La squadra olimpica presentata al CONI con il Presidente Malagò
I 15 atleti e atlete della squadra olimpica di judo, lotta e karate sono stati presentati alla stampa oggi, nel salone d'onore del CONI, alla presenza del vertice federale FIJLKAM e del Presidente del CONI Giovanni Malagò.
Sul palco d'onore insieme al Presidente Falcone e al Presidente Malagò sedevano il campione olimpico e 200a medaglia d'oro olimpica italiana Fabio Basile (judo), la vicecampionessa di Rio Odette Giuffrida (judo), il Campione del mondo e n. 1 della ranking mondiale Frank Chamizo (lotta) e il capitano della squadra di karate il pluricampione del mondo Luigi Busà.
Molto affettuoso l'intervento del Presidente Malagò che ha sottolineato come “la FIJLKAM è una famiglia coesa, seppur nella differenza dei singoli sport che la compongono. Unione che può portare grandi risultati, che sono quelli che io mi aspetto, perchè dobbiamo fare molto meglio di quello che abbiamo fatto a Rio. Vi metto sotto pressione – ha scherzato con gli atleti il Presidente Malagò – fate come volete, distribuitele come volete, ma portate a casa tante medaglie. Vi ho seguito in tutto il percorso di qualificazione, so quante difficoltà e quanti sacrifici avete affrontato e quante ne affronteremo anche a Tokyo anche per via del Covid. Ma so che potete fare tanto e che siete in grado di superare con successo le ulteriori difficoltà.”
Molto ispirati anche gli interventi degli atleti sul palco, da Fabio Basile “mi sento in grande forma, mi sono allenato giorno e notte e non è un modo di dire, sono stati proprio giorni e notti e ho un solo obiettivo: vincere per la seconda volta in una categoria di peso diversa e diventare leggenda” a Odette Giuffrida “sono orgogliosa della mia seconda olimpiade, sono una persona diversa da quella che ero a Rio, ho cinque anni di più e una nuova consapevolezza. Auguro a tutti noi di divertirci a Tokyo e di dare tutto, dobbiamo puntare tutti al massimo. Mi piace chiamarla 'Olimpiade della motivazione' perchè abbiamo superato mille difficoltà e siamo pronti. Ho un sogno e per realizzarlo sono sfacciata, ma dico al Presidente Malagò che vorrei un giorno portare la bandiera tricolore.”. Frank Chamizo ha posto l'accento sull'importanza di essere una squadra: “indipendentemente dallo sport che facciamo noi siamo una squadra e sono convinto che insieme siamo più forti che da soli. Ringrazio per questa seconda opportunità , ma non voglio dire nulla solo che mi sono allenato forte. Il 2020 è stato veramente difficile, essere fermi per un anno è stata dura, una botta enorme per un atleta. Ma oggi siamo tutti pronti e siamo una bella squadra: andiamo a prenderci Tokyo.” Accento sulla forza della coesione anche per Luigi Busà “la FILKAM è la mia famiglia, ho passato più tempo con i miei colleghi in nazionale che con i miei famigliari, abbiamo fatto tanti sacrifici insieme e ovunque vado loro sono con me. Ci stiamo allenando benissimo e sono sicuro che ci andremo a prendere quello che ci spetta, gioendo insieme e condividendo, come la famiglia che siamo.”
Gli altri atleti qualificato per i Giochi Olimpici di Tokyo sono: per il judo Manuel Lombardo (n. 1 della ranking mondiale nei 66 kg), Francesca Milani (48 kg), Christian Parlati (81 kg), Maria Centracchio (63 kg), Alice Bellandi (70 kg) e Nicholas Mungai (90 kg); nella lotta stile libero Abraham Conyedo e nel karate Viviana Bottaro e Mattia Busato nella specialità kata, Silvia Semeraro (61 kg) e Angelo Crescenzo (67 kg) nel kumite.
Per la prima volta nella storia delle Olimpiadi l'Italia parteciperà alla gara a squadre di judo, gara innovativa a team misto, alla quale la nazionale tricolore accede di diritto potendo coprire le categorie previste con le qualificazioni individuali (57, 70, +70, 73, 90, +90).
