Lima avara con gli azzurrini: Bersellini batte la n. 1 ma chiude settima
A Lima, la seconda giornata dei campionati del mondo cadetti è stata avara di soddisfazioni per i colori azzurri che hanno raccolto soltanto il settimo posto di Alice Bersellini nei 52 kg. E se il mondiale di Thomas Palillo si è fermato al secondo turno dei 60 kg, purtroppo quello di Rachele Moruzzi (48) e Raffaele Sodano (60) non è andato oltre l’incontro iniziale.
“Oggi chiudiamo con un settimo posto di Alice Bersellini che sta particolarmente stretto -ha detto il tecnico azzurro Francesca Campanini- anche in considerazione alla vittoria sull’atleta francese considerata la favorita. In seguito, due ingenuità in ne waza le hanno precluso le possibilità di medaglia, ma resta che è una atleta con ottime caratteristiche che, anche nella classe superiore, potrà dimostrare in futuro.
Rachele Moruzzi nei 48 kg, così come Palillo e Sodano, entrambi impegnati nella categoria al limite dei 60 kg sono rimasti lontani dal podio nonostante dispongano tutti di un evidente potenziale”.
Alice Bersellini ha iniziato alla grande la sua gara, superando per ippon la mongola Boldbaatar e sovvertendo i pronostici con un contrattacco (ippon) sulla francese Carillon. È stata poi la russa Kozlova (IJF) che l’ha fermata nei quarti di finale e, nel recupero, l’ungherese Juttner.
“Non sono soddisfatta del risultato di oggi -ha detto Alice Bersellini- nei primi incontri anche se difficili sono riuscita a tirare fuori il meglio di me, purtroppo però negli ultimi minuti dei quarti di finale e nell’incontro di ripescaggio ho fatto degli errori che ho pagato cari. Tornata a casa ricomincerò a lavorare per poter essere sempre la versione miglior di me. Ringrazio i miei genitori e allenatori che hanno fatto tutto il possibile per prepararmi al meglio”.
“A volte dare il massimo non basta -ha commentato Thomas Palillo- oggi non è andata come speravo, ma sono sicuro che continuando a lavorare sempre di più, i risultati arriveranno. Ringrazio i miei genitori e tutti coloro che mi stanno accompagnando in questo percorso”.
“Questa gara non è andata come mi aspettavo e sono molto deluso. -è il commento di Raffaele Sodano- Cercherò di lavorare sugli eventuali errori commessi per arrivare al mio principale obiettivo. Ci tengo a ringraziare tutte le persone che credono in me, i miei maestri e i miei genitori in particolare che fanno tanto per me giorno per giorno e sono sicuro che un giorno li ripagherò”.
“Sono molto dispiaciuta di non essermi potuta esprimere al meglio oggi -ha detto Rachele Moruzzi- cercherò sicuramente di rifarmi al più presto”.
Cinque gli azzurrini attesi alla prova nella terza giornata in Perù, che vedrà sui tatami le categorie -57 kg, -63 kg; m: -73 kg, -81 kg e sono Giulia Sorelli e Martina Capezzuto nei 57 kg, Maila Pagliaro e Laura Covre nei 63 kg, Leonardo Copat negli 81 kg.
In Perù il mondiale è di bronzo per Aurora Ferro e Thomas Sassi
I cadetti d’Italia sono andati subito a medaglia nella prima giornata dei campionati del mondo Under 18 che si disputano a Lima, in Perù. Hanno ottenuto la medaglia di bronzo infatti Thomas Sassi, con il terzo posto nei 55 kg ed Aurora Ferro, che ha fatto altrettanto nei 40 kg, mentre Rachele Ciavurro si è classificata al quinto posto nella stessa categoria.
“Oggi siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto e dalla prestazione degli atleti -ha detto il coach azzurro Massimiliano Pasca- con la prima giornata l’Italia ha già superato il risultato dell’europeo. Come dice il proverbio: l’appetito vien mangiando. Complimenti a tutti gli atleti”.
Tre le vittorie ottenute da Thomas Sassi per qualificarsi alla semifinale che, dopo aver superato l’indiano Prince, il russo Naguchev (IJF) ed il kazako Batyrgali, ha ceduto di fronte al mongolo Batbileg. Nella finale per il bronzo Sassi ha sconfitto un altro russo, Magomed Abdulaev (IJF).
“Sono molto contento per questa medaglia -ha detto Thomas Sassi- perché mi sono allenato duramente facendo moltissimi sacrifici. Ringrazio le persone che mi sono state vicine e hanno creduto in me anche quando non lo facevo io stesso. Oltre a loro ringrazio pure il mio gruppo della palestra ‘’I PORENZ’’ e tutti ‘’I CHAMP’’, che sarebbero i compagni di nazionale”.
