Quinto giorno senza gioia… anche per Parlati e Polling
“Oggi i nostri atleti sono arrivati in gara con un percorso difficile comprendente anche problemi fisici. Polling ha vinto bene e con determinazione sulla giovane portoghese Pina, una ragazza molto brava ed in crescita. Kim ha poi incontrato la
Matic, ha combattuto ma non è riuscita a concludere. Per quanto riguarda Parlati invece, forse non è entrato in gara, ma anche i migliori perdono ed in questi giorni lo abbiamo visto già molte volte. Lo ripeto ancora una volta, questo è Judo, questa è la gara, questa è l’Olimpiade”.
Laura di Toma, direttore tecnico della nazionale italiana di judo, ha raccontato così questa giornata, la quinta per il judo in questa Olimpiade parigina, senza nascondere l’amarezza, ma rimanendo presente agli impegni che, a questo punto, chiedono una forte reazione da parte di tutto il team azzurro.
Una gioia, che è anche un po’ italiana, è quella arrivata con la medaglia di bronzo dei 70 kg conquistata dalla belga Gabriella Willems, fidanzata con Christian Parlati e con il quale condivide spesso gli allenamenti a Napoli.
Quarto giorno e terzo quinto posto con Antonio Esposito
Quinto posto per Antonio Esposito. Dalla semifinale al quinto posto, il percorso dell’azzurro è stato incredibile, per le difficoltà incontrate e per l’impegno profuso, ma l’esito è stato determinato dal risultato dei due incontri, con Takanori Nagase in semifinale e con Somon Makhmadbekov nella finale per il bronzo. Due sconfitte chiare, ma con un Antonio Esposito che non si è mai risparmiato, né in termini di idee né, tantomeno, di energie. È andata così con il DTN Laura Di Toma che, a caldo, ha detto: “Che ha dato tutto, che è stato bravo, che non si può recriminare nulla, né a lui, né all’incontro”.
Quarto giorno: Esposito è in semifinale!
Antonio Esposito è in semifinale negli 81 kg nella quarta giornata delle Olimpiadi di judo nell’Arena Champ-de-Mars impegna sui due tatami le categorie dei 63 kg femminili ed 81 kg maschili. Al termine del primo blocco di un’altra giornata dura e sorprendente infatti, il trentenne napoletano è riuscito a conquistarsi un posto in prima fila per la corsa alle medaglie. Ma andiamo con ordine.
Per la diciannovenne ragusana Savita Russo il primo turno, che l’ha vista opposta alla ventiquattrenne polacca Angelika Szymanska, argento iridato ad Abu Dhabi due mesi fa, è risultato proibitivo, nonostante l’ottimo incontro. Così lo ha definito infatti il capo-allenatore femminile Francesco Bruyere, sempre disponibile e puntuale:
“Savi ha disputato un ottimo incontro con la vicecampionessa del mondo -ha detto il tecnico azzurro- sicuramente anche per lei un sorteggio sfortunato per rompere il ghiaccio, ma ha comunque dimostrato di essere pronta per questo livello. Per vincere bisogna battere tutti e sono sicuro che questa esperienza aiuterà la nostra giovanissima atleta a farlo”.
Negli 81 kg, intanto, Antonio Esposito non ha avuto difficoltà a superare con wazari di seoi nage e, successivamente, immobilizzazione Valentin Houinato, del Benin. Ora, negli ottavi di finale, affronta il brasiliano Guilherme Schimidt, numero 4 nel ranking mondiale.
Incontro capolavoro quello di Antonio Esposito con Guilherme Schimidt. Bloccato insistentemente alla manica, il brasiliano non ha trovato alternative per esprimersi in attacco, mentre l’azzurro continuava ad incalzarlo, fino ad andare a punto nel golden score con un sode tsuri komi goshi ed il brasiliano caduto dalla parte opposta. Esposito è nei quarti ha affrontato il canadese Francoise Gauthier Drapeau.
Salito con serenità sul tatami Esposito ha saputo trovare l’equilibrio giusto per un incontro complesso e che, questa volta, ha invertito il senso sulla ruota degli Shido premiando l’azzurro. Esposito ha infatti continuato ad attaccare in tutto il match, costringendo l’avversario al terzo shido e dunque alla squalifica ed alla sconfitta.
Ad attenderlo c’è una semifinale durissima contro Takanori Nagase, 30enne giapponese, campione olimpico a Tokyo e bronzo a Rio 2016. Si riparte dalle 16:00!
Terzo giorno: Lombardo e la maledizione del quinto posto
Un’altra volta quinto posto per Manuel Lombardo. Sembra una maledizione. Soprattutto qui a Parigi ed ora, dopo tre giornate di gare stregate. E dopo il quinto posto a Tokyo nei 66 kg, con le sofferenze patite prima, durante e dopo, Manuel Lombardo si è rigenerato e costruito una nuova carriera da leader nei 73 kg, arrivando a Parigi da numero 4, posizione che significa essere fra i più forti al mondo e quindi: tutto è possibile! E così poteva essere dopo che, nel recupero, Manuel Lombardo ha fulminato Arthur Margelidon con il primo attacco. Dopo pochissimi secondi il kata guruma dell’azzurro ha chiuso la partita che valeva l’accesso alla finale per la medaglia di bronzo alle Olimpiadi parigine. Nella gara dei 73 kg è successo di tutto, come accade sempre, soprattutto alle Olimpiadi e da quella lotteria, per la finale di Manuel è uscito il moldavo Adil Osmanov che, per quel che vale, in classifica mondiale è tredicesimo. L’incontro è stato molto acceso ed in sostanziale equilibrio, almeno fino a che, appena superato il secondo minuto, Osmanov si è inventato un attacco in o uchi gari con doppia presa sullo stesso lato. La caduta è secca, l’arbitro annuncia wazari, ma poi disegna nell’aria la forma di un video. I supervisors controllano e correggono: è ippon. Per Manuel Lombardo, un altro quinto posto, in due categorie di peso diverse è, e dev’essere motivo d’orgoglio. Certamente oggi è un incubo.