Le antiche Olimpiadi: i campioni (VII)
Olimpia romana
La Macedonia divenne provincia romana dopo le vittorie di Tito Quinzio Flaminino su Filippo V a Cinocefale (197 a.C.), di Lucio Emilio Paolo su Perseo a Pidna (168 a.C.) e, ancora a Pidna, di Quinto Cecilio Metello su Andrisco (148 a.C.). Nel 146 a.C. il console Lucio Mummio sconfisse la Lega Achea a Leucopetra: Corinto fu distrutta (nello stesso anno venne rasa al suolo anche Cartagine) e la Grecia annessa alla provincia di Macedonia, ma i Giochi Olimpici continuarono, aprendosi anzi a tutti i cittadini dell’impero. Olimpia, dunque, conservò il suo prestigio per molto tempo dopo che la libertà della Grecia era solo un ricordo.
Lo stesso Mummio dopo la sua vittoria offrì a Olimpia 21 scudi dorati, che furono fissati sulle metope dei frontoni del tempio di Zeus. Gli imperatori Augusto, Nerone e Adriano eseguirono numerosi restauri, ampliarono il recinto sacro e aggiunsero dei nuovi edifici. Costruzioni romane sono le terme a ovest presso il fiume Cladeo (pavimenti a mosaico e pareti di marmo policromo) e il limitrofo ostello; le terme a sud, accanto al Leonidaion; l’arco di trionfo a sud e la cosiddetta villa di Nerone a est; il tunnel a volta che conduceva allo stadio, lungo 32 metri e largo 3,70.
Per onorare la moglie Regilla, inoltre, a metà del II secolo d.C. Erode Attico costruì un acquedotto che culminava in un ninfeo presso il tempio di Era. Così finalmente poté eliminare i pozzi, fornendo acqua in abbondanza al santuario.
1.
I principali giochi romani ispirati al modello greco, tutti quadriennali, furono gli Actia a Nicopoli (28 a.C.) e i Sebasta isolimpici, ossia una manifestazione che ricalcava in tutto le Olimpiadi, a Napoli (2 d.C.), ambedue istituiti sotto Augusto; i Capitolia di Domiziano a Roma, in onore di Giove Capitolino (86 d.C.); gli Eusebeia di Antonino Pio a Pozzuoli, in onore del padre adottivo Adriano (138 d.C.). Queste quattro competizioni costituirono la nea periodos (nuovo circuito), mentre i giochi Olimpici, Pitici, Istmici e Nemei rappresentavano l’archaia periodos (vecchio circuito). Le corone per i vincitori dei Sebasta erano di spighe, quelle per i vincitori dei Capitolia erano di quercia.
Vanno inoltre menzionati i Neronia di Roma, disputati una sola volta nel 60 d.C. Nel 132 il colto imperatore Adriano istituì le Panellenie di Atene, forse per sostituirle alle Olimpiadi. In ogni caso il progetto fallì perché gli atleti non vollero abbandonare i giochi sacri a Zeus.
2.
I lottatori più prestigiosi dell’epoca romana furono Tiberio Claudio Patrobio di Antiochia, olimpionico nel 49, 53 e 57 d.C., periodonikes (chi conquistava la corona nei 4 giochi del circuito greco); M. Aurelio Ermagora di Magnesia al Sipilo, olimpionico nel 177, vincitore in totale di 156 agoni; M. Aurelio Asclepiade di Alessandria, olimpionico nel 193 e nel 197, due volte periodonikes.
Tra i pancraziasti ricordo T. Flavio Artemidoro di Adana, olimpionico nell’85 e 89 d.C., periodonikes, citato negli Epigrammi di Marziale; T. Flavio Archibio di Alessandria, olimpionico nel 101 e 105, ma anche quattro volte vincitore sia ai Giochi Delfici, sia ai Nemei, sia ai Capitolia; M. Aurelio Demostrato Damante di Sardi, olimpionico nel 173 e 177, due volte periodonikes, che s’impose complessivamente in 108 agoni e fu presidente e gran sacerdote dell’associazione degli atleti professionisti; M. Aurelio Asclepiade di Alessandria (detto Ermodoro), olimpionico nel 181, periodonikes, che fu presidente a vita dell’associazione degli atleti e sovrintendente agli stabilimenti termali dell’imperatore Commodo; C. Perelius Aurelius Alexander di Tiatira, in Lidia, olimpionico nel 209, periodonikes, che rivestì importanti cariche nell’associazione degli atleti.