Sono state tre anche le vittorie ottenute da Aurora Ferro per salire sul podio dei 40 kg che, dopo il successo iniziale sulla kazaka Abdukadyrova, si è trovata ad affrontare nel quarto di finale la compagna di squadra Rachele Ciavurro ed a 11mila chilometri da Roma, dove vivono entrambe, Ferro si è imposta per wazari. Superata in semifinale dalla spagnola Martin Carriches, Aurora Ferro si è aggiudicata il bronzo a spese della kazaka Shvaigert.
“L’arena del Perù da primo anno cadetta mi ha visto realizzare un sogno -ha detto Aurora Ferro- oggi è stata una giornata speciale piena di emozioni e alti e bassi. Sono molto soddisfatta della gara, infatti nonostante ci siano ancora tantissime cose da rivedere e sistemare, torno a casa con la consapevolezza di essere tra le migliori al mondo, ripagando tutti i sacrifici di ogni giorno. Ringrazio la mia palestra, Mandraccio Roma, e la mia squadra unica presente sempre anche con migliaia di km di distanza capitanata da mio papà Gianluca Ferro, nonché mio allenatore, coadiuvata da Stefano, Martina, Luca e Alessia che mi sostengono sempre e infine la mia famiglia che è pronta a rialzarmi nel momento del bisogno e a gioire con me nel momento del trionfo, a cui dedico veramente tutto. Che questo sia solo un punto di partenza perché alla fine se puoi sognarlo puoi farlo!”.
Soddisfatta anche Rachele Ciavurro che, dopo la vittoria iniziale ottenuta sulla peruviana Lopez, ha trovato il disco rosso impostole dalla compagna di squadra, per riscattarsi poi nel recupero sulla russa Tsakulova (IJF). La finale per il bronzo infine è stata decisa dallo shime waza messo a segno dalla polacca Walendzik.
“Dopo questa gara posso dire che sono soddisfatta dei miei progressi anche se ero a un passo dal prendermi quella medaglia per cui avevo lottato tanto -ha detto Rachele Ciavurro- ma un quinto posto al mio primo mondiale da cadetta non è poco. Devo ringraziare soprattutto la mia palestra A.S.D Judo Preneste G. Castello che mi sta seguendo in tutto il mio percorso, ringrazio davvero tanto anche i miei genitori che mi hanno dato la possibilità di fare queste esperienze e mi hanno sempre sostenuta, e non sarei mai potuta arrivare dove sono senza la mia mental coach Aurora Puccio. Grazie anche a tutta la Nazionale Italiana dagli allenatori che mi hanno seguita per tutta la gara ai ragazzi, grazie anche al dottore e il fisioterapista della nazionale italiana. Grazie a tutti, sono davvero grata di aver avuto la possibilità di fare questa esperienza e spero in tante altre”.
“Questo mondiale non è andato come speravo -ha detto Andrea Ruggieri (50 kg)- ne secondo i miei piani. Sono arrivato lì consapevole di essere in grado di regalare una medaglia a me stesso e a tutti coloro che credono in me, ma non è stato così. Ero convinto e motivato, ma questa volta non è servito solo questo. Ritorno a casa a mani vuote, ma con la consapevolezza di essere in grado e di poter arrivare un giorno su quel podio. Ringrazio tutti quanti di cuore il mio maestro e la mia maestra, mio padre, mia sorella e mia madre, ma anche la palestra che mi ha fatto arrivare fino a dove sono oggi”.
“Vedendo questa gara mi sono reso conto di essere all’altezza della situazione combattendo con i migliori del mondo -ha detto Thomas Ghidoni (50 kg) - e questo mi rende molto onore. Anche se la gara non è andata come pensavo, sono contento di essermi confrontato con atleti di alto livello rappresentando la mia Nazione. Nonostante tutto è stata un’esperienza bellissima che mi porterò dietro per sempre e che mi ha aiutato a crescere. Sempre forza Italia 🇮🇹”.
Nella seconda giornata sono attesi alla prova iridata gli azzurri delle categorie -48 kg, Rachele Moruzzi, -52 kg, Alice Bersellini, -60 kg, Thomas Palillo e Raffaele Sodano, nessuno nei -66kg.
In 500 a Cesenatico agli ordini di Basile Manzi e Mungai
Giro di boa per la diciannovesima edizione dello stage FIJLKAM di judo, la prima nella nuova sede di Cesenatico, in Emilia Romagna, al quale hanno aderito in cinquecento fra atleti e tecnici. Alla manifestazione, aperta dalle classi degli esordienti A e B fino ad
arrivare ai Master M2, è presente anche la squadra azzurra juniores per la preparazione dei campionati d’Europa in programma a Tallinn dal 5 al 7 settembre, ma sul tatami ci sono anche le azzurre reduci dai Giochi Olimpici a Parigi, Savita Russo e Kim Polling. A dirigere le lezioni nelle sei giornate sono gli azzurri Fabio Basile, Elios Manzi e Nicholas Mungai, che hanno così commentato.