“Anche se oggi non è andata come ci aspettavamo -ha detto Raffaele Parlati, capo-allenatore maschile- non abbiamo niente da recriminare ai ragazzi, che hanno fatto del loro meglio; la speranza è che la ruota della fortuna giri anche per noi”.
“Un sorteggio sfortunato per entrare in gara -ha detto invece Francesco Bruyere, capo-allenatore femminile- salire su quel tatami è già difficile di per se, farlo subito con un’atleta come la giapponese complica le cose. Veronica però ha affrontato la sfida con la giusta determinazione, purtroppo si è aggiunto un problema alla mano che le ha precluso alcune possibilità tattiche. È sicuramente difficile da mandare giù, ma ora dobbiamo e cerchiamo di recuperare il più possibile per la gara a squadre perché sarà necessario averla nelle migliori condizioni”.
Terzo giorno: Lombardo ai recuperi e Toniolo fermata da Funakubo
Terza giornata alle Olimpiadi a Parigi, ma la musica delle gare di judo purtroppo rimane la stessa dei primi due giorni. A dettar legge è ancora e sempre lo shido. Le penalità continuano a scorrere a fiumi sui tatami nell’Arena Champ-de-Mars, tant’è che non c’è incontro nel quale non se ne assegnino e non si contano più gli incontri che terminano con il dannato e penosissimo shido 3 a shido 2. E giù fischi, indipendentemente dalla legittimità dell’assegnazione, perché il pubblico numerosissimo, appassionato e competente non ne può più, più che una gara questa Olimpiade di judo è diventata una lotteria dove, a vincere, non è il più bravo bensì il più furbo ed il più fortunato. Fatta questa doverosa premessa, Manuel Lombardo combatterà alle 16 per il ripescaggio dei 73 kg dato che, dopo aver vinto bene con il polacco Stodolski ed il tailandese Terada, è stato sconfitto da Akil Gjakova (Kos) nei quarti finali. Come? Ah già… shido 3!
Comunque, tranquilli, non c’è nessun complotto contro l’Italia perché Hashimoto è giapponese ed è stato beffato dalla logica dello shido 3 più che dal francese Joan-Benjamin Gaba, che ha svolto il suo compito che era quello di impedire ad Hashimoto di combattere. Lo ha svolto bene ed il pubblico in questo caso è esploso di felicità per la vittoria del proprio beniamino, anzi del proprio Benjamin, ma in tutti gli altri incontri, Lombardo compreso, hanno sonoramente fischiato. Comunque, così vanno le cose. Attendiamo le 16 per questo spareggio fra Lomabrdo ed il canadese Arthur Margelidon, sconfitto ai quarti da Heydarov per ippon. Sì… per ippon.
In gara oggi, nei 57 kg, Veronica Toniolo che ha affrontato al primo turno Haruka Funakubo. Mentre s’incamminava verso il tatami uno, seguita tre passi indietro dal coach e papà Raffaele, il viso di Veronica Toniolo appariva disteso e rilassato, quasi sorridente. Sono pronta! Questo è sembrato trasmettere e questo è stato l’atteggiamento che ha avuto anche dopo aver iniziato l’incontro con Haruka Funakubo. Il primo turno olimpico dei 57 kg è stato duro e complesso, ma questo lo si sapeva, però l’azzurra ha messo in gioco ogni risorsa disponibile. Contenere la presa della giapponese è stato un problema che ha messo sotto pressione la Toniolo, affaticandola. Una fatica che, nel golden score, ha aperto un varco nella difesa che Funakubo ha visto e sfruttato: o soto gari, wazari. Purtroppo, era il sedicesimo di finale e per Veronica Toniolo, l’Olimpiade è già finita.
“Sono fiero del percorso che ha portato Veronica alla qualificazione Olimpica come numero 10 della WRL Olimpica. Purtroppo, l'infortunio al GS di Parigi ha pregiudicato il nostro percorso di qualificazione che prevedeva di arrivare qui a Parigi come TdS per evitare fino ai quarti le atlete più pericolose. Purtroppo, dunque abbiamo dovuto saltare alcune competizioni che ci avrebbero fatto arrivare con un ranking migliore a Parigi. Se aggiungiamo il sorteggio del Mondiale con la JPN, poi bronzo, e questo sorteggio dell'Olimpiade possiamo dire che un po' di sorte meno sfavorevole sarebbe stata ben accetta. Ora pensiamo a sabato quando ci sarà la gara a squadra è Veronica ritornerà sul tatami”.
Secondo giorno di Olimpiade a Parigi: Giuffrida quinta ed è oltre la leggenda
Quinto posto… Odette Giuffrida alle Olimpiadi a Parigi si è classificata al quinto posto. Dopo l’argento a Rio, dopo il bronzo a Tokyo, a Parigi è arrivato il quinto posto.