3.
Didascalie:
In copertina: I resti delle terme romane presso il fiume Cladeo
1. Bronzetto di epoca romana che raffigura un pancraziaste nell’atto di calciare – Louvre, Parigi
2. Lastra in marmo, 97 x 147 cm – Museo Archeologico Nazionale, Napoli / All’interno del riquadro in alto e delle 17 corone a rilievo sono incise le 156 vittorie del lottatore Marco Aurelio Ermagora
3. Ricostruzione del ninfeo di Erode Attico (II secolo d.C.), che fornì acqua in abbondanza a Olimpia (disegno di Hans Schleif)
Sport Italiae per l’inserimento della parola Sport nella Costituzione
Roma, 5 luglio 2021 – Ecco la campagna di “Sport Italiae”, spin off di “Cultura Italiae”, il cui obiettivo, attraverso un lavoro condiviso e trasversale, è l’inserimento della parola “Sport” nella nostra Costituzione. Un obiettivo che possa generare un cambio di paradigma e che promuova e tuteli la cultura del movimento attraverso politiche pubbliche, come già succede per l’istruzione, la cultura e la salute.
“Cultura Italiae” e “Sport Italiae”, presieduto da Fabio Pagliara, hanno sempre creduto fortemente nella “battaglia” che Mauro Berruto ha portato avanti fin dalla stesura del Manifesto “Sportivi”, e si basano sul principio che lo Sport sia, prima di tutto, Cultura, Istruzione e, appunto, Salute.
Hanno aderito alla proposta di far parte di un apposito comitato di giuristi per predisporre la norma su cui impegnare trasversalmente tutte le forze politiche in questo progetto di riforma costituzionale, i professori di Diritto Costituzionale: Alfonso Celotto, Francesco Clementi, Davide De Lungo, Enrico Lubrano, Marco Plutino, Pierluigi Petrillo e Ida Nicotra.
Siete dunque tutti invitati a sostenere l’iniziativa firmando la petizione al seguente link: https://www.culturaitaliae.it/sport-in-costituzione/.
“Sport Italiae” sarà presentato ufficialmente giovedì 8 luglio, dalle 18:30 alle 20:30, al Salone d’Onore del CONI, al Foro Italico di Roma. Nella stessa occasione, il presidente del CONI Giovanni Malagò riceverà il Manifesto “Sportivi”.
Lo Sport è Cultura.
Le antiche Olimpiadi: i campioni (VI)
Stratone di Alessandria
Il primo caso di deliberata scorrettezza nello sport è attribuito ad Antiloco, figlio di Nestore, che nella corsa dei carri ai giochi funebri in onore di Patroclo fece sbandare Menelao per superarlo (Iliade, XXIII). Ovviamente si arrabbiò molto il re di Sparta, che già aveva i suoi guai coniugali da risolvere, ma le scuse di Antiloco al temine della gara (e l’offerta di cedergli il premio appena vinto) placarono la sua ira.
Nonostante l’iniziale giuramento di lealtà nel Bouleuterion davanti alla statua del temuto Zeus Orkios («custode dei giuramenti»), che impugnava un fulmine in ciascuna mano, neppure a Olimpia mancarono sporadici casi d’illecito, puniti con severe ammende utilizzate per erigere statue di Zeus in bronzo, che prendevano il nome di zanes. Collocate tra il Metroon e l’ingresso allo stadio, ai piedi dei Tesori, oggi sono tutte scomparse, ma ci restano 16 basi in pietra. L’iscrizione apposta su una di esse, afferma Pausania, ammonisce che «a Olimpia si vince con la velocità dei piedi e con la forza del corpo, non con il denaro».
1.
