali… con il mio club di creare dei futuri campioni, perché l’impegno è tanto e so che oggi è difficile perché anche l’attività è tanta. Quindi spero che tutto il lavoro che facciamo, come è per tutti i club, abbia un seguito e dia un frutto. Però se non ci dovessi riuscire, l’importante è creare delle persone per bene, delle persone rispettose, che sappiano stare nella società e si sappiano comportare. Il mio intento è creare dei campioni, ma anche persone che siano vere.
Fonte: FIJLKAM fvg
Cresciuti assieme... una meravigliosa storia abruzzese
È stato davvero un gran mondiale quello dei cadetti azzurri a Zagabria. Talmente bello e soddisfacente sotto molti punti di vista, che tutti i commenti letti ed ascoltati sono risultati entusiastici. Del resto, le medaglie piacciono a chiunque e vederne ben cinque, messe in fila nel medagliere alla voce Italia, con tre finali per l’oro disputate, lasciano poco spazio alle critiche.
In tutta questa storia però, di per sé straordinaria, ce n’è una davvero speciale che merita un altro momento di attenzione. E non tanto perché fino ad ora nessun club italiano era ancora riuscito a tanto, ovvero piazzare due atleti in finale ad un campionato del mondo. Per quanto sia un nuovo record da mettere in memoria, non è per questo, ma perché quei due ragazzi sono cresciuti assieme, nel vero senso della parola. A scuola assieme, in palestra assieme, tutto o quasi assieme. Anche la finale mondiale, ad una manciata di minuti una dall’altra.
Una storia in una cittadina di quasi 50mila abitanti, che apre uno spiraglio anche nella marea di brutta cronaca che riempie abitualmente media e social. A farlo infatti, ci ha pensato il Liceo Scientifico “F. Masci” di Chieti che, proprio ieri, ha scritto così sui social: “E, dopo gli europei, i nostri Lucio Tavoletta e Alessandro Bruno D’Urbano (entrambi della classe 4B) non smettono di stupire e si prendono anche la vetta del mondo! Sottolineiamo che, oltre a dimostrarsi atleti di livello assoluto, questi ragazzi hanno grandi qualità umane e, nonostante i mille impegni sportivi, sono studenti encomiabili. Complimenti di cuore a loro, alle loro famiglie e alla società”.
“Pensavo di riposarmi oggi -ha detto Silvio Tavoletta- e invece stiamo tifando i ragazzi della nazionale italiana urlando come non mai. Lucio e Ale sono andati al palazzetto presto con la squadra e hanno fatto riscaldare i loro compagni. Questa è la forza della squadra, la bellezza del judo. Questa notte non ho dormito, l'ho passata a rispondere ai tantissimi messaggi e a guardare di nuovo gli incontri dei ragazzi e le foto della gara. Tra tutte una, quella in cui ridiamo con Lucio, io Alessandro e il papà di D'Urbano. Motivo: la prima cosa che ha detto prima di abbracciarci è stata ho fame, voglio mangiare. Tutti e due ringraziano i loro compagni di squadra. Senza di loro non saremmo qui ora. La bellezza della nostra vittoria è che la condivideremo con tutta la nostra squadra, con tutti i ragazzi con cui siamo cresciuti e con cui abbiamo condiviso gioie e dolori”.
Alessandro Bruno D'Urbano: “Dopo la delusione dei campionati europei ho passato dei momenti in cui ho pensato che un risultato come questo non sarebbe mai potuto arrivare. E invece... ho battuto quello che per me era un mostro invincibile, il serbo Grahovac, e prima il vicecampione europeo. Sono un pochino deluso dalla finale ma mi sto godendo la mia medaglia bellissima”.
Lucio Tavoletta: “Non mi rendo ancora conto di quello che è successo. All'inizio di quest'anno chi poteva immaginare tutto questo. Ho scommesso che mi sarai rasato a zero se avessi vinto gli europei. Incredibile è successo. Mi hanno graziato. Ho promesso che l'avrei fatto se avessi vinto il mondiale. E ora? Ahaha a parte gli scherzi, sto vivendo un sogno, sogno che auguro a tutti i ragazzi come noi che fanno mille sacrifici per provare a vivere un giorno come quello di ieri”.
A Perugia non è stato soltanto un Grand Prix junior-senior
Grande spettacolo al Palabarton di Perugia, palcoscenico della terza edizione del Grand Prix Internazionale Judo Umbria valido come tappa federale delle categorie Junior e Senior. La kermesse umbra ha espresso un eccellente livello tecnico dei quasi trecento judoka scesi in campo alla caccia di un prestigioso alloro e di punti validi per l’acquisizione dell’ambito dan. Buona anche la risposta del pubblico che ha apprezzato il colpo d’occhio offerto del Palazzetto, uno dei templi del volley nazionale, adibito alle competizioni di Judo con quattro aree gara ed un’accurata organizzazione diretta egregiamente dal vicepresidente di settore Robertino Camilli coadiuvato dallo staff del Comitato Regionale.
