Intervista olimpica (8) Gennaro Pirelli: a Parigi cercherò il suo sguardo sugli spalti
Buongiorno Gennaro, prima domanda… facile facile… Chi vince a Parigi nella tua categoria di peso?
“Io!”
- A posto. No, non è scontato che uno dica io…
“No, però… cioè… a 100 kg credo sia una delle categorie più difficili… credo… però chi è che non dice che va lì per vincere, quindi…
- Un passo indietro, mi dici nome e cognome, categoria di peso e cosa hai vinto in questi anni
“Sono Gennaro Pirelli, categoria 100 chili e in questi anni, la medaglia più importante è stata quella all’europeo di qualche mese fa, dopo un periodo buio, dopo l’operazione alla caviglia. Però come prima medaglia, proprio più importante della mia vita è stato il Grand Slam di Tokyo, essendo stato il primo italiano a vincere questo torneo, quindi ricordato per questo inizialmente. E poi, un’altra medaglia importante è stata quella della chiusura della qualificazione, quella a Dushanbe, la settimana dopo l’europeo. Questi sono i miei risultati più importanti”.
- Qual è il primo ricordo o il primo pensiero che hai dell’Olimpiade da bambino o da ragazzo e quel è invece quello di oggi?
“Allora, il primo a vedere all’Olimpiade… anzi non l’ho visto in live perché ero appena nato, però nei successivi ho visto Pino vincere quell’Olimpiade a Sydney, quindi è stato pure un’ispirazione, ma io ho anche altri compagni come Christian, che hanno fatto le Olimpiadi e vederli lì, e poi immaginare di arrivare il quadriennio dopo a fare le Olimpiadi assieme a lui è una bella sensazione, una cosa che prima immaginavi ed ora riesci a raggiungere. Quindi io credo, come aspettativa di questa Olimpiade, come esperienza totalmente nuova, vado lì sicuramente per vincere, per assaporare questa nuova avventura, perché da lì parte tutto… quindi, non ti nascondo che sono ancora emozionato, cioè devo ancora realizzare bene. Ho iniziato a gareggiare nei 100 kg un anno e mezzo fa, categoria nuova perché io prima facevo i 90. E non avevo tante aspettative, però poi quando non ci pensi, dai tanto, dai di più a volte. E infatti, ancora non ci credo che vada lì, a Parigi, per combattere per l’oro. Eh… è bello veramente”.
- Se pensi che oggi è il giorno della tua gara, come riesci ad immaginarlo? Dal risveglio, se fai una colazione specifica, se ascolti una musica particolare, prova un attimo a vivere quei momenti…
“Allora io inizio la giornata… cerco di non pensarci la notte prima, cerco di dormire bene, tra virgolette, cosa che non riesco mai a fare perché sono abbastanza ansioso, nervoso. Però la mattina mi sveglio con quel focus proprio sulla gara, ed anche se sembra banale partire con la colazione giusta, non appesantirmi, sentirmi proprio quelle sensazioni giuste ed anche l’ansia fa parte di quel momento. Quindi parto dal fare colazione leggera, cuffiette nelle orecchie dal momento in cui esco dalla stanza e poi parto con la fase di riscaldamento, ma sempre focalizzato. Cerco di essere focalizzato al massimo da quando apro gli occhi la mattina, mentre il giorno prima ed i giorni prima cerco di stare il più rilassato possibile, perché gara dopo gara in questo quadriennio ho imparato tanto, e questo è fondamentale, arrivare a pensare alla gara solo la mattina. Perché altrimenti mi do troppa pressione e non riesco a dare il meglio di me stesso quel giorno”.
- Vivere l’esperienza della tua prima Olimpiade ed il fatto che Parigi è sostanzialmente vicina per parenti e amici, che cosa ti fa pensare?
“Allora in questi anni la mia famiglia non è mai venuta a vedere una gara, mai. Perché non ha mai avuto la possibilità, quindi vedere soprattutto mia madre sugli spalti, perché io il suo sguardo andrò a cercare, vedere che è lì con me, sicuramente avrò tutt’altra energia e avrò sensazioni diverse, lo so già, perché per me lei è il mio punto di forza, fin da piccolo. È una sensazione diversa che ora non ti so spiegare, ma quando arriverò lì, solo ad immaginare mi vengono i brividi. Mi ha cresciuto lei, sono sempre stato con lei, lei è stato il mio punto di forza da piccolo, mi portava in palestra, dopo giornate di lavoro, cose che potrei raccontare fino all’infinito. Il fatto che lei, la prima gara che vedrà è l’Olimpiade a Parigi, è una cosa che non ha prezzo. Non ci sono parole per descrivere questa cosa”.
- Se le volessi dire qualcosa?
“Qua scappa la lacrimuccia… che tutto quello che faccio è per lei. E tutti i sacrifici che ha fatto per me… mo sta scappando a lacrimuccia… e quello che continuerò a fare è solo per lei”.
- C’è qualcun altro di questa famiglia allargata che vuoi ricordare in questo percorso impegnativo di gioie, dolori, vittorie, sconfitte che ti ha portato a Parigi?
“Guarda, oltre ai miei compagni, Christian, Antonio, i ragazzi con i quali mi alleno, i miei allenatori… c’è stato un periodo che ci hanno creduto più loro. Perché dopo l’operazione ho avuto un calo drastico, l’avrò detto migliaia di volte, però quando hai una squadra, qualcuno che crede a volte più di te, è quello che ti permette di salire il gradino più alto. Quindi oltre mia madre ci sono i miei allenatori, i miei amici… perché io credo che senza un gruppo forte non vai da nessuna parte. Arriva sempre il punto da parte dell’atleta che non crede in se stesso. Chiunque credo abbia affrontato un periodo del genere ed è proprio lì che interviene il discorso dell’allenatore che ti trascina, degli amici che durante l’allenamento di stimolano a spingere di più, anche quando non ne hai voglia. Mi è capitato tante volte, soprattutto dopo l’operazione alla caviglia avuta a settembre. Sono stato tre mesi qui ad Ostia a fare fisioterapia mattina e sera, dalle nove fino alle sei di sera, fare allenamento dopo e sentire, loro che avevano fatto l’allenamento a Napoli, che mi chiamavano per assicurarsi che avessi fatto l’allenamento, se la fisioterapia era andata bene… è veramente molto importante avere un gruppo del genere, così forte ed unito”.