Il primo illecito di cui si ha notizia ai Giochi risale al 388 a.C. (XCVIII Olimpiade) e riguarda il pugile tessalo Eupolo, che pagò tre concorrenti per ottenere la vittoria. Nel 332 a.C. l’ateniese Callippo corruppe i suoi avversari nella gara di pentathlon, ma Atene – dimostrando poca sportività – per non pagare la multa fece intercedere, inutilmente, il celebre oratore Iperide. Sia Eupolo che Callippo, corruttori, vennero puniti con una multa salata (che colpì anche i corrotti), ma il loro nome rimase negli elenchi dei vincitori! Solo nel 68 a.C. Stratone di Alessandria d’Egitto ottenne la corona nella lotta per la squalifica di due avversari: Eudelo (corrotto) e Filostrato di Rodi (corruttore).
2.
Dopo il periodo arcaico e “spontaneo” dell’allenamento, gli atleti prestarono attenzione sempre maggiore alla techne, ossia alla metodica delle singole discipline, cercando di affinare il talento naturale con appositi allenamenti e curando il proprio corpo con bagni, massaggi, diete e artifici vari. Sul calice a figure rosse di Antifone al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma (480 a.C.), per esempio, un aleiptes sta praticando massaggi (tripseis) a un atleta in presenza dell’allenatore. Narra Eliano che il lottatore e pancraziaste Stratone, «di famiglia nobile e di condizioni assai agiate, un giorno si ammalò alla milza e dovette curarsi facendo dell’esercizio fisico». Secondo Pausania si costruì addirittura una palestra personale in Aigion (Egio), sul golfo di Corinto, dove probabilmente si era trasferito da Alessandria d’Egitto.
3.
Nell’antichità le prestazioni non si potevano paragonare a quelle ottenute altrove: pensiamo al tempo impiegato in una corsa (anche per la diversa lunghezza dei vari stadi). Gli atleti, pur confrontandosi sempre hic et nunc, si distinguevano con primati che definiamo “di qualità”. Nella lotta, per esempio, si tramandava il ricordo di un successo ottenuto per la rinuncia degli avversari (akoniti = senza polvere) o senza essere mai caduto a terra (aptos) o non avendo mai usufruito di un sorteggio favorevole (anephedros). Nel pugilato sarebbe stato un grande vanto concludere un’Olimpiade o addirittura la carriera senza ferite (atraumatistos). Altri appellativi encomiastici erano periodonikes (vincitore dei 4 principali giochi panellenici), monos kai protos («unico e primo») e protos anthropon («primo tra gli uomini»). Venivano inoltre esaltati gli atleti che nella stessa Olimpiade vincevano lo stadio, il diaulo e l’oplitodromia (triastai), oppure la lotta e il pancrazio. Capro di Elide, che nel 212 a.C. s’impose nella lotta e nel pancrazio, fu definito deuteros aph’Erakleous, ossia il primo mortale dopo Ercole a riuscire nell’impresa. Secondo Pausania, infatti, dopo aver fondato le Olimpiadi Ercole aveva vinto le gare di lotta e di pancrazio (Castore la corsa, Polluce il pugilato, Iasio la corsa dei cavalli, Iolao la corsa dei carri).
Nel 68 a.C. Stratone fu il “quarto dopo Ercole” e nel 64 a.C. ottenne la terza corona di ulivo, aggiudicandosi la lotta o il pancrazio. Va inoltre ricordato che in gioventù a Nemea aveva vinto quattro volte lotta e pancrazio nel medesimo giorno.
Didascalie
In copertina: Aleiptes (massaggiatore) in una coppa a figure rosse del Pittore di Antifone (490 a.C.) – Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma
1. Basi delle zanes di Olimpia. Sullo sfondo si vede il passaggio (lungo 32 metri, largo 3,70 e un tempo coperto a volta) per accedere allo stadio
2. Cratere a calice di Eutimide, con scene di palestra, da Capua (510-500 a.C.) – Antikensammlungen, Berlino
3. Disegno di Lucio Trojano, che raffigura Zeus Orkios (dal libro C’era una volta Olimpia, di Livio Toschi)
Aggiornate le procedure per la denuncia on-line di un infortunio
Roma, 15 giugno 2021 - Sono state aggiornate le procedure per la denuncia on-line di un sinistro di un infortunio per un atleta tesserato.