Fabio Basile: “Oltre alla grande partecipazione sono rimasto impressionato da tutti, ragazzi e fanciulle, hanno reagito molto bene ai contenuti proposti ed il rendimento sul tatami è stato superiore alle mie aspettative. Questo mi fa piacere e mi fa ben sperare per il futuro del judo italiano: abbiamo talento, lo abbiamo dimostrato in questi ultimi anni e dobbiamo continuare a lavorare con i giovani e con tutte le periferie d’Italia, perché a Los Angeles ci aspettano medaglie di un colore solo, il più bello di tutti”.
Elios Manzi: “Lo stage di Cesenatico è stato una buona opportunità di crescita. Si respira una bella atmosfera. Per me questa è stata la prima volta “da insegnante” e devo dire che nonostante l’ansia iniziale mi sono divertito. I ragazzi sono entusiasti e hanno tanta voglia di fare. Nel complesso c’è un buon livello. In bocca al lupo a tutti per i prossimi impegni!”.
Nicholas Mungai: “Penso che lo stage di Cesenatico sia un buon punto di ripartenza per costruire una buona stagione dopo la pausa estiva. Credo sia anche un ottimo training camp pure per la squadra Junior, in modo che possano preparare al meglio l'europeo. D’altro canto, per noi atleti "maturi", avere la possibilità di mettersi dall'altra parte del tatami e condividere con i più giovani una parte del nostro judo, come succede qui a Cesenatico, è una grande opportunità di crescita personale e sportiva”.
La manifestazione si concluderà venerdì 30 agosto.
Azzurrini pronti per i Mondiali cadetti in Perù
La nazionale italiana della classe cadetti si è ritrovata oggi al Centro Olimpico a Ostia e si appresta alla partenza per Lima, la capitale del Perù dove, mercoledì 28 agosto, iniziano i campionati del mondo U18. La squadra è composta da sette atleti nelle categorie maschili ed otto atlete nelle categorie femminili. Si tratta di Thomas Ghidoni, Andrea Ruggieri (50), Thomas Sassi (55), Thomas Palillo, Raffaele Sodano (60), Leonardo Copat, Alex Carta (81); Aurora Ferro, Rachele Ciavurro (40), Rachele Moruzzi (48), Alice Bersellini (52), Giulia Sorelli, Martina Capezzuto (57), Laura Covre, Maila Pagliaro (63)
Tecnici: Luca Ravanetti, Francesca Campanini, Massimiliano Pasca, Stefano Sorelli, Daniele Blancuzzi; Dottore: Stefano Bonagura; Fisioterapista: Alessandro Di Segni. Questo il commento dei tre tecnici azzurri responsabili del settore cadetti.
Francesca Campanini: Siamo alla vigilia della partenza di questo Campionato Mondiale Cadetti di Lima in Perù, una trasferta complessa da gestire logisticamente e con un tasso tecnico elevato. Per il rendimento delle ragazze in gara sono fiduciosa, le categorie sono quasi tutte molto equilibrate e possono giocarsela con le migliori. Ora si tratta ti trovare concentrazione e la determinazione necessaria per essere meglio delle altre. L’obiettivo deve sempre essere ambizioso ed è di almeno una medaglia al giorno per l’Italia.
Massimiliano Pasca: È iniziato oggi il ritiro per i campionati del mondo; consapevole che non sarà facile ambientarsi in pochi giorni al fuso orario e al cambio di clima, ma fiducioso della qualità degli atleti italiani che sicuramente daranno il meglio di loro.
Luca Ravanetti: Comincia questa settimana il ritiro per l'ultimo Mondiale Cadetti del quadriennio. Nonostante la sede di gara (Lima, Perù), questo Mondiale vede una nutrita partecipazione da parte di tutto il movimento judoistico globale; l'Italia sarà presente con una squadra di 8 ragazze e 7 ragazzi. Facciamo un grosso in bocca al lupo a questi atleti che siamo sicuri daranno il massimo e metteranno tutto loro stessi per andare a prendere le medaglie che si meritano!
Laura Di Toma: un grande grazie a chi ha creduto in noi
Laura Di Toma ha promosso tutta la squadra azzurra che ha gareggiato nell’Arena Champ-de-Mars a Parigi. Friulana di Osoppo, 70 anni il prossimo 5 settembre portati con l’eleganza della donna di Sport con la maiuscola, il direttore tecnico della nazionale italiana di judo, che a Parigi ha ottenuto un primo, tre quinti posti individuali ed il quinto posto a squadre, ha fatto il suo bilancio.