Intervista olimpica (7) Matteo Piras: Parigi? la trama di un bel film… con un gran finale
Buongiorno Matteo, domanda facile facile per rompere il ghiaccio… Chi vince a Parigi nella tua categoria?
“Nella mia categoria? Embè, ce l’hai davanti! È facile, manco devi pensare il nome”.
- Ok, nome e cognome, categoria di peso e maggiori successi sportivi.
“Allora, sono Matteo Piras, 66 kg, nella mia carriera il primo grande risultato che ho ottenuto è quello del 2007, campione italiano esordiente B, quindi U15. Il primo anno avevo perso e l’anno successivo che ho vinto è stata un’emozione infinita. Già essere per la prima volta in quel palazzetto a Roma è stato un sogno, allora non c’erano tutti i social di oggi. Poi un altro grande risultato per me è stato quando ho fatto bronzo alle Universiadi a Gwangju nel 2015, era da dodici anni che l’Italia non prendeva una medaglia alle Universiadi e poi, l’ultimo grande risultato è la qualificazione per queste Olimpiadi. che è arrivata a 31 anni, dopo tanta tanta fatica.”.
- Qual è il primo ricordo o il primo pensiero che hai dell’Olimpiade da bambino o da ragazzo e quel è invece quello di oggi?
“Il primo ricordo, essendo io nato nel 1993, in una famiglia di judoka, il judo si respirava costantemente in casa ed il judo, negli anni 90, si poteva vedere soltanto in Tv alle Olimpiadi e quindi la prima di cui ho un ricordo è quella di Sydney, poi è arrivato l’oro di Pino Maddaloni e quindi quello è stato il primo ricordo enorme. Poi ho avuto la fortuna di crescere all’interno di questo ambiente, poi è arrivata Atene nel 2004, Pechino 2008 e le ho vissute ancora di più. È arrivato l’oro di Giulia Quintavalle, che ho avuto la fortuna di vedere durante la preparazione olimpica perché sono stato al Centro Olimpico, perché già ero un pochino più grande. E poi quelle di Londra 2012 con Rosalba Forciniti, che ho avuto la fortuna, ancora di più, di essere convocato in ritiro come sparring partner di Francesco Faraldo, anche lui 66 kg che ha partecipato alle Olimpiadi, e quindi le ho vissute a pelle, vedendole lì sopra. Poi quelle di Rio, con l’oro di Fabio Basile, mio compagno di palestra dal 2004, quindi sono vent’anni che ci alleniamo nella stessa palestra. E quindi era ancora di più, fino a Tokyo 2021 con tutti i ragazzi che ho visto crescere, ovviamente parlo del livello maschile, ma ci sono anche tutte le donne. Odette, io ho avuto modo di stare in nazionale dal 2009 fino ad oggi, quindi sono tantissimi anni. Fra l’altro c’è un aneddoto di due anni fa, quando le dissi che della nazionale cadetti del 2009, di quelli che continuavano a fare gare, eravamo rimasti solo più quattro, quindi io, Fabio, Odette e Maria. E di questi quattro ero l’unico che non aveva fatto le Olimpiadi, e anche l’unico che non ha fatto medaglia…
E quindi, due anni fa, quando è successo quello che è successo, che mi sono congedato per cercare di inseguire questo sogno, che mi era stato impedito di raggiungere… due anni fa ho detto proprio questa cosa qua a Odette, e l’altro giorno gliel’ho ricordato di nuovo e mi fa: vedi che ce l’hai fatta. E quindi, per arrivare a Parigi, il mio ricordo è proprio quel momento preciso del campionato del mondo in cui stavo guardando l’incontro di Elios sul maxischermo, cercavo di capire se riuscissi o no a qualificarmi matematicamente. E nel momento in cui è finito l’incontro, mi ricordo che mi sono girato, vedevo tutto il tatami del riscaldamento, ma non vedevo niente. Era come essere in una bolla e la prima cosa che ho fatto è stato allargare le braccia, solo come un pazzo in mezzo al tatami. Poi sono crollato in ginocchio e… e mi sono messo a piangere”.
- Questa è la tua prima Olimpiade, come immagini sarà vivere l’esperienza a Parigi, non solo la gara?
“Non te lo so dire, perché non l’ho mai fatto. L’ho sempre sognato, immaginato, costruito, ricostruito con i giocattoli da bambino, le premiazioni, le cerimonie, ma non l’ho mai vissuto. Non ho aspettative. Un po’ perché ho imparato a stare nel qui ed ora, così puoi goderti a pieno l’essenza di quello che è quello che succede. Per esempio, non mi sono fatto aspettative su questa intervista, mi sono detto: vado lì e quello che mi chiedono mi chiedono e quello che dico dico. E la prima cosa che mi esce, è quella più sentita, più veritiera. Se poi ci penso ci metto dentro mille cose e quindi, per rispondere alla domanda, starò nel qui ed ora e quello che sarà sarà”.
- Nel qui ed ora ci sono anche tutte le persone che ti stanno intorno e per queste persone che ti sono state vicine in questo percorso, hai un pensiero per loro?
“A loro direi innanzitutto che avete guardato un bel film. E avete scelto, soprattutto, di sedervi, comprare il biglietto, andare fino al cinema, mettervi lì e fare proprio lo spettatore di un bel film. Con una bella trama, bello svolgimento ed un gran finale”.