Da segnalare anche l’iniziativa promossa dal Presidente Andrea Arena e dalla Consulta Regionale che ha voluto assegnare un contributo alle Associazioni iscritte dalle provincie alluvionate di Forli e Ravenna. Parla il Presidente Prof. Andrea Arena “Sin dai primi giorni della calamità ci è sembrato giusto dare un segnale di supporto per le zone alluvionate ed abbiamo pensato di assegnare un piccolo contributo per le Associazioni che hanno preso parte all’evento a pochi giorni dall’accaduto. Un contributo pari al numero di quote degli atleti in gara in aggiunta ad un simbolico quid per i Club. Ripeto in ogni occasione che il mondo delle arti marziali, quello delle nostre amate discipline, non si nutre di solo agonismo ma è pregno di virtù e valori che ne connotano l’essenza. In momenti come questi é compito nostro dare evidenza di tutto ciò; di certo una goccia d’acqua ma un segnale spero gradito ai ragazzi e alle famiglie colpite. Un grazie per la dimostrazione di resilienza e come sempre pronti a rimboccarci le maniche ed essere di supporto al vostro fianco”.
Parla il VicePresidente di Settore Robertino Camilli “Un grande impegno quello di ospitare una tappa di Grand Prix ed è solo attraverso l’ausilio dello staff della Consulta di Settore e la piena collaborazione dei Club ed il supporto delle istituzioni che è stato possibile realizzare tutto questo per la terza volta. Un grazie a tutti! Il successo è premiato anche dalle istituzioni che, alla luce delle due giornate di gare splendidamente organizzate, si sono rese disponibili ad ospitare anche eventi maggiori come i Campionati Assoluti di categoria.”
Addio Roberta Boero! Meno di un mese fa se ne andò il padre e maestro Mauro
“Con estremo dolore, la famiglia Boero dà la triste notizia della scomparsa della nostra amata Roberta. I funerali si svolgeranno sabato 27 maggio alle ore 10 presso la chiesa del Tabernacolo in via Swimburne (Genova). Niente fiori, ma per chi volesse sono gradite offerte libere all’associazione Gigi Ghirotti”.
Non è trascorso un mese intero da quando la Liguria annunciò la triste notizia della scomparsa, a Genova, del Maestro Mauro Boero, classe 1939.
Ma dopo Mauro, che nei primi anni 70 fondò il club Shitama Genova e da lì a poco costruì il primo, storico nucleo della nazionale femminile di judo, se n’è andata ieri anche la figlia Roberta. Da tempo lottava con una malattia maledetta, progressiva e, purtroppo, inarrestabile. La stessa che ha colpito e spento qualche mese fa Silvio Di Francia.
Roberta Boero, classe 1963, è stata campionessa d’Italia nel 1981 ed entrò a far parte del primo, storico nucleo della nazionale femminile di judo.
È stato proprio da quelle ragazze di allora, rimaste squadra come in quei tempi lontani, che sono giunti i messaggi di cordoglio e vicinanza alla famiglia, alla sorella Eliana, condividendo il dolore della perdita. Questo il messaggio di una di loro, che sicuramente le rappresenta tutte: “Mi vengono in mente i tanti viaggi fatti insieme, quando a Genova salivate in massa direzione Roma. Ed i duri allenamenti in Nazionale che a te sembravano non pesare mai, perché tu eri sempre con il sorriso sulle labbra. Questa volta però hai lottato con qualcosa di più forte di te, che ti ha fatto cambiare la direzione del viaggio… ciao cara BOBA condoglianze alla famiglia”.
Fonte: fijlkam.it/liguria
Notiziario dalle… nazioni
Questa settimana, in seguito ad un evento importante qual è stata la rassegna iridata di judo a Doha, al posto del notiziario dalle regioni si propongono due notizie interessanti tratte dalla stampa internazionale.La prima notizia è stata diffusa questa mattina dal sito InsideTheGames e spiega la posizione del Presidente IJF Marius Vizer in merito all’ammissione degli atleti di Russia e Bielorussia ai Mondiali a Doha. L’altra notizia è stata data da L’Equipe la sera di sabato scorso, ma ad accendere la curiosità ci ha pensato un lettore famoso…
IJF "protegge vite umane" tenendo gli atleti russi lontani dalla guerra, afferma Vizer
di Geoff Berkeley (InsideTheGames)
Il presidente della Federazione internazionale di judo (IJF) Marius Vizer ha affermato che la sua organizzazione “protegge la vita delle persone di entrambe le parti” tenendo gli atleti russi e bielorussi lontani dalla guerra in Ucraina.