“Sono contenta, contentissima per Alice, e senza dubbio hanno un valore importante anche i quinti posti, perché sono quattro finali olimpiche disputate. Ma soprattutto sono contenta perché tutti, ragazze e ragazzi, hanno combattuto davvero come dei leoni”.
“Certo -ha puntualizzato la Di Toma- ci si aspettava un risultato diverso e voglio dire anche che gli atleti lo avrebbero meritato assieme a tutti quelli che hanno lavorato con loro e per loro. Su alcune cose abbiamo le nostre responsabilità e sono sicura che ciascuna e ciascuno di noi abbia già fatto i conti con le proprie. Ci sono state altre cose però, per le quali abbiamo pagato un conto salato per i problemi evidenziati da un sistema arbitrale non perfetto. Nessuno lo è e nessuno ha la pretesa che lo sia un sistema che accende discussioni in tutti gli ambiti sportivi. Ma ostinarsi a voler sembrare perfetti, a fronte di decisioni diverse su situazioni analoghe, è un aspetto che destabilizza la credibilità. Non faccio mai polemica, né intendo farla ora, ma a Parigi il confronto con i colleghi delle altre nazioni è stato chiaro, immediato e diretto, e sostanzialmente unanime su questo punto”.
- Avendone la possibilità individui qualcosa in particolare che faresti diversamente?
“Sono diverse le cose che, nel mio modo di vedere, si sarebbero potute fare diversamente, ma tutte le scelte, anche le più controverse, alla fine sono state condivise all’interno di un gruppo di lavoro. Non si può dire sempre sì a tutto ed i no devono essere accompagnati sempre da ragionamenti coerenti. Ci sarà il momento per fare un’analisi seria ed approfondita nei tempi e nei modi più opportuni con tutta la direzione tecnica nazionale, ma oggi è il momento per rivolgere un grande grazie a tutta la squadra, a chi ha creduto in noi, a chi ci ha sostenuti, al grande e faticoso lavoro svolto dai capi allenatori, a tutti i collaboratori ed anche da chi, nella direzione tecnica nazionale, ha fatto scelte e ha girato il mondo per seguire tutte le gare”.
Le riflessioni dei due capi-allenatori: Raffaele Parlati e Francesco Bruyere
Le riflessioni dei due capi-allenatori: Raffaele Parlati e Francesco Bruyere
"E' sotto gli occhi di tutti che oggi abbiamo visto una grande Italia -ha detto Raffaele Parlati, capo allenatore maschile- i ragazzi hanno dato l'anima e meritavano la medaglia. Cosi non è stato, ma usciamo a testa alta da un'Olimpiade che definirei "molto particolare" sotto tanti punti di vista".
"Non è arrivata la medaglia, ma abbiamo dimostrato al mondo di che pasta è fatta questa Nazionale. -ha detto a sua volta Francesco Bruyere, capo allenatore femminile- Ognuno di questi ragazzi si è messo a disposizione dei compagni, con coraggio, fiducia e tanto cuore, senza mai tirarsi indietro davanti a nulla. Abbiamo lottato come leoni, ci siamo sostenuti come una squadra, abbiamo esultato e pianto insieme e, alla fine, ci siamo leccati le ferite per rialzarci insieme. Che squadra ragazzi…che viaggio meraviglioso, non abbiamo una medaglia e ci dispiace tantissimo, ma abbiamo il cuore pieno di emozioni che speriamo abbiate potuto condividere con noi. Sempre fiero e orgoglioso di questa squadra. Grazie".
Olimpiadi mixed teams sfuma il bronzo! Italia bella ma quinta
È sfumata allo spareggio la medaglia di bronzo per l’Italia. Il Brasile ha vinto 4 a 3. Una finale coinvolgente, emozionante e trascinante, che riviviamo assieme.
Ci siamo. La prima delle due finali per il bronzo è Brasile-Italia. e si comincia con i 90 kg, Rafael Macedo e Christian Parlati. L’azzurro è sornione e controlla i movimenti del brasiliano, inserendosi con le sue lunghe leve, le sanzioni arrivano una dopo l’altra per Macedo. Siamo a due.uno shido arriva anche per Christian che mantiene però il controllo dell’azione. E si va al golden score. E purtroppo Macedo trova il guizzo, ashi guruma: ippon.
Asya Tavano è di fronte a Beatriz Silva. L’azzurra ci prova, attacca, ma Silva la ribalta, wazari e chiude con immobilizzazione.