Intervista olimpica (6) Christian Parlati: Se non avrò rimpianti da Parigi tornerò felice
Buongiorno Christian, anche per te la domanda a bruciapelo… Chi vince la medaglia d’oro dei 90 kg a Parigi?
“Ecchè ti dico un altro?” (risate)
- Ok, nome e cognome, categoria di peso e migliori risultati.
“Allora, mi chiamo Christian Parlati, ho 26 anni e sono vicecampione del mondo di judo”.
Qual è il primo ricordo o il primo pensiero che hai dell’Olimpiade da bambino o da ragazzo e quel è invece quello di oggi?
“Sono sempre stato appassionato delle Olimpiadi e non solo di judo, mi sono sempre piaciute di tutti gli sport. Da piccolo ricordo che guardavo i video di Pino Maddaloni, Lee Won-Hee, il coreano che ha vinto le Olimpiadi ad Atene. E di Iliadis anche, che ha vinto le Olimpiadi ad Atene, diciamo che ho preso ispirazione da loro e mi dava molta energia guardare questi video. Poi sono cresciuto e ho visto poi l’oro di Fabio Basile ed è stata una grande emozione. Anzi, forse un passo indietro, un’estate ho visto anche l’oro di Giulia Quintavalle, è stato davvero emozionante”.
- Ed oggi?
“Oggi… questa è la mia seconda Olimpiade e sicuramente la vivo con maggiore consapevolezza e adesso, la sola cosa che penso è che non vedo l’ora che venga questo momento”.
- Fai un passo indietro. Com’è stata Tokyo, a parte la gara, proprio vivere l’Olimpiade che è stata particolare per la pandemia, e come ti aspetti possa essere l’esperienza di Parigi?
“Sicuramente l’Olimpiade di Tokyo è stata un’Olimpiade particolare, perché appunto eravamo in pandemia, però ho ricordi un po’ amari perché eravamo tutti distanziati e non c’era nemmeno connessione fra le nazioni, giustamente. E questa me l’aspetto invece un’Olimpiade più gioiosa”.
- Se chiudi gli occhi, oggi è il giorno della gara, raccontaci se hai una routine, come ti prepari, dal risveglio, se senti una musica, se fai una colazione particolare, un riscaldamento particolare…
“Se chiudo gli occhi e mi immagino a Parigi non sento ansia, in realtà… penso che sarò tranquillissimo. Ho questa sensazione, almeno al momento. Sarò lì, sarò con la squadra, con il mio partner, penso che sarà divertente più che altro”.
- Qual è l’obiettivo di questa Olimpiade?
“L’obiettivo di questa Olimpiade è non avere rimpianti. Andare lì e giocarmi tutte le mie carte, perché so quanto valgo, so che se non avrò rimpianti tornerò felice”.
- Ora pensa ai sacrifici, ai dolori, le gioie e tutte le difficoltà che affronta un atleta per arrivare qua ed a tutte le persone che in questo percorso ti sono state vicine, un pensiero per loro?
“Sicuramente io sono qui al 99% grazie a tutta la gente che mi aiuta, alla mia famiglia che è veramente focalizzata anche su di me, mia mamma che mi da una mano, mio padre, mio fratello, la mia ragazza, tutti che mi aiutano veramente in quello che faccio, ma forse è riduttivo dire solo loro perché è tutta la mia famiglia che mi dà una mano, anche la mia palestra, sono tutti lì pronti a dare una mano e sicuramente anch’io cerco di dare una mano a loro. Quindi mi sentirei di ringraziarli e spero che sarò lì insieme a tutti loro”.
- Saranno tutti a Parigi?
“Qualcuno mi viene a vedere e qualcuno sicuramente mi seguirà da casa, ma con il cuore sarà a Parigi assieme a me”.
Intervista olimpica (5) Manuel Lombardo: sentirsi libero per chiudere il cerchio
Buongiorno Manuel, presentati! Nome cognome categoria di peso e maggiori successi sportivi.
“Sono Manuel Lombardo, judoka della nazionale italiana, campione d’Europa a Lisbona 2021 e vicecampione del mondo a Budapest nel 2021 ed a Doha nel 2023”.
- Il primo ricordo della parola Olimpiade, di quand’eri ragazzo e cosa significa oggi per te.
“Primo ricordo: sogno. Sono tanti anni che faccio questo sport, sembra ieri, ma sono già 23 anni ed il sogno è diventato piano piano obiettivo. Ad oggi è un brutto ricordo, che è ridiventato obiettivo ed ormai che Parigi è alle porte spero che diventi riscatto”.
- Hai già vissuto l’esperienza dell’Olimpiade ed anche a causa della pandemia il ricordo non è dei migliori, ma come immagini possa essere questa a Parigi?
“Tokyo è un ricordo complesso nella mia testa, un insieme di mille cose, mille sfumature e penso di poter dividere la mia carriera in due parti, da quando ho iniziato a far judo fino a Tokyo e l’altra, dopo Tokyo. È stata, mio malgrado, il punto più basso della mia carriera, nonostante i maggiori successi li ho ottenuti proprio in quell’anno. Ma è proprio questo aspetto che rende speciale l’Olimpiade, l’atipicità rispetto tutte le altre gare, Europei e Mondiali compresi. Parigi oggi è una gara che mi emoziona e spero che questa seconda parte della mia carriera mi permetta di realizzarmi come judoka”.
- Immagina che oggi sia il giorno della gara, quali sono le cose che fai e come le fai?