Nella sezione dedicata "polizza assicurativa" (nel footer del sito Fijlkam.it) c'è il link per accedere alla piattaforma e relativo manuale, per seguire passo passo la procedura.
Il file è consultabile anche cliccando a questo link.
Le antiche Olimpiadi: i campioni (V)
Roma 14 giugno 2021 Continua la nostra amata rubrica alla scoperta delle antiche Olimpiadi assieme all'Arch. Livio Toschi nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
Sostrato di Sicione
Sicione era una città del Peloponneso. Situata in origine nella piana sul Golfo di Corinto, nel 303 a.C. Demetrio Poliorcete la spostò su un altopiano più interno. Sicione diede i natali a numerosi scultori, tra cui vanno ricordati il grande Lisippo, suo fratello Lisistrato e i suoi figli Boida, Daippo ed Euticrate, ma anche Alipo, Aristocle, Canaco, Cleone, Damocrito, Dedalo, Eutichide, ecc.
Fu celebre il tiranno Clistene (governò dal 600 al 570), che comandò la vittoriosa guerra sacra contro Cirra, poi vinse la corsa delle quadrighe a Delfi nel 582 a.C. e a Olimpia nel 576 o 572 a.C.
Dopo che il console Lucio Mummio nel 146 a.C. aveva sconfitto la Lega achea e distrutto Corinto, Sicione celebrò i Giochi Istmici fino a quando Giulio Cesare ricostruì la città un secolo più tardi.
1.
Sui pancraziasti si sono scritte molte storie raccapriccianti: dal povero Arrichione di Figalia, che ho menzionato nella puntata precedente, a Sostrato di Sicione, detto akrocheiristes (“spezzadita”) perché – narra Pausania – nelle schermaglie iniziali del combattimento torceva le dita degli avversari fino a spezzarle, costringendoli alla resa. Gli furono erette due statue: una a Olimpia e una a Delfi. Fu inoltre effigiato sulle monete di Sicione. Vinse 17 volte nei Giochi del “circuito”: 3 a Olimpia (364, 360 e 356 a.C.), 2 a Delfi e 12 complessive a Istmia e Nemea. Con tre corone a testa Arrichione, Dorieo di Rodi (figlio di Diagora), Sostrato e Astianatte di Mileto sono i pancraziasti più vittoriosi alle Olimpiadi.
Ha scritto Norman Gardiner: «In nessuno sport c’è maggiore varietà di stili e di regole quanto nella lotta. Quasi ogni Paese ha un suo proprio stile. In Grecia le feste panelleniche contribuivano a conservare una certa uniformità di regole, ma ciò nonostante ci fu sempre posto per gli stili più diversi». Tra le forme locali di lotta vanno ricordate l’argiva, la tessalica e la siciliana.
Per alcuni autori un particolare stile di lotta, usato anche nel pancrazio, era l’akrocheirismos: durante le schermaglie iniziali gli atleti si afferravano soltanto le mani, cercando di costringere l’avversario alla resa torcendogli e talora fratturandogli le dita. Secondo altri era soltanto un modo di sfruttare delle prese dolorose all’inizio del combattimento. Qualcuno ritiene questo metodo esclusivo del pancrazio, ma così non si spiegherebbe perché ne fosse specialista il lottatore Leontisco di Messina, vincitore di due Olimpiadi (456 e 452 a.C.). Pausania ricorda che le statue dedicate a Leontisco e Sostrato in Olimpia vennero erette l’una accanto all’altra.
A proposito dell’acrochirismo ha scritto Girolamo Mercuriale nel De arte gymnastica (libro VI):
«Nei tempi antichi esistettero molti generi di esercizi che non si trovano illustrati dagli scrittori, in quanto non erano di uso frequente. Tra questi ci si presenta per primo l’acrochirismo, cioè il combattimento con l’estremità delle mani. Non è ben chiaro se questo fosse una specialità di lotta, come alcuni credettero, oppure un esercizio a sé stante, come sembra che ritenesse Galeno, il quale, elencando dopo la lotta alcuni altri esercizi, nomina questo genere di combattimento come una cosa del tutto diversa dalla lotta. Secondo Galeno, tale esercizio giova propriamente alle mani e alle braccia, per cui esso si addice a quelli che si propongono di rafforzare tali arti».