Gennaro Pirelli con Leonardo Goncalves… prese fatte e strappate fino al golden score, poi l’azzurro attacca, Goncalves fa gaeshi ma la spinta di Gennaro prevale ed è wazari
Veronica Toniolo e Rafaela Silva, guerra di posizioni che si fronteggiano, disturbando con i pedi, entrambe… poi Veronica attacca uchi mata, Silva va in controtecnica, wazari e poi leva al braccio
Siamo sul 3 a 1 e tocca a Manuel Lombardo con William Lima. Dopo un minuto e mezzo entrambi hanno attaccato e parato senza sosta, è davvero un grande incontro. Si va al golden score, che inizia con il secondo shido a Lombardo. Ennesimo attacco basso di Lima e Manuel questa volta è prontissimo ad evitare e schiacciare: ippon. tre a due ed il cerino va in mano di Savita Russo. Con Ketleyn Quadros è subito in salita, controtecnica e prende l’azzurra in immobilizzazione, Savita si libera. Wazari per la brasiliana. Savita si accende ed inizia a macinare l’incontro ed a una manciata di secondi dal termine piazza un ippon da favola in seoi otoshi.
Si va allo spareggio ed il sorteggio estrae i 57 kg: Silva e Toniolo. Hajimè: uchi mata di Silva e Veronica cade sulla spalla. L’azione viene rivista e controllata… wazari.
Ha vinto il Brasile. Ma che bella Italia!!!
Olimpiadi mixed teams alle 16 l’Italia si gioca il bronzo con il Brasile
i parte dai 70 kg con Gahie e Polling. La francese immobilizza Kim e la Francia passa 1 a 0. Tocca a Christian Parlati nei 90 kg con Maxime Ngayap-Hambou. Subito shido al francese, falso attacco. Christian non si scompone. Il francese anticipa gli attacchi per sfuggire alle morse dell’azzurro ed a 30” dal termine arriva il secondo shido, passività. Si va al golden score. il terzo shido è per presa alle gambe, vince Parlati: 1 a 1. Tocca a Bellandi e Dicko, due campionesse olimpiche, una di giovedì scorso, l’altra a Tokyo nei +78 kg. Generosissima Alice attacca con determinazione, ma dopo 1’30” Dicko evita, gira e schiaccia: wazari ed immobilizzazione. Gennaro Pirelli adesso affronta la leggenda Teddy Riner… l’azzurro lotta sulle prese come sempre ed anche Riner trova dei problemi… due shido a ciascuno. Pirelli si batte come può, ma dopo due mintui di golden score il terzo shido è per lui, falso attacco. Con Cysique c’è Odette Giuffrida e la differenza di categoria si sente e si vede tutta, alla prima azione la francese gira l’attacco di Odette a suo favore: wazari. Ma la Giuffrida non molla e ci prova ancora, fino alla fine. Vince la Francia: 4 a 1. Andiamo in finale per il bronzo, c’è il Brasile.
Olimpiadi mixed teams: Italia in semifinale con la Francia
Siamo in semifinale con la Francia. Il ixed team azzurro ha messo in riga Ungheria, Georgia, con la quale aveva condiviso la terza piazza a Doha, e l’Uzbekistan.
L’Italia ha sconfitto l’Ungheria ed accede agli ottavi di finale del torneo olimpico mixed-teams. Il punteggio è chiaro: 4 a 1 con Pirelli che ha superato per wazari (sumi gaeshi) al primo incontro Zsombor Veg, Toniolo ha fatto ippon (maki komi) a Reka Pupp nel golden score e Lombardo ha capitalizzato un attacco in ginocchio che ha portato Bence Pongracz ad appoggiare testa e mani sul tatami… squalificato. Kim Polling ha sofferto il ritmo della giovane Szofi Ozbas (bronzo mondiale a Doha nei 63 kg) e nel golden score ha incassato wazari di ura nage. A chiudere la partita è stato Christian Parlati che ha letteralmente braccato Krisztian Toth, costringendolo alla resa con ippon (bear). A quel punto non si è disputato l’ultimo incontro che avrebbe opposto Asya Tavano a Szabina Gercask. Ora ci tocca la Georgia…
Partenza shock con la Georgia, Odette Giuffrida prova subito il suo de ashi su Liparteliani, ma la georgiana lo intuisce evita e rientra: ippon. Tocca a Manuel Lombardo e con Lasha Shavdatuashvili è una vera e propria lotta di prese e di strappi, ricerca di un varco che l’azzurro trova nel golden score con un sasae tsuri komi ashi: ippon. Kim Polling affronta Askilashvili ed è tutto attacchi e contrattacchi. Ed è proprio su un contrattacco della georgiana che l’azzurra spinge e controlla: ippon, 2 a 1 per l’Italia. Christian Parlati e Lasha Bekauri, sfida stellare che si conclude con Bekauri che para l’attacco dell’azzurro in sumi gaeshi, cambia la direzione e lo schiaccia sul tatami: ippon ed è 2 a 2. Bellandi e Somkhishvili si azzuffano, volano manate e per la georgiana è squalifica, Italia in vantaggio. Tocca a Pirelli con Sulamanidze. Per l’azzurro può essere la rivincita dell’individuale, ma dopo 4 minuti di lotta sulle prese, il georgiano fa ippon di seoi otoshi. Tre a tre, il sorteggio richiama sul tatami Lombardo e Shavdatuashivili…
E Manuel controlla, aspetta, prepara e poi spara il suo kata guruma, wazari. È fatta, siamo nei quarti di finale e attendiamo la vincente fra Uzbekistan e Canada…
Quarti di finale con Italia e Uzbekistan, si parte dai 73 kg e Manuel Lombardo affronta Murodjon Yuldoshev. L’attacco buono l’azzurro lo fa in morote seoi nage, ma un attimo prima è suonato il gong che annuncia lo scadere dei 4 minuti. Si va al golden score e dopo 2’20” Manuel riceve il secondo shido che premia gli anticipi dell’uzbeco. Poi al 3’36” Yuldoshev trova lo shime waza che costringe Lombardo alla resa.