“Se oggi è il giorno della mia gara, quindi il 29 luglio, per prima cosa mi chiederei la mattina appena sveglio se ho fatto tutto bene. Sto lavorando molto per arrivare nella mia migliore versione possibile e quindi spero di rispondere sì a questa domanda. Questo mi porterebbe tranquillità, a prescindere dall’esito della giornata; quindi, mi concentrerei su ciò che va fatto bene. Poi uso la musica come uno strumento per accendermi, è l’elemento che mi dà i brividi prima di salire sul tatami e talvolta ti dà anche quell’ansia che può fare bene. Quindi insieme alla preparazione tecnica e fisica sul tatami, io ricerco anche la mia playlist giusta per la gara, e mi concentrerò su tutte queste piccole cose, l’alimentazione, l’emozione che cercherò di ritrovare nella musica e poi, quando salirò sul tatami, farò judo come faccio tutti i giorni”.
- Qual è l’obiettivo di Manuel?
“Un Manuel orgoglioso ti risponderebbe: campione olimpico. Per tutti gli sportivi l’obiettivo è vincere, però io a Tokyo ho imparato cosa vuol dire fermarsi ai piedi del podio e per quanto mi riguarda, ha fatto molto più male che perdere al primo incontro. Il mio obiettivo, quello che sto facendo, è allenarmi per conquistare l’oro… però si dice: punta alle stelle e nella peggiore delle ipotesi cadrai sulla luna. Una roba del genere, quindi l’obiettivo è sì campione olimpico, ma apprezzo veramente il valore di quella medaglia, che è l’unica medaglia che mi manca”.
- Quali sono le persone che ti sono vicine in questo percorso ed a loro cosa vorresti dire?
“Il judo è come la vita e ci sono momenti in cui si tocca il fondo e hai delle persone che non ti dicono che ti voglio bene, ma lo senti… ricordo che dopo Tokyo la mia testa era un caos totale, il buio, il vuoto e l’unica cosa che mi faceva alzare la mattina e mi faceva sentire apprezzato nonostante quello che era successo… mia mamma e mio papà! I miei primi tifosi ed avere delle colonne portanti nella propria vita è molto importante.
Mi sento molto fortunato di poter sempre contare sul loro appoggio, sono il mio numero uno”.
- Chi vincerà nella tua categoria a Parigi?
“Vincerà chi quel giorno avrà nella sua testa tutto ordinato. Ordinato e al tempo stesso disconnesso da ciò che è Olimpiade. Io apprezzo molto Fabio Basile che, oltre ad essere un amico, è di grande ispirazione. E questa domanda mi riporta a quando vinsi il bronzo nel Grand Slam a Tokyo, dicembre 2023, medaglia della quale vado orgogliosissimo. La sera prima confidai a Fabio che non riuscivo più a proiettarmi sul podio, non riuscivo più a visualizzare. A quel punto Fabio condivise con me la prima sensazione della mattina della gara a Rio 2016. Io, mi disse, quella mattina quando mi sono svegliato, mi sono sentito libero. Mi ha fatto venire i brividi. Parole che, dette da lui, che è riuscito ad arrivare dov’è arrivato, che conosco praticamente da sempre, mi sono esplose come una bomba. E da quella volta mi hanno cambiato, e quando vado a correre con le cuffie, riesco a proiettarmi a campione olimpico. Se questo succederà o meno lo dirà solo il tatami di Parigi, ma dopo quelle parole di Fabio, adesso riesco a proiettarmi lassù”.
- Se a Parigi arrivasse una medaglia, a chi dedicheresti il primo pensiero?
“A me! Io ho già una frase nella testa, ma la tengo per me, perché mi piacerebbe scriverla se dovesse andare come voglio. Mi sento di dire che sarebbe un cerchio che si chiude; un cerchio che si è aperto moltissimo tempo fa, e rappresenta tutta la mia vita. Perché io faccio judo da quando ho memoria. Faccio judo da quando ho tre anni. Non ricordo niente, i primi allenamenti, le prime gare, io faccio judo da quando ho memoria. Tutti i miei amici fanno judo, i miei nipoti fanno judo, mio fratello fa judo, sono cresciuto a pane e judo. Sarebbe appunto un cerchio che si chiude e potrei dire che, anche da quel punto di vista, sarebbe una parte della mia carriera che si chiude. E ne comincia un’altra. Però sarebbe catartico”.
Tris di bronzo a Paks con Iovino-Guarducci-Massimetti
Ancora medaglie per gli juniores italiani che, nella seconda giornata della Paks Junior European Cup, hanno conquistato tre terzi posti con Anna Iovino ed Elena Guarducci nei 48 kg e Gaia Massimetti nei 57 kg, mentre Alessandra Rocco si è dovuta accontentare del quinto posto nei 52 kg.
Nei 48 kg Anna Iovino ha superato Lisa Peherstorfer (Aut) prima di cedere nei quarti di finale a Laura Bogdan (Rou), ma poi si è imposta nei recuperi su Eylul Budak (Tur) e Victoria Sibille (Bel). Percorso analogo per Elena Guarducci che, dopo la vittoria su Szonja Makkai (Hun) ha trovato il disco rosso con Morgane Annis (Fra), risalendo poi nei recuperi con le vittorie su Mariana Nunes (Bra) e Tamara Harsvolgyi (Hun). A completare il tris di bronzo è stata Gaia Massimetti nei 57 kg con la vittoria su Sarah Lippert (Aut) e dopo la sconfitta nei quarti con la brasiliana Bianca Reis, ha infilato tre vittorie di fila con Carla Duma (Rou), Maylis Rozan (Fra) ed Alya De Carvalho (Fra).
“Le ultime settimane sono state molto difficili sotto ogni punti di vista -ha detto Elena Guarducci- e questa era la mia ultima European Cup da junior: concluderla con una medaglia mi ripaga di tutti i sacrifici che ho sempre fatto”.
“Sono molto contenta per la medaglia di oggi -ha detto Gaia Massimetti- ringrazio il gruppo sportivo delle Fiamme Gialle che mi da’ l’opportunità di vivere il mio sogno, un ringraziamento speciale ai miei tecnici e preparatori e al maestro Ferro che mi ha seguito in tutta la competizione”.