“Non ha senso parlare di arbitraggio perché in una gara Olimpica i protagonisti dovrebbero essere gli atleti e non gli arbitri; quindi, preferisco non dar loro tanta importanza… -è il commento del capo-allenatore femminile Francesco Bruyere- Voglio solo ringraziare Odette per avermi concesso l’onore e l’opportunità di essere al suo fianco in questo viaggio, regalandomi oggi l’ennesima grande emozione. Lei è la più forte atleta che io abbia mai conosciuto e oggi me l’ha dimostrato un’altra volta fuori e dentro dal tatami. Grazie!”
Malagó, arbitraggio semifinale Giuffrida fa riflettere ++ N.1 Coni: stesso arbitro di finale 3/o posto si commenta da solo (ANSA) - PARIGI, 28 LUG - "Onestamente dire che fa riflettere è dir poco". Così il presidente del Coni, Giovanni Malagó, ha commentato all'ANSA l'arbitraggio di semifinale e finalina di judo di Parigi perse entrambe da Odette Giuffrida, in una giornata in cui il team azzurro discute anche sul pugile Mouhiidine e la fiorettista Errigo fanno discutere. "Ho visto la semifinale e finale per il bronzo col presidente Falcone e il segretario generale Benucci, persone competenti ed equilibrate - ha aggiunto -. La cosa che ci ha sorpreso è che lo stesso arbitro della semifinale persa da Giuffrida lo hanno rimandato alla finalina: credo che questo si commenti da solo" (ANSA).
>>> RISULTATI SECONDA GIORNATA
Olimpiade: giorno 2… attendendo Odette
È torrida la seconda giornata olimpica per la squadra azzurra. Matteo Piras si è sbarazzato al primo turno di Juan Postigos, atleta peruviano alla quarta partecipazione olimpica e che, per la seconda volta, è stato sconfitto al primo turno da un azzurro. Elio Verde infatti, lo affrontò e vinse nel primo turno a Londra nel 2012.
Odette Giuffrida invece, è alla terza Olimpiade e si muove come fosse la padrona di casa, ed in quanto tale conosce a memoria le regole: gentile, ordinata, sicura. E fra pochi minuti affronterà la semifinale con Distria Krasniqi…
Le decisioni arbitrali hanno sempre acceso discussioni e, com’è normale, hanno aperto fronti contrapposti: i pro ed i contro. Spesso (ma non sempre) i fronti rispondono alla parte sostenuta ed il fatto o, se preferite, la regola viene interpretata secondo convenienza. È la vita, o meglio è la debolezza umana e spesso, questa debolezza, per arbitri&supervisors, diventa uno scudo. È così e basta. Non rompete, noi siamo la legge… è così e basta!
Oggi Matteo Piras è andato sotto di wazari. E come ha fatto altre mille volte, ha reagito e l’ha fatto a modo suo: bene, con efficacia! Tocco il piede in ko uchi gari, l’avversario perde l’equilibrio, spingo come non mai e l’altro cade… appena fuori dal tatami. Embè? Cosa c’è che non va? Boh… non è dato saperlo… no score e si va avanti. Ma il team azzurro non ci sta, presenta ricorso… E quindi? La casta… ops, scusateci, i supervisors non sanno come mettere una pezza… Quindi? Silenzio! What’s others? Purtroppo non è una pubblicità e c’è poco da ridere.
“Ho appena finito il confronto con la commissione degli arbitri -ha riferito Raffaele Toniolo che ha affrontato l’impegno assieme ad Alessandro Comi- e la spiegazione è che si tratta di no-score in quanto, quando Buncic toglie il piede sul ko uchi di Matteo, a quel punto non è più ko uchi gari, ma inizia l’azione di sumi gaeshi. Io ho dimostrato che l’azione di sumi gaeshi non è sostenibile in quanto la mano destra di Buncic non fa una presa vera propria, ma appoggia la mano sulla schiena di Matteo in quanto è in pericolo ed altro non può fare che lanciarsi indietro. La nostra versione è rimasta ferma sul fatto che, squilibrato dal ko uchi, spinto e caduto sulla schiena altro non può essere che ippon. Loro, ovviamente, sono rimasti fermi sulle loro posizioni, noi rimaniamo del nostro parere, poi ognuno ha gli occhi per vedere ed ogni potrà giudicare come meglio crede questa azione. Quello che ci tengo a dire è che Matteo è arrivato a questa Olimpiade dando tutto se stesso, ci è arrivato da quinto classificato ad un Mondiale, oggi avrebbe potuto fare una bellissima gara, e molto probabilmente anche una medaglia… però quello che abbiamo subito a livello arbitrale non è stato giusto. L’altra cosa che mi dispiace è che ieri, in occasione degli episodi della svedese e del giapponese, non è stato preso nessun provvedimento. Penso che se un italiano avesse fatto quello che hanno fatto ieri Babulfath e Nagayama, probabilmente avrebbe avuto hansokumake disciplinare e forse anche un seguito”.
Olimpiadi-giorno 1: settimo posto per Assunta Scutto
L’Olimpiade di Susi Scutto si è fermata al settimo posto nei 48 kg ed è, ovviamente, un boccone amaro da ingoiare per chi, a Parigi, si è presentata con il numero uno nella classifica mondiale. Lo stesso boccone, peraltro, che ha dovuto ingoiare anche il cinese di Taipei Yang Yung Wei, numero uno al mondo nei 60 kg e, dopo aver superato non senza fatica e (forse) anche con un po’ di buonasorte il nostro Andrea Carlino, è stato sconfitto per due volte, concludendo a sua volta settimo nei 60 kg.