Savita Russo scivola nei primi secondi dell’incontro con Matniyazova nei 63 kg, che approfitta ed immobilizza. Savita esce in tempo, ma è wazari per l’uzbeca, che lo porta in fondo. Siamo sotto di due quando sale Christian Parlati con Davlat Bobonov. Passa un minuto, shido per entrambi e 30 secondi più tardi arriva il secondo shido per l’azzurro, sempre per passività. Poi falso attacco dell’uzbeco e siamo pari. Attacco di Parlati e contrattacco di Bobonov a meno 30”, no score. Ultimo secondo, o goshi, ippon per Christian: 2 a 1. Alice Bellandi affronta Kurbanbaeva. Primo shido per entrambe quando sono passati due minuti e quindici, passività. Bellandi parte in o soto gari al minuto 3, wazari. Venti secondi dopo l’altro wazari è ancora con o soto gari: 2 a 2. E Pirelli affronta Yusupov. Dopo due minuti Gennaro Pirelli piazza un seoi nage e passa in vantaggio: wazari. Yusupov cerca la rimonta e attacca, ma Pirelli blocca ed immobilizza, wazari awasete ippon: 3 a 2 per l’Italia. Sale Veronica Toniolo con Shukurjon Aminova e dopo sei minuti di prese opposte ed incrociate e tre shido a due, l’Italia vince 4 a 2 ed è in semifinale con la Francia.
Domani gran finale con il mixed-teams
Le Olimpiadi nell’Arena Champ-de-Mars a Parigi hanno esaurito il programma delle gare individuali con l’assegnazione del terzo titolo olimpico a Teddy Riner. Sette giornate, quattordici medaglie d’oro distribuite fra 11 nazioni con l’Italia che, dopo il settimo posto di Assunta Scutto ed i quinti posti di Odette Giuffrida, Manuel Lombardo ed Antonio Esposito, ha fatto il “botto” con il meraviglioso successo di Alice Bellandi. Domani è il momento magico del torneo a squadre miste e l’Italia, che spareggia con l’Ungheria per entrare negli ottavi di finale (con la Georgia in attesa), ha iscritto tutti i tredici nomi dei qualificati per il primo turno.
>>> QUESTA LA POOL D DELL'ITALIA
Questa la squadra:
73kg: Andrea Carlino, Matteo Piras, Manuel Lombardo;
90kg: Antonio Esposito, Christian Parlati;
+90kg: Gennaro Pirelli;
57kg: Assunta Scutto, Odette Giuffrida, Veronica Toniolo;
70kg: Savita Russo, Kim Polling;
+70kg: Alice Bellandi, Asya Tavano
>>> RISULTATI SETTIMA GIORNATA
Settimo giorno: dalla gioia Bellandi all’amarezza Tavano
Dalla sera alla mattina si è passati in un battibaleno dalla gioia incontenibile per il trionfo di Alice Bellandi all’amarezza per la repentina uscita di scena di Asya Tavano. È iniziata così, la settima giornata delle gare di judo nell’Arena Champ-de-Mars, con le categorie più pesanti sui tatami, +100 kg maschili e +78 kg femminili, con le aspettative per la prova della ventiduenne friulana che erano moderatamente ottimistiche.
La serba Milica Zabic è atleta di tutto rispetto, 30 anni, quattordicesima nella classifica mondiale, ciononostante Asya Tavano le si è presentata di fronte con un bilancio di due vittorie negli scontri diretti. Eppure, all’iniziato dell’incontro, appena fatte le prese, la serba si è girata ed abbassata in morote seoi nage ed Asya, altro non ha potuto fare che aprire le braccia alla ricerca di appigli cui aggrapparsi. Niente da fare, la caduta è stata inevitabile, sul fianco, ma la serba ha mantenuto le prese immobilizzando l’azzurra: wazari awasete ippon.