Due judoka bielorussi e 17 russi hanno gareggiato ai Campionati mondiali di judo a Doha in seguito alla decisione dell'IJF di consentire loro di partecipare come atleti neutrali individuali.
Vizer ha salutato il loro comportamento nella capitale del Qatar, Doha, come “esemplare” e ha affermato che la loro partecipazione è stata “la prova di essere distanti dalla guerra”.
Sono stati effettuati controlli indipendenti sui precedenti della delegazione presentata da Russia e Bielorussia per garantire che nessuno avesse sostenuto pubblicamente l'invasione dell'Ucraina e non fossero affiliati all'esercito.
Otto componenti lo staff di supporto e allenatori russi sono stati esclusi, mentre tutti gli atleti proposti sono stati autorizzati a competere dopo aver superato il processo di ammissibilità.
L'IJF aveva precedentemente emesso un divieto assoluto alla partecipazione di Russia e Bielorussia alla guerra in Ucraina, ma alla fine del mese scorso ha concordato di revocare le restrizioni nel tentativo di diventare “l'ultimo ponte per il dialogo e la riconciliazione” tra i paesi vicini, secondo Vizer.
“Sosterremo continuamente l'Ucraina, ma siamo contro la discriminazione”, ha detto Vizer a Doha.
“La presenza degli atleti russi nello sport per me è la prova che tengono le distanze dalla guerra, perché potevano scegliere di andare in guerra ma hanno deciso di restare nello sport, facendo parte della nostra famiglia sportiva, la famiglia del judo, e questo è il motivo per cui sono i benvenuti”.
"Rifiutandoli, li mandiamo al fronte e con questa nostra decisione, proteggiamo la vita delle persone di entrambe le parti. Questo è quanto abbiamo considerato”.
La Federazione ucraina di judo (FJU) ha boicottato i Campionati mondiali di judo per protestare contro la decisione dell'IJF di riammettere russi e bielorussi.
Il ritiro è avvenuto dopo che il governo ucraino ha adottato una risoluzione che punisce le federazioni nazionali i cui atleti partecipano a competizioni che coinvolgono Russia e Bielorussia.
“Non sono nella posizione di commentare la decisione del governo ucraino”, ha detto Vizer “sono liberi di decidere quello che vogliono. Posso solo commentare i dettagli relativi al nostro sport. Dipende da loro”.
La sentenza dell'IJF su Russia e Bielorussia è arrivata dopo che il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha raccomandato loro di essere autorizzati a partecipare come singoli atleti neutrali purché non sostengano la guerra e non siano affiliati all'esercito.
“Come ho dichiarato in alcune occasioni, il nostro sport non ha posto per la guerra, la politica e la discriminazione”, ha detto Vizer. "Siamo molto dispiaciuti per quella tragedia nella nazione ucraina. Siamo contro la guerra, ma lo sport non ha niente a che fare con la politica e la guerra”.
“Lo sport è l'ultimo ponte che può unire tutti noi e l'ultimo ponte per il dialogo e la riconciliazione”.
“È l'ultima porta aperta.”Non è ancora stata presa una decisione sulla partecipazione degli atleti russi e bielorussi a Parigi 2024. “Questa non è una nostra decisione, questa è la decisione del CIO e la codecisione del governo francese”, ha aggiunto Vizer.
“Stiamo sostenendo la Carta Olimpica del CIO. Spero che portino la decisione equa per tutti gli atleti coinvolti, tutti hanno la possibilità di partecipare alle Olimpiadi”.
Teddy Riner campione del mondo per l'undicesima volta
(L’Equipe)
Sei anni dopo il suo ultimo titolo mondiale, Teddy Riner ha vinto questo sabato l'undicesima medaglia d'oro, grazie alla vittoria sul russo Inal Tasoev nella finale dei +100 kg ai Mondiali di Doha.Sebbene avesse superato la sua semifinale in 27 secondi, il 34enne judoka è stato paziente contro il campione europeo del 2021, permettendogli di accumulare shido nel corso del combattimento. Dopo un quasi waza-ari dell'avversario e quasi nove minuti di estenuante combattimento, ha sferrato il colpo fatale al momento giusto per strappare la vittoria.
Scritto da Giroud_Champion_du_Monde (526 like e 378 commenti): Bellissimo. Quando eravamo bambini e combattevamo l'uno contro l'altro nel Judo Club Bolivar, lo battevo sistematicamente. Poi la vita mi ha fatto prendere un'altra strada e allora non vedevo molto interesse per la pratica del judo ma devo ammettere che è progredito enormemente e mi ha anche stupito. Bravo Ted.