“Il primo pensiero è per Susy -è il commento del capoallenatore femminile Francesco Bruyere- perché spesso ci si sente soli nella sconfitta, ma non deve essere così, siamo una squadra che festeggia le vittorie e condivide le sconfitte. Ci sarà tempo per analizzare gli incontri tecnicamente e trovare soluzioni, ora è il tempo di starle vicino, ringraziarla per le tante emozioni che ci ha regalato in questo quadriennio e per quelle che ci ha fatto vivere oggi”.
“In realtà penso di aver affrontato questa gara come tutte le gare -ha detto Assunta Scutto- con coraggio, fede e dando tutta me stessa. Non mi so ancora spiegare il motivo per cui ho perso e per come è andata la gara. Sono veramente triste per non aver portato la medaglia ed oggi mi sentivo all’altezza di poterla portare. Anche se adesso è difficile da accettare penso si tratti di un piano di Dio che mi ha riservato qualcosa di più grande. al momento mi sento con tante emozioni contrastanti, perché so di aver dato tutto e non ho rimpianti. Ma questa medaglia che non è arrivata mi distrugge un po’, mi sento vuota e ho bisogno di tempo per riflettere e riprendermi”.
“Sono deluso della gara di oggi -ha detto Andrea Carlino- perché stamattina mi sono sentito in forma e poteva andare meglio. Però, se penso che ho ottenuto la qualifica per questa olimpiade meno di un mese fa, non posso che esser contento di aver dimostrato di essermela guadagnata e che me la posso giocare anche con i migliori. Farò tesoro di questa esperienza in ottica dei miei impegni futuri”.
Assunta Scutto ai recuperi e che bravo Carlino!
Spetta proprio ad Andrea Carlino l’onore e l’onere di disputare il primo incontro dell’Olimpiade parigina ed il compito lo svolge in maniera egregia
L’australiano Joshua Katz contrasta bene Carlino, che rimane prevalente nelle azioni d’attacco, la maggior parte delle quali sono in kata guruma. Il tempo regolare si è esaurito con una sanzione a carico dell’australiano e dopo 19 secondi di golden score Andrea Carlino è riuscito ad entrare nella difesa di Katz con o uchi gari e mettere a segno il wazari che lo promuove agli ottavi, dove lo attende Yung Wei Yang (Tpe).
“La tensione era molto alta -ha detto il coach Raffaele Toniolo- ma Andrea è riuscito a rimanere calmo e ha prodotto lui gli attacchi migliori dell'incontro fino allo score finale”.
Un altro grande incontro, quello con Yung Wei Yang, per Andrea Carlino che è riuscito a passare in vantaggio con o uchi gari-wazari sul fortissimo cinese di Taipei, testa di serie numero uno. Yang però, è irresistibile, soprattutto nella lotta a terra ed imbriglia una prima volta l’azzurro con immobilizzazione (sankaku gatame) ma Carlino si divincola ed è solo wazari. Poco dopo c’è un sumi gaeshi di Carlino per il quale coach Toniolo chiede l’assegnazione del punteggio, ma gli arbitri non ravvedono gli estremi e si prosegue. Lo scampato pericolo mette il pepe a Yang che aggredisce Carlino e lo blocca nuovamente a terra ed è wazari awasete ippon.
“Nei primi due minuti Andrea è stato molto accorto ed è riuscito a perseguire la tattica che avevamo preparato. -così ha detto coch Toniolo- Dopo il waza ari messo a segno l'errore è stato quello di permettere all'avversario il suo micidiale sankaku. Se prima di questo errore fossero passati ancora 30", Yang si sarebbe sicuramente disunito. Mi spiace non aver potuto rivedere la seconda proiezione di Andrea e quindi non ho capito perché non è stato dato waza ari. Resta comunque una grandissima prestazione di Andrea contro il vicecampione olimpico in carica e anche TdS n.1 qui a Parigi”.
Assunta Scutto si è messa in moto ed al primo turno ha incontrato la forte statunitense Maria Celia Laborde, che sembra aver trovato un modo efficace per contenere l’azzurra. La presa bloccata infatti, limita l’efficacia degli attacchi di Scutto, ma non può nulla sulla rinomata specialità della casa, il rovesciamento a terra con il quale l’azzurra ha praticamente già inchiodato tutto il mondo, o quasi. Laborde riesce a liberarsi una prima volta, ma Scutto mantiene le prese la ribalta nuovamente e questa volta è ippon.
“Bene il primo -ha commentato Francesco Bruyere, il capoallenatore delle azzurre- rompere il ghiaccio non è mai facile specialmente con avversarie come l’americana (ex cubana) che attaccano molto solo per rubare il tempo e rifiutando l’incontro. È stata brava Susy a mantenere la calma per aspettare il momento opportuno. Avanti così”.
Assunta Scutto è stata fermata da Tara Babulfath, diciottenne svedese in ascesa verticale e costante. In questo caso non solo Babulfath non ha commesso neanche il più piccolo errore, ma ha avuto l’opportunità di capitalizzare una valutazione di quelle, cosiddette 50/50, che di norma è preferibile risolvere con il salomonico “no score”. Azione e reazione, cadono entrambe di taglio, il controllo finale non esprime prevalenza di una o dell’altra… l’arbitro assegna, il tabellone assegna il punto (wazari) a Scutto, ma l’arbitro indica il lato opposto: è per Babulfath.
E si va avanti con Susi che spinge a caccia della rimonta, cerca sumi gaeshi, forse troppo frettoloso, la svedese para, scavalca e immobilizza. Si va ai recuperi.