“Seconda giornata di gara che regala all'Italia 3 medaglie di bronzo. -è il commento del coach azzurro Salvatore Ferro- Nei -48kg le due atlete in gara a rappresentare l'Italia raggiungono entrambe il bronzo, Iovino battendo la belga Sibille dopo un combattuto incontro e Guarducci vincendo anzitempo con la padrona di casa Harasvolgyi. Nei -52kg ci si deve accontentare di un quinto posto, Rocco, purtroppo, non riesce a superare la brasiliana Marques. Nei -57kg Massimetti regala l'ultima medaglia di bronzo di oggi all'Italia cedendo il posto solo alla nr.1 al mondo poi vincitrice della categoria, la brasiliana Reis, mentre vince la finale per il terzo con la francese De Carvalho. Peccato per gli uomini in gara oggi, tanto cuore e impegno ma purtroppo non riescono a portare a casa il risultato. Ringraziamo gli atleti e le società per questi risultati e per permettere l'espressione del judo italiano al di fuori dei confini nazionali”.
Le interviste olimpiche (4)... mi basta essere Odette e la vittoria sarà una conseguenza
Buongiorno Odette! Iniziamo con una domanda facile facile… chi vincerà l’Olimpiade nella categoria -52 kg?
“Io… hahaha… questa era facile! Alza un po’ il livello”
- Ok, ma intanto presentati: nome cognome categoria di peso e risultati sportivi di maggiore rilievo… vai!
“Sono Odette Giuffrida, ho 29 anni ed i miei risultati più importanti sono le due medaglie olimpiche, argento a Rio e bronzo a Tokyo 2021, poco fa ho vinto un mondiale, l’anno scorso ho fatto terza al mondiale, varie medaglie nei vari Grand Slam ed agli Europei”.
- Qual è il tuo primo ricordo dell’Olimpiade, che riesci a mettere a fuoco e qual è la sensazione che provi oggi pensando all’Olimpiade?
“Il mio primo ricordo se penso all’Olimpiade, proprio il primissimo che affiora alla mente è quando ho vinto la semifinale a Rio, che finalmente avevo realizzato quello che continuamente vivevo nella mia testa prima che arrivasse quel giorno; e poi girarmi e vedere la mia famiglia piangere di orgoglio e felicità sugli spalti… sicuramente questi sono i momenti che maggiormente mi salgono alla mente se penso alle Olimpiadi”.
Quello che provo adesso invece, è il pensiero dell’intero percorso che mi ha portato ad essere qui oggi, la persona che sono e quanto io sia veramente migliorata e non solo come atleta, perché l’Olimpiade è sì, una questione di sport, ma anche personale”.
-Hai già due esperienze olimpiche alle spalle e quella a Tokyo è stata indubbiamente particolare, ma come immagini possa essere questa a Parigi?
“Sicuramente Parigi sarà differente dall’Olimpiade a Tokyo, nonostante io non sia un’atleta che sente molto il pubblico, sono abbastanza concentrata su me stessa quando combatto, però la differenza la farà sicuramente la mia famiglia, che finalmente potrò avere sugli spalti con me, che è una cosa che mi è mancata molto a Tokyo e, viceversa, ho vissuto pienamente a Rio. Ricordo infatti, che la prima cosa che ho fatto dopo aver vinto la medaglia a Tokyo ho preso il telefonino e ho videochiamato la mia famiglia. A Parigi potrò vivere felicemente l’esperienza assieme a loro”.
- Prova a chiudere gli occhi ed immagina di vivere la giornata della tua gara, come la affronti, quali le abitudini, i riti, se ce ne sono?
“Io credo che l’Olimpiade sia una gara come le altre; quindi, la mia routine sarà quella di sempre: mi sveglio e come faccio tutti i giorni prego e ringrazio per l’opportunità di avere un’altra giornata, successivamente mi attiverò un po’, farò la colazione, una doccia fredda, poi si va a dare tutto, a combattere e a divertirsi.
L’obiettivo di queste Olimpiadi è vincere, è ovvio. Penso che chiunque salga sul tatami abbia l’obiettivo di vincere. E se quello è l’obiettivo io mi auguro di scendere dal tatami orgogliosa e felice di me stessa. Spero di dare tutto quanto e di essere Odette! Essere me stessa. E la vittoria poi, sarà una conseguenza”.
- C’è un pensiero che vuoi condividere con noi da rivolgere a chi, in questo percorso, ha avuto un ruolo particolare?
“Vorrei ringraziare tanto tutte le persone che mi sono state accanto, la mia famiglia che sicuramente è stata la mia motivazione più forte, cercare di ripagarli per tutto quello che hanno fatto per me, i miei amici, le mie amiche che sono sempre state presenti nei momenti più difficili ed anche in quelli in cui bisogna festeggiare. Voglio ringraziare il Gruppo Sportivo dell’Esercito, è stato la mia seconda famiglia, mi ha supportato e sopportato sempre, da quando avevo 17 anni, sono stati i primi a credere in me. Poi ovviamente il mio primo allenatore, il Maestro Gregorio, il mio primo club, un piccolo club, il Talenti Sporting Club. Ovviamente Dario (Romano, ndr) che è stato il mio primo coach in nazionale, nonché un mio secondo padre. E Francesco, Antonio, tutti i preparatori che mi hanno aiutata ad essere l’atleta che sono oggi. Il mio mental coach Laura Pasqua, che mi ha veramente fatto fare un grande cambiamento. Se posso, vorrei approfittare di questo momento per consigliare di farsi seguire da un mental coach, perché in Italia è ancora un argomento tabù ed io credo che sia veramente importante. Vorrei davvero ringraziare tutti quanti, la FIJLKAM e tutti quanti hanno fatto parte di questo bellissimo viaggio”.