2.
In tre anfore conservate alle Antikensammlungen (Collezioni di antichità) di Monaco abbiamo degli esempi significativi. Nella prima, a figure rosse, si vedono due atleti con le braccia sollevate che tentano di afferrarsi le mani; nella seconda, a figure rosse, un atleta solleva le braccia e piega le dita come fossero artigli, pronto alle prese; nella terza, a figure nere, un atleta tiene le dita della mano sinistra chiuse a pugno mentre l’avversario cerca di fargliele aprire, probabilmente con l’intento di torcerle.
In tempi a noi più vicini segnalo l’affresco a olio e cera di Eugène Delacroix nella chiesa di Saint Sulpice a Parigi, in cui Giacobbe intreccia la mano destra con la sinistra dell’Angelo.
3. Didascalie
In copertina: Anfora attica a figure nere (dettaglio): un atleta cerca di aprire le dita dell’avversario, chiuse a pugno (seconda metà del VI secolo a.C.) – Antikensammlungen, Monaco
1. Il disegno raffigura due atleti che cercano di afferrarsi le mani (da un’anfora alle Antikensammlungen, Monaco)
2. Lotta di Giacobbe con l’Angelo (dettaglio), affresco a olio e cera di Eugène Delacroix (1849-1861) – Saint Sulpice, Parigi
3. Disegno di Lucio Trojano, che raffigura Sostrato (dal libro C’era una volta Olimpia, di Livio Toschi)
In videoconferenza il 149° Consiglio Federale
Roma, 10 giugno 2021 - Il 10 giugno si è tenuta in videoconferenza la 149^ riunione del Consiglio Federale.
Prima di esaminare i diversi temi all’Ordine del Giorno, il Presidente ha informato il Consiglio che il prossimo 23 giugno la Squadra Olimpica Azzurra sarà ricevuta al Quirinale dal Presidente della Repubblica Mattarella per la consegna della Bandiera Italiana alla Delegazione che rappresenterà l’Italia ai prossimi Giochi Olimpici di Tokyo.
Ad oggi sono certi della qualificazione sette Atleti per il Judo, (Basile, Lombardo, Mungai, Parlati, Centracchio, Giuffrida, Milani), due Atleti per la Lotta, (Chamizo e Conyedo), e quattro Atleti per il Karate (Bottaro, Busà, Busato, Crescenzo) tenuto conto che sono ancora in corsa per la qualificazione gli Atleti di Karate impegnati in questo fine settimana nel Torneo di Parigi mentre si attende la definizione della Ranking Internazionale, al termine dei Mondiali di Budapest, per avere il quadro definitivo dei qualificati del Judo.
Il Consiglio Federale, preso atto della progressiva ripresa dell’attività agonistica, si è soffermato sulla rimodulazione delle Linee Guida per l’organizzazione di Eventi e Competizioni Sportive.
Il documento, predisposto dall’apposito Gruppo di Lavoro, recepisce le recenti indicazioni normative e, pur mantenendo una scrupolosa attenzione alle esigenze di tutela sanitaria, è orientato ad una graduale semplificazione delle procedure.
E’ prevista, infatti, l’apertura all’utilizzo di mascherine chirurgiche accanto alle FFP2 e la possibilità di accesso alla sede dell’evento con esclusione dei Test preventivi (molecolare nelle 72 ore e/o antigenico rapido nelle 48 ore) per coloro che risultano vaccinati o abbiano ricevuto da almeno 15 giorni la prima dose di vaccino e per i soggetti guariti dal Covid-19 da non più di sei mesi. Resta l’obbligo per gli Atleti in gara di effettuare il Test Antigenico Rapido messo a disposizione in loco dagli organizzatori.
Il Consiglio, inoltre, ha stabilito di prorogare gli incarichi delle Commissioni Nazionali fino al 31 agosto prossimo, in analogia agli Staff Tecnici, ritenendo opportuno mantenere anche gli organigrammi relativi a cariche ed incarichi federali invariati almeno fino al termine dei Giochi Olimpici.