“Sapevamo che sarebbe stato un incontro complicato, -ha detto Francesco Bruyere- purtroppo l’arbitraggio non ha giocato a nostro favore, tiro troppo dubbio per assegnare wazari ad una delle due, no score sarebbe stata la scelta giusta.Ora non sarà semplice, ma Susy è più forte di tutte e può fare qualsiasi cosa”.
Pronti per l’hajimè nell'Arena Champ-de-Mars
Stanno per iniziare le gare di judo ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, che si svolgeranno da sabato 27 luglio a sabato 3 agosto 2024. In totale sono 378 i judoka provenienti da 122 paesi che gareggeranno nelle quattordici categorie di peso, cui seguirà l'evento a squadre miste. Le gare olimpiche di Judo possono essere seguite in diretta ed in esclusiva attraverso varie piattaforme che, per l’Italia, sono Discovery+, RAI, Eurosport.
Tra poche ore, quindi, saliranno sui tatami i primi atleti ed atlete e l'Arena Champ-de-Mars si riempirà di appassionati.
Nei giorni scorsi, Marius Vizer, presidente della International Judo Federation dal 2007, ha richiamato gli organizzatori su alcuni aspetti sostenendo che il sito non è all'altezza dell'evento, precisando che gli standard della Federazione Internazionale non verrebbero rispettati. Gli organizzatori, tuttavia, hanno assicurato che l'Arena “sarà pronta in tempo per la competizione”, pur ammettendo che "alcuni punti necessitano di attenzione, come il montaggio di alcune attrezzature e la pulizia del sito". "Le nostre squadre -hanno aggiunto- sono completamente mobilitate per garantire questi ritocchi finali". E così è stato. Originariamente la competizione di judo si sarebbe dovuta svolgere nell'Arena Bercy, poi assegnata alle gare di ginnastica, trampolino elastico e basket. Ieri invece, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è arrivato a Casa Italia e ha inaugurato il quartier generale azzurro, aperto ufficialmente oggi a poche ore dalla cerimonia di apertura dei Giochi olimpici. Il Capo dello Stato è stato accolto dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, e dal segretario generale del Coni e capo missione azzurro a Parigi 2024, Carlo Mornati.
A pranzo il Capo di Stato e la signora Laura si sono seduti con i tre membri CIO effettivi Giovanni Malagò, Federica Pellegrini e Ivo Ferriani, i tre membri CIO onorari Manuela Di Centa, Franco Carraro e Mario Pescante, il Segretario Generale e Capo Missione azzurro Carlo Mornati, la Vice Presidente Vicaria del CONI Silvia Salis, i cinque ambassador dello sport italiano Luigi Busà, Elisa Di Francisca, Daniele Garozzo, Antonio Rossi e Francesca Schiavone, l’attuale compagna del Presidente Malagò, i Consiglieri del Presidente Mattarella Simone Guerrini, Giovanni Grasso, Gianfranco Astori e Fabio Cassese, il medico personale del Presidente, Professor Madonia, e il Capo del Cerimoniale degli Esteri Bruno Antonio Pasquino.
>>> TUTTI I TABELLONI DI GARA DEL JUDO
Il programma delle gare
Sabato 27 (-48 kg e -60 kg): eliminatorie dalle 10:00; Final block dalle 16:00
Domenica 28 (-52 kg e -66 kg): eliminatorie dalle 10:00; Final block dalle 16:00
Lunedì 29 (-57 kg e -73 kg): eliminatorie dalle 10:00; Final block dalle 16:00
Martedì 30 (-63 kg e -81 kg): eliminatorie dalle 10:00; Final block dalle 16:00
Mercoledì 31 (-70 kg e -90 kg): eliminatorie dalle 10:00; Final block dalle 16:00
Giovedì 1 (-78 kg e -100 kg): eliminatorie dalle 10:00; Final block dalle 16:00
Venerdì 2 (+78 kg e +100 kg): eliminatorie dalle 10:00; Final block dalle 16:00
Sabato 3 (Mixed teams): eliminatorie dalle 8:00; Final block dalle 16:00
(foto Mattarella: Simone Ferraro CONI)
Intervista olimpica (13) Veronica Toniolo: Credo molto in me stessa, posso giocarmela e battere tutte
Siamo così arrivati all’ultima delle tredici interviste olimpiche, una per ciascun atleta che, fra pochi giorni, gareggerà per l’Italia Team alle Olimpiadi a Parigi. L’ordine alfabetico ha quindi lasciata per ultima la T di Toniolo, che viene dopo la T di Tavano.
Buongiorno Veronica, rompiamo subito il ghiaccio: nome e cognome, categoria di peso e cosa hai vinto in questi anni?
“Sono Veronica Toniolo, combatto nei 57 kg e in questi due anni di qualifica olimpica ho portato a casa quattro medaglie nell’IJF Judo World Tour e un oro mondiale ed europeo junior.”
Qual è il primo ricordo o il primo pensiero che hai dell’Olimpiade da bambino o da ragazzo e quel è invece quello di oggi?
“Ho sempre guardato molto sport, forse da Londra 2012 ho i primi ricordi, ma i primi veri li ho da quando ho visto Fabio Basile vincere a Rio 2016. È stata un’emozione grande perché era un ragazzo che conoscevo. E questo è uno dei primi ricordi che mi porto dietro dalle Olimpiadi.”
E invece oggi?