Addio Mauro Boero pioniere del judo ligure
È triste la notizia arrivata in queste ore dalla Liguria, in quanto nella tarda serata di ieri è mancato a Genova il maestro di judo Mauro Boero. Classe 1939, Mauro Boero salì sul tatami la prima volta per praticare il Ju Jitsu per passare dopo poco alla pratica del judo. Nei primi anni 70 fondò il club Shitama Genova, che praticamente subito ebbe modo di mettersi in luce in campo femminile che, al tempo, si affacciava anche all’attività internazionale ed ai primi campionati europei. Erano gli anni in cui gareggiava e vinceva Laura Di Toma, attuale Direttore Tecnico Nazionale, e la Shitama metteva a disposizione della Nazionale atlete del livello di Nadia Amerighi e Roberta Boero, la maggiore delle figlie del maestro Mauro. E fu scelto proprio Mauro Boero per allestire e guidare quella prima nazionale femminile che avrebbe ottenuto risultati di eccellenza. Ma Mauro Boero, che ha raggiunto l’alto grado di 7° dan, è stato soprattutto uno dei pionieri del judo in Liguria.
Alle 17.30 di domani, domenica 30 aprile, verrà recitato il rosario nella Chiesa di Piazza Sturla a Genova, mentre alle 8.30 di lunedì 1° maggio, nella stessa Chiesa saranno celebrati i funerali.
La FIJLKAM si unisce al sentimento del Comitato regionale Liguria ed esprime le più sentite condoglianze alla famiglia di Mauro Boero.
- Quì la notizia su FIJLKAM LIGURIA
- Quì una storia di Mauro Boero scritta dalla figlia Eliana
Notiziario n. 78 con storie di judoka, FIJLKAM a scuola ed Europei di lotta
È virtuosa l’iniziativa di individuare e valorizzare storie di giovani, così com’è virtuoso l’impegno nel promuovere le discipline FIJLKAM nelle scuole ed è indubbiamente una virtù quella di eccellere nelle competizioni sportive più importanti.
Sono proprio questi gli argomenti trattati in questo notiziario dalle regioni numero 78, che plaude e valorizza le notizie pubblicate sui siti regionali di Liguria (venerdì 14 aprile), Lombardia (sabato 15 aprile) e Sardegna, che sostiene Simone Piroddu impegnato oggi nella finale per il bronzo agli Europei di lotta. Buona lettura.
Qui la notizia a cura di FIJLKAM LOMBARDIA STORIE
Qui la notizia a cura di FIJLKAM LIGURIA A SCUOLA
Qui la notizia a cura di FIJLKAM SARDEGNA LOTTA
Notizie da Friuli, Lombardia e Puglia nel Report dalle Regioni n. 77
Venerdì scorso se n’è andato Roberto Ruberti, 64 anni, uno fra i più longevi dirigenti periferici e guida storica del karate friulano. Ad annunciarlo, fra gli altri, è stato il sito FIJLKAM FRIULI VENEZIA GIULIA, che riporta anche le informazioni relative ai funerali. Risale a ieri invece, la notizia pubblicata da FIJLKAM LOMBARDIA che, sempre attenta all’attività del settore lotta, riporta il successo di Angela Casarola e relaziona sulla trasferta in Olanda in occasione del torneo di Pasqua svolto a Utrecht. Lo scorso mercoledì 5 aprile invece, è stato FIJLKAM PUGLIA a pubblicare una notizia d’interesse che parla di Aikido e racconta di una tre giorni che si è svolta a Bari ed è stata dedicata alla formazione di questa affascinante disciplina. Questi gli argomenti trattati nell’edizione numero 77 del notiziario dalle Regioni e, se vi va, buona lettura!
Qui la notizia a cura di FIJLKAM FRIULI VENEZIA GIULIA KARATE
Qui la notizia a cura di FIJLKAM LOMBARDIA LOTTA
Qui la notizia a cura di FIJLKAM PUGLIA AIKIDO
Notiziario n. 77 con Ju Jitsu, storie di giovani ed intese con Università
La Lombardia propone il resoconto puntuale dello stage di aggiornamento di Ju Jitsu che si è svolto ieri nel PalaBisterzo a Busto Arsizio, ma racconta anche un’altra storia che, nella sua semplicità, è bella ed incoraggiante per tutti quei giovani che sostengono con forza la propria passione affrontando e superando ogni difficoltà. Una storia che merita i due minuti da dedicarle per leggerla assieme al plauso a questa rubrica virtuosa.
È di venerdì scorso, ma rimane di rilievo, la notizia pubblicata dal Lazio nella quale si documenta la firma di un protocollo di intesa del Comitato Regionale laziale presieduto da Sandro Rosati con l’Università di Tor Vergata. E per il Notiziario dalle regioni n. 77 questo è tutto. Buona lettura.
Qui la notizia a cura di FIJLKAM LOMBARDIA JU JITSU
Qui la notizia a cura di FIJLKAM LOMBARDIA STORIE
Qui la notizia a cura di FIJLKAM LAZIO