Per quanto riguarda la Formazione, il Consiglio ha condiviso le proposte della Scuola Nazionale sulle modalità di effettuazione dei Corsi Nazionali e preso atto della prossima pubblicazione della Circolare Didattica riguardante Esami di Graduazione e Corsi Regionali di aggiornamento che si potranno svolgere con le stesse modalità adottate negli anni precedenti, fermo restando che la parte specifica dovrà necessariamente svolgersi nel rispetto dei Protocolli di sicurezza previsti dalle apposite Linee Guida.
Infine, con il parere favorevole del Collegio dei Revisori dei Conti e della Società di Revisione incaricata, è stato approvato dal Consiglio il Bilancio di Esercizio relativo al 2020.
Aggiornamento del portale per gli infortuni dei tesserati
Roma, 10 giugno 2021 - Il portale per la denuncia dei sinistri per gli infortuni degli atleti tesserati sarà offline e quindi non raggiungibile (causa aggiornamento software) da domani 11 giugno fino a lunedì 14 giugno. Vi preghiamo dunque di utilizzarlo a partire dal 15 giugno.
Le antiche Olimpiadi: i campioni (IV)
Roma 8 giugno 2021 Riprende la nostra amata rubrica alla scoperta delle antiche Olimpiadi assieme all'Arch. Livio Toschi nella sua veste di storico della FIJLKAM. Buona lettura!
Arrichione di Figalia
Figalia era una città dell’Arcadia, famosa soprattutto per il tempio di Apollo Epicurio, costruito nel 425-20 a.C. dall’architetto Ictino sul monte Kotỳlion, nell’odierna località di Basse. Importante è il fregio, che correva internamente sui lati della cella e rappresentava una Centauromachia e una Amazzonomachia (ora al British Museum di Londra).
Arrichione (o Arrachione) era un pancraziaste. Il pancrazio, sconosciuto a Omero, nacque dalla combinazione di lotta e boxe, non consentendo però l’uso degli imantes, una sorta di guantoni dei pugili moderni. Affermava Filostrato: «Fra tutte le attività atletiche la più apprezzata è il pancrazio», ma gli arbitri faticavano a mantenere gli incontri entro limiti accettabili, evitando danni seri ai concorrenti. Cosa difficile, visto che era lecito colpire con pugni e con calci (laktizein), anche nello stomaco (gastrizein), persino saltando addosso all’avversario, e si poteva strangolare (anchein) e fare torsioni alle braccia e alle gambe (strebloein). In un’anfora a figure nere del IV secolo a.C. si vede un atleta che con il braccio sinistro stringe il collo dell’avversario con una mezza “cravatta” e, mentre quello cerca di liberarsi, sta per colpirlo con il pugno destro dall’alto. Luciano di Samosta nel dialogo Anacarsi ha descritto una fase dell’allenamento: «Uno solleva l’avversario per le gambe e lo sbatte a terra, poi gli piomba sopra e non gli consente di alzare la testa, premendolo giù nel fango. Infine gli si avvinghia al ventre con le gambe e gli punta il gomito alla gola».
Le uniche azioni proibite erano mordere (daknein) e “strappare”, infilando le dita negli occhi, nel naso o nella bocca (oryttein); ma, secondo Filostrato e Pausania, a Sparta si consentivano anche quelle.
1.
Si combatteva in piedi e – al contrario della lotta – anche a terra (questa azione prendeva il nome di alindesis o kylisis = rotolamento), senza limiti di tempo. Ci si poteva lasciar cadere volontariamente sul dorso (yptiazein) per difendersi meglio – come «una volpe che arresta riversa l’assalto vorticoso dell’aquila», ha scritto Pindaro – o per rovesciare l’avversario, tirandolo per le braccia e piazzandogli un piede sull’addome: una mossa simile al tomoe-nage nel judo. Bloccare l’avversario a terra di fronte o da dietro, avvinghiandolo con le gambe per colpirlo con pugni o applicare leve e strangolamenti, si diceva klimakizein (klimax = scala). Questa tecnica è mostrata nel famosissimo gruppo marmoreo conservato alla Galleria degli Uffizi.