“Il judo è forse l’unico sport olimpico, situazionale e ad opposizione diretta, in cui si può perdere in una manciata di secondi e questo alza la tensione al massimo. -è stato il commento di Francesco Bruyere, capo-allenatore azzurro femminile- Gli atleti arrivano con le più grandi aspettative, ma quando mettono il piede su quel tatami scotta più di qualsiasi altro. Devono accettare la pressione e le emozioni che provano per poterle sfruttare a proprio favore.
Sicuramente la tensione per Asya era tanta, ma non abbiamo avuto il tempo di capire se stesse bene o meno, l’avversaria è stata brava a sfruttare il momento ed Asya si è fatta sorprendere. Lei è una ragazza speciale, con potenzialità enormi, che ha fatto un percorso di crescita incredibile nell’ultimo anno, potevamo sicuramente fare molto bene e mi dispiace molto per questo. Sono sicuro però che questa sia stata una bella lezione per lei e che si rialzerà, come ha sempre fatto, migliorando ancora”.
Alice Bellandi è campionessa olimpica
Alice Bellandi è campionessa olimpica. Medaglia d’oro nei 78 kg al termine di una finale dominata dall’inizio alla fine con l’israeliana Inbar Lanir, messa sotto con un wazari di morote seoi nage e, prima dello scadere del tempo, con la terza sanzione per
passività. Alice Bellandi ha vinto le Olimpiadi arrivando da numero uno della classifica mondiale, impresa che a Parigi è stata realizzata anche da altri sei atleti: Diyora Keldiyorova (Uzb) nei 52 kg, Hidayat Heydarov (Aze) nei 73 kg, Christa Deguchi (Can) nei 57 kg, Lasha Bekauri (Geo) nei 90 kg, Barbara Matic (Cro) nei 70 kg e Zelym Kotsoyev (Aze) nei 100 kg.
La gara di Alice Bellandi è iniziata con la vittoria determinante sulla grande Mayra Aguiar (Bra), tre medaglie olimpiche e sette ai mondiali. Partita chiusa con un wazari. Poi un’altra vittoria sulla talentuosa ucraina Yelyzaveta Lytvynenko, portata a tre sanzioni. Alice Bellandi ha quindi vinto nettamente la semifinale dei 78 kg con la portoghese Patricia Sampaio ed in finale per l’oro, l’apoteosi con Inbar Lanir, l’israeliana che nell’altra semifinale aveva sconfitto la tedesca Anna-Marie Wagner. Vittoria d’oro con wazari di seoi nage e poi anche tre sanzioni a fermare il tempo.
“È il sogno di sempre. Non so cosa dire. -ha detto Alice Bellandi fra le lacrime di felicità- Mi sembrava troppo grande per essere mio, invece è realtà! L’ho sognato tutte le notti, ci ho lavorato ogni singolo giorno, ci ho pianto una vita intera…e finalmente è arrivato. Non ci posso neanche credere, mi sembra un sogno. Tutta la mia famiglia, le persone che amo sono qua. Grazie a tutti.”
L’oro di Alice Bellandi è il quinto per il judo italiano ed il secondo femminile.
Sesto giorno: Bellandi in finale per l'oro
Alice Bellandi ha vinto nettamente la semifinale dei 78 kg ed è in finale per l’oro con Inbar Lanir, l’israeliana che nell’altra semifinale ha sconfitto la tedesca Anna-Marie Wagner.
Con le vittorie ottenute su Mayra Aguiar (Bra) per wazari e su Yelyzaveta Lytvynenko (Ukr) per tre sanzioni, Alice Bellandi ha guadagnato la semifinale olimpica dei 78 kg.
Gennaro Pirelli invece, dopo la vittoria ottenuta a spese del croato Zlatko Kumric nei 100 kg, è stato fermato dal georgiano Ilia Sulamanidze, rientrato con uchi mata sull’attacco di seoi nage dell’azzurro.
Per Pirelli, sconfitto agli ottavi di finale, la gara è purtroppo finita, mentre Alice Bellandi combatterà la semifinale alle 16:00 con la portoghese Patricia Sampaio.
“Alice sta bene, è concentrata, motivata e sta mettendo le mani al posto giusto… -ha detto coach Francesco Bruyere- Andiamo avanti così”.
Un giorno alle Olimpiadi… a tu per tu con Elisabetta Fratini
Abbiamo superato il giro di boa per il judo di queste Olimpiadi, che per Elisabetta Fratini sono ormai le quarte alle quali prende parte nel ruolo di IT Team-competition running. Dopo Londra, Rio e Tokyo, i Giochi di Parigi sono praticamente di casa per la nostra Elisabetta, che ci dice subito come le emozioni in questa competizione siano sempre vive.