Esposito oro e Ninfo bronzo nella Junior European Cup a Paks
Medaglia d’oro per Fabrizio Esposito nei 73 kg e di bronzo per Federico Ninfo nei 66 kg nella prima giornata della Paks Junior European Cup, gara che registra la presenza di 360 atleti di 29 nazioni. Subito sul podio dunque gli junior italiani, che hanno ottenuto anche buoni piazzamenti con Alexander Jelic e Federico Bosis, quinti rispettivamente nei 60 e 73 kg.
“In questa prima giornata di gara -ha commentato il tecnico azzurro Salvatore Ferro- i nostri ragazzi hanno ottenuto un ottimo primo posto con Fabrizio Esposito nei -73 kg ed un terzo posto con Federico Ninfo nei -66kg, entrambi al termine di una lunga e faticosa gara. Nella stessa categoria di Esposito, Bosis, dopo aver ceduto il passo nella semifinale al compagno di squadra, ha dovuto cedere il bronzo al francese Jean, mentre Jelic, nei -60kg, è risalito nei recuperi ma si è fermato ai piedi del podio superato dello slovacco Tomanek e si è classificato così al quinto posto. Una buona prestazione è stata anche quella di tutti gli altri azzurri in gara oggi ed i complimenti vanno a tutti i ragazzi ed alle loro società per l'impegno ed i sacrifici che mettono in campo per permettere questo percorso ai ragazzi”.
“Sono molto contento di questa giornata -ha detto Fabrizio Esposito- ho messo tanta testa e cuore soprattutto dopo un periodo "difficile" e con diverse pressioni. Ringrazio la mia famiglia e la mia fidanzata che mi supportano e danno la forza di andare avanti, i miei allenatori e tutto il team... A cose più grandi”.
“Sono contento di com’è andata oggi ha detto Federico Ninfo- perché era da tanto che non facevo una medaglia in Europa e averla fatta in questo periodo dell’anno, dopo molte gare andate male, mi ha dato la conferma che non bisogna mai arrendersi. Ringrazio tutti i ragazzi della palestra, la mia famiglia ed i miei allenatori, e soprattutto Nico perché mi ha sopportato tutta la gara”.
Domani in gara: 81 kg: Davide Esposito, Gianmarco Lepre, Francesco Sansonetti, Nicola Chiari, Simone Covi, Alessandro Bruno D’Urbano, 100 kg: Davide Graziosi, Samuel Gros, Ettore Galluzzi, +100 kg: Enzo Kevin Scognamiglio, 48 kg: Anna Iovino, Rebecca Valeriani, Elena Guarducci, 52 kg: Elena Storione, Siria Angel Nicotra, Gaia Stella, Ilaria Finestrone, Alessandra Rocco, 57 kg: Gaia Massimetti, Stefania Solina
Le interviste olimpiche (3)... Antonio Esposito ed un giorno atteso da 30 anni
L’intervista olimpica di oggi è con Antonio Esposito, napoletano, classe 1994 che si presenta così…
“Esposito Antonio, sono un atleta nazionale, 81 chilogrammi. Sono stato campione del mondo juniores e bronzo ai campionati d’Europa nel 2018, senior. Mi sono qualificato per le Olimpiadi”.
- Quale è il pensiero che hai delle Olimpiadi? Quello che ricordi quando eri bambino o ragazzo e quello che hai oggi.
“Io sono sempre stato un appassionato di sport e da piccolo ho sempre guardato tutte le Olimpiadi da casa, in televisione, stavo giornate intere a guardare tutti gli sport, le medaglie che portava l’Italia. E adesso far parte di questa squadra, di questa delegazione italiana è bellissimo… pensare che ci sarà qualche bambino che mi starà guardando in quel momento e dirà anch’io ci arriverò un giorno… così come io dicevo a me stesso un giorno ci voglio arrivare. Ho seguito sempre tutti gli sport, ma il judo in particolare ed i campioni del passato mi hanno dato sempre tanta forza e tanta ispirazione. A parte quelli come Pino, Girolamo che hanno dato un senso alla mia adolescenza nel judo, poi c’è stato Fabio… io ero lì con lui a Rio, quando ha portato quell’oro, mi ha dato una motivazione esagerata. Mi ha dato tanta voglia di… perché io a quell’Olimpiade non mi sono qualificato, ed ero lì come partner per lui. Vedere lui vincere mi ha dato tanta forza e tanta voglia di andare avanti e provarci. Provarci con tutto me stesso. Adesso il primo step è stato fatto, manca l’ultimo. L’ultimo è vincere! Vincere e basta”.
- Va bene, adesso immagina di essere nel giorno della gara, raccontaci come può essere la tua giornata, dal risveglio, se hai qualcosa che fai per trovare la concentrazione, una musica particolare, se fai qualche gesto scaramantico, insomma portaci lì con te…
“Posso portarti lì con me già dalla notte, perché sarà una notte molto lunga. Io di solito prima delle gare non dormo, dormo molto poco. Un po’ l’ansia, un po’ non lo so, ma non dormo… quindi spero di dormire, anche se sarà molto difficile. La mattina, io sono un tipo molto ansioso, non faccio quasi mai colazione, non mangio quasi nulla, mi sforzo quasi a mangiare, sono troppo concentrato per quello che verrà. Quella troppa concentrazione a volte è un vantaggio ed a volte uno svantaggio, però io sono sempre stato così e continuerò a fare così, rimango concentrato, non mangio, non fa niente. Quel giorno me lo vivrò a pieno, al cento per cento, ogni sensazione, ogni emozione. Quella di salire su quel tatami e di dare tutto me stesso. E basta. Poi sarò lì per vincere, sto aspettando questo giorno da trent’anni”.
- Parigi è vicina e quindi potrai contare anche su molte persone che ti rimarranno accanto?
“Sono molto contento per questo perché verrà la mia famiglia, tutta la mia famiglia a vedermi. A qualche gara è venuto mio padre, mamma invece non è mai venuta, qualche volta quand’ero piccolo è venuta nei palazzetti qui in Italia, ma non ha mi visto un mio incontro da vicino, usciva sempre, scappava… adesso la ho costretta, le ho detto che si deve guardare i miei incontri. Ha detto che ci prova, speriamo”.