“Oggi pensare all’Olimpiade è un po’ strano perché mi ricordo che era ieri che le guardavo, che guardavo le gare “dei grandi” da casa e ora mi trovo dall’altra parte. Però era ed è il mio obiettivo, quindi, sono contenta di essere arrivata fino qua.”
Questa è la tua prima Olimpiade, come immagini sarà vivere l’esperienza a Parigi, non solo la gara?
“Parigi 2024 credo che non abbia forse ancora ben realizzato e l’emozione vera arriverà quando saremo lì. Non so ancora bene cosa mi aspetterà, sicuramente sono emozionata, ma ho anche un grande punto interrogativo perché appunto essendo la prima non so a cosa andrò incontro. Sono molto contenta, curiosa di scoprire, ma anche molto determinata”.
Chiudiamo gli occhi, oggi è il giorno della gara. Raccontaci se ci sono delle cose che fai la mattina, se hai delle cose che fai per preparati alla gara…
“Se chiudessi gli occhi e oggi fosse il giorno della mia gara, è strano da dire, ma punterei comunque a farlo diventare un giorno come gli altri. Non faccio niente nel pre-gara, almeno non consciamente. Magari seguo una routine, ma non è niente di voluto. Il mio obiettivo è semplicemente quello di vivere la giornata il più normalmente tranquilla possibile, senza mettermi eccessive pressioni.”
Qual è l’obiettivo di Veronica per questa Olimpiade?
“Il mio obiettivo per questa Olimpiade non nego sia quello di vincere, ma se penso al mio vero obiettivo è arrivare ad essere la migliore versione di me stessa. So che se arrivo a questo punto, allora lì posso permettermi di dire che il mio obiettivo è vincere. Quello che a cui sto puntando ora in questa preparazione è essere il meglio che posso, puntando ad una forma a cui sono magari arrivata vicino, ma non ho mai raggiunto. Credo molto in me stessa, so che se arrivo a quel punto posso giocarmela e battere tutte.”
In questo percorso, oltre alla famiglia, ci sono tante persone che ti sono state vicine. Che pensiero vorresti dedicare loro?
“Nel mio percorso agonistico e judoistico ho avuto la fortuna di incontrare parecchie persone che mi sono state accanto, chi dall’inizio, chi si è aggiunto a metà strada e chi da poco… non smetterò mai di ringraziare tutti loro, perché so che comunque è un grande lavoro e difficile. Quando combatto ci sono io, si vede la singola persona, ma gli sport individuali non lo sono mai veramente. Sono individuali quando sei lì in competizione, ma dietro ci sono talmente tante persone a cui devo veramente tanto. Parte di questo, se non tutto, lo dedico a loro. Mia mamma e mio papà sono con me da sempre, sono i miei allenatori. Mio papà si vede, mia mamma c’è sempre sugli spalti. Loro sono quello a cui dedico veramente tutto. Una parte della mia vita, che è questa, la voglio vivere insieme a loro e questo è quasi un regalo per loro.”
Intervista olimpica (12) Asya Tavano: …ho voglia di combattere! Poi salgo… e vado!
L’intervista olimpica numero dodici è con Asya Tavano, ventidue anni, udinese. Buongiorno Asya! Primissima domanda: chi vince la tua categoria a Parigi?
“Io”.
- Bene ed ora presentati, nome e cognome, categoria di peso e maggiori successi sportivi.
“Sono Asya Tavano, gareggerò nella categoria +78kg a Parigi. Ho collezionato diversi risultati in questo periodo come il primo posto al Grand Slam di Dushanbe, un secondo posto a Baku ed un terzo a Tbilisi. Poi c’è anche il quinto posto ai campionati del mondo ad Abu Dhabi.”
- Qual è il primo ricordo o il primo pensiero che hai dell’Olimpiade da bambina o da ragazza e qual è invece quello di oggi?
“Il primo pensiero è il ricordo di quando mio padre ed io tornavamo insieme dalla palestra a Udine e si parlava delle Olimpiadi e pensavo “ti immagini un domani di partecipare alle Olimpiadi?”. Ora che questo sogno si è avverato mi è sembra tutto un po’ strano… ma sono davvero felicissima.”
- Questa è la tua prima Olimpiade, come immagini possa essere l’esperienza a Parigi, e non solo per quanto riguarda la gara?
“Sono sicuramente molto emozionata. Là ci sarà tutta la mia famiglia e questo mi rende ancora più orgogliosa. Io vado sempre tranquilla, come ho affrontato tutte le gare e speriamo di fare un buon risultato. Sono contenta e pronta.”
- Immagina che oggi sia il giorno della gara, quali sono le cose che fai, quale sarebbe la tua routine?
“In generale non faccio niente di particolare. Tanti ascoltano la musica, ma io non percepisco questa esigenza. Sono tranquilla, faccio colazione. Magari all’inizio ho un po’ di agitazione, però dopo… insomma, mi viene proprio voglia di combattere. Quando salgo poi… vado!”
- Qual è l’obiettivo di Asya per questa Olimpiade?
“L’obiettivo è vincerla. Poi, comunque, si va lì e si prova a fare il meglio. Poi io cercherò di vivermela e di sfruttare tutto il tempo che ho per godermi questa esperienza.”
- Quali sono le persone che ti sono vicine in questo percorso ed a loro cosa vorresti dire?
“Sicuramente devo ringraziare in primis Francesco Bruyere, che mi segue da sempre. Quindi il primo ringraziamento va a lui, ma va anche ad Emidio Centracchio, a mio padre, a tutta l’Accademia Torino che mi dà la possibilità di allenarmi da loro e mi accolgono sempre. E anche a tutta la mia famiglia e tutti quelli che mi sostengono sempre.”