Gli incontri cessavano solo con la resa di un pancraziaste (apagoreusis): bisognava alzare il braccio destro e distendere l’indice, come nel pugilato, oppure battere sulla spalla dell’avversario. A ragione Senofane definiva il pancrazio «prova durissima».
In allenamento si utilizzava il korykos, un sacco di cuoio appeso al soffitto e riempito di cereali, di farina o di sabbia, insomma una sorta di punching-ball, e si saltava sul posto (anapedaein) tirando calci all’aria.
2.
Il povero Arrichione fu il primo atleta a servirsi di un allenatore, un certo Erissia, ma non gli portò bene. Costui, infatti, nel 564 a.C. lo spronò a non arrendersi nel pancrazio, a costo della vita. Dopo aver vinto ai Giochi del 572 e 568 a.C., Arrichione si presentò a Olimpia e vi morì per conquistare il suo terzo successo: mentre l’avversario lo stava strangolando dopo averlo bloccato a terra da dietro con una presa a forbice delle gambe, Arrichione riuscì ad afferrargli un piede e gli fratturò l’alluce, costringendolo alla resa proprio quando lo strangolamento otteneva il suo funesto effetto. I giudici, pertanto, incoronarono un cadavere: così scrivono Pausania e Sesto Giulio Africano. I concittadini gli dedicarono una statua in pietra nell’agorà di Figalia.
3.
Didascalie:
In copertina: Coppa a figure rosse con al centro due pancraziasti scorretti che l’arbitro sta per bloccare (500-480 a.C.) – British Museum, Londra
1. Medaglione di una coppa a figure rosse: un pancraziaste si arrende alzando l’indice della mano destra (520-510 a.C.) – Museo dell’Agorà, Atene
2. Bronzetto con due pancraziasti – Collezione privata, Ginevra
3. Disegno di Lucio Trojano, che raffigura Arrichione (dal libro C’era una volta Olimpia, di Livio Toschi)
Edit Dozsa e Giuseppe Zaccaro volano a Tokyo
Roma, 4 giugno 2021 – La convocazione ufficiale ai Giochi Olimpici di Edit Dozsa per la lotta e Giuseppe Zaccaro per il karate completa la squadra olimpica arbitrale della Federazione. A comunicarlo sono le federazioni internazionali, UWW e WKF.
Dopo Roberta Chyurlia nel judo, dunque, arriva la splendida notizia, motivo di orgoglio e di gioia, anche per la lotta e per il karate. Edit Dozsa e Giuseppe Zaccaro sono due arbitri di livello internazionale e la partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo 2020 è il coronamento di un lungo percorso ai livelli più alti delle nostre discipline.
Per Edit Dozsa è la terza partecipazione olimpica, una sicurezza ormai. “Dopo aver ricevuto l'elenco degli arbitri selezionati per Tokyo dall' UWW sono venuta a conoscenza della mia terza Olimpiade da ufficiale di gare. Quindi, ancora una volta, rappresento con orgoglio la Federazione italiana alle Olimpiadi.”
Per Giuseppe Zaccaro, invece, come per tutto il mondo del karate, è la prima convocazione olimpica. “Questa designazione arriva, credo, con merito e soprattutto con grande soddisfazione perché nel tempo sono riuscito a mantenere uno standard adeguato a quello che sarà l’impegno a Tokyo e per aver superato la selezione dei quindici arbitri che andranno alle Olimpiadi. Ho dedicato gran parte della mia vita, con la Fijlkam, a questa attività e perciò voglio ringraziare mio padre e la mia famiglia che mi hanno consentito di proseguire questa attività ininterrottamente e, naturalmente, la Federazione che ha creduto in me durante questi anni. Un ultimo pensiero lo voglio dedicare a una persona che è venuta a mancare, che è stata un faro per tutti noi e per il quale noi, giovani dopo di lui, cercheremo di far grande questa Federazione, per continuare quello che Matteo Pellicone ha iniziato.
Sono davvero contento e so che la responsabilità sarà tanta. Speriamo che questa prima apparizione del karate alle Olimpiadi possa avere una continuità. Io ci credo e voglio crederci perché il karate è la mia vita.”.