“L’Olimpiade è sempre l’Olimpiade. È quella gara dove succede l’imprevedibile, dove i più forte perdono e gli inaspettati vincono.”
Qual è secondo te il fattore che rende questa gara diversa da tutte le altre, creando colpi di scena decisamente inaspettati?
“Credo che per tanti l’aspettativa è talmente alta che innesca un sistema di paranoia e stress. Dal punto di vista fisico, è raro che qualcuno arrivi impreparato, visto che oggigiorno tutti utilizzano metodi di allenamento da professionisti.
C’è una pressione mediatica importante ed è anche vero che per qualcuno in particolare ci sia una quantità di stress accumulata già da prima dei giochi, magari conquistando il pass all’ultimo. E poi dobbiamo dirci anche che l’aver avuto i campionati mondiali a maggio ha il suo peso.
Si lavora per quattro anni, ma l’Olimpiade poi si consuma in un giorno, è un lampo se ci pensi.”
Com’è il dietro le quinte di questa Olimpiade?
“Devo dire che la partenza è stata un po’ laboriosa, perché non ci troviamo in un vero palazzetto. Si tratta di una costruzione che era stata fatta per sostituire il Grand Palais nel momento in cui era in restauro. Quindi qui erano state riallocate tutte le mostre che si tenevano dall’altra parte. Il Grand Palais Éphémère è una struttura a croce che è vuota quando non viene utilizzata, ma viene allestita a seconda delle necessità. Per fare un esempio, per questi giorni di competizioni hanno smontato una vetrata enorme per costruire le tribune.
La politica di questi Giochi era quello di utilizzare quello che era già stato costruito e portare i Giochi nella città. Che è molto bello da un lato, ma è chiaro che ha richiesto un dispendio di energie grandissimo.”
Londra, Rio, Tokyo e Parigi… ormai sei un’habitué delle Olimpiadi…
“Si potrebbe dire così, ma la verità è che sono tutte diverse, perché non puoi comparare Londra con Rio o con Tokyo, che abbiamo vissuto in piena pandemia. Qui la cosa di enorme impatto, rispetto al Giappone ad esempio, è che c’è nuovamente il pubblico. Il pubblico francese è uno che non si smentisce. Si spende per tutti, non solo per i suoi beniamini. Per spiegare come sono, basti pensare a ieri, quando Djalo ha perso. È sceso dal tatami, si è fermato un attimo e lo stadio intero si è alzato in piedi a cantargli la Marsigliese come supporto morale.”
Quindi com’è vivere questa Olimpiade che per te è quasi di casa?
“È quasi come farla da noi, conosco gli ufficiali di gara e anche tanti dei volontari. Sono tutte persone
che hanno a che fare col judo. È come essere a casa.
In realtà anche a Tokyo e a Rio era così, ma qui un po’ di più. Non c’è la barriera linguistica ecco. Tutto funziona bene, ci sono tante emozioni. È sempre la cosa che tocca di più.”
E a proposito di emozioni, sappiamo che per te gli atleti sono tutti sullo stesso piano, ma ci sono dei momenti in questi giorni che ti hanno toccata particolarmente?
“Se fosse per me, le Olimpiadi dovrebbero essere come il criterium, con tutti che ricevono una medaglia. - dice sorridendo - Se penso ai momenti vissuti in questi giorni, mi viene in mente, ad esempio, la vittoria di Diyora Keldiyorova, la ragazza dell’Uzbekistan. Non è stata la sua prima vittoria in assoluto, non è una che esce dal nulla, si presentava comunque da numero 1 del ranking. Ma, a parte aver vinto con Uta così facilmente, proviamo ad immaginare cosa significa questo oro. Dieci anni fa nessuno avrebbe potuto pensare che una ragazza che viene dall’Uzbekistan sarebbe arrivata in una finale olimpica. E sono un esempio che dà forza anche alle ragazze che magari non vedono nello sport una possibilità, anche per via dei confini culturali. La medesima cosa può rappresentare in modo diverso la stessa Clarisse (Agbegnenou) che se non fosse stato per quell’errore che ha fatto, sarebbe stata in finale per l’oro, perché comunque la forma per andarci ce l’aveva. E lo ha fatto dopo una maternità, dopo aver “lottato” per potersi esprimere e di aver la sua famiglia al suo fianco. L’immagine di lei con il marito e la bimba è stata bellissima, no?
Continuando su questo filone, è bello anche vedere tante donne a fare le coach, sia per l’ambito maschile che femminile, mentre nemmeno tanti anni fa si vedevano per la maggior parte uomini.”
"Grazie Elisabetta, buona Olimpiade! Ed arrivederci a presto, ma a Spilimbergo!"
(Intervista di Erika Zucchiatti, foto di Emanuele Di Felicantonio)