- Che cosa vuoi dire, se lo vuoi fare, a tutte quelle persone che in un percorso come questo, hanno avuto un’influenza su di te, ti hanno aiutato e supportato?
“Tutte queste persone sono state per me fondamentali. Io sono molto forte caratterialmente, riesco sempre a tirare il meglio di me nel peggio, però senza la vicinanza delle persone come il mio maestro, che ha sempre creduto in me, anche quando ero giù mi ha dato forza e quelle cazziate giuste per farmi tirar fuori quello che serviva. I miei genitori che non mi hanno mai fatto abbattere, mai mai mai. Mi hanno sempre dato lo stimolo, mi hanno detto devi essere più forte, ce la devi fare. E questo mi dava forza. I miei fratelli che si allenano con me, quello mi basta, mi fanno da partner, sono a mia completa disposizione sempre. La mia fidanzata che mi sopporta da quattro anni e mezzo ormai, prima delle gare, dopo le gare che vanno male, durante i periodi di stages, di allenamenti che non ce la faccio, a volte sono un po’ giù e lei ha tanta pazienza, oltre la mia famiglia, il mio maestro, i miei fratelli, tutti hanno tanta pazienza e tutti li ringrazio”.
- Ultima domanda. Preferiresti disputare la finale per l’oro e perderla o la finale per il bronzo e vincerla?
“Questa è una domanda… non ti saprei dire… anche nelle gare del circuito del World Tour ho sempre fatto terzo o primo. Mai secondo. Quindi non ti so dire la sensazione che avrei nel perdere una finale per l’oro, però la prenderei lo stesso. Anche se uno punta all’oro, se deve venire il secondo lo prendo. Non fa niente!”
Le interviste olimpiche (2)… ecco a voi Andrea Carlino
Sono Andrea Carlino, gareggio nella categoria al limite dei 60 kg ed i miei maggiori successi sono il terzo posto nel Grand Slam ad Astana, in Kazakistan, poi il terzo posto agli Europei junior ed a livello nazionale ho vinto i campionati italiani nelle classi esordienti, cadetti, junior, mentre i senior ancora mi mancano.
- Se ti dico Olimpiadi, qual è la prima immagine che ti compare davanti agli occhi?
La Torre Eiffel… fino dall’inizio di questo triennio olimpico ho sempre avuto l’obiettivo di qualificarmi per l’Olimpiade, però all’inizio… alla fine di questo ciclo è stato un amore ed odio, perché ho puntato, ho lavorato tanto, sacrificato tanto per puntare a questa qualifica, poi alla fine di questa competizione che dava i punti olimpici, che era il mondiale di fine maggio, nella lista dei qualificati ero fra i primi esclusi e quindi con grande rammarico ho chiuso questo capitolo e ho pensato già di aprirne uno nuovo verso Los Angeles 2028… e invece solo qualche giorno fa ho ricevuto la notizia che sono stato ripescato grazie alla Reallocation Quota, grazie all’esclusione dei russi e si è riaperto questo capitolo. Sono stato scioccato dalla notizia, ma mi sono subito rimesso al lavoro per puntare in alto.
- Facciamo un passo indietro… hai un ricordo particolare delle Olimpiadi quand’eri bambino?
Il primo ricordo risale a Londra 2012, ho seguito quell’Olimpiade dal computer nella mia stanza e sognavo di imitare quei campioni e di vincere una medaglia olimpica.
- Anche se la domanda è banale, qual è il tuo obiettivo per questa Olimpiade?
L’obiettivo è l’oro, ovviamente. Come sempre si punta al gradino più alto del podio.
- Immaginiamo che oggi sia il giorno della gara, quali sono i tuoi riti, se così li vogliamo chiamare, quali sono le cose che fai normalmente nelle ore che precedono la gara?
Appena suona la sveglia, la prima cosa che faccio prendo il telefono e guardo la poule… perché per scaramanzia, ma anche per rilassarmi, non la guardo mai il giorno prima. La guardo e mi focalizzo sull’avversario e da qui inizia la gara vera e propria. Poi ci sta anche il controllo del peso, perché c’è anche il random weight… quindi mi organizzo per come fare la colazione e poi entro nel mood della gara… di solito ascolto musica rilassante, soprattutto sul transfer per andare al palazzetto… ed una volta arrivato nella sala riscaldamento c’è un cambio totale, sia emotivo perché inizia l’adrenalina e cambio anche il tipo di musica, più motivante, che spinge di più. E poi inizio il riscaldamento ed aspetto la chiamata per salire sul tatami.
- Il percorso che porta un atleta alle Olimpiadi è un percorso lungo ed articolato, che comprende molte figure diverse. Se pensi a queste persone, cosa vorresti dir loro in questo momento?
Soprattutto un ringraziamento, perché questo sembra uno sport individuale, ma tutte le persone che concorrono al risultato di un singolo spesso vengono dimenticate, ma sono importanti. Sia per l’aspetto fisico che quello mentale. A livello più personale tengo a ringraziare soprattutto la famiglia, perché è chi sta più a contatto che riesce a spronarti e spingerti quando c’è bisogno.
- Se chiudi gli occhi un attimo e ti immagini a Parigi, con una medaglia al collo. A chi dedichi il primo pensiero?
A mia madre. Perché è quella che più di tutti ha sacrificato molto per costruire la persona che sono oggi e quindi sarà lei la prima che dovrò ringraziare.
- Ultima domanda, potendo scegliere, preferiresti giocarti la finale per l’oro perderla o la finale per il bronzo e vincerla?
Questa è una domanda dura, però penso che la maggior parte degli atleti risponderebbe: vincere la medaglia di bronzo. Perché finisci la tua giornata con una vittoria.