- Ultima domanda. Preferiresti disputare la finale per l’oro e perderla o la finale per il bronzo e vincerla?
“Non so. Ormai nel tempo ho imparato anche a perdere. Per me già arrivare sul podio è tanto. Le metto sullo stesso piano.”
Intervista olimpica (11) Assunta Scutto: Replicare l’oro di Pino! Lo penso da quando entrai in palestra per la prima volta
Buongiorno Assunta, l’intervista olimpica di oggi tocca a te ed è la numero 11! Vai con la tua presentazione: nome, cognome, categoria di peso e risultati sportivi più importanti.
“Ciao, sono Assunta Scutto, faccio judo e gareggio nella categoria dei 48 kg. Quest’anno ho preso l’argento ai campionati del mondo e nei due anni precedenti avevo preso due bronzi”.
- Qual è il primo ricordo, anche da bambina, se pensi alla Olimpiade, e qual è invece il pensiero di oggi?
“Il primo ricordo che ho delle Olimpiadi risale alla prima volta che ho messo piede in palestra, perché era la palestra di Pino Maddaloni e quindi ho sempre avuto modo di ascoltare le storie su quando ha vinto a Sydney nel 2000 e da allora ho sempre pensato di replicare la sua impresa. Oggi guardo Parigi con occhi diversi, ma sempre con lo stesso sogno coltivato fin da bambina”.
- Come immagini possa essere questa esperienza olimpica?
“Essendo la mia prima esperienza olimpica non so che cosa mi aspetta e non so quali possano essere le emozioni che proverò. Ad oggi non riesco a provare ancora nulla e forse è un sogno che non riesco ancora a realizzare. Sicuramente punto a divertirmi, senza avere pressioni e godermi questa prima esperienza consapevole che ne potrò fare anche altre”.
- Ora prova a chiudere gli occhi ed immagina di essere nel giorno della tua gara, raccontaci come ti prepari, cosa fai per trovare la concentrazione, qual è la tua routine…
“Se mi immedesimassi nel giorno della gara a Parigi, lo affronterei come ho affrontato tutte le gare, sempre con fede, tanta voglia di vincere, dando tutta me stessa e senza farmi condizionare dal nome della competizione, perché penso che alla fine è una gara come tutte le altre, anche se il titolo ovviamente è più importante, ma cerco di affrontarla dando il meglio di me come sempre”.
- Qual è l’obiettivo di Susi Scutto per questa Olimpiade?
“Il mio obiettivo, come in ogni gara, è quello di vincere e di esprimermi al massimo… quindi il mio obiettivo per le Olimpiadi di Parigi è quello di vincerle”.
- Il percorso che porta alle Olimpiadi è un percorso lungo e difficile, con tante figure al tuo fianco ad accompagnarti e sostenerti. Se pensi a loro, che cosa vorresti dire?
“Se penso a tutte le persone che mi sono state vicine in questo percorso mi viene da dire solo un grande grazie. Perché come ogni atleta ho passato momenti bui, infortuni, poca autostima, pressioni e tante persone nel loro piccolo mi hanno aiutato a far uscire quello che c’era in me. Essendo giovane non è stato facile affrontare le prima pressioni e quindi voglio dire grazie a tutte le persone che mi hanno aiutata a maturare prima, mi hanno passato un po’ delle loro esperienze e comunque per vincere un atleta ha bisogno di una squadra, una famiglia ed una persona che gli sta vicino. Io dico grazie a tutte le persone che mi hanno sostenuta”.
Intervista olimpica (10) Savita Russo: Obiettivo divertirmi e vediamo cosa succede
Buongiorno Savita, in base all’ordine alfabetico che stiamo seguendo per queste interviste olimpiche tocca a te la numero 10! Vai con la tua presentazione: nome, cognome, categoria di peso e risultati sportivi più importanti.
“Allora, Savita Russo, 63 chili eeeh… ho vinto il campionato d’Europa junior, l’anno scorso… ho fatto terza all’Europeo senior quest’anno. Poi a livello italiano ho fatto terza all’Assoluto nel 2022, terza al Mondiale cadetti 2022 e poi vari titoli italiani”.
- Se pensi alla parola Olimpiade, così di getto, che cosa ti viene in mente?
“Il top! Qualcosa di grande… tipo… un sogno. Sì, un sogno”.
- La prima immagine che hai delle Olimpiadi? Il primo ricordo?
“Fabio che ha vinto le Olimpiadi”.
- Raccontaci un po’, che facevi a quel tempo?
“Non… ma sinceramente non seguivo il judo in quel periodo… ero piccola. Nel 2006 c’avevo… avevo? Quanti anni avevo? Undic’anni, non facevo… però avevo visto che un italiano aveva vinto le Olimpiadi, mi ha incuriosito sta cosa e… era tipo il mio idolo… in quel momento. L’ho visto come un eroe, aveva fatto un’impresa secondo me. Quindi parteciparci ora sembra pazzesco… assurdo”.
- L’hai raccontato a Fabio questo fatto?
“No, sinceramente no”.
- Quindi tu non facevi ancora judo?
“No sì sì, facevo facevo judo, però non seguivo le gare capito… lo facevo così, giusto per… però ho saputo di questo campione olimpico… che bravo!”
- Che cos’è per te il judo?