Le interviste olimpiche… chiacchiere in libertà con Alice Bellandi
L’intervista che segue è con Alice Bellandi ed è la prima delle tredici “Interviste Olimpiche” che scandiranno le giornate fino ad arrivare appena prima dell’inizio delle gare a Parigi.
Qualche chiacchiera in libertà per conoscere meglio le atlete e gli atleti che, presentati quì in ordine alfabetico, saranno i grandi protagonisti sui tatami delle Olimpiadi da sabato 27 luglio.
Chiacchiere in libertà, ma anche chiacchiere che talvolta svelano un’intimità che ciascuno di questi campioni ha concesso aprendosi ed emozionandosi...
Ciao Alice! Chi vincerà i 78 kg a Parigi?
“Alice Bellandi!”.
Ok, adesso presentati, nome e cognome, categoria di peso e migliori risultati.
“Sono Alice Bellandi, 78 kg, i miei migliori risultati sono l’ultimo argento mondiale, il bronzo mondiale 2023, direi anche la medaglia d’oro al Master 2022, le due medaglie europee argento 2023 e bronzo 2022… e poi campionessa del mondo junior, non me lo dimenticherò mai”.
Qual è il tuo primo ricordo dell’Olimpiade, quand’eri bambina e qual è il pensiero oggi, che hai dell’Olimpiade?
“È vivido per me il ricordo di quando Fabio vinse l’Olimpiade a Rio. Io ero al mare con i miei zii e mi sembrò una cosa tanto grande. Ricordo anche Odette ed io, che ero appena entrata nel giro della Nazionale, scrissi subito a Dario (Romano). Poco dopo ricevetti un messaggio che diceva “un giorno anche tu sarai lì”.
Tu hai già partecipato ad un’Olimpiade, come la ricordi e cosa c’è di diverso oggi che ti appresti a vivere quest’altra a Parigi?
“L’Olimpiade a Tokyo la ricordo per il quadriennio tanto doloroso e tanto complicato che l’accompagnò, ma nonostante sia andata com’è andata, per me è stata un bel regalo. Parigi, sono sincera, voglio semplicemente continuare a divertirmi, come ho fatto in questi tre anni di percorso in cui mi sono tolta tante soddisfazioni. Sono cresciuta tanto e la gara a Parigi è un bel passo per completare questo percorso. Voglio vivermela esattamente per quello che è, ovvero una gara. Chiaramente voglio vincerla ed arriverò a quella gara esattamente come a tutte le altre, con l’obiettivo e la voglia di vincere”.
Se quel giorno fosse oggi, quali sono i passaggi, la routine che segui per arrivare “giusta”?
“Negli anni ho abbandonato qualsiasi cosa possa avere un legame con la scaramanzia, faccio ciò che ho voglia e mi fa sentire bene, se ho voglia di ascoltare la musica ascolto la musica, se non voglio non la sento, non voglio creare una regola perché non c’è regola, è un giorno come gli altri e siamo noi che diamo quella forza e quella potenza che a volte salva ed a volte distrugge. Baciare i cerchi olimpici prima di iniziare, ecco questa è una cosa che è rimasta, lo faccio ancora, mi va di farlo”.
In tutto questo percorso hai avuto e tutt’ora hai delle persone che ti sono accanto, ti supportano e ti accompagnano per riuscire, tutti insieme, ad andare a punto. Qual è il tuo pensiero per queste persone?
“Un grande grazie va ad Antonio, Antonio Ciano. Abbiamo iniziato questo percorso come due sconosciuti, però come due persone che hanno avuto un passato molto turbolento e su due strade completamente diverse. Ci siamo incontrati prima di Tokyo e poi, in questo triennio abbiamo consolidato e costruito un rapporto che per me è speciale ed è quello che ha aiutato ad arrivare dove sono adesso.
Un altro grande grazie lo voglio regalare alla persona che mi ha aiutata a crescere, ed è Laura Pasqua, la mia mental coach, mi ha aiutata e mi ha fatto riscoprire parti di me che prima non accettavo e mi hanno permesso di essere esattamente quella che sono oggi e di essere anche meglio in futuro. Sicuramente ‘Grazie’ va alla mia famiglia, che comunque, anche da lontano, mi ha sempre supportato, in qualsiasi momento bello e brutto. Un grande grazie va alle Fiamme Gialle, il mio gruppo sportivo, grazie alla mia fisioterapista di fiducia, Lisa Mantovani che è sempre stata un po’ il mio guru. Diciamo che senza di lei non sarei qui oggi, da piccola ho avuto un infortuno molto grave, dal quale lei mi ha tirato fuori senza un intervento che mi avrebbe precluso la carriera. e poi ci sono tante persone che devo ringraziare, i preparatori delle Fiamme Gialle, il mio massaggiatore Marco Barbone, il mio nutrizionista Francesco Fagnani, tante persone che sono dietro a questo grande sogno. Sicuramente lo staff della nazionale, Francesco, che è da anni che ci conosciamo e per Tokyo mi ha salvato da momenti difficili. E non lo dimenticherò mai. Ma anche tutte le persone che oggi non sono più al mio fianco e comunque nel bene o nel male mi hanno lasciato qualcosa. E non sono il genere di persone che porta rancore ed in particolari momenti della mia vita qualcosa mi hanno lasciato. Ed anche quella piccola briciola mi ha reso e mi rende la persona che sono oggi”.
Se a Parigi arrivasse una medaglia, per chi sarà il primo pensiero?
“Per me stessa…”
A questo punto Alice si commuove e l’intervistatore, per spostare altrove l’attenzione, pone un’ultima domanda. Sei a Parigi, se ti trovassi a dover scegliere fra: perdere la finale per l’oro e vincere la finale per il bronzo?
“La finale per l’oro! La finale olimpica è la finale olimpica… e te lo dice una che ha appena perso una finale mondiale!”.