“Il judo è vita. Senza il judo non so che cosa farei… come disciplina ti forma e non è solo sport alla fine… no? Impari a vivere veramente. Penso sia la cosa più importante nella mia vita… per ora. Oltre la famiglia, gli amici… poi c’è il judo”.
- Ritornando all’Olimpiade, una domanda banale, qual è l’obiettivo di Savita per le Olimpiadi di Parigi?
“Allora l’obiettivo… allora… vincere sicuramente è il massimo che può succedere, qualsiasi gara se la vinci fai il massimo, no? Però principalmente secondo me è divertirmi pure… molti mi hanno detto di vivere quest’esperienza tranquilla, perché sei giovane, è la tua prima Olimpiade… comunque una tappa molto importante nella mia vita, però se la vivo male, piena di ansia e piena di pressioni, non ha senso, non mi rimane nulla di buono come esperienza… però invece divertendomi sarà una bella esperienza, al di là del risultato eccetera”.
- Quindi non ti interessa vincere una medaglia?
“No, cioè… non è l’obiettivo primario, ma la prima cosa è divertirmi, esprimere il judo che so fare e poi vediamo che succede”.
- Che cosa ti ricordi del momento in cui ti è stata data la notizia che eri qualificata per le Olimpiadi?
“Quando mi è arrivata proprio la certezza… perché c’era un periodo che forse… forse sì e forse no… si passava dall’uno all’altro e non si capiva niente… perché tipo fino al mondiale avevo la quota. Poi dopo il mondiale, essendo che è andata male la gara, non si sapeva a chi sarebbe andata questa quota… quindi le possibilità erano proprio minime, però io ho detto se la possibilità c’è perché non sperarci ancora? E poi quando mi è arrivata la notizia io stavo da mia nonna… sì, da mia nonna, e c’erano tutti i parenti là. E allora ho detto alla nonna: nonna, a luglio vado a fare una gara, le ho detto. E lei, manco sa che a luglio c’è la gara, ha detto: che gara devi fare? Vado a Parigi! È scoppiata a piangere! Credo sia stato un traguardo per tutta la mia famiglia, non solo per me. Vederli così felici quando ho detto questa cosa è stato molto bello”.
- Il percorso che porta alle Olimpiadi è un percorso lungo ed articolato, che comprende molte figure diverse. Se pensi a queste persone, cosa vorresti dir loro in questo momento?
“Grazie per tutto quello che hanno fatto, perché senza di loro non sarei qua. Per esempio, io mi alleno a Scicli, ma non sono di Scicli, sono di Ragusa. E quindi ogni giorno, da tipo cinque anni, ci accompagnano i genitori, si danno il cambio per accompagnarci… è tipo mezz’oretta ed ogni volta ci accompagnano, aspettano là l’allenamento, finiamo e loro di nuovo ci accompagnano a casa. Cioè è comunque un impegno per tutti loro. Quindi veramente grazie per quello che hanno fatto, sennò non saremmo qui. Una partecipazione alle Olimpiadi è un modo per ringraziarli tutti, anche se loro dicono che sacrifici non sono, perché se una cosa la fai con piacere non è un sacrificio. Però sempre sacrifici sono, perché spendi tempo, denaro per tutto questo percorso che abbiamo fatto. Un percorso di alti e tantissimi bassi, ma il fatto di non avere mai smesso di credere in me, ecco, li ringrazio per quello”.
- Se provi a chiudere gli occhi e pensi che oggi è il giorno della gara, puoi raccontarci qual è la tua routine? Come ti prepari, quali sono i modi per trovare la concentrazione? Portaci con te in questi momenti…
“Allora io il giorno della gara… intanto già dalla mattina il telefono scompare. Cioè non lo utilizzo assolutamente, né musica… perché mi distraggono anziché farmi concentrare. Poi alla mattina… quindi mi alzo, sicuramente avrò ansia, quello è sicuro… mi alzo, faccio colazione, anche se non ho fame perché l’ansia mi toglie la fame… però mi costringo che devo mangiare, perché se no non faccio niente… poi vado al palazzetto e là già inizia a crescere l’ansia, poi quando metti il judogi ed inizi a scaldarti un po’ ti tranquillizzi ed entri nella mentalità della gara e poi… poi quando ti chiamano è finita. Quando ti chiamano per salire sul tatami è brutto, molto brutto. Però quando sali poi ti passa. Il tempo che fai quel percorso là ti passa”.
- Se tu dovessi vincere una medaglia, quale potrebbe essere il primo pensiero che ti viene in mente?
“Il primo pensiero che mi viene in mente? La mia famiglia sicuramente, il mio maestro, che sarà là, spero, a vedere la gara eeee… sarò felice, perché una medaglia olimpica è tanta roba. Però non lo so, perché secondo me manco m’immagino cosa sarebbe… no, secondo me non immagino”.
- Anche se non riesci ad immaginarla, se la dovessi dedicare a qualcuno, chi sarebbe?
“La famiglia. Poi la palestra, sì il maestro sicuramente, perché è lui che mi segue da cinque anni, perché ho cambiato palestra, però tutti i miei compagni, tutti gli altri allenatori, perché senza di loro non avrei potuto fare mai niente… mi sostengono, mi aiutano, per allenarmi perché se no da sola… judo è uno sport individuale, ma c’è bisogno di tutto quello che c’è intorno”.
- Una dedica a te stessa?
“A me stessa pure? A vabbè, per tutto l’impegno che ci ho messo, perché è comunque un sogno arrivare là. Però se mi chiedi, cosa proverò nel caso andassi in finale? Sì, sicuramente: grazie anche a